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alle idee intemperanti e licenziose, che già valicano la Vistola e il Boristene, e stringere le vaste e dissite popolazioni del Moscovitico Impero in un solo corpo, omogeneo al resto dell' Europa, onde non veder dissolversi quel gran Regno, come per difetto di legame si disciolse un tempo e perì il grand' impero di Roma. Deh i voti e i meriti di Gregorio.....

Ma tu, o lacrimoso pensiere, che mi t'aggiri d'attorno, a che ne vieni a funestare il mio dire e i lieti augurj di sì gran bene? Non più forse ci è dato scrivere ne' memori fasti novelle prove del soave e fermo spirito di Gregorio, nè consegnare alla fama le non mai interrotte prove del sacerdotale suo zelo, sempre guidato da quanto di dolce e di grande ne prescrive il Vangelo? Che forse invidiosa la nemica dell'uman genere....? Deh! dimmi donde ne vieni sì tristo e silenzioso? Da Roma io vengo, mi dice, e Roma io vidi cogli occhi in pianto. Gregorio è morto; fatal morbo, veloce come la mano del tessitore che tronca la tela quando niuno il pensava, ha troncato lo starne della preziosa sua vita. Ho inteso. E tal pianto, o miei Uditori, non è sol di Roma, ma al pianto di lei sento rispondere l'Italia tutta, che nella gloria eclissata del comun Padre, la perdita scorge di un suo gran Figlio; e a compianger con lei si unisce tutto il Cattolico Mondo, e la Polonia, per Lui, quanto il potea, sostenuta, e l'Inghilterra alla Religione degli avi suoi per Lui con tanto impegno richiamata, e la Spagna per Lui salvata dallo Scisma, e il Portogallo colla Romana Sede riconciliato, e la Francia ricreduta, da Lui prediletta e beneficata, e la Cattolica Germania dall'innesto preservata dell' eresia, e la procellosa Elvezia da Lui diretta e istruita, e le popolazioni tutte, e vecchie e nuove, dell'orbe intiero, per Lui illuminate colla luce dell' Evangelio, e accresciute, e dotate di Pastori, е alla temporale ed eterna felicità tanto opportunamente

avviate.

Noi però, mentre qui, se alcuna reliquia di fragilità, se qualche negligenza negl' infiniti lavori del più grande dei ministerj, tenessero ancora indietro l' anima eccelsa del gran Pontefice dalla celeste Visione, si proseguan per Lui le solenni

Espiazioni, deh! torniamo, o pensiero, a Roma, ed ivi sulla tomba di Gregorio XVI, scolpiamo a caratteri indelebili la più bella di tutte l'Epigrafi

GLORIA PATRIS LACRIMAE FILIORUM.

E a lui rivolti diciamoli, che dal seggio di luce, ove quale stella di non minor chiarezza tra tante altre stelle d'incliti suoi Precessori brillerà per tutta l'Eternità beata, preghi per l'Italia sua, che il generò, affinchè mantenga sempre intatta l'avita Fede di Roma, e da lei sian lungi quegl' infortunj, che pur meriterebbero tante sue colpe ed apostasie; infortunj e mali, cui forse ha sottratto Iddio pietosamente il buon Gregorio, come ne sottrasse un dì, al dir di Girolamo, il primo degli Innocenzi; e per la sua Roma e la Chiesa chieda, che il degno Sovrano e Padre, che già Iddio ne ha dato quasi miracolosamente, Lui somigli, e com' esso, tutto disponga e regga con soavità e fermezza; che Roma sia in eterno, e degl' Italiani, e de' forestieri il comun ritrovo, ove tutti dal comun Padre benedetti si riconoscano e s'amino, come fratelli ; e per l'orbe intiero chieda alla fine che si compisca una volta l'augurio di chi ponendo la pietra angolare dell' Edifizio della sua Chiesa nel successor di S. Pietro, vaticinò, che un giorno i Figli tutti di Adamo formeranno un solo ovile sotto di un solo Pastore.

II.

PIETRO BALDASSARI

Monsignor D. Pietro Baldassari nacque in Morrovalle,

sua patria, grosso paese della Delegazione di Macerata, e Diocesi di Fermo, da genitori di onesta condizione, e di molta pietà forniti, sotto il giorno 28 del mese di Aprile, anno 1769. Mostrando da giovinetto una bella indole, e buona volontà di apprendere, fu istruito nella patria sua, dove poi fu eletto Maestro agli Studj elementari; e ravvisandosi più tardi in lui un deciso attaccamento per gli Studj ecclesiastici, associato sempre a intemerato costume, ed a molta sodezza di carattere, perlocchè veniva generalmente contraddistinto fra i molti giovani suoi coetanei, fu collocato nel ven. Seminario Arcivescovile di Fermo a completare la sua educazione e secondare l'inclinazione palesamente in lui manifesta pel sacerdozio. Ivi appunto fece egli mostra de' suoi non comuni talenti, potè compiere il corso de' suoi studj, soddisfare alla sua vocazione, ed essere insignito dell' augusto carattere sacerdotale, con applauso e con distinzione, tanto che l'Arcivescovo e Principe di Fermo, che in allora era la Eccellenza Revma di Monsignor Minnucci, l'ebbe assai in pregio e carissimo, aspettando una buona opportunità per premiarlo decorosamente. Se non che in questo frammezzo trovandosi Monsignor Innico Diego Caracciolo, napoletano, de' Duchi di Martina, che fu poi Cardinale, a rappresentare il Sovrano in Fermo in qualità di Governatore, conosciuto Monsignor Baldassari assai abile uomo, e degnissimo ad essere impiegato, potè ottenere di sceglierlo ed averlo in proprio segretario; con che una nuova, e più brillante carriera si aperse a percorrere al nostro preclaro

Soggetto. Imperocchè, chiamato a Roma nel 1795 il lodato Mons. Caracciolo a coprire la carica di Maestro di Camera, condusse seco il Baldassari, servendosi sempre di lui nei più difficili negozj, con quella felice riuscita che non poteva mancare ad uomo così saggio, e bene istruito nelle sacre, e profane scienze.

Nel Febbrajo del 1798, i Francesi s' impadronirono di Roma, e fu creata la repubblica Romana. Il Caracciolo, invitato da Pio VI ad accompagnarlo in Toscana, non ostante il tetro aspetto dell'avvenire, accettò senza veruna esitazione l'invito, e condusse seco il Baldassari, che continuò il viaggio in Francia, e fu presente alla morte di Pio VI. Assistette il Baldassari, come Conclavista, in Venezia al Conclave di Pio VII.

Nell'anno 1800, fu il Caracciolo promosso al Cardinalato, ed il Baldassari nella qualifica di segretario sempre lo seguì, come ancora lo seguì nell'esilio in Napoli nel 1808, ove si trattenne sino al 1814, epoca in cui il Caracciolo ritornò in Roma. Nell'anno susseguente, il Caracciolo medesimo fu mandato dal Papa a complimentare il Re Ferdinando pel suo ritorno nel Regno di Napoli, ed eccitarlo a fare un concordato colla Santa Sede Apostolica; ed il Baldassari pur colà di nuovo lo seguì, e si trattenne con lui medesimo fino che rese l'anima a Dio, ai 24 Gennajo 1820. Memore quel degnissimo Porporato de' servigj prestatigli con zelo ed amore, rimunerò nel suo testamento il Baldassari con un vitalizio di annui scudi 300.

Ritornato il Baldassari in detto anno a Roma, fu da Monsignor Bellisario Cristaldi, Tesoriere generale della R. C. A. prescelto a suo segretario particolare, il quale ufficio ei sostenne fino all'epoca che quegli fu promosso al Cardinalato. Non mancò il Cristaldi di pregarlo a voler continuare ad assisterlo, ma conoscendo il Baldassari che, col crescere degli anni, sempre qualche incomodo maggiore avrebbe sofferto, lo ringraziò, e nel successivo tempo di quiete e tranquillità si diede ad ultimare la Relazione delle avversità e patimenti sofferti da Pio VI, monumento indelebile, che servirà alla storia di ероса, quanto disastrosa, altrettanto gloriosa per la nostra santa Re

T. IV.

7:

ligione. Di questa opera varie edizioni sono state eseguite in Francia, ed in Modena.(*)

Il nostro Monsignor Baldassari, già Cappellano segreto d'onore de' Sagri Palazzi Ap., avrebbe potuto, se lo avesse desiderato, aspirare a cariche onorifiche e lucrose, ma com' era alieno da ogni vanità, e sempre circospetto ed inclinato a vivere lungi dai fallaci rumori delle Corti, si prestò bensì a tutte quell' esigenze cui potea soddisfare, ma non volle mai valersi di quella superiorità, che gli avrebbero di buon grado accordata le sue operazioni, intente sempre ad un fine legittimo e retto. Quindi, desideroso della vita riservata, non attese ad altro che a' suoi particolari doveri, addetto piuttosto ad un genere di vita economica e diretto a' suoi fini religiosi e benefici, come lo ha dimostrato col fatto nel suo veramente singolare testamento, nel quale ha egli palesato verso la propria Patria tutto il più grande amore, col beneficarla, mercè i diversi legati fatti a vantaggio dei bisognosi, de' giovani studenti, e delle zitelle povere; e, ciò che vieppiù fa conoscere la patria di lui carità, ottenne di rivendicare una bella chiesa al pubblico culto, la quale volle poi arricchire di paramenti sacri, di calici, di reliquie, di Corpo santo, e di quadri di valenti pennelli, fissandole una Cappellania con Messa quotidiana, e volendo che la Compagnia del Suffragio di Morrovalle ne fosse la proprietaria e la custode perpetua.

Da qualche anno una certa debolezza all' estremità impediva al nostro Monsignor Baldassari di uscire di casa, e facendo una vita così sedentaria, molti umori gli si manifestarono, tanto alle gambe, quanto alle mani; ma in questo lasso di tempo non mancò nella sua cappella privata di celebrare la S. Messa. Conoscendo che il gonfiore si aumentava, con tutta l'ilarità del volto parlava del prossimo termine di sua

(*) Quanto e da chi fosse tra noi cooperato alla rifusione ed al perfezionamento di questo prezioso lavoro, fu accennato nella serie precedente di queste Memorie, tom. xIII, facc. 265 e seg., ed altresì nella prefazione dell' Autore all'opera stessa, ediz. 2.a di Modena, 1840-43.

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