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lustro, dacchè il Revmo. P. Angelo Ancarani, in allora Generale di sì illustre Ordine, e per soddisfare la sua sincera e tenera divozione verso di Maria Vergine Immacolata, e purgare in qualche modo l'Ordine a cui presiedeva dalla taccia di anticoncezionista, a nome di sè e di tutto il sacro Ordine, umiliò supplica al testè defonto Gregorio XVI di santa memoria, acciò volesse degnarsi di concedere ai figli di S. Domenico, come già era stato conceduto a quei di S. Francesco, la facoltà di poter celebrare la festa della Concezione di prima classe con ottava; come pure nel Prefazio della Messa di detta festa di poter aggiungere la particola Et te in Conceptione Immaculata; alle quali suppliche Sanctitas Sua benigne annuit con rescritto dato li 10 Decembre 1843.

Che altro dunque più resta? Null' altro, se non che unanimi ed in un medesimo intendimento uniti, presentarci a' piedi del Trono dell' Augusto Gerarca della Chiesa il felicemente regnante Pio Papa IX, onde supplicarlo e scongiurarlo a volersi degnare, per la maggior gloria di Dio e di Maria e consolazione di tutta la Cristianità, di definire di Fede cattolica, di Fede divina l'Immacolato Concepimento della gran Vergine nostra Signora. Oh! sia questo l'ultimo tratto, che l'augusta Regina del Cielo e della terra a compimento del suo trionfo sopra dell' infernal serpente, col candido ed immacolato piede dia sull'orgoglioso capo di quel maligno, ed intieramente lo schiacci e lo stritoli; acciocchè insidiando al di Lei calcagno non più sparga nelle menti dei fedeli dubbi, opinioni o sospetti contro dell'immacolatissimo di Lei candore: e dia quindi final compimento alla divina promessa, che dopo la fatal ruina della colpa consolò i nostri progenitori, ed accese in essi la Fede e la Carità verso di Gesù Redentore e di questa sua santissima e dilettissima Madre; e diede loro ferma fiducia che avrebbero riparato al gran male ch'essi fecero peccando. Ipsa conteret caput tuum. E noi lieti di sì glorioso trionfo canteremo ad una voce Tota pulchra es Maria, et macula originalis peccati non est in Te. Fiat. Amen.

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PARERE

INTORNO AL MODO CON CUI PUÒ FORMARSI

IL DECRETO DEFINITIVO

DEL MISTER O

Da quanto si è detto nel decorso di questo debole lavoro, non pare potersi tacciare nè di arditezza, nè di millanteria il dire, la Concezione di Maria santissima immacolata in primo instanti essere una verità teologicamente certa, dimostrata all'ultima evidenza e per le moltiplici ragioni, che si sono addotte; e molto più pel consentimento di Chiesa santa che la insegna, e che comanda come tale di venerarla: cosa che non potrebbe assolutamente fare (come in più modi abbiamo fatto riflettere) se non fosse certa ed infallibilmente certa della verità della medesima, per non esporre i fedeli al pericolo di venerare una falsità, ed anche il peccato; il che è impossibile, come è impossibile che Dio venga meno alle sue promesse.

Ma questo suppone il principio indubitato di divina rivelazione trasmessa alla stessa Chiesa per la tradizione degli Apostoli, i quali dovettero riceverla o da Gesù Cristo stesso, o dalla inspirazione dello Spirito Santo, il quale docuit eos omnem veritatem. Ma codesta certezza che di sè porta la proposizione « Maria fu conceputa senza « peccato in primo instanti, » conchiude eziandio per la di lei definibilità: imperocchè una verità dalla Chiesa riconosciuta certa per divina rivelazione, può essere dalla medesima definita di fede, qualora il bene della stessa Chiesa e dei fedeli, o il bisogno di mantenere inviolato il deposito della fede lo richiegga; se mire prudenziali o divine non rendano miglior consiglio di soprassedere ed attendere migliore opportunità di tempo o di circostanze; e ciò o per ottener mag

gior bene; od evitare qualche grave male che da una decisione immatura si potrebbe temere. Questo riguardo, come abbiamo più fiate osservato, è stato quello che finora ha trattenuto e la Chiesa ed i Pontefici sommi dal venire ad un perentorio pronunciato su del venerato mistero della Concezione Immacolata. Essendo però oggimai cessate quelle forti cagioni, che a tal pronunciato formavano impedimento; e veduta la risoluzione del Regnante Pontefice di dare a Maria Santissima questo attestato di sua tenera divozione, gioverà investigare come debba procedersi nel formare il decreto, che stabilisca il mistero di fede.

Giova riflettere qui, che una verità comechè rivelata alla Chiesa, la quale non sia chiaramente, letteralmente et expressis verbis contenuta nella Scrittura sacra sia del vecchio, sia del nuovo Patto, non è tenuta di fede, se dalla Chiesa insegnante non sia definita tale: cioè se dalla medesima non sia dichiarato in che propriamente essa consista, e ne circonscriva i confini o limiti citra aut ultra quos non sia lecito passare nella credenza, acciò questa in tutti i figli della Chiesa sia la stessa, uniforme, costante, invariabile, come di sua natura è la stessa verità: quindi deve essere disteso il decreto o formolato con parole che definiscano, ossia circoscrivano la stessa verità in modo, che nihil addi vel subtrahi amplius possit; il che è essenziale ad ogni verità di fede divina. Or qui uopo è investigare diligentemente, e del modo di formare il decreto definitivo, e del concetto che deve esprimere: ossia del come si debba concepire ed esprimere la verità della Immacolata Concezione di Maria, onde sia proposta qual domma invariabile alla fede di tutti i fedeli.

In quanto ai modi di formare il decreto, sono questi varii, come ogni teologo sa; e può formarsi in modo diretto, od indiretto; in modo assoluto, in forma di canone colla ingiunzione dell' anatema in chi contraddicesse, o in modo condizionato, o equipollente ecc. su di che non occorre intrattenersi di più.

I concetti poi con cui può esprimersi la verità della Concezione Immacolata sono due 1.o « Maria Santissima concetta immacolata ina quantochè pei meriti di Gesù Cristo preveduti, fu preservata dal

« contrarre il peccato originale, a cui come figlia di Adamo dovea « andare soggetta ».

2.o« Maria santissima concepita immacolata, inquantochè pei me« riti di Gesù Cristo preveduti, fu esclusa dall'obbligo di contrarre a la colpa originale ».

Il primo concetto non inchiude il secondo; e perciò esprime in Maria un privilegio grande sì, ma non tale da non potervisi aggiungere qualche cosa di più. Il secondo contiene e porta seco il primo; ed è tale da non potervisi aggiungere altro: dunque sembra più conveniente alla definizione del mistero, posciachè una verità definita di fede deve esser tale, cui nihil amplius addi vel subtrahi possit. Che però sebbene fin qui siasi faticato per dimostrare la verità del primo concetto, rapporto alla Concezione Immacolata di Maria Vergine ; tanto più che in questo modo era più facile conciliarla colla doutrina dell' Angelico; nulladimeno perchè questo modo circoscrive e determina la verità di detto mistero in maniera perfettissima, da non lasciare più nulla a desiderare, e toglie ogni tergiversazione e appiglio agli avversarii, piacerebbe più del primo.

Ed in vero Chiesa santa tiene la Vergine per immacolata simpliciter, et sine ulla restrictione; cioè perfettissimamente immacolata; ma qual è il concetto che esprima adequatamente codesto sentimento della Chiesa rapporto alla Immacolata Coneezione? Qual è dei due concetti quello che determini, cioè definisca la verità sostanziale dell'Immacolata in modo, che non vi sia più da aggiungere o da togliere cosa alcuna? Non vi ha dubbio essere il secondo. Ed in vero senza la esenzione dall' obbligo di contrarre il peccato, la Concezione di Maria Vergine, non potrebbe mai dirsi simpliciter e perfettamente immacolata; imperciocchè sebbene ne fosse stata preservata in effetto, il solo obbligo di doverlo contrarre accennerebbe alcunchè di ripugnante, che impedirebbe di poter chiamare la concezione di Maria semplicemente e senza restrinzione immacolata; come pare la concepisca Chiesa santa, dovechè decidendola immacolata nel secondo concetto, vien collocata in quel posto che a Lei come a vera Madre di Dio veramente si addice; cioè sopra di ogni più eccelsa creatura la più prossima ed immediata a Dio.

La Scrittura bene intesa garantisce, e ci conferma in questo sentimento: se difatti si meditino seriamente e senza prevenzione le parole protovangeliche, che da Dio dirette furono al Serpente, si vedrà essere questo il solo sentimento che ad esse corrisponda pienamente. Inimicitias, dissegli Dio, ponam inter te et mulierem, et semen tuum et semen illius. Ipsa conteret caput tuum. In queste si annunzia inimicizia perfetta fra la donna ed il serpente; ed inimicizia fra il serpente ed il di lei seme; sicchè la inimicizia che Dio pone fra la donna ed il serpente, è una inimicizia non dissimile, ma in tutto eguale a quella, che mette fra il serpente ed il seme del serpente colla donna e col seme della donna. Ma per quel semen mulieris non vi ha dubbio doversi intendere letteralmente Cristo Signor nostro; dunque siccome la inimicizia di Cristo col serpente fu inimicizia perfetta in ogni modo, così perfetta in ogni modo e maniera doveva essere la inimicizia della donna, cioè Maria, col serpente. L'amicizia di fatti perfetta, nel suo pieno concetto esclude non solo ogni avversione all'oggetto amalo, ma eziandio ogni motivo di avversione; così la perfetta inimicizia esclude non solo ogni adesione all' oggetto odiato; ma eziandio ogni ragione o motivo di adesione al medesimo: ora la inimicizia che prediceva Iddio di voler porre fra la donna ed il serpente è inimicizia di avversione piena e perfetta in tutta la sua estensione; e perciò di ogni tempo, di ogni modo, e senza restrizione, per cui non disse inimicitiam, ma energicamente inimicitias cioè ogni genere d'inimicizia. Ma per concepirla tale conviene escludere dalla Concezione di Maria Vergine non solo ogni neo di colpa, ma altresì ogni debito di doverla contrarre: imperciocchè se fosse andata soggetta ad un tal obbligo, converrebbe concepire in Lucifero l'esistenza di un diritto sopra di Maria Vergine, che non solo è contrario alla idea di perfetta ed assoluta inimicizia, ma cagiona orrore in chi ciò ode. Pare dunque che il secondo concetto sia il solo, che perfettamente corrisponda alle parole del Genesi.

Non meno di queste fanno a proposito quelle del sacro libro dei Proverbi ( c. 9. v. 1) Sapientia aedificavit sibi domum. Per codesta casa, senza contraddizione, e per sentenza dei Padri e sacri Interpre

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