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PREFAZIONE ALLA II. EDIZIONE

Nel breve intervallo trascorso fra l'apparizione della prima edizione ed il compimento della seconda, questo libro è già passato per tutte le fasi principali che un'opera simile può presentare, quanto all'accoglienza ch'essa incontra nel publico ed ai sentimenti che vi eccita.

Questo libro allontanasi dalle opinioni della massima parte de' teologi ed anche del rimanente del publico, e se ne allontana in una parte in cui una contrarietà di pensiero è ordinariamente riguardata come sacrilega. Laonde, al suo primo apparire, esso non potè che far nascere, negli spiriti non preparati, un senso di sorpresa indefinito, che spingevasi sino all'orrore; e tale impressione, prodotta da uno scritto, dovea necessariamente manifestarsi a sua volta per risposte in iscritto. Indi quegli ingiuriosi articoli di alcuni giornali religiosi, p. es. la declamazione devota che la Gazzetta evangelica della Chiesa porse a' suoi lettori quale strenna pel nuovo

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anno; indi i numerosi opuscoli sul far di quelli da me accennati nella prefazione al secondo volume della prima edizione; opuscoli i quali, astrazion fatta da alcuni appunti generali sul mio modo di concepire la storia degli evangeli, astrazion fatta fors'anco da una enumerazione, come quella di Harless, de' più singolari risultati del mio lavoro, altro non racchiudono che la espressione più o meno violenta dell'orrore ispirato ai loro autori dalle mie opinioni, dal mio carattere e dalla mia persona. Di risposte di tal fatta non si dee tener conto più che delle grida di spavento che soglion gettare le donne all'esplosione vicina ed inattesa di un'arma da fuoco; esse gettano quelle grida, non perchè il colpo ha mancato la meta od una ne ha raggiunta che non dovea, ma solo perchè un colpo è partito. Senza dubbio, a que' forti clamori, una vigile polizia può credere, un istante, v'abbiano precauzioni a prendere contro il pericolo di queste scariche; ma tosto qualche uomo ragionevole l'arresta avvertendola non trattarsi che di un vano tumulto, non avervi pericolo reale. Ella è quest'ultima parte che Neander, pur attenendosi ad un esame generico del mio libro, si assunse nel giudizio da lui emesso; e non posso ristarmi dallo esprimergli qui la mia gratitudine e la mia alta stima per avere in questo argomento fatto udire, in modo così degno, la sua autorevole voce.

Ma lo effetto della prima impressione allontanasi e a poco a poco si entra ne'particolari del mio libro e se ne esaminano i risultati speciali e le prove; e ciò promette, a quanto sembra, al publico un giudizio esatto dell'opera, all'autore un reale insegnamento. E per vero, io ebbi ad essere soddisfatto di alcuni scritti sulla mia opera, formanti una transizione fra la classe degli opuscoli ingiuriosi e la classe degli opuscoli istruttivi; tale l'articolo di cui il prof. Weisse, di Lipsia, si riconobbe posteriormente autore; tale eziandio l'articolo publicato nei Fogli di Pflanz per la teologia cattolica. Gli scritti venuti in luce più tardi e che appartengono decisamente alla seconda classe, alla classe della polemica istruttiva, mi for

nirono, e volontieri lo riconosco, molteplici insegnamenti. Ma gli scrittori di cui è parola si volgono a prima giunta verso il libro da esaminarsi e non verso il soggetto medesimo di cui s'occupa il libro; essi non fanno che chiedere a sè stessi in qual modo io tratti, sì in generale che in particolare, la storia degli evangeli, e se non siavi molto ancora a dire contro l'opinion mia e in favore di quella della Chiesa; ma non si fanno carico per nulla, nell' interesse della opinione ch'essi difendono contro di me, di studiare, per proprio conto, l'assieme della storia degli evangeli, e di indagare se mai questo studio, seguíto di conseguenza in conseguenza, possa venir conciliato colle esigenze della scienza moderna. Ora, se non si discende fino ai particolari della applicazione, se non si ha riguardo ai rapporti di ciascun particolare coll'insieme, egli è naturalissimo che, sia per lo insieme, sia per i particolari, si trovi un qualche argomento, talvolta giusto, tal'altra specioso, in favore della opinion della Chiesa e contro coloro che scorgono un mito nella storia evangelica. Da ciò nasce, ne' critici che si pongono su questo terreno, l'illusione d'una superiorità infinita e d'un perpetuo vantaggio sul loro avversario; essi si lasciano facilmente trascinare dal vano desiderio di tutto rapirgli; questo desiderio s'aiuta con cavilli sleali; e piantati sull'ampia base dell'abitudine, assicurate le spalle dalla protezione del potere religioso e politico, di fronte a un avversario che sembra isolato, assumono il tono dell'arroganza ed anco del sarcasmo. Questo carattere si nota in ispecie negli scritti del diacono Hoffmann e del dott. prof. Kern, e non io ma altri ne furono disgustati. Per voglia ch'io avessi di misurarmi senza indugio con siffatti avversari ne' vari capitoli di questa seconda edizione, forza mi fu rinunciarvi, sì per non ingrossare il mio libro, e sì per non distrarre l'attenzione del lettore con discussioni di polemica; ma spero più tardi aver tempo che mi basti per rispondere loro in una serie di scritti distaccati.

È uopo primamente tralasciare di considerar la mia opera

per occuparsi della cosa in sè stessa; è uopo tentare, al grado cui sono giunte e la scienza e la coscienza publica, lo studio della vita di Gesù, o pure d'un solo evangelo, senza far uso de' risultati delle mie ricerche; allora, soltanto allora, io potrò sperare, e lo spero con certezza, che lungi dal rigettare sdegnosamente tutta la mia opera, la nuova teologia che deve sorgere incorporerà nel suo edificio molti e molti materiali oggi respinti, da me posti in luce o dirozzati appena; allora eziandio, se mai accada che altri, indipendentemente da tale o tal altro principio usato da me e coll'aiuto d'altre spiegazioni sostituite alle mie, sappia farsi un sistema completo sulla storia degli evangeli, il fatto medesimo mi dimostrerà ch'io sono andato tropp'oltre su certe questioni o che io mi sono sviato. Alla classe degli opuscoli istruttivi appartiene anco uno scritto la cui recente apparizione mi recò soddisfazione speciale, ed è la Spiegazione del Vangelo di Matteo, per De-Wette; opera nella quale i miei sforzi furono apprezzati, per molti riguardi, da un antico maestro della critica biblica, in modo che dee consolarmi del biasimo di tanti altri, i quali parrebbe non avessero udito mai parlare di critica se non dal mio libro, o poco tempo prima; come si può scorgere, a cagione d'esempio, dallo articolo dello scrittore che diè conto del mio libro negli Annali di Berlino. In un'opera come quella di De-Wette, le dissidenze e le contradizioni eccitar dovevano la mia più viva attenzione; ed in quanto la cosa era fattibile ancora e vi si prestava il mio assenso, io corressi in alcune parti il mio lavoro dietro le sue indicazioni.

Il breve lasso di tempo che trascorse, e la mia posizione attuale, poco favorevole a continuati studi, non permettono che questa seconda edizione sia, a parlar propriamente, una rifusione della prima: pure io sottoposi tutta l'opera ad un esame ripetuto ed attento, e in ciascun punto mi sforzai di utilizzare, per migliorarla, le obiezioni de' miei avversari, le comunicazioni de' miei amici e le mie proprie ricerche,

riempiendo le lacune ch'erano divenute visibili, ritrat tando ciò che avevo riconosciuto insostenibile, ed insistendo con forza vie maggiore su quanto m'era parso stabilito e costante. Spero non venga completamente disconosciuta questa mia buona volontà.

Ludwigsburg, 25 settembre 1856.

L'AUTORE.

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