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ch'ei gli attribuisce, facendogli così annunciare col motto: Tutto è compiuto, il compimento dell'opera sua, ovvero il compimento di tutte le profezie, a parte ben inteso ciò che rimaneva a compiersi dopo la risurrezione.

Non soltanto però quest'ultime parole, ma le precedenti eziandio da Gesù proferite in sulla croce, sono tali che riesce impossibile intercalarle le une nell'altre, come generalmente si suol fare. Si contano d'ordinario sette parole di Gesù sulla croce : ma nessuno dei singoli Evangelisti, tante ne riferisce. I due primi ne hanno una sola: il grido, mio Dio, mio Dio, perchè mi hai abbandonato? Luca ne ha tre: la preghiera per i nemici, la promessa al ladro crocifisso e la consegna dello spirito nelle mani del Padre. Giovanni parimente ne ha tre, ma diverse: il discorso alla madre ed all'apostolo; la parola, ho sete; e la parola, Tutto è compiuto. Vero è che la preghiera pei nemici, la promessa al ladro e la raccomandazione di sua madre a Giovanni si potrebbero concepire in quest'ordine di successione, ma già la esclamazione: ho sete, e l'altra: Mio Dio, mio Dio, ecc., si fanno impaccio a vicenda, essendo ambedue seguite da un medesimo atto, l'offerta cioè dell'aceto mediante una spugna posta in cima ad un bastone. Aggiungasi a questa la complicazione del grido, tutto è compiuto, colla preghiera finale: Padre, nelle tue mani, ecc. ecc., e si dovrà pur comprendere e confessare che nessun Evangelista nelle parole che egli attribuisce a Gesù sulla croce ha tenuto conto delle parole attribuitegli dall'altro nè tampoco ne ha avuto notizia; lungi da ciò, ciascuno descrive questa scena a suo modo secondo la idea ch'egli stesso, oppur la leggenda cui attinse se n'erano fatta, in base a questa od a quella profezia o ad altra considerazione qualunque.

Anche il calcolo delle ore suscitò qui una difficoltà particolare. Secondo tutti i sinottici, le tenebre regnarono dall'ora sesta sino all'ora nona (giusta il nostro modo di contare da mezzogiorno sino alle tre). Secondo Matteo e Marco, fu verso l'ora nona (tre ore pomeridiane) che Gesù lamentossi di essere abbandonato da Dio e rese subito dopo lo spirito. Marco pone la crocifissione di Gesù all'ora terza (nove ore del mattino) (v. 25). Secondo Giovanni invece (19, 14) fu verso la sesta ora quando cioè, secondo Marco, Gesù trovavasi da tre ore sospeso alla croce che Pilato cominciò a giudicarlo. A meno che il quadrante non abbia indietreggiato come al tempo di Ezechia, la è questa una contradizione cui non vale a togliere nè il mutar violentemente la lezione nè lo invocare la congiunzione come

STRAUSS. V. di G. Vol. II.

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adoperata in Giovanni nè lo addurre la incapacità degli Apostoli ad osservare esattamente l'ora in mezzo ad espressioni cosi dolorose. Tutt'al più la si potrebbe risolvere ove si riuscisse a dimostrare che il quarto Evangelo conta le ore diversamente dagli altri ').

') Così dicono Rettig, Exegetisce Analekten, in Ullmann's und Umbreit's Studien, 1830, 1, pag. 106 seg.; Tholuck, Glaubwürdigkeit, pag. 307 seq. Confr. intorno ai diversi tentativi di conciliazione Lucke e De Wette, su questo passo di Giovanni.

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CAPITOLO QUARTO.

MORTE E RISURREZIONE DI GESU.

.§ 133.

Prodigi al momento della morte di Gesù.

La morte di Gesù, al dire de' racconti evangelici, fu accompagnata da fenomeni straordinari. Fosche tenebre levaronsi sopra la terra tre ore prima della sua morte e durarono sin quando egli spirò (Mat. 27, 45, parall.). Al momento della morte, la cortina del tempio si squarciò da capo a fondo, la terra tremò, le roccie si schiantarono, si apersero i sepolcri, ed i corpi di molti pii trapassati entrarono in città e comparvero a molte persone (Mat., v. 51, seg. e parall.). Del resto gli Evangelisti, ne' loro racconti, dividonsi tra loro assai inegualmente questi diversi prodigi: il primo è il solo che li contenga tutti; il secondo e il terzo non parlano che delle tenebre del laceramento della cortina; il quarto tace su tutti questi segni.

Esaminiamoli successivamente uno ad uno. Anzitutto la oscurità che dicesi sopraggiunta mentre Gesù stavasi sospeso alla croce non può essere stata un eclissi naturale di sole, prodotta dall'interposizione della luna '), perchè allora erasi a Pasqua, vale a dire nel tempo del

1) Il Vangelo di Nicodemo fa dire agli ebrei in modo affatto privo di senso Un eclisse di sole sopravvenne come di solito, c. 11, pag. 592, in Thilo.

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