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Ed accennarono a' loro compagni, ch'erano nell'altra navicella, che venissero per aiutarli. Ed essi vennero, ed empierono amendue le navicelle talchè affondavano.

E Simon Pietro, veduto questo, si gittò alle ginocchia di Gesù, dicendo: Signore, dipartiti da me; perciocchè io son uomo peccatore.

« Conciossiachè spavento avesse occupato lui, e tutti coloro che erano con lui, per la presa dei pesci che avevano fatta.

« Simigliantemente ancora, Giacomo e Giovanni, figliuoli di Zebedeo, che eran compagni di Simone. E Gesù disse a Simone: Non temere; da ora innanzi, tu sarai prenditore di uomini vivi.

« Ed essi condotte le navicelle a terra, lasciarono ogni cosa, e lo seguitarono. >

In questo fatto i razionalisti ed i naturalisti han portato la loro critica, e per non ammettere il miracolo, sono stati costretti a ricorrere a ragioni più strane del miracolo stesso.

Lo Strauss non ci trova nulla, non ammette la storia di questo avvenimento, e parlando di ciò che si legge in Jamblico di quanto era accaduto a Pittagora conclude dicendo: Colui che lungi dal vedere, in questi confronti, l'intervento arbitrario della leggenda, e quindi riconoscere il carattere tradizionale di questi racconti evangelici, s'ostina a volervi vedere una storia, sia naturale, sia soprannaturale, non ha idea nè della leggenda, nè della storia, ne del naturale, nè del soprannaturale.

Questa conclusione, tratta da due fatti, o narrazioni che si somigliano, ci pare troppo ardita. Noi non sappiamo negare al fatto narratoci dagli evangeli il valore storico; e vorremmo trovare le ragioni della sua impossibilità, ma non giungiamo a rinvenirle. È qui il caso di ripetere che con la preventiva negazione del soprannaturale si viene alla conclusione dello Strauss, ma chi ammette il soprannaturale, non sarà costretto a venire a questa conclusione. La narrazione favolosa di un avvenimento non ci autorizza a credere favolose le narrazioni tutte di avvenimenti simili. E poi, ci giova ripetere che ammessa la negazione del soprannaturale e l'impossibilità del miracolo era cosa superflua il venire ad esaminare gli evangeli. Lo Strauss vuol far risaltare i suoi principii dall'esame degli evangeli, ma pur troppo, per giungervi, le sue spiegazioni divengono ancor più strane alla ragione che non sia l'ammettere il soprannaturale od il miracolo.

Nel fatto sovraesposto noi troviamo un miracolo fatto per un fine, e questo fine è raggiunto, perciocchè i testimonii del miracolo lasciano le lor navicelle e seguono i passi di Gesù.

Basta leggere attentamente il paragrafo 72, dove si parla della vocazione di Matteo e delle relazioni di Gesù coi publicani per accorgersi come lo Strauss non trovi validi argomenti contro la storia evangelica che segna la vocazione di Matteo. Incontra è vero delle difficoltà, ma non son gravi, e la sua critica è perciò incerta, e le sue conclusioni dubbie e vaghe. Lo stesso si dica dei paragrafi 73, 74 e 75.

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