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NOTIZIA ECCLESIASTICA

VERONA. Guarigione prodigiosa
di MARIA OGHERIA.

Se qualche altra volta in queste nostre Memorie (1)

abbiamo con vera compiacenza registrato il nome del piissimo Principe di Hohenlohe, di cui la Providenza sempre amabile del Signore ha voluto prevalersi, onde manifestare in un modo singolarissimo la sua potenza, ora ben più volontieri lo facciamo e per consolare i nostri leggitori col racconto d'un avvenimento recente di Verona, e col produrre un commentario su di un tal fatto scritto con bella venustà ed aurea semplicità da un degno e rispettabile Sacerdote di quella città illustre, D. Giuseppe Seghetti, che ci è stato cortese dell' inedito suo manoscritto. Noi quì lo produciamo volgarizzato, onde non scostarci dal metodo de'nostri fogli, ma a non defraudare gli amici delle latine lettere dal gustarlo, appiè di pagina lo daremo in originale, lusingandoci di raddoppiare così il pregio di questa medesima notizia. Nel rileggere il suddetto commentario non abbiam potuto contenerci dal ripeter con esso: Ecce non est abbreviata manus Domini ut salvare nequeat, neque aggravata est auris ejus ut non exaudiat (2). No, che la mano di Dio non è accorciata, nè chiusa è la sua orecchia ad esaudirci. Le sole nostre iniquità posero quel fatal muro di divisione fra noi e il nostro Dio, i peccati nostri ci nascosero il suo volto, onde esauditi non fossero i nostri preghi. Ahimè che la giustizia nè si vuole, nè s'invoca: gli uomini giunsero a confidare e abbandonarsi nel niente, vani divennero i loro parlari: faticarono molto, e non pro

(1) V. Memorie di Relig. T. VI. p. 55 e seg. T. XII. p. 400 e seg. (2) Isaias c. LIX. 1, 2, 4, 8, 10.

dussero che iniquità. Guidarono al male i loro passi; ignorarono ogni sentiero di pace; palparono fra le tenebre di pien meriggio anelarono a versar sangue innocente: furono inutili tutti i loro divisamenti: la devastazione segnò il loro cammino..... In queste profetiche parole d'Isaia chi non conosce il ritratto del nostro secolo, e de' nostri paesi? Raccogliamo quindi con industre fatica quanto ancora di vita, di virtù, di pietà, di religione si conosce, si sente e si vede, onde segnare almeno di qualche fiaccola salutare e provida il tenebroso labirinto, l'inospital deserto ove ne conduce ed incalza l'incredulità.

Il rispettabile e pio Principe di Hohenlohe esercita una mission tutta nuova, e dal suo tranquillo ed umile soggiorno d'Ungheria fa risuonar le lodi e le preghiere al Nome grande, santo e terribile di Gesù, e risveglia la fede dei popoli d'ogni clima e d'ogni parte di mondo nella forza di quel Nome augusto, che operò i primi prodigi degli Apostoli all'uscir dal Cenacolo, là alla porta Speciosa del Tempio, in mezzo al sinedrio de' principi e seniori di Gerusalemme, e nella casa del fortunato Centurione Cornelio. Mentre esulta in Verona una giovine donzella in virtù di questo nome restituita alla salute, non molto prima a Georgestown negli Stati Uniti una religiosa della Visitazione celebrava nella guarigion sua le glorie del nome stesso, sino a convincerne e convertirne il medico protestante. (3).

(3) La Sorella Apollonia religiosa della Visitazione a Georgestown negli Stati Uniti narra essa medesima in una lettera al signor Vheeler in allora superiore del Convento, come venne guarita da una malattia di consunzione ritenuta incurabile. Erasi indirizzata al principe di Hohenlohe, e cominciò la novena il 1c Gennajo scorso: le si era unita la sua comunità. In principio s'accrebbero le sue sofferenze: il 19 Gennajo si confessò la sera al signor Abate Dubuisson, che la comunicò nella notte, cioè verso le quattr' ore del mattino per unirsi alle preghiere che faceva nel tempo stesso il Principe in Europa. Essa allora senti qualche cosa di straordinario nel suo corpo, e s'accorse d'esser guarita. Il signor Dubuisson prima di ritirarsi recitò tre Pater ed Ave in rendimento di grazie. La Sorella si alzò e si vesti da se sola per la prima volta dal mese di Settembre in avanti, e andò in coro onde adorare il Santissimo Sacra

Esultiamone anche noi col protestare la riconoscenza e venerazion nostra a quel Dio che mortifica e vivifica, e che riserva ai tempi di prova e di lutto le consolazioni e i trionfi della sua Chiesa.

In quest' occasione crediamo opportuno e grato alle anime fedeli l'aggiungere, che il suddetto Principe non pago di offrire a Dio il giornaliero sacrifizio delle sue fervide ed efficaci preghiere, cui tanta parte hanno i cristiani di tutto il mondo, de' quali potrebbe ripetere con S. Paolo: epistola nostra vos estis, scripta in cordibus nostris, quae scitur et legitur ab omnibus hominibus (4), ha pur cercato di maggiormente diffondere i sentimenti ond'è penetrato, publicando un ottimo e affettuoso libro di Preghiere e Meditazioni ad uso di tutti i fedeli, non che un altro pe' Sacerdoti opportunissimo, e sebbene mostri, e forse per modestia, di non esserne che semplice editore, ciò solo ne raccomanda la lettura, e giustifica l'opinione, che si ha della virtù e

mento. Stette lungo tempo in piedi, poi in ginocchio, e rispose alle preci che si dicevano, mentre prima non poteva parlare per la tosse continua: le fecero far colazione, e prima non poteva prender cibo di sorta alcuna. Il medico signor Bohrer istrutto dell' avvenuto, venne al Convento, considerò lungo tempo la Sorella, e non poteva rinvenire dalla sua sorpresa. Il giorno prima, avendo veduto che le Suore facevano una novena, ebbe a dire, che se la Sorella guariva egli sarebbesi fatto cattolico, mentr' esso non appartiene alla comunion nostra. Quando egli si fu assicurato, dopo un lungo esame, della realtà della guarigione, confessò, che i Cattolici avevano consolazioni ignorate da tutti gli altri: Conviene che io dica con Agrippa, soggiunse egli, veramente tu mi farai Cristiano! Tornò il 23 Gennajo, giorno della data della lettera scritta dalla Sorella e la trovò in ottimo stato. Egli medesimo stese la relazione della guarigione, nella quale riconosce che l'inferma era all'ultimo grado della consunzione, che tutti i soccorsi della medicina non avrebbero potuto ristabilirla, e che con tutte le possibili attenzioni essa non poteva passare il mese di Marzo. La lettera della Sorella Apollonia è piena di sentimenti di riconoscenza e di umiltà. La relazione dell'accaduto è stata in seguito stampata call' approvazione di Monsignor Arcivescovo di Baltimore, e l'attestato del medico vi si trova in fine. »> (Ami de la Religion T. LXIX. p. 552 20 Octobre 1831).

(4) II. Cor. III. 2.

pietà di lui stesso (5). Quì per ultimo replichiamo quanto in altra occasione da noi si registrò in queste medesime Memorie per regola e norma di quanti desiderano di unirsi in ispirito alle orazioni del suddetto Principe. Avendolo noi col mezzo dell' ottimo curato Forster di Huttenheim presso Bamberga in Baviera pregato di fissare una novena stabile in ogni mese pe' nostri concittadini, ne avemmo il seguente riscontro sin dal 3 Dicembre 1828. « Sollecitato « da più parti ho pregato il Principe a fissare alcune epo« che, ed egli ha secondato la mia inchiesta: le epo«che però date non sono esclusive, lasciando libero il "provocarne delle più particolari. Il periodo dal 3 al 12 << di ciascun mese riguarda la Svizzera, gli Stati del re di «Sardegna, la Lombardia, alcuni ordini monastici, come «la Visitazione, e da qui innanzi, il Ducato di Modena. »)

E qui pure ci facciamo un dovere di notare, che le espressioni di miracolo, e di prodigio usate e da noi, e nel şeguente commentario s' intendono sempre nel modo il più subordinato ai decreti di quella S. Sede, la quale sola può qualificare come prodigiose le guarigioni che si riferiscono

ottenute.

(5) Il primo di questi opuscoli ha per titolo. Heures Catholiques. Livre des priéres et des méditations à l'usage des Fidéles, par le Prince Alexandre da Hohenlohe, traduit de l'allemand. Paris 1826 au Bureau du Mémorial Catholique in 12.° Il secondo: Sacerdos Catholicus in oratione et contemplatione positus. In pium usum Sacerdotum catholicorum proponitur ab Alexandro Principe de Hohenlohe. Vesuntione 1827 Montarsolo in 24.o

COMMENTARIO.

Quel

uel nostro Dio Ottimo Massimo, che di natura sua è bontà, la cui mano secondo Isaia non è abbreviata, nè sordo l'orecchio a non esaudire, in questi ultimi nostri tempi, sebbene oimè! di iniquità ripieni, sembra che ci ami con maggior carità, e ci abbia più cari. Io penso che nessuno ignori, quanto Dio mirabilmente operi per tutto intero l'orbe Cattolico mosso dalle preghiere dell' amplissimo Principe Alessandro d' Hohenlohe. Ne sono testimonii la Baviera, l'Ungheria, la Francia, l'Inghilterra, e le lontane parti d'America ove nella cura degli Infermi si leggono avvenuti invero innumerevoli miracoli di simil genere. Recentemente poi osservando Dio dal Cielo, vide, e visitò questa vigna, la nostra Verona, ed in essa un gran prodigio vi ha operato.

Una certa giovinetta per nome Maria Ogheria, d'anni diecinove nel giorno 19 di Marzo dell'anno 1829 si mise in letto attaccata dal morbo miliario e ne fu oppressa con tanta forza che venne prestamente agli estremi. È incredi

Ille Deus noster O. M. cujus natura bonitas est, cujusque manus juxta Isaiam non est abbreviata, nec aggravata auris, ut non exaudiat, postremis nostris hisce temporibus, licet, eheu! nequitiei plenissimis, majore nos tamen charitate prosequi magisque charos habere videtur. Neminem latere arbitror, quae Deus per universum, qua late patet, catholicum orbem ad preces amplissimi Principis Alexandri de Hohenlohe mirabiliter operatur. Testes prodeunt Bavaria, Hungaria, Gallia, Anglia et dissitae Americae partes, quarum curandis infirmis innumera plane hujusmodi miracula patrata leguntur. Novissime vero de caelo respiciens Deus vidit et visitavit vineam istam, Veronam scilicet nostram, ac in ea magnam virtutem operatus est.

Adolescentula quaedam Maria nomine ex Patre Ogherio, annos nata novemdecim xiv. Kal. Apriles anni MDCCCXXIX. milliario morbo correpta in lectum decidit, ac tanta vi morbi fuit oppressa, ut ad extrema cito descenderit. Incredibile dictu est, quantum ingenii et

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