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PER

UNA MESSA NOVELLA

SONETTO

Mentre Giuseppe oltre all'uman costume

Sull' ara il suon de' sacri detti scioglie, Allo sguardo mortale in bianche spoglie Fatto simile all'uom si mostra un Nume.

Che se mia mente ricercar presume

Qual mai cagion tanto prodigio accoglie, Pria che appagar le temerarie voglie, All'audace pensier mancan le piume.

Cosi la mia ragion nel denso stuolo
Delle tenebre sue si perde e muore,
A me lasciando il desiderio e il duolo.

Ma una tenera voce in mezzo al core
Mi parla e dice: ama, e vedrai che solo
Quel che insegna la Fede, intende Amore.

LA

CADUTA DI GERUSALEMME

SOTTO L'ARMI DI TITO

SONETTO

Quando il gran Tito ad espugnare accinto

Dell'ingrata Sion l'eccelse muraa
Facea cadere il fior di Giuda estinto,
E di duolo parea fremer natura;

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Disse Pietà: Tito, e qual mai t'ha spinto
A tante stragi atroce voglia e dura?...
Tu sei pur quegli, il cui pietoso istinto
Fia chiaro esempio anco all'età futura.

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Deh nel tuo cor discendi, e questo affrena Spirto crudel, che fuor del tuo natio Dolce costume a inferocir ti mena.

Taci, gridò Giustizia: il popol rio

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I suoi falli colmò: della sua pena
Stromento è Tito, e il punitore è Dio.

PER LA NASCITA

DEL GRAN PRINCIPE DI TOSCANA

SONETTO

Volgea l' umido pie dai gioghi algenti

Il Tosco fiume entro di se pensoso:
Veggo, dicea, che alle Toscane genti
Lunga pace promette il Ciel pietoso.

Ma il Sol, che or siede in trono, e i dì ridenti
Recaci, eterno io già sperar non oso;
Onde nel dubbio de futuri eventi

Chi fia saldo sostegno al mio riposo?

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Quando s'udio romoreggiare intorno
Ai colli Etruschi il desiato segno,
Che apria l'Austriaco germe i lumi al giorno;

E una voce gridò dal sommo regno,

Ove i Numi ed i fati hanno soggiorno: Ecco, o fiume d'Etruria, il tuo sostegno.

"

A

Se

IN

LODE DI SACRO ORATORE

SONETTO

·I. ·

De miro intorno alla terrestre mole
Un alterno variar d'ombra e di luce,
È la destra di DIO che in Ciel conduce
Sul diurno sentier l'astro del Sole.

Così la Grazia sua condurre ei suole.
Che or manca al Mondo, e tetri mali adduce,
Poi torna e splende, e il ben ne riconduce,
Perchè l pentir de' rei, non morte vuole.

Ma pria che il Sol l'oriental pendice

Sormonti e in Ciel fiammeggi, accende i bei
Raggi l'Aurora, e il suo venir predice.

Tu che richiami a pentimento i rei,

Egli ritorni a DIO, l'alba felice

Del nostro ben, SACRO ORATOR, Tu sei

Del

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el nostro ben, SACRO ORATOR, Tu sei Nunzio, cui guida ed avvalora il Santo Spirto celeste, onde Tu formi e crei Di tua voce eloquente il dolce incanto.

Con essa i cuori e più ritrosi e rei

Vinci, commuovi, e trai sul ciglio il pianto :
Son tant' alme pentite i Tuoi trofei;
E IDDIO si placa, e non gastiga intanto.

Gran DIO del Ciel, tanti sofferti guai
Si del nostro fallire i frutti sono,
Ma ci pentiamo, e Tu perdon ci dai.

Oggi di Tua pietà sia questo il dono:
Fa' che il nostro pentir non cangi mai,
Perchè mai non si cangi il Tuo perdono.

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