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4 hore dopo mezza notte si terminarono le cene. Dicono che in quella sera s! desse a mangiare in un istesso tempo a tremila persone incirca e che la spesa fatta dalla corona nelle descritte funzioni possa ascendere alla somma di ducento mila scudi incirca. >>

La Vie de la reine Christine commence après le mémoire qu'on vient de lire page 237; mais il n'y a que la lettre dédicatoire adressée à Dieu. Le reste manque. Ce fragment est suivi de son testament qui termine le volume.

Le tome XIII est intitulé Miscellanea. Il mérite que nous entrions dans quelques détails.

La première qu'il contient est relative à un certain nombre de tableaux que la reine voulait commander. Voici quelques fragments de cette pièce.

Premier tableau. La Beauté représentée dans un magnifique palais, couchée dans un superbe lit représentant une accouchée qui vient d'enfanter deux petits Amours qui doivent estre représentés comme estans de différent sexe, entourés des Grâces occupées autour d'eux de la manière que le sont les femmes autour des enfants nouveau-nés.

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Second tableau. L'Espérance qui allaite les deux Amours, etc. On lit en marge de la main de la reine : « De ces deux il ne faut faire qu'un, afin que le nombre des tableaux n'excède pas celluy de huit. - Faire une copie. »

Au cinquième tableau, le projet dit «Ils sont représentés dans un estat de jouissance. » La reine après le mot estat a mis un renvoi et a tracé en marge le mot heureux. Au sixième tableau, après ces mots : « leur crainte, leurs soupçons, leur douleur, » la reine a mis encore un renvoi et elle a écrit en marge: « et leur tendresse . »

Les folios 3 et 4 nous offrent la copie demandée de cette pièce, avec les corrections de la reine insérées dans le corps du texte.

Le folio 5 est le brouillon tout entier de la main de Christine (suivi d'une copie au folio 6), d'un plan d'opéra ou de ballet. Cette pièce est intitulée ainsi : Il dialogo delle duoi (sic dans le brouillon de la reine) amanti; mi pare che riuscirebbe assai bene se si facesse cantar in questi sensi. »

Suit le fond d'un dialogue entre Damon et Chloris à la fin duquel on lit: In questo punto deve comminciar la sinfonia.

Le folio 12 nous offre la suite naturelle du précédent sujet; c'est une piece intitulée Serenatu, dans laquelle on voit l'Amore, il Tempo e la Fortuna innanzi al tribunal della Ragione, et plaidant chacun leurs droits. Quand les premiers personnages se sont un peu disputés, la Raison prend la parole et conseille agli amanti l'oblio, alli cortegiani il disinganno et alli filosofi la patienza, et, chose bizarre! ces trois classes promettent ce qu'on leur demande, les amants seuls protestent contre ces conseils, etc., etc.

Tutti, dit le texte, insieme con un madrigale finiscono dicendo, che tutto deve ceder all' amore, etc. Vient après ce plan la pièce. Les personnages sont : AMORE, Soprano; CLORI, Soprano; DAMONE, contralto; IL TEMPO, basso; LA

RAGIONE, tenore; LA FORTUNA, contralto; un choeur de courtisans, un chœur d'amants, etc.

Cette symphonie, dont il y a à la suite plusieurs copies, est chargée d'annotations marginales de la main de la reine. Nous rencontrons ensuite les statuts dell' accademia reale qu'elle fonda dans son palais et dans laquelle Si studii la purità, la gravità e la maestà della lingua toscana, s'imitino per quanto si può li maestri della vera eloquenza delli secoli felici et heroïci, Demosteni et Ciceroni, di Cesari et Bruti, di Livio et Salusti, etc. »

La quatrième pièce du volume est intitulée: Informazione della confraternita d'Amarante fatta l'anno 1653 a Stocholm. »

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Voici la copie de ce singulier document: È l'usanza in Svezia, siccome in Germania, di celebrare una festa di ricreazione, che si chiama Wirtschafft, che vuol dire una specie di conversazione allegra nell' osteria. In questa festa si elegge un numero di persone di qualità, que si travestono, o mascherano in differenti maniere, ma nella più ricca et magnifica forma che ciacusno puole. » En marge il y a de la main de la reine : « In tal festa. » Puis le texte continue: « Si giuoca, si cena, et si balla, e si prende un giorno particolare questo divertimento, il quale comincia al tramontare del sole e dura per ordinario sino al nascere del medesmo. Mentre che regnava la regina Christina, fu fatta questa festa trè o quattro volte, ma neli' ultimo anno del suo regno fù celebrata con una magnificenza che eccedeva tutte le attre simili feste che fossero mai state vedute nel nord e questa superbissima festa (ces derniers mots sont de la main de la reine), fu l'ultima che sua Maestà celebrò nel suo glorioso e trionfante gouverno (ce dernier mot est de la main de Christine), e si celebrò il giorno dei Rè e volle la majestà sua all' esempio di Augusto rappresentare la festa degli Dei in vece di quella del Wirtschafft, il quale pareva a la majestà sua un' idea troppo bassa e vile al suo nobile et heroico gusto. La regina dunque per questo effetto elesse un gran numero di persone di distinta condizione dell' uno e dell' attro sesso, che formavano questa mascherata. La sorte dava ad ogni uno il personnagio che dovea rappresentar (les mots soulignés sont en marge de la main de Christine), con i viglietti, che si cavavano e questi rimanevano accompagnati a due per due eccetuata la majestà sua che restava sola come era suo dovere.

Ciascheduno portava il nome del personnagio che rappresentava e si travestiva non secondo l'ordine della mitologia ma più pomposamente che si poteva e tutto scintillava d'argento, d'oro et di gioje.

I Dei furono trattati in una gran sala serviti dalla gioventù dell' uno et del altro sesso, vestiti da Ninfe e da pastori. La regina risplendeva alla testa di questa folla e galante gloventù con tal splendore che oscurava tutti; ma ella che non fu mai più d'un mezzo quarto d'hora alla tavola, senza patire, si diede a servire gli Dei a tavola con tutta la gioventù, e benché questo mestiere non fosse della sua grandezza, era però il più conforme al suo spirito ed al vivace tem

peramento della sua età si commune a ciò che si pratica dai graziosi principi in simili occasioni.

La Regina in questa occasione prese, secondo il costume di tali feste, un nome di ventura, come tutte le altre, e fecesi chiamare l'Amaranta che vuol dire l'immortale.

La sala dove si rappresentava la festa si figurava esser l'Arcadia ed era ornata di superbissimi arazzi di verdure con specchi, vasi e statue,; nell' aria spiravano soavissimi profumi e risonava un armonia di musica e d'instromenti che rapiva, ed il tutto era cosi mirabilmente regolato et ordinato che la magnificenza, la galanteria et il buon gusto spiccavano in tutto.

Si giuocò, si cenó e si ballò sino al far del giorno.

La Regina dopo havere regalato la sua corte incantó tutti al suo solito con quell' arte inesplicabile e a lei sola si naturalè e particolare; ma sul fine fece stupir tutti, mutandosi in un subito d'habito commandando che si dasse al sacco il suo della mascherata e che fos e messo in pezzi come segui, benché il vestito fosse ripieno di gioie: questo commando fece perdere la gravita agli Dei i quali in questa occasione, benché più gravi e barboni, vollero spartire la ricca preda con li huomini; finalmente ogniuno restò contentissimo, e questa superba e galante festa fu applaudita dagli huomini e dagli Dei.

In questa occasione sua Maestà institul una specie di fraternità nominata Geselschaftt in Svezia e diede a quelli che vi erano dell' uno e dell' altro sesso la cifra dell' Amarante in doppio XX, le lettere della quale erano formate da diamanti circondate da una corona di alloro con queste parole « Dolce ne sarà la memoria. » Facendola portare a tutti li signori e le dame che intervenivano alli suoi divertimenti, e più familiari ricréazioni, il numero dei quali era di 32 cioè sedici signori et altrettante dame, senza contar la Regina che in tutto faceva il numero di 33.

Nel numero de' cavalieri vi era il conte Dona, il conte Dot, Montecuccoli, B. Antonio Pimentelli, inviato di Spagna, il conte Caprara, il conte Stenberg, Strozzi, un Acorosini, ed altri il nome de quali non si ricorda. Nel numero delle Dame vi erano le più belle e più nobili della corte, tra le quali la bella contessa e tre o quattro Sparre, famiglie delle primarie di Svezia che in quel tempo fioriva di bellezza nelle sue donne et altre delle quali non si sa dire li nomi. A questo numero di persone la Maestà sua fece l'honore d'associarle seco per compagne deile sue nobili ricreazioni. Havevano essi l'honore di cenare con la Maestà sua quasi ogni sabbato in una villa lontana circa un miglio da Stocholm, ove si discorreva, ballava, giuocava e si godeva l'armonia della musica passando il tempo con gran piacere con tutta la familiarità e libertà che il rispetto e l'hone to permettevano a questa felice radunanza (1) destinata alla gloria di conoscere più intimamente e d'ammirare più da vicino i sentimenti heroici di questa gran regina; a quest'

(1) La reine mit: Brigata,

intuito furono chiamati gll Eletti per non aver mai riconosciuto nell' intimo di questa gran principessa cosa che nobile, heroica, grande, e degna d'ammirazione uon fosse. In questi felici momenti persuadeva la Maestà sua, malgrado della sua modestia, a tutti quelli che havevano l'honore ditrattor seco, che eddio il quale era stato prodigo verso della Maestà sua de beni della natura e della fortuna, non le haveva dato niente di più grande del suo magnanimo cuore. In tal maniera questa gran regina si ristorava delle sue gran fatiche doppo aver applicato giorno e notte per tutta la settimana a suoi gravi et importanti affari, essendosi ella resa l'arbitra assoluta non solo del suo regno ma dell' Europa tutta dal momento che entrò nella sua maggiorità, il destino della quale pareva che dipendesse solo dalli cenni suoi : Però accudiva con indefessa et inaudita applicazione a tanti e si diversi interessi, rubando solo al suo mangiar et al suo riposo quei momenti che impiegava nelli suoi nobili et eroici di porti.

Volume XIII, page 122 et suivantes sont les Constituzioni del habito militare della santa Passione, de la main de Christine; plus une copie corrigée et annotée par elle, etc. A la page 141, nous trouvons un rapport d'une lettre écrite à la reine, le 11 décembre 1686, par le gouverneur général de ses possessions. On y voit que Christine s'était chargée de la dépense nécessaire à l'impression du livre de Wasmuth, allant à 15,000 rixdallers. L'auteur de la lettre proposant à la reine de recommander l'ouvragè au pape, Christine met en marge : a Il ne faut rien espérer de ce pape icy; mais il en viendra bientost un austre, » s'il plaist à Dieu. Alors je feray des merveilles. Qu'il prenne seullement garde » de ne choquer nostre religion. >>

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Plus loin vient tout le détail de la négociation entre Puffendorf et la reine, relativement à l'histoire de Christine que devait composer cet écrivain. Il y a là des choses assez curieuses. Ainsi, à propos d'un passage où Puffendorf raconte, à la louange de Luther, le motif qui donna naissance au protestantisme, la reine a écrit en marge pour son secrétaire : « Vous avés raison, et il faut luy escrire » là-dessus; ou qu'il l'oste, ou qu'il ne me le dédie pas. » La reine accepte cependant. Alors Puffendorf lui écrit qu'il peut exprimer la joie qu'il a eue d'apprendre que la reine ne désapprouve point son histoire, etc. : -«Il croit de ne > point pécher contre la grandeur de la reine, s'il ose escrire un peu familière »ment à une si grande majesté. » En marge, on lit de la main de Christine : » Au contraire, il me fait plaisir. » — « D'autant plus (poursuit Puffendorf), » qu'il y aura deshormais cette conjonction entre la reine et luy que la postérité » ne nommera point Christine sans nommer Puffendorf, ny Puffendorf sans » nommer Christine. « La reine met en marge : « Cet raison me fist assez » rire.» Plus loin on lit : -« Puffendorf croit qu'on ne le blasmera point, s'il » prétend de n'estre pas inférieur à Homère. » En marge, de la main de la reine : » Je crois qu'il n'a pas tout à fait tort. »>

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Plus loin encore, Puffendorf dit que « Pour l'histoire, bien que des geus » d'esprit sont d'opinion qu'elle aura beaucoup de grâce estant escrite avec une 14

TOME II. 3 SERIE. 213 LIVRAISON.

AOUT 1852.

» simplicité natifve, il croit néaumoins (pourveu que la reine l'approuve), qu'il » y pourra mesler ses sentiments sur les choses qui ont été exécutées plus tard » qu'il ne falloit, et cela sans chocquer personne, puis qu'aussi bien il n'y a point » de mortel qui ne soit sujet à des fautes. » La reiné, avec raíson, met en marge : Je ne comprens pas; il faut voir l'original; de là j'aurais volu que vostre >> estrait eust été en latin, non pas en françois, mais n'importe. » Un peu plus bas elle fait cette autre remarque assez maligne : — « Surtout il faut prendre » garde de ne pas faire paraitre allemand son latin. » A ce passage: « Il espère que la reine fournira aux dépans de touts ses voyages, en manière qu'il puisse converser avec honneur dans les cours estrangères et qu'il puisse encore corrompre les escrivains pour avoir d'eux ce qui fait son sujet. » La réine écrit cn marge: «Je le feray. » A cet autre : - Il dit qu'il a honte de dire, et » le gouverneur général le sait, qu'il a souffert grande misère depuis l'an 1677 » qu'il commença d'escrire cette histoire qu'il auroit peu finir en deux ans, s'il » eust eu les moyens; mais il espère que la Reine le soulevera selon la grandeur » de son âme, en sorte qu'il puist avoir une librairie copieuse, quelque beau jar>> din et quelque lieu hors de la ville pour se recréer. » La reine met en marge: « Si ma bourse estoit proportionné a mon ame, nos affaires iroit bien; mais il » faut avoir patience. Je ferai ce que je pourrai. » Malgré cela, ou peut-être à cause de cela, quand Puffendorf recommande à la reine ses deux filles, a pour les » marier avec une dot competente, » Christine se borne à écrire : —« Ut suprà ; » et quand la personne qui fait ce rapport lui propose de faire donner à Puffendorf plus qu'il n'a reçu jusque là, elle met en marge: -« Escrire à Thexceira qu'il s'accorde avec lui le meilleur marché qu'il poura. »

Le XIV volume contient quatre copies diférentes de la Vie d'Alexandre le Grand, écrite par Christine et imprimée il y a longtemps. Ce travail porte c ́s quatre titres différents : 1o le Grand Alexandre; 2 Dissertation sur le Grand Alexandre; 3° Dissertation sur Alexandre; 4° les Vertus et les Défauts d'Alexandre le Grand. Ces quatre copies, de la main de Galdenblad et de l'abbé Santini, sont chargées de notes autographes de la reine. En tête de la première, on lit de la main de Christine : - a Copié moi cet ouvrage au plustot qu'il vous sera pos>>sible sans vous tuer. » La plupart des corrections de la reine ont rapport au style et aux tournures de phrase ; quelques-unes pourtant sont des additions de faits ou des réflexions assez remarquables. Ainsi, fol. 5, à propos de l'abstinence d'Alexandre dont parle le texte, la reine met en marge: « La reine de Carie » envoia des officiers de bouche pour lui servir les mets délicats qui estoit en Dvosgue dans leur siècle et dans le pays, où on se piquoit de faire bonne chère; » mais Alexandre la remercia et les renvoya, disant qu'il n'avoit besoin de sauses > ny de ragouts et qu'on lui avoit apris en son enfance que la fatigue du matin >> lui prépareroit un bon appestit pour bien diner et que celle du jour luy fai>> roit le mesme office pour son souper. Tout cela semble justifier assés sa >> sobriété. >>>

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