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Clitennestra ed Erifile debbono assolutamen te essere uccise da' loro figliuoli, Oreste ed Alcmeone; e l'invenzione del poeta non dee esercitarsi che negl'incidenti, dai quali cote-> ste tragiche azioni sono nel corso d'una favola verisimilmente prodotte: azioni secondo lui così necessarie al coturno, che non iscusa solo, ma approva i primi poeti, e quelli del suo tempo, d'essersi ristretti a prender per lo più i soggetti delle tragedie loro dalla storia di quelle poche famiglie, che ne aveano fortunatamente abbondato. Di questo precetto o consiglio potremmo noi difficilmente a' di nostri ritrarre qualche profitto. Ma, oltre che giova a mettere in vista l'eccessiva parzialità d'Aristotile per le azioni orribili; non dovea qui trascurarsi, per non renderne mancante l'estratto, che ci siamo proposti.

CAPITOLO XV.

Nomi delle qualità, che debbono avere i costumi o sian caratteri de' personaggi drammatici: e loro spiegazioni. Lo scioglimento delle favole dee nascere dal fondo del soggetto medesimo, e non da cagioni straniere. Perciò dee esser parco il poeta nel far uso nelle sue catastrofi delle macchine, cioè dell' intervento delle Deità. Condanna di Aristotile del carro volante, che attribuisce Euripide a Medea. Che un evento irragionevole, non esposto nella rappresentazione, ma supposto nei fatti, che la precedono, non sia condannabile. Che l'esemplare de' buoni poeti, come de' pittori e statuarj, dee sempre essere ciò che di più perfetto, in qualunque genere, produce la natura. Che bisogna gran cura al poeta nello scegliere quali cose debbano esser rappresentate, e quali naré

rate.

Tornando ora Aristotile a trattar de' costu

mi, o sia caratteri dei personaggi drammati

ci, vuole che i costumi, che il poeta attribuisce loro, abbiano le quattro seguenti qualità, cioè che sian buoni ws Xpnsà i, convenevoli αρμόττοντα, simili τὸ ὅμοιον. ed eguali τὸ ὁμαλὸν. Per buoni non intende egli di quella bontà morale, che si oppone alla malvagità, come malamente alcuni, e con con essi Pietro Vittorio, han creduto: perchè si condannerebbero in tal guisa la maggior parte de' caratteri espressi nelle antiche applaudite greche tragedie, che sono ordinariamente scellerati. Ma chiama buon carattere, secondo il parer de' più saggi, quello così bene espresso, che, da ciò che il personaggio dice, si comprende chiaramente l'indole e l'inclinazione di lui, qualunque essa sia, virtuosa o malvagia: e se ne preveggono in qualche maniera gli effetti. Di modo che, dice egli, il carattere delle donne, per natura comunemente non buono, è capace di questa specie di bontà, cioè d'una espressione perfetta della imperfetta qualità loro. Non so trovar la ragione, che ha mosso Aristotile ad insultar qui, senza necessità, la metà del genere umano.

Per costume conveniente intende quello, che conviene alle diverse circostanze de' diversi personaggi rappresentati: cioè che si con

faccia all' età, al sesso, alla nazione, al grado, alla professione ed a qualunque altra loro distinta qualità. Il valore, per cagion d'esempio, dice il filosofo, è virtù virile, e non conviene alle donne. Sentenza verissima in generale: ma parmi necessario d'aggiungervi, che facendo la natura medesima di tratto in tratto qualche eccezione da questa regola; non erra il poeta, che prende a rappresentare alcuna appunto di coteste eccezioni, delle quali abbiamo e nella storia e nella favola, e spesso innanzi agli occhi nostri incontrastabili esempj, scelti con universale approvazione per soggetti de' loro poemi dai più illustri antichi e moderni scrittori. Ma deve

aver gran cura il poeta in tal caso di prevenire a tempo lo spettatore del particolar ca_ rattere, ch'ei pretende di esprimere, quando questo non fosse comunemente già noto.

Per costume simile intende non differente da quello, che la storia, la favola o la comune opinione attribuisce al personaggio da rappresentarsi. Onde non si faccia Achille timido, Ulisse imprudente, Medea pictosa.

Per costume eguale intende costante, cioè tale per tutto il corso del dramma, quale si è mostrato da bel principio. Ma non si op

pone però a questo solidissimo precetto il trascorso di qualche personaggio, che, violentato da una passione, fa o dice cosa, che per altro non converrebbe al natural suo costume. Se piange Achille, se tratta Ercole la rocca ed il fuso, non cambiano di carattere; ma mostrano sino a qual segno possano le passioni per qualche momento alterarlo. Se poi l'ineguaglianza appunto e la leggierezza fosse la qualità distintiva del carattere, che prende il poeta ad esprimere; converrà allora ch'ei lo faccia sempre costantemente incostante.

Per assicurarci dell'osservanze de' precetti suddetti, e della perfetta costituzione della favola, ci ripete qui saggiamente il filosofo l'utilissimo avvertimento, che nell' inventare e nel fingere non si abbandoni mai la cura di far tutto o verisimile o necessario. E quindi deduce che lo scioglimento delle favole dee sempre esser prodotto dalle favole medesime, e non altronde. E perciò disapprova l'uso delle macchine, cioè l'intervento delle Deità, o di qualche mezzo sovrumano; se pur non fosse per iscoprire qualche cosa passala o futura, necessaria alla favola, che non polesse sapersi che per mezzo degli Dei, che

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