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Non dubitiamo che il divisamento nostro non in

contri l'approvazione di quanti ancor vivono teneri della Religione, della virtù, della S. Sede, e dell' Italia.

Possa questo nuovo tributo che s'offre alla memoria di quel gran Pontefice eccitare e risolvere un nostro chiarissimo amico a compiere e publicare un suo latino Commentario sullo stesso argomento; onde nei modi sublimi e maestosi di un concittadino di Cicerone venga ulteriormente lodata la grandezza e la virtù di chi formò la gloria, il trionfo e l'amore di Roma.

ARGOMENTO.

I. Nell'esordio, dopo l'introduzione, si pone che la virtù

cristiana è di sua natura più grande di quella di cui si vantano gli eroi del secolo. Di poi si osserva, che la grandezza della cristiana virtù ha occasione e costume di mostrarsi più che mai nel Romano Pontificato. Finalmente si assume per argomento del Panegirico: « La grandezza morale propria de' Romani Pontefici considerata in Pio VII. >>

II. Si descrivono le calamità nelle quali si trovava la Chiesa quando fu eletto Pontefice il Cardinale Chiaramonti.

III. Si segue a dimostrare quanto dovea esser difficile al Romano Pontefice che dovea eleggersi, riparare in que' tempi a' mali della Chiesa, mentre era anche difficilissimo il pur eleggerne uno. La divina providenza sceglie alla grande opera Pio VII.; della quale scelta gli uomini restano malcontenti per l'umiltà claustrale, e la mansuetudine del suo carattere.

IV. Pio VII., appena eletto, mostra di sentire tutta la gravezza dell'incarico addossatogli, ma non si scoraggia. V. Cominciasi a mostrare la grandezza morale di Pio VII. da un argomento estrinseco, cioè dagli effetti ottenuti, paragonando lo stato della Chiesa nel tempo della sua morte, con quello nel tempo della sua creazione.

VI. Si entra più addentro a considerare la grandezza morale di Pio VII. nella sua natura. Risulta da fortezza in operare, e da sapienza in conoscere. Paragone della fortezza degli eroi mondani, che pompeggia in imprese crudeli, colla fortezza degli eroi cristiani che risplende massimamente in sofferenze fatte loro iniquamente sostenere.

VII. Per chiarire quale e quanta fosse la fortezza di Pio VII., si comincia a descrivere la persecuzione mossa contro di lui, togliendo a narrare prima le pene che i suoi avversarj gli fecero sofferire nell'animo, e poi quelle che gli fecero sofferire nel corpo. Napoleone comincia a manifestare il disegno d'usurpare lo Stato Ecclesiastico, e fa il primo passo coll' occupare Ancona. VIII. Si mostra l'indegnità del sacrilego attentato di Napoleone dalle sue circostanze, e particolarmente da quella impudenza di assumere il titolo di Protettore della Santa Sede. Si tesse la storia del Protettorato che i Re francesi prestarono in diversi tempi alla Chiesa; e quanto sfacciatamente s'infingesse Napoleone di volere imitarli.

IX. Quale insulto e qual dolore facesse Napoleone al Pontefice affermando sè conoscer meglio di Pio VII. gl'interessi della Chiesa, e per il bene della Chiesa dover egli avere in mano gli Stati Pontificj.

X. Alto disprezzo degli uomini mostrato da Napoleone nell'affermare ch'egli era Imperatore Romano successore di Carlo Magno.

XI. E nel pretendere che come tale tutta l'Italia co' suoi Principi da lui dipendesse.

XII. Qual travaglio desse a Pio VII. il pensiero dell'assud

ditamento che attentava di fare Napoleone del Pontefice a' suoi voleri, di che venía la schiavitù della Chiesa, la quale Napoleone col pretesto di protezione tentava di cangiare in una istituzione umana subordinata alla sua ambiziosa politica.

XIII. Gravissima ingiuria che Napoleone faceva al Pontefice, mostrando colla sua condotta di credere che il rifiuto di Pio VII. anzi che dalla coscienza, provenisse da umani interessi coperti sotto il velo della co

scienza.

XIV. Quali indegne calunnie sofferisse Pio VII. da Napoleone.

XV. Segue la stessa materia; e quali appicchi cercasse Napoleone per fare a Pio VII. degli ingiuriosi rimproveri.

XVI. Fermezza di Pio VII. contro tutti gli artifizj e gl'insulti di Napoleone nel negare ciò che non potea concedere.

XVII. Le risposte di Pio VII., quanto ferme nella sostanza, altrettanto sono dolci e piene di mansuetudine nel modo onde sono fatte.

XVIII. Pio VII. dichiarandosi « Vicario del Dio della pace>> ricusa di entrare in qualsiasi federazione offensiva con Napoleone, negando aver egli guerra con nessuno. Con ciò mantiene la sua condotta conforme al vero spirito del Romano Pontificato. Coll' esempio di molti Pontefici suoi antecessori si dimostra che lo spirito del Romano Pontificato consiste nella Rettitudine, ma particolarmente in quella parte di rettitudine che forma la bontà e propriamente la mitezza sacerdotale.

XIX. Pio VII. è il primo Papa che combatte per difendere lo spirito di mitezza sacerdotale, e con ciò lascia una nuova gloria alla Sedia Apostolica. Grande merito del suo combattimento.

XX. Napoleone si vendica della fermezza di Pio VII. con nuovi insulti.

XXI. Gl' insulti di Napoleone perchè sieno più acerbi prendono di mira le virtù, che cerca di perseguitare e distruggere negli Stati Pontificii.

XXII. A Pio VII. non restano umani conforti.

XXIII. Nell' oppressione sua Pio VII. non tace mai la verità, e questo è insopportabile a Napoleone.

XXIV. Tentativi di Napoleone per levarsi d' attorno la voce molesta del Pontefice che dice la verità. Lo spoglia altresì di ogni mezzo di comunicazione colla Chiesa di cui è capo.

XXV. Strappa dal fianco di Pio VII. gli uni dopo gli altri tutti i suoi ministri: Pio VII. si oppone in persona ai soldati che vogliono condurgli via ultimamente il Cardinal Pacca, e il leva dalle loro mani.

XXVI. Descritti fin qui i patimenti sofferti da Pio VII. nell' animo, si toglie a narrare quelli che gli fanno sofferire nel corpo.

XXVII. Descrizione del rapimento del Papa da Roma e de' suoi faticosi viaggi a Savona e a Fontainebleau. XXVIII. Fin qui si dimostrò la grandezza di Pio VII. dalla fortezza sua nel sofferire i mali; ora si passa a dimostrare la grandezza sua dalla sapienza con cui operò i beni. E prima della sapienza di Pio VII. nell'avversità, e particolarmente nel distinguere fra ciò che potea concedere a'suoi nemici, e ciò che dovea costantemente negare. XXIX. Sapienza di Pio VII. nel tempo di prosperità, e particolarmente nel non dar mai il più piccolo segno di vendetta contro i suoi persecutori.

XXX. Sapienza di Pio VII. in dare il giusto valore alle cose, e particolarmente nel sapere sacrificare le formalità al bene sostanziale.

XXXI. Sapienza di Pio VII. in trovare il consiglio più conveniente dell' operare in circostanze difficilissime. Quale ragione di diritto pubblico poteva giustificare l'incoronazione di Napoleone.

XXXII. Diritto pubblico di Pio VII. che ha per base la giustizia. Questo diritto pubblico fu insegnato e promulgato in Europa massimamente dalla Santa Sede. XXXIII. Confronto del diritto publico de' Papi col diritto publico di Napoleone, che ha per base supposta la publica utilità. Assurdità e funesta natura di questo diritto inventato da' sofisti degli ultimi tempi, e da Napoleone tentato di ridurre in pratica.

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