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questi avanzi benedetti, e ad essi volgansi, e alle ricordanze che destano, ogniqualvolta sentono bisogno di rafforzare la loro virtù! Certo chi scrisse queste povere parole terrà sempre fra le più care cose quel Rosario, che le appartenne, cui ricorse ne' suoi dolori, che strinse nelle sue agonie, e il quale dopo la morte di lei ottenne in dono da chi ne era divenuto possessore: egli lo terrà con venerazione, e lo bacierà con fiducia.

Ma poche ore rimanevano ancora a Virginia per istruire ed edificare quaggiù, e queste pure diedero argomento novello di ammirazione. Sì forte era l'affanno, sì violento il catarro, che pareva dovesse esserne soffocata ad ogni istante con suo moltissimo dolore. Ad onta di ciò non si udì mai da lei alcun suono di lamento, ma serbossi sempre tranquilla e lieta come innanzi. L'ardor della febbre le avea, come altrove si disse, impiagata la bocca; onde l'infermiera erasi più volte accinta a bagnarle le labbra, ma ella aveale accennato che no: la Superiora temendo che la troppa aridità le pregiudicasse, la invitò ad accettare questo conforto l'intenderne la voce, e l'ubbidire fu un sol punto. Aggiunse poi a maggiormente animarla: Or bene, Sorella Virginia, ubbidisca pure sino alla morte, come ha fatto il nostro buon Gesù, che è stato ubbidiente sino alla morte di Croce. Quella benedetta all'udire queste parole, con tutta la prontezza che le era permessa dal suo stato, chinò il capo, e assicurò che il farebbe. In seguito pregò con cenni d'essere alzata alquanto; e accorgendosi che l'infermiera il facea con timore, cercò, come potè meglio, di ajutarsi da se stessa, e fiocamente le disse: coraggio Sorella. Interrogata dal Sacerdote che l'assisteva, se si trovasse meglio, rispose che si; indi rivolta alle compagne, le quali stavano di continuo intorno il suo letto, le rimirò con aria ridente, quasi volesse render loro grazie, e dare e ricevere l'addio del congedo: poi fissò gli occhi sulle imagini de’ suoi Santi, e più non si mosse. Tre ore circa durò l'agonia sua, nella quale però diede indizj d'intendere le preci, tranne un forse 10 minuti. Alle ore 7 e un quarto del

mattino 4 Febbrajo 1828, l'Angelo Custode di quest' anima avventurosa la raccolse e presentolla a Gesù ed a Maria. Lo stesso suo freddo cadavere parve partecipare alla gloria e al trionfo della partita compagna, chè su quelle sembianze già smunte e sfigurate pel lungo soffrire si diffuse un' aria di gaudio, e si incoloraron le labbra, e si composero al sorriso del giubilo, al bacio della mercede di Dio.

Ora ella vive lassù coronata de' meriti suoi: ora ella prega grazia e pace alla terra. O Virginia, se io ti ammirai tanto dacchè ti conobbi, se compito il tuo esiglio a mio ed altrui vantaggio feci quì ricordo dell'innocente tua vita, prega grazia e pace a me pure; prega che questi cenni producan frutti di vita in chi li trascorra; prega che colui il quale li dettava, meglio un giorno ti apprezzi e ti riconosca nel Cielo.

C. GALVANI.

TUMULUS

VIRGINIAE PARENTIAE

VIRGINIAE exsuvias tegit heic nimis invida tellus,

Heic pulcros artus comprimit alta quies.
Spiritus at terris vectus super aethera dicit,
Et dicet laudes usque pudicitiae ;

Inque Deum fixis cupide nunc haeret ocellis
Obvia iam pandens brachia virginibus.

Eia agite, o tenerae ad tumulum properate puellae,
Et multa circum spargite saxa rosa,

Pallentesque simul deceat violas, hyacinthis
Permixta et plena lilia ferre manu.

Quam bene convenient haec florum serta sepultac!
Quam bene vos caeli e limine respiciet!

Non mi (audistin? ait) non funus ducite fletu:
Vita mihi est dulci dulcior ambrosia.

Vos heic, o carae, iubeat quum Rector olympi,
Vos manco socias: parcite iam lacrimis.

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