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guastata ogni cosa! Pure in buon punto venne a rassicurarlo il Signore, il quale, a quell' annunzio vedendolo pallido, costernato, tocco quasi da fulmine, gli disse: « Non volere temere: << fa solamente di credere, e la tua bambina sarà salva: » Noli timere, crede tantum, et salva erit.

Seguitando così ad andare si giunse finalmente alla casa. dell' Archisinagogo; ma quivi trovarono un rimestio, un convocio, un finimondo, del quale noi Occidentali colle nostre abitudini di civiltà, anche nei mortorii, ritenuta e compassata dalle convenienze, mal ci formeremmo un concetto. Gli Orientali, in tutto il resto gravi e meditabondi, innanzi alla morte dei loro cari diventano strepitosi, irruenti, direi più che mezzo furiosi: vi si piange, vi si geme, vi si suonano trombette, vi s'improvvisano versi, ed insomma vi si fa uno strepito del malanno, di cui presso gli antichi Romani s'introdusse qualche cosa nelle loro Prefiche o piagnitrici, e nelle interne parti della Sardegua e della Corsica restano tuttavia alcune reliquie nei Vocéri, come chiamano colà i venuti per attinenze di parentela o d'amicizia, ed anche per prezzo a vociare nei mortorii 20. In questo fatto dell'Evangelio, a rendere la cerimonia più strepitosa, si aggiungeva l'essere il padre della defunta uomo assai riguardevole nella città, ed il caso pietosissimo di una fanciulla unica, dodicenne, che, sul primo aprirsi della giovinezza e delle speranze, era stata recisa, come fiore appena sbucciato sullo stelo, da acerba morte. Il testo parla di trombettieri ", di turba tumultuante", di gente che ululava molto, e di tutti che flebant et plangebant; le quali due ultime voci non sono sinonime, ma nel greco si differenziano molto bene, e lasciato alla prima Εκλαιον il suo proprio valore di lagrimare, nell'altra voce ἐκόπτοντο si dee inchiudere la nozione di percuotere ", perchè veramente in quel caso i piagnenti si picchiavano il petto ed il volto, od almeno ne faceano le viste.

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V. In quello scompiglio tumultuoso voi capite bene, che nulla non si saria potuto fare di riposato e quieto; e però Gesù la prima cosa, volle che tutta quella moltitudine sgombrasse di colà. Entrato pertanto nella casa, cominciò a dire: « A che vi <<< tribolate e piangete? Smettete, ritiratevi; chè la fanciulla non è morta, ma dorme: » Quid turbamini et ploratis? Nolite

flere, recedite; non est enim mortua puella, sed dormit. A quelle parole la gente, che sapea di certo, colei essere veramente morta, alzava le spalle, crollava il capo, e si faceva beffe del Profeta, il quale dava per dormente cui non avea saputo guarire: chi sa che non avranno detto, lui avere a studio tergiversato, a fine di trovarla morta, e cavarsi così dall'impaccio di guarirla! Et deridebant eum. Che se voi mi domandate come potè essere vera un'affermazione, che non rispondeva al suo oggetto, io vi dirò che in quel caso vi era quella pienissima rispondenza tra le parole ed il loro oggetto, la quale ne costituisce la verità; in quanto a rispetto di Cristo, la morte di quella fanciulla non era, che un sonno, dal quale egli stava per ridestarla. In altri termini la parola è sempre vera, quando chi la dice ha la potenza ed il volere di porne la verità; e così voi di Tizio poverissimo potreste affermare con ogni verità che possiede mille lire, se avete deciso di regalargliele. Di qui mi sembra, a dir poco, superstiziosa la riverenza, onde il Michaelis 25, per tema di attribuire a Cristo una parola meno vera, asserisce che la figliuola di Giairo era non morta veramente, ma sopita di un sonno morboso; quantunque riconosca un doppio. miracolo e nell'averne di lontano conosciuto il vero stato, e nell'avernela perfettamente guarita. Di ciò tuttavia, come dissi, non vi è alcun bisogno, trattandosi di tale, che non vede nè prende la verità dalle cose fuori di sè, ma ve la pone.

Io non oserei affermare che il fare sgombrare di colà tutta quella moltitudine, ingrossata dalla turba venuta col Salvatore, fosse faccenda molto breve ed agevole; e m'immagino bene che vi avrà voluto del bello e del buono per venirne a capo. Pure, come Dio volle, vi si venne finalmente; tanto che nel sacro testo leggiamo: Ipse eiectis omnibus; et cum eiecta esset turba, senza nondimeno negare che, oltre ai discepoli, restassero in quella casa parenti, amici, domestici di Giairo, i quali non vanno compresi certamente nell' appellazione di turba, e neppure negli omnibus, che qui pare doversi riferire agli estranei. Allora, tornate le cose in quella tranquillità mesta e silenziosa, che più dello strepito si addice al compianto di un estinto, Gesù venne all'atto di consolare quegli afflittissimi genitori. Ma questa volta si scelse egli medesimo i testimonii del miracolo, che stava per adoperare, o piuttosto della maniera,

onde lo avrebbe adoperato; stantechè del miracolo per sè medesimo ne sarebbero stati tanti i testimonii, quanti erano coloro che saputo, la fanciulla essere morta, l'avrebbero poi veduta rediviva. Quanto nondimeno al modo, o vogliamo dire all'atto di farlo, egli, che avea risuscitato sotto gli occhi di un popolo il figliuolo della vedova di Naim 26, volle fare il medesimo prodigio per la figlietta di Giairo, non dirò in segreto, ma certamente in privato, ed alla presenza delle sole persone, che a quell'effetto ei volle scegliersi; nè di questa disposizione ho trovato chi renda alcun motivo, fuori di quello generale della Provvidenza divina, la quale ne dovette per fermo avere dei sapientissimi.

Gesù pertanto avviatosi colà dov'era la morticina, non prese seco dei discepoli che Pietro, Giacomo e Giovanni fratello di Giacomo: ternario prediletto, che vedrete in due altre circostanze memorabili 27 a tutti gli altri preferito; ma quando fu sul limitare della stanza mortuaria, volle vi entrassero pure il padre e la madre della bambina. Così il Salvatore, seguitato da quei cinque, si appressarono gravemente al lettuccio o cataletto, sopra del quale giaceva disteso quel freddo corpicciuolo, biancovestito, cred' io, e cinto il capo di rose, che faceano riciso contrasto col pallore cadaverico della sembianza; ed appressatisi lo circondarono con quei forti e varii affetti dipinti sul volto di ciascuno, che voi potete immaginare, e che porgerebbero ad un pennello maestro soggetto se altro mai acconcio a farvi nobilissima pruova. Allora Gesù, stato forse un istante a pregare, come in siffatti casi solea, prese la mano gelida della. morta bambina quasi in atto di rilevarla, e tenendola stretta: tenens manum puellae, sclamò: clamavit (e ben dovea essere alta quella voce, perchè fosse udita ed obbedita dalla morte!) dicendo Talitha, kumi: Fanciulla, sorgi. Ciò bastò! A quell' impero onnipotente cui nulla resiste, incontanente, confestim, ha Marco: continuo Luca, lo spirito di lei tornò ad informare ed avvivare quel già esanime corpicciuolo: reversus est spiritus eius, come ha questo secondo, e la fanciulla risuscitò e camminava: et surrexit et ambulabat; e vuol dire, che, balzata sana e vispa come un uccello dal cataletto, sarà corsa in braccio al padre ed alla madre, che si saranno disputati i primi baci della rediviva.

ילרה

In questo tratto di storia evangelica per evidenza e per chiarezza maraviglioso, vi è bensì molto da ammirare; ma non vi è quasi nulla da dichiarare, se non fossero due voci ed un concetto le quali ed il quale sembrano richiedere una qualche spiegazione. S. Marco si è compiaciuto in più di un caso di serbarci le proprie voci pronunciate, in qualche circostanza solenne, dal Salvatore; e così ha fatto quì col Talitha, kumi. Queste sono sirocaldaiche 28, o piuttosto la prima Talitha è prettamente caldaica, perchè gli Ebrei per dire fanciulla hanno (ialeda), ny (nahhara) ", e forse qualche altra; il kumi poi è prettamente ebraico (p), che è imperativo femminino (le lingue aramaiche hanno diversità di generi anche nei verbi) dalla radice p (kum), che vale sorgere o piuttosto surse. E poichè S. Marco scrisse in greco, egli a quelle voci sirocaldaiche ebbe in uso di aggiungere la interpetrazione greca, che poi è passata nel latino; e così fece in questo caso, aggiungendovi per dichiarazione un tibi dico, che veramente non fu del Salvatore; ma è giustificato ampiamente da S. Girolamo 30. Quanto al concetto dello spirito, che ritorna: reversus est spiritus eius, questo è un modo di dire, come l'altro, onde diciamo che lo spirito se ne va da chi muore; ma voi non dovete pensare (sia che lo possiate immaginare), che l'anima vada e venga, come voi venite alla chiesa, e ve ne andate. Parlando a rigore scientifico, questo tornare non è in realtà, che un informare ed avvivare di nuovo la materia del corpo, dalla quale lo spirito erasi separato, col sottentrare a quello nella materia stessa un'altra forma sustanziale, come in tutte le corruzioni avviene. Nè ci è molto a cercare dove stia e che faccia l'anima separata in quel frattempo. Lo spirito deve stare certamente in qualche luogo; ma esso non ha un proprio dove, in quanto questo importa uno spazio occupato ". Credo poi che, nel caso di un morto, che dev'essere rivocato a nuova vita, Dio in quell' anima separata sospende a tempo ogni operazione, o dico meglio ogni coscienza di operare; talmente che il risuscitato, del tempo, in cui fu morto, non avrebbe conoscenza migliore di quella, che avete voi del tempo, che passaste immerso in profondo sonno, senza sognare.

Da ultimo il sacro testo nota, avere il Signore comandato si desse qualche cosa da mangiare alla fanciulla risuscitata; ed è manifesto che ei ciò fece, perchè da quella operazione non pur

vitale, ma animale si avesse da tutti i presenti argomento palpabile della realtà del seguìto risorgimento. Intanto erano senza fine le maraviglie, gli stupori dei colei genitori; ma S. Marco e S. Luca riferiscono che Gesù comandò loro 32 (il primo vi aggiunge un vehementer) di non dire quel fatto ad alcuno, tanto che nessuno venisse a saperne: ut nemo id sciret. Voi tuttavia ricorderete dall' ultima Lezione, che il medesimo Gesù all'ossesso, liberato tra i Geraseni, comandò al contrario di propalare il fatto; e delle diverse ingiunzioni i diversi motivi doveano dipendere da circostanze speciali, che noi ignoriamo. Nel resto o che comandasse di parlare, o che di tacere, l'effetto era sempre il medesimo, che in pochissimo se ne spargeva per tutto la fama. Così avvenne della figlia risuscitata di Giairo; chè dove due Evangelisti recano l'ingiunzione fatta di tacere, il terzo ci dice che exiit fama haec in universam terram illam, cioè ne fu pieno tutto attorno il paese. Già si sa; e se nol sapete, imparatelo ora. Atteso quel tendimus in vetitum della povera nostra natura, la raccomandazione di tacere si traduce comunemente in incentivo a parlare; e però quando volete che una cosa sia saputa presto e da molti, voi non vi potete adoperare mezzo più efficace, che raccomandare a molti di non la dire.

SECONDA PARTE

VI. Di tre soli estinti, rivocati alla vita dal Redentore, si fa ricordo nell'Evangelo; e di due ne avete già udita la narrazione; del terzo la udirete innestarsi quasi colla storia della Passione. Ora a me parve sempre cosa notevolissima, che di questi tre uno solo fosse adulto; ma gli altri due si trovavano sul fiore e quasi sul primo aprirsi della giovinezza. Che se considerate, oltre a ciò, che di questi due, uno apparteneva al sesso più forte, l'altro al più debole; che entrambi erano unici, ed entrambi furono risuscitati a riguardo dei genitori, per guisa nondimeno, che il giovanetto fosse donato alle lagrime silenziose della vedova madre, di cui era unico sostegno, e la fanciulla fu concessa alle fervide suppliche del padre addolorato, di cui sarà stata la gioia domestica; se, dico, considerate tutte queste circostanze,

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