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alla mia narrazione, alla quale ritornerò, ricordando che fu nel duodecimo, che anche la Cattedrale di Osimo ebbe raguardei miglioramenti. Avverte Monsig. Zacchi nel suo catalogo de Vescovi osimani, che Gentile avendo Cattedra in quel Damo nel secolo dodicesimo Ecclesiam existentem prius humilem brevemque elevavit, atque duplo fere longiorem reddidit, Sandam Sanctorum magnifico opere constituens in ea episcopalem stimemoriam locat; il che ancor meglio spiega Pannelli (53) ertimento premesso alle memorie dei Santi Vitaliano, auto Cathedralem Ecclesiam habentem nimium humiles parietes, in altius extulit columnis aedem suffulsit, alas utrinadjunxit, Sancta Sanctorum addidit. Si rileva da questo, de l'antica Cattedrale eretta, come già avvertì nel secolo VIII. dorete essere da prima ristretta e meschina, e si vede d'altronde, de l'ampliamento, che vi fece il detto Vescovo Gentile ebbe bago in quella parte dove al dì d'oggi esiste il presbiterio. Fu

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questo tempio rifatto da capo a fondo nel 1499, come glio rileveremo, quando saremo giunti a parlare delle fabbride, che in detto tempo si costru rono. Se ben si considera la Saccata, trovasi in questa tale analogia alle molte altre, che si Sahilirono nel terminare del secolo, che non temerei d' errare, ma tale assegnazione dassi anche ad essa.

l'Iconografia dei templi cristiani fu diretta per molto tempo uni principj fondamentali e costanti, basati in parte sulle pline simboliche, ed in parte suggeriti dal nuovo stile archi, che surse, come già dicemmo, entro quel periodo da Agèncourt della decadenza dell'arte.

È la facciata della nostra Chiesa incrostata per la maggior parte di pietra rossa: ed il color igneo, o rosso era da primi

Padri del mistico sapere riconosciuto come il più acconcio a rappresentare il vivo fervore divino, e però si usava questo tanto nelle facciate delle maggiori Chiese, quanto nelle colonne sorreggenti il baldacchino, od ombracolo dell' Altare, le quali erano Sempre, o di marmo numidico, o di porfido, o di pavonazzet

(54). Ai lati delle porte maggiori vi furono collocati due lioni,

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che tengono fra le branche un' animale. L'uso di porre i lioni alle porte dei tempj è antichissimo, e l' essersi praticato anche nella gentilità, ha fatto sì, che moltissimi di quei lioni, che in parte si vedevano, ed in parte ancora si vedono nelle porte delle Basiliche di Roma e che poi furono anche trasportati peja ornare fontane, e piedistalli d' obelischi, sono quelli stessi, ch'eranc una volta nell'ingresso de' loro tempj. 11 Lione era presso i Grec un simbolo delle dodici imprese di Ercole, del quale a farn l'apoteosi, fregiarono anche il zodiaco. Essi trassero probabilment dagli Egizj questa costumanza, come quella ancora di scolpire delle sfingi segni d'una misteriosa religione. Non ardirei però di asserire che quei popoli fossero gl' inventori di queste simboliche figure che poichè secondo il Vitalpando ne fecero uso gli Ebrei ancora neglid angoli degli altari, e dei troni. Di fatti abbiamo nel lib. III. de Rè, che il ricchissimo soglio di Salomone era adornato di lion 'di varie grandezze a significare certamente la maestà del Regnante Non è maraviglia pertanto, se gli antichi cristiani, i quali ne a costruire dei tempj imitavano i gentili, a somiglianza di essi, e di altre nazioni di sopra indicate abbiano ritenuto l'uso di effigiar lioni alle porte delle loro Chiese, non tanto a semplice ornamentasis quanto perchè quel generoso e vegliante animale ha un' allegoris relativa ancora alla nostra religione purissima; siccome quello, che la maestà esprime del luogo santo, la vigilanza del cuore verse Dio, e la forte custodia delle cose sacre. 11 collocare poi dei fan: ciulli fra le loro branche quasi in atto di scherzare con essi, sentimento de dotti archeologi altro indicare non sembra se no la mansuetudine, che la Chiesa usar deve verso i neofiti, essend il lione, per quanto ne dicono i naturalisti, coi supplichevoli ge neroso e clemente. Conviene però confessare, che negli ultim decorsi secoli apponevansi siffatti animali ne' sacri templi, non pi come segni allegorici, ma a semplice ornato, siccome vedesi nell Chiesa di Santa Maria Lauretana in Roma, dove due Orsi alle port rappresentono lo stemma gentilizio della nobilissima famiglia Orsini

1 fregj ornamentali di questa nostra Chiesa sono per lo più tralci composti di gravi pampini, e mediante tale raffigurazion di tralci si volle dinotare simbolicamente la cristianità (55).

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La porta maggiore è ornata di un fastigio di cordoni di mar-
: nella parte superiore s'innalza un timpano, che ha nel suo
un'apertura, o fenestra di figura ottagona.

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Anche Cingoli stabili la sua Cattedrale nel 1218, come raccoglie da una carta esistente nell' archivio del Collegio romaoriferita da Rafaelli (56). Non è a tacersi, che in questo se

precisamente nel 1278 fu di nuovo anch'eretta la Chiesa Esuperanzo fuori delle mura della Città, che nel secolo non era se non meschina e ristretta. A tal difetto fu ben pito nella nuova fabbrica, mentre ha essa una longitudine di

¿í polmo, ed una latitudine di palmi 67, e once 8. La poca distanza fra la lunghezza e larghezza è meno difettosa in quanto si riguardi la profondità delle cappelle e la grossezza de' pilastri pogoni, che distolgono l'occhio da una tale dissonanza. Queste propazioni non sono rare in molte altre chiese, che si erigevano nel colo XII; e ancor più frequente nell' XI., il che deriva dall'aver i architetti imitato molte antiche basiliche, che si trovarono erette sto consimili forme. L'arco di sesto acuto è anche qui pratticato, 6550 però è meno sensibile, che in altri tempj; per cui rende la chiesa più maestosa .e magnifica. Infatti la tribuna, a cui si ascende per varj gradini si presenta tale, e per l'ampiezza dell'arco, e per la profondità dell'abside (57). Rimane sotto di questa la conPassione, che cambiò gli antichi suoi ornamenti, con altri che otne dalla munificenza del Vescovo Cardinal Lanfredini (58). Che pasta Chiesa sia stata nuovamente costrutta nel secolo XIII. lo imamo da due iscrizioni (59), la prima delle quali è in fondo ad ta, e dietro l'altar maggiore scolpita in una sola linea, e nella patra stessa, ond' è formato il muro. La seconda divisa in sei rgde vedesi nell'architrave della porta maggiore della chiesa sudeta (60). Dalla prima ș'apprende, che la fabbrica fu compiuta zel 1278 sotto il Pontificato di Niccolò III, e quando era Priore di essa un tal Bartolommeo. La seconda poi, che dovrebbe portar l'epoca del 1295, e non 1395, come forse per viziatura si scrisse, à rende noto, che nel Priorato di un Giacomo da Gubbio, un Giacomo fu lo scultore del bassorilievo esistente sopra l'architrave

della porta maggiore dove espresse Sant' Esuperanzo pontificalmente vestito, avente in mano una bandiera, ed ai lati due Angeli, che coi torriboli alzati incenzano il Santo. Nella parte posteriore scolpi i quattro notissimi simboli degli Evangelisti. Rozzo è questo lavoro, e mostra quali scarsi principj si avevano, come già dissi, dagli artisti operanti in questo secolo.

Dall'iscrizione, che l'Abbate Turchi (61) ci ha conservato sappiamo che in Camerino fu di nuovo rifabricato il Duomo l'anno 1268 nel Pontificato di Clemente IV., e nell' Episcopato di Guidone, essendosi la vecchia Chiesa distrutta nella tirannide del Rè Manfredi, che danni gravissimi apportò specialmente a questa città. Un Guittone ne fu l'architetto, e col disegno di lui si eresse po chi anni dopo il maggiore altare di questa chiesa, il quale, siccome avverte il Lilli (62) alla preziosità dei marmi riuniva quell'eleganza di disegno, che potevasi pretendere; aggiungeremo noi, nelin che fu costrutto. Una lapide collocata nell'altare riepoca cordava il nome del Vescovo, che ordinò il lavoro, e fu Rambotto l'artista, che l' eseguì fn Guittone,

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l'anno 1295, in cui può credersi, che fosse intieramente renduto a compimento non solo l'altare, ma la fabbrica. Pur troppo questa Città soffrì più che ogni altra le rovine dei terremoti, e senza che rammenti quante volte si dovesse accorrere per riparare i danni, che da questo flagello si avevano, ce ne somministra luttuosa memoria la lapide, che fu apposta nel 1749 nell' architrave della chiesa, che può dirsi venisse di pianta riedificata nell' Episcopato di Monsignor Viviani (63). Ma più che questa rammentiamo noi stessi la distruzione di questo tempio, nel 1799 e che poi dalla somma pietà de' cittadini, e diocesani abbiamo veduto nuovamente sorgere da pochi anni a questa parte a gloria di Dio, e ad incremento della religione, che professiamo (64).

Era del secolo VIII. la Chiesa di San Catervo di Tolentino, quando nel 1256 si riconobbe quasi consunta e non più adatta a radunare i fedeli, che in folla concorrevano ad orare all'arca del Santo, di cui erano devoti allora i Tolentinati, non meno di quello, che lo siano al presentc, ed estendendosi altresì la fede nel

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stante della provincia, si mossero i Monaci ad invocare il patro-i i di Papa Alessandro IV., che si trovava in Anagni, perchè tasse i fedeli all' erezione di una nuova chiesa; ed egli corrispondendo a si giuste richieste, pubblicò un breve, col quale invitado le diverse Comunità della Marca a concorrere per la costrune & opera si pia ne retribuiva loro larghe indulgenze (65). Quesabria, che abbiamo veduto lungamente esistere, fu da pochi

tutta, e sulle sue rovine si eresse la nuova Cattedrale e di essa formato il disegno il vivente Conte Filippo Spada ¿erata.

Anche quella dedicata a San Flaviano di Recanati riconosce la errezione in Chiesa Vescovile dal 1240. La nuova fabbrica alta circa il 1385 nol Vescovato di Angelo, tolse ogni vestigio da vecchia chiesa, la quale essendo troppo angusta, e cedendo as antichità era prossima a rovina, per cui non possiamo che ricordare l'epoca in che essa fu costrutta (66). Rammenin fine che al 1270 devono riferirsi i lavori, che Margaritone Areizo fece nel Duomo d'Ancona, ed è probabile nella facciata, e già indicai (67). I Vescovi, che attendevano alla nuova eree delle Chiese rivolgevano altresì le loro cure anche a render de, e decorose le loro abitazioni. Così si ha per esempio, de facesse Bernardo 1. Vescovo di Osimo, ch'eresse il suo Palazzo redto ad oriente, nel quale, secondo vien riferito da M. Zacchi Cat Ms.) si leggeva scolpita in una lapide la memoria Edes pales conditae fuere Anno Christianae salutis MCCIV. La pera può credersi, che perfezionasse poi Giovanni II. VeOsimo, quando si voglia prestar fede ad una memoria, seri aver letto l'Arciprete Diotajuti nell'archivio del Capi, nella quale dicevasi Joannes Secundus Episcopus Auximanus tempore Bonifatii VIII. Palatium Episcopale extruxit, che Compagnoni spiegò doversi intendere, che Giovanni non fosse aquello, che perfezionò l'opera (68) di già cominciata dal Tescoro Bernardo. Come ancora deve ritenersi, che in quest' epoca se di già costrutta la piccola chiesa di S. Giovanni Battista, de rimane contigua al Duomo, ed al palazzo episcopale, dove

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