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L'ISTITUTO PENITENZIARIO

AGRICOLA E INDUSTRIALE DI MARSIGLIA

DELL' AB. FISSIAUX

IL TRADUTTORE

Il discorso che qui si presenta recato in lingua

nostra darà conto di una importantissima e salutare istituzione che sorta da pochi anni in Francia ove grandissimo n'era il bisogno, è stata, non ha guari, trapiantata in Italia per le Sovrane cure di Re Carlo Alberto di Sardegna. La Provvidenza Divina che a' guasti sempre crescenti dell' immoralità e dell' indifferentismo oppone sforzi vie più maggiori ch' Essa ispira allo zelo ed alla carità della Cattolica Religione, pare si compiaccia di suscitare nella Francia novelli istituti che facciano sentir meno la mancanza di que' più antichi che la Francia stessa o non accoglie o respinge.

Non lasceremo passare l'opportunità di accennare un'istituzione non molto diversa nello scopo, sebbene non connessa col regime delle carceri, che nacque, non sono pochi anni in Italia: e lo faremo

riportando ciò che ne dice il ch. Sig. Abate Antonio Fontana nel suo lodatissimo scritto sopra l'Educazione, in quella parte ove discorrendo della necessità de' castighi, scrive cosi: « I castighi, « nell' Asilo dei Discoli che l'immortale sacerdote << Botta di Bergamo imaginò pel primo e instituì « con meraviglia universale, non accogliendovi per «< istituto che que' giovinetti, i quali si poteva « comprovare che fossero veramente pessimi per « indole e per costumi, e ritornandoli poi alla « società per la massima parte (il 95 per 100) pii, «savj, discreti, operosi: in questo Asilo i castighi « più comuni sono: 1.° i rimproveri in privato; « 2.° i rimproveri innanzi ai compagni: 3.o il ri« maner in casa quando gli altri escono al passeg« gio; 4.° la pietanza scemata: 5.° la pietanza « tolta del tutto: 6.° siccome al sabato ogni mae«stro d'arte dell'istituto fa rapporto al rettore « sulla saviezza e sulla diligenza di ciascuno de' « fanciulli che nella settimana lavorano nella sua « officina, e propone un premio a ciascuno pro« porzionato al merito, il qual premio consiste in « alquanti centesimi con cui i premiati pigliano « poi a loro piacimento o frutta o dolci od altro, « ed anche taluni fanno provvidamente picciolo « peculio pel futuro: così al disobbediente, al ne« gligente, all' insolente, non si dà nulla finchè « non cangia vita. Questo umiliante confronto e « questa privazione di cosa carissima producono « effetti mirabili: 7.° la prigione. In essa vien «< chiuso l'alunno talora anche per alcuni giorni; « ma egli è sì spesso visitato dal rettore, o dagli

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a altri sacerdoti suoi coadjutori, che quella pri« gione diviene presto un luogo di calma al bollor « de' capricci e di quieto raccoglimento a mature « riflessioni, sicchè apresi il cuore agli affettuosi « consigli, alle paterne esortazioni, alla facile per« suasione, alla vita migliore, a cui di fatto si << riducono presto que' piccioli prigioni, i quali << entrano assai spesse volte sbuffanti e frementi « ed escono mansueti e convertiti. Così il Botta « già da forse trent'anni scioglieva la questione di « cui disputano ancor tanto i filosofi sulle celle « penitenziarie. »

E nell' opposta parte della penisola non dissimile opera di cristiana carità venivasi pur ora introducendo; siccome leggo nella recente risposta del P. Curci della Comp. di Gesù a Vincenzo Gioberti.

« È appunto un anno, egli scrive, da che i « Gesuiti per pietosa ed espressa volontà del Re « tolsero a loro carico la cura spirituale di tutte « le prigioni di questa capitale (Napoli). Tra que« ste ne ha una di oltre a cento ragazzi, e son « quelli che abbandonati a se stessi nelle strade, « iniziano la loro vita col furto, con questo si « educano all'assassinio, per finirla poi colla galea « o col patibolo. In quel carcere si facevan peggiori « ed uscitine vi tornavano spesso assai per nuovi « furti. Quegli ostinatissimi nemici della civiltà «< che sono i Gesuiti, in pochi mesi, mercè gli « aiuti raccolti da divote persone, condussero que' « poveri figlioletti a condizione da poterne sperare « ogni bene. Si fece che ciascuno si applicasse a

« quel mestiere cui mostrò inclinazione: si procurò « loro il lavoro, se ne regolarono i proventi, sì che « uscendo potessero trovare un piccolo cumuletto « da accorrere a' bisogni del primo giorno di li« bertà. Preghiera in comune mattina e sera, e'l « catechismo ogni giorno, confessioni e spiegazione « del Vangelo ogni domenica: una scuola di leg« gere e scrivere indifferentemente per tutti più « volte la settimana; ed a compiere quella istru«zione di carità i padri assegnarono alquanti as« sai ben nati giovanetti loro scolari, e talvolta «<lo fecero essi medesimi. Come escono dal carcere, « si fa opera come si può il meglio di allogare i « più derelitti nelle botteghe de' proprj mestieri, « raccomandati ad onesti maestri, vegliati, assistiti, << ammessi nella Congregazione della Madonna. « Con queste cure in otto mesi ne sono usciti oltre « a settanta, e non ancora, la Dio mercè, è avve« nuto che ne tornasse in carcere pure uno.(*)

(*) Fatti ed Argomenti in risposta alle molte parole di Vincenzo Gioberti intorno ai Gesuiti... per Carlo M. Curci d. C. d. G. Modena, 1846 Vincenzi Cap. 9. §. 13.

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