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di Gesù a Gerusalemme è trattato, colla ciò non ripugnerebbe l'intendere, come consueta sua pienezza diligentissima, dal ho accennato nella Lezione, l'intra vos, Patrizi, De Evangeliis, Lib. II, Adnot. l'ivros ùμāv per iv μéow iμwv, in mezzo a CXIX, et Lib. III, Dissert. XLVIII, De voi; e si cita a questo proposito Senofontribus postremis Christi itineribus Hiero-te (Cyropaed 1, 19), il quale scrisse évt¿g solymam § 27-33; ed a lui io mi attengo.autov, per significare cose, che alcuni Lezione XXXVI. soldati aveano negli accampamenti.

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9 Ai nostri Interpreti pare sfuggita una Dico talora ad entrambi, secondo chi osservazione fatta dagli eterodossi; e per giudica, che un medesimo testo biblico può noi giova prendere il buono ovechè lo avere talora due sensi letterali, intesi entroviamo. Nota il Grozio (Comment. in trambi immediatamente dallo Spirito S. Luc. XVII, 14), che trovandosi tra quei Non ignoro, che la contraria sentenza non dieci un Samaritano, questo certamente manca di buone ragioni; ma essendo cosa non potea presentarsi ai Sacerdoti giudai- disputabile, mi attengo a quella, la quale ci; e però per lui la prescrizione portava mi pare rispondere meglio all'infinità dello facesse a Sacerdoti samaritani, i quali l'intelletto divino.

il loro culto aveano sul monte Garizim. Ne

16 Matth. XXIV, 4-43; Mar. XIII,

segue da ciò che il Signore lo mandasse 5-30.

18 Il de sub coelo è reso dal greco ix

ad esercitare un culto da lui non appro- 17 MALDONATUS, Comm. in Luc. XVII, vato (Ioan. IV, 22); stantechè quella pre- 21. sentazione, più che opera di culto, era un provvedimento sanitario per combattere ils n' oúpavov, dove se al Ti si supplisca contagio della lebbra. xúpas o simile, che per consueta ellissi 10 BERNARDUS, in Cantic. Sermo LI. vi manca, si avrà da una banda sotto il 11 CYRILLUS, in Catena PP. gr. ad h. 1. cielo, che coll'all' altra pur sotto il cielo, 12 Il μeтà яарaτnρhows, che il Vulgato compie la frase, come l'ho resa nella Lerese cum observatione importa: per guisazione, laddove nel latino ha un non SO che si possa sensibilmente osservare per che d'incerto.

esterni indizi, quali sono esercito, splen- 19 Luc. XXIV, 26. Et ipse (Iesus) didore regio, potenza politica ecc. che for-xit...... Nonne haec oportuit pati Christum mano il consueto apparato dei regni terreni, et ita intrare in gloriam suam?

ed il quale quei Farisei aspettavano. Quel
valore del παρατήρησις, pro eo quod oculis
observam potest, è notato dal Grimm (Lex.
Gr. Lat. in Lib. N. T. ad h. v.), il quale cap.
cita Diod. Sic., Gius. Flav., Plutarco ed
altri.

13 CASSIANUS, Collat. I, 13.

20 Gen. VI, 7.

21 Ib. XIX, 24-26.

22 IOSEPH FLAV., De Bello Iud. Lib. VI,

13.

23 Matth. XXIV, 16-18.

24 Sap. X, 7: Quibus in testimonium nequitiae.... constat incredibilis animae me14 CYRILLUS in Catena ap. D. Thom. moria stans figmentum salis. Nel qual luoIntorno a questo regnum Dei intra vos go è da notarsi, che alla voce incredibilis est, vi è grande varietà di opinioni tra i risponde nei Settanta amotoúons, che vale Padri. Greg. Niss. (In Lib. De Virgin. propriamente incredulae, e secondo un tal cap. XII) l'intende dell' immagine di Dio; senso si deve intendere quella voce latiEutimio (in h. 1.) della persona stessa di na, la quale suol riferirsi più alla cosa da Cristo; Eucherio (In quaest. in Luc.) della credersi, che alla persona che deve credere. virtù e del merito etc. Coloro tuttavia, 25 Questo epifonema: Quicumque quaeche l'intesero di grazie o virtù, non aveano sierit animam suam ecc. inserito così escertamente osservato, che quella parola fu abrupto nella predizione dei disastri geda Cristo detta ai Farisei e di loro. Con rosolimitani, mi fece venire in mente, che

34 Apoc. VI, 9-11.

35 ROSENMÜLLER, Schol. in Luc. XVIII,7. 36 GESENIUS, Lex. Hebr, et Chald. pag. b.

non avesse senso strettamente morale, come ma una siffatta spiegazione, che è abbracha altrove; ma qui dovesse significare cosa ciata anche dall'Alapide, non credo abbia in conformità con tutto il contesto. Allora alcun fondamento nelle usanze giuridiche si potrebbe intendere così: In quell' orri- dei Giudei, e sembra escogitata a comodo bile ed immenso disastro, molti, che con dell' in novissimo. S' intenda questo per grande diligenza vorranno conservare la fino all' ultimo, incessanter, e tutto sarà vita, la perderanno; e per contrario, altri, pianissimo. che erano sul punto di morire, la salveranno; e ciò potrebbe confermarsi da questo, che l' ἀπόλλυμι, dal quale è l'ἀπολέσῃ, significa non solo pereo, perdor, ma ezian- 263, dio morti addictus sum, in mortis periculo versor. Io non oso affermarlo, e do questo pensiero per quello che vale; ma chi ne giudica, osservi, che lo stesso S. Luca ha già riportata (IX, 24) quella medesima sentenza in senso spirituale, ag- È singolare che l'Alapide, nel gran giungendo colà al perdiderit animam suam caso che fa di questo stans, come indizio un propter me, che ne determina senz'al- di superbia, non abbia avvertito, che lo cun dubbio il senso, e che qui non si legge. stessissimo stans è affermato, nel verso 26 Matth. XVI, 25; Mar. VIII, 35 nella seguente, del Pubblicano proposto ad esempio di umiltà.

Lezione LVI.

37 CHRYSOSTOMUS, De oratione, Hom. III. 88 AUGUSTINUS, De Verbis Dni sec. Luc. Sermo 36.

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39 V. BEDA, Comm. in Luc. XVIII, 8. 40 S. THOM. In Catena SS. PP.

27 ALAPIDE, Comm. in Luc. XVII, 34; 2 Ne cito qualcuno III, Reg. VIII, ed a ciò che egli dice, si potrebbe aggiun- 54; II. Paral. VI, 12; Dan. VI, 10; Mich. gere, che secondo Suida, per Omero le VI, 6; etc. e nel N. T. Act. VII, 60; IX, cose spaventose somigliano la notte: Tà 40; XX, 36; XXI, 5. E da questa consueφοβερά νυκτί ἐμοῖοι tudine avveniva, che chi andava a chiedere

28 Iob. XXXIX, 27. Nel luogo di Matteo grazie a Gesù comunemente gli genuflet(XXIV, 28) parallelo a questo di Luca, si teva innanzi, che era il pоσxυveiv, l'adolegge invece di ŵμа, corpus, пτмμа, che rare, ovvero уovʊnetεiv genuflectere; nè in vale cadavere; ma anche presso i profani diversa maniera pregò egli medesimo il quelle due voci spesso si scambiano. Padre. Matth. XVII, 14; Mar. I, 40; Luc. 29 V. BEDA ad h. 1. Semper orat quiv, 8; XXII, 41.

semper secundum Deum operatur.

30 AUGUSTINUS, De Verbis Dni sec. Luc.

Sermo 36.

43 AUGUSTINUS (serm. cit.): Non reprehenditur, quia gratias agebat, sed quia nihil sibi addi cupiebat.

quae

habet (0

31 I Filologi (V. Wilk Clavis N. T. BERNARDUS, De Gradib. Humilit. Philol. ad h. v.) derivano l'unwnás da Gratias agit non quia bonus, sed quia unŵmov, e questo da inó ed ¿y, wnis, facies, solus; non tam de bonis ed indica il percuotere la guancia; e pe-piuttosto, che presume di avere), quam de rò si usava peculiarmente quella voce malis quae in aliis videt, e presume di parlando dei pugili (Arist. Rhet. III, 11, non avere.

Plutar. Mor. p. 921, f.; Diog. Laert.
VI, 89).

32 IANSENIUS, Comm. in Concord. Evang. Cap. CXXIV.

33 Suppongono il giudice tenere l'uffizio a tempo; e però temere che, uscito di quello, la vedova lo potesse accusare

5 Dante, Purg. XXXI, 64:

Quale i fanciulli vergognando muti,

Con gli occhi a terra stannosi ascoltando,
E sè riconoscendo e ripentuti,
Tal mi stav' io.

46 Matth. VI, 7.

47 Nella ediz. del Didot (1842) si legge greci, ed essa, nel senso di quam comπxp Exsivov; ma è da notare, che il Ti-parativo, o piuttosto di semplice non, è shendorf, dal quale quella fu curata, intese di grecità classica. Omero ha (non ricorcome dice nella dedica, fare una edizio- do il luogo): Bouλoμ' éyì λæòv oćov éppévat, ne, la quale quam proxime accederet ad olio0z: Io voglio il popolo essere salvo, textum Versionis Vulgatae latinum. Un NON perdersi. Questo per non ci dà nel siffatto intento giovava a mostrare, non nostro testo: Questi discese... giustificato, avervi forse nella Vulgata alcuna variante NON quegli. Che si potrebbe volere di più dagli antichissimi codici greci, la quale chiaro?

non trovasse appoggio in qualche codice 48 AUGUSTINUS, De Verbis Dni, sec. Luc. posteriore; ma non giovava per niente a Sermo 36. dare autorità a quelle varianti. Nel caso presente la lezione Exɛivos del Codice Va

49 Luc. XIV, 11; Matth. XXIII. 12. 50 CHRYSOSTOMUS, De incomprehens.

ticano è adoperata da quasi tutti i Padri Dei natura. Homil. V.

LEZIONE LXXVII.

I parvoli addotti a Gesù. Un ricco cerca la perfezione, e se ne ritrae; difficoltà della salute pei ricchi. Premio della povertà volontaria.

MATTHAEI, XIX. [dico vobis, quia dives

aeternam?

difficile intrabit in re

MARCI, X.

verbo, abiit moerens, erat enim habens mul13. Et offerebant illi tas possessiones.

27. Et intuens illos Iesus, ait: Apud homines impossibile est, sed non apud Deum: omnia enim possibilia sunt apud Deum.

13. Tunc oblati sunt gnum coelorum. ei parvuli, ut manus 21. Et iteram dico vo- parvulos, ut tangeret 23. Et circumspiciens eis imponeret et ora- bis: Facilius est came-illos: discipuli autem lesus,ait discipulis suis: ret. Discipuli autem in- lum per foramen acus comminabantur offeren- Quam difficile, qui pecrepabant eos. transire, quam divitem tibus. cunias habent, in re14. Iesus vero ait eis: intrare in regnum coe- 14. Quos cum videret gnum Dei introibunt! Sinite parvulos, et no- lorum. Iesus, indigne tulit, et 24. Discipuli autem lite eos prohibere ad me 25. Auditis autem ait illis: Sinite parvulos obstupescebant in vervenire: talium est enim his, discipuli miraban- venire ad me, et ne pro- bis eius. At Iesus rurtur valde, dicentes: hibueritis eos: talium sus respondens,ait illis: regnum coelorum. 15. Et cum imposuis- Quis ergo poterit salvus enim est regnum Dei. Filioli, quam difficile set eis manus, abiit esse? 15. Amen dico vobis: est, confidentes in peinde. 26. Aspiciens autem Quisquis non receperit cuniis in regnum Dei 16. Et ecce unus ac- Iesus, dixit illis: Apud regnum Dei velut par- introire ! cedens, ait illi: Magi- homines hoc impossibile vulus, non intrabit in 25. Facilius est, caster bone, quid boni fa- est: apud Deum autem illud. melum per foramen acus ciam, ut habeam vitam omnia possibilia sunt. 16. Et complexans eos, transire, quam divitem 27. Tunc respondens et imponens manus su- intrare in regnum Dei. 17. Qui dixit ei: Quid Petrus, dixit ei: Ecce per illos, benedicebat 26. Qui magis admime interrogas de bono? nos reliquimus omnia, eos. rabantur, dicentes ad Unus est bonus, Deus. et secuti sumus te; quid 17. Et cum egressus semetipsos: Et quis poSi autem vis ad vitam ergo erit nobis? esset in viam, procur- test salvus fieri ? ingredi, serva mandata. 28. Iesus autem dixit rens quidam genuflexo 18. Dicit illi: Quae? illis: Amen dico vobis, ante eum, rogabat eum: Iesus autem dixit: Non quod vos, qui secuti Magister bone, quid fahomicidium facies; non estis me, in regenera- ciam, ut vitam aeteradulterabis: non facies tione, cum sederit Fi-nam percipiam ? furtum non falsum te- lius hominis in sede 18. Iesus autem dixit stimonium dices. maiestatis suae, sede-ei: Quid me dicis bo19. Honora patrem bitis et vos super se- num? Nemo bonus, nisi tuum, et matrem tuam: des duodecim iudicantes unus Deus. et diliges proximum duodecim tribus Israel. 19. Praecepta nosti: tuum sicut te ipsum. 29. Et omnis, qui re- ne adulteres, ne occi20. Dicit illi adole-liquerit domum,vel fra- das, ne fureris, ne fal- ait: Amen dico vobis: scens: Omnia haec cu- tres, aut sorores, aut sum testimonium dixe- Nemo est, qui reliquestodivi a iuventute patrem, aut matrem, ris, ne fraudem feceris, rit domum, aut fratres, mea quid adhuc mihi aut uxorem, aut filios, honora patrem tuum et aut sorores, aut patrem, deest? aut agros propter no-matrem. aut matrem, aut filios, 21. Ait illi Iesus: Si men meum, centuplum 20. At ille respondens, aut agros propter me, vis perfectus esse, vade, accipiet, et vitam ae-ait illi: Magister, haec et propter Evangelium; vende quae habes, et ternam possidebit. omnia observavi a iu- 30. Qui non accipiat da pauperibus, et ha- 30. Multi autem erunt centies tantum, nunc in bebis thesaurum in coe- primi novissimi, et no- 21. Iesus autem in- tempore hoc, domos et lo: et veni, sequere me. vissimi primi. tuitus eum, dilexit eum, fratres, et sorores, et 22. Cum audisset auet dixit ei: Unum tibi matres, et filios, et deest vade, quaecum-agros, cum persecutioque habes vende, et da nibus, et in saeculo fupauperibus, et habebis turo vitam aeternam. thesaurum in coelo: et 31. Multi autem erunt veni sequere me. primi novissimi, et no22. Qui contristatus in vissimi primi.

tem adolescens verbum, abiit tristis: erat enim habens multas possessiones.

23. Iesus autem dixit discipulis suis: Amen

ventute mea.

28. Et coepit ei Petrus dicere: Ecce nos dimisimus omnia, et secuti sumus te.

29. Respondens Iesus,

LUCAE, XVIII.

cens: Magister bone, pauperibus, et habebis] 27. Ait illis: Quae quid faciens vitam ae- thesaurum in coelo: et impossibilia sunt apud ternam possidebo? veni, sequere me. homines, possibilia sunt

15. Afferebant autem ad illum et infantes, ut 19. Dixit autem ei Ie- 23. His ille auditis. apud Deum. eos tangeret. Quod cum sus: Quid me dicis bo-contristatus est; quia viderent discipuli, in- num? Nemo bonus nisi dives erat valde. crepabant illos.

solus Deus.

28. Ait autem Petrus: Ecce nos dimisimus om24. Videns autem Ie- nia, et secuti sumus te. 16. Iesus autem con- 20. Mandata nosti: Non sus illum tristem fa- 29. Qui dixit eis: Amen vocans illos, dixit: Sini- occides: non moechabe- ctum, dixit: Quam dif- dico vobis, nemo est, te pueros venire ad me, ris: non furtum facies: ficile qui pecunias ha- qui reliquit domum, et nolite vetare eos: ta- non falsum testimonium bent in regnum Dei in- aut parentes,aut fratres, lium est enim regnum dices: honora patrem trabunt! aut uxorem, aut filios 25. Facilius est enim propter regnum Dei; 17. Amen dico vobis: 21. Qui ait: Haec om- camelum per foramen 30. Et non recipiat Quicumque non acce- nia custodivi a iuven-acus transire, quam di- multo plura in hoc temperit regnum Dei sicut tute mea. vitem intrare in regnum pore, et in saeculo venpuer, non intrabit in 22. Quo audito, Iesus Dei. turo vitam aeternam. illud. ait ei: Adhuc unum tibi 26. Et dixerunt qui 18. Et interrogavit eum deest: omnia, quaecum-audiebant: Et quis po-! quidam princeps, di-que habes, vende, et da test salvus fieri?

Dei.

tuum et matrem.

1.

Se queste Lezioni sopra i quattro Evangeli non vi frut

tassero altro, che sgomberarvi dalla mente il pregiudizio mondano dell'essere le ricchezze una molto bella e desiderabile cosa, facendovi entrare la contraria verità evangelica dell'essere anzi le ricchezze sempre un immenso pericolo pel Cristiano, e quasi sempre una calamità immensa; se, dico, non vi fruttassero altro, che questo mutamento di giudizii, voi ed io, miei riveriti Ascoltatori, potremmo essere molto contenti del fatto nostro. Sarebbe così rimosso da voi uno dei più poderosi ostacoli, forse il più poderoso, che trovino al presente gli uomini alla fedele sequela di Cristo, e quindi alla eterna salvezza delle anime loro. Ma, credete a me, la cosa non è facile, è anzi arduissima, e la direi a dirittura impossibile, se non potessimo e dovessimo fare il precipuo fondamento della vostra e mia speranza nell'aiuto della grazia onnipotente di Dio. Come vedete, io qui non considero le vostre borse: queste, piene, scarse od anche vuote che siano, io le lascio come stanno, e considero piuttosto le menti coi giudizii, che intorno ai beni della terra vi si sogliono concepire e mantenere, e cogli affetti rispondenti, che da quei giudizii stessi debbono quasi sempre germinare nel cuore. Or quanto a ciò, il bisogno di raddrizzare stima ed affetti è universale, è presentissimo, come universale ed intensissima è la stortura prevaluta anche tra i Cristiani a' dì nostri, quanto per avventura non mai per lo passato.

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