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Benoît XIII, au concile romain de 1725, supprima le serment de dire là vérité qu'on déférait aux accusés. Les lois ne sauraient commander que l'homme soit son propre accusateur; de la venait que le serment dont il s'agit, avait le grave inconvénient de faire commettre des parjures. Un procès est nul si l'on a déféré à l'accusé le serment de dire la verité en ce qui le concerne personnellement; le juge d'instruction ne peut donner qu'un simple avis ou monition de veritate dicenda; mais, pour ce qui regarde les complices, le serment subsiste, le juge fait prêter serment à l'accusé de dire la vérité En 1728, trois ans après le concile, Benoit XIII fit publer une notification qui, confirmant la disposition précitée, supprima le serment des prévenus provisoirement relàchés; car on leur faisait prêter serment de se constituer prisonniers; et cela devenait une nouvelle occasion de parjure. La disposition de Benoît XIII est obbligatoire pour les tribunaux ecclésiastiques.

NOTIFICAZIONE. Essendosi dalla Santità di Nostro Signore nel concilio Romano al tit. 13, cap. 2, a fine di evitare spergiuri che ordinariamente si commettono nel costituirsi i rei, e dare loro il giuramento di dir la verità, saggiamente provveduto che in avvenire si dovessero costituire senza detto giuramento con precedente seria ammonizione da farsegli dal giudice di dir la verità sopra quello che sarebbero interrogati, e solo permettendosi di darlo, quando venissero esaminati ancora come testimoni, ad effetto di gravare i consocii; si è osservato, che nell'esecuzione ed adempimento di questa pontificia costituzione, si va ben spesso confondendo quella parte che concerne l'esame particolare del reo con quello che riguarda l'esame dello stesso come testimonio, dando il giuramento promiscuamente sopra dell'una, e l'altra figura, che in tal giudizio vien fatta dal reo; quindi è che ad effetto sia più pienamente, e con la dovuta esattezza adempiuta la mente pontificia, e a fine di evitare tutte le nullità che potessero in questo genere occorrere, si notifica, ed espressamente commanda a tutti li governatori, giudici, e luogotenenti dei tribunali laici dello stato ecclesiastico, che dovendosi in avvenire costituire rei, i quali abbiano altri complici nei loro delitti, debbano prevalersi della seguente, altra equivalente formola :

<< Constitutus coram Domino N., et me NN. qui monitus ad veritatem dicendam tamquam principalis nec non elato eidem juramento veritatem dicendi tamquam testis interrogatus etc. ».

E perchè eguale e forse non minore occasione di commetter spergiuri suole darsi dalla prattica sin ora osservata. dai giudici e tribunali in caso di dover dimettere i carcerati in cause criminali con l'obligo giurato di rappresentarsi ad ogni loro ordine; Quindi è che per l'istesso

() Voir plus haut, col. 68, 153.

20 SÉRIE.

.

effetto espressamente si notifica, e comanda coll' oracolo della viva voce della Santità Sua, che omessa la pratica del detto obligo giuratorio, debba invece di esso pratticarsi in avvenire il precetto di costituirsi, e rappresentarsi nelle carceri sotto le pene corporali e pecuniarie ad arbitrio della Sacra Consulta, o pure dei giudici locali, quando questi procedino al rilascio nelle cause minori, e ai medesimi appartenenti.

Si ricorda pertanto la dovuta osservanza essendosi a tale effetto affissa la presente stampa in ogni Cancelleria. Data in Roma 24 aprile 1728.

II.

Grégoire XVI établit des tribunaux ecclésiastiques dans les diocèses de l'Etat pontifical. Les causes criminelles furent réservées à ces tribunaux composés de cinq juges, ou de trois pour le moins, parmi lesquels siége l'ordinaire; et les arrêts sont pris à la majorité des voix. Il suit de là que l'ordinaire, dans les diocèses précités, a perdu le pouvoir de rendre, seul, les jugements en matière criminelle, attendu que la pluralité des voix décide les affaires. Grégoire XVI supprima toutes épices et propines dans les procédures des évêchés et archevêchés; d'autre part, afin de les indemniser des frais de justice, il les autorisa à percevoir les droits de chancellerie que les tribunaux laïques prennent au profit du trésor. Le cardinal Bernetti, secrétaire d'Etat, publia la circulaire suivante, en date du 12 janvier 1832:

CIRCOLARE. Illmo Rmo signore. La Santità di Nostro Signore, prese in benigna considerazione le istanze di molti Vescovi dello Stato relative al maggiore dispendio che esige l'andamento de' loro tribunali con le nuove forme, avuto riguardo specialmente alla abolizione delle propine, ha ordinato quanto segue:

1. Nei tribunali o curie ecclesiastiche di qualunque grado ed in qualunque causa di prima ed ulteriore istanza non è luogo a pagamento di alcuna sportula e propina.

2. I diritti di cancelleria, che nei Tribunali Laici si esigono a vantaggio dell'erario, si esiggeranno egualmente nelle cancellerie vescovili, o arcivescovili. Il prodotto di tali dazî è ceduto a profitto dei vescovi ed arcivescovi rispettivi, perchè venga erogato nelle maggiori spese delle loro curie per l'amministrazione della giustizia civile, e criminale a forma dei nuovi regolamenti.

3. I cancellieri delle curie vescovili e arcivescovili noteranno nel registro bollettario le partite di esigenza uniformandosi al regolamento del 5 novembre 1831 ed all'editto del 5 gennaro corrente; nel finire di ciascun semestre dovranno consegnare al preposto dell' amministrazione del registro il bollettario colla ricevuta delle somme esatte.

Si partecipa questa sovrana provvidenza a V. S. Illma per sua intelligenza, mentre con la solita distinta stima mi confermo

Di V. S. Illma. Roma 12 gennaio 1832. F. CARD.
BERNETTI.

III.

Le droit commun concède dix jours pour interjeter l'appel; mais les jugements criminels des tribunaux ecclésiastiques de l'Etat pontifical font exception; en effet, l'appel doit être fait dans les trois jours qui suivent la signification du jugement; cela résulte d'une circulaire. de la S. Congrégation des Evêques et Réguliers en

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date du 23 novembre 1832. Dès que l'appel est notifié, la cour épiscopale doit transmettre le procès accompagné du résumé de ce qui en résulte, la défense, le jugement; en outre, elle notifie à l'inculpé et à son avocat qu'ils ont à recourir promptement à la S. Congrégation et au juge rapporteur pour la poursuite de la cause. En cas de retard notable de la part de l'appelant et de son avocat, la S. Congrégation leur fait signifier un terme pour la continuation des procédures, sous peine de laisser périmer cet appel. Plusieurs exemples de la péremption d'appel ont été cités dans des précédentes livraisons.

Ad agevolare il disbrigo delle cause criminali giudicate dalle curie vescovili e devolute in grado di appello a questa S. Congregazione de' Vescovi e Regolari, ed a rimuovere insieme gli ostacoli che sovente per parte dei difensori degl' inquisiti si oppongono al disbrigo indicato; la medesima S. Congregazione ha determinato di dare alle suddette curie le seguenti norme, basate per quanto è possibile sul disposto del nuovo regolamento di procedura criminale.

1. Pronunciata, e nel più breve termine redatta la sentenza dovrà intimarsi per mezzo del cursore all' inquisito, notificandogli insieme essere egli in diritto di appellare, ove il voglia, a questa S. Congregazione nel termine di tre giorni da quello della intimazione indicata, al qual'effetto dovrà egli stesso appellare, decorso il quale non avrà più luogo l'interposizione dell'appello.

2. Qualora sia stata emessa tale dichiarazione, dovrà la curia trasmettere con tutta sollecitudine il processo col ristretto delle sue risultanze, le difese prodotte a favore dell' inquisito, e la pronunciata sentenza alla S. Congregazione ed insinuare all'inquisito, e suo difensore, che si rivolgano prontamente alla medesima, ed al giudice relatore per l'ulteriore proposizione della causa.

3. Altronde in caso di riflessibile ritardo per parte dell'appellante, e suo difensore, la S. Congregazione farà all'uno, ovvero all'altro prefiggere un congruo termine a proseguire l'appello, colla intimazione. che decorso questo senza adempimento, s'intenderà perenta l'interposta appellazione, e si darà esecuzione alla sentenza emanata dal tribunale vescovile.

Mi faccio premura di partecipare a V. E. siffatte disposizioni, affinchè voglia compiacersi nel di lei zelo per l'espedito corso di giustizia farle eseguire con tutta la necessaria attività, ed esattezza; mentre le bacio umilissimamente le mani. Roma 23 novembre 1832.

IV.

Je remarque dans les statuts synodaux de Città di Pieve promulgués par Mgr. Guidotti en 1728 quelques indications pratiques sur l'organisation d'une chancellerie épiscopale. Les procès originaux, les actes judiciaires, ou les documents authentiques des parties en litige ne peuvent être livrés à personne; d'autre part, l'évêque ou le vicaire général peut en autoriser la communication aux avocats ou aux avoués. Le chancelier doit avoir un registre contenant les professions de foi qu'on fait en vertu du concile de Trente et de la constitution de Pie IV Livre pour enregistrer les suppliques et décrets de grâce, ainsi que les décisions épiscopales pour lesquelles on ne fait pas de procès. Livre renfermant ce qui regarde les communautés re

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ligieuses. Livre d'enregistrement des bulles pontifificales adressées à l'évêché; collations de canonicats, paroisses et bénéfices émanant de l'évêque. Registre des suppliques et des rescrits des prévenus en matière criminelle. - Liasse pour legs pies qui sont notifiés par les notaires - Testaments. Taxes de la chancellerie. Voici les statuts précités (Chap. 83, de judiciis): Cancellarius nostrae curiae acta per seipsum, sive per ejus substitutum in libro ad id destinato scribat, et nemini liceat propria manu aliquid in illo addere, vel minuere.

Originales processus civiles, vel criminales, aut acta judicialia, vel jura producta a litigantibus quovis praetextu non tradantur. Advocatis vero, vel procuratoribus non accommodentur, nisi cum nostra, vel vicarii generalis licentia in scriptis asservanda in filo ad id destinato; et tunc neque accommodentur nisi de processibus, actis, vel juribus receptis faciant receputam cum obligatione reportandi ad omnem requisitionem ab eis scriptam, et subscriptam in libro accommodatorum.

Acta tam civilia, quam criminalia, et beneficialia integre, et distincte asserventur in locis et armariis aptis. fidei factas in vim S. Concilii Tridentini et constit. 89 Retineatur in Cancellaria liber continens professiones

Pii IV.

Item liber, in quo registrentur supplices libelli cum rescriptis, seu decretis gratiosis, et provisiones episcopales, in quibus non conficiuntur processus.

Item liber continens ea, quae pertinent ad moniales. Item liber registri bullarum apostolicarum nostrae curiae directarum, ac collationum beneficiorum ab episcopo factarum cum adnotatione possessionis beneficiorum.

Item liber, in quo registrentur supplices libelli cum rescriptis pro reis in criminalibus.

Adsit in cancellaria filus particularis pro particulis legatorum piorum, quae exhibentur a notario rogato.

Testamenta coram parocho et duobus testibus, vel coram testibus tantum condita, vel revelata, sive redacta in publicam formam redigantur ad normam protocolli,

Non recipiantur emolumenta a cancellario nostro, aut ab aliis officialibus nisi ad preescriptum taxae in hac synodo stabilitae.

V.

Une lettre de la S. Congrégation du 14 janvier 1817 explique la manière pratique de faire les monitions canoniques à la suite desquelles il y a lieu d'intimer le commandement de rompre une relation suspecte et scandaleuse. Voici ce que la S. Congrégation écrit à l'évêque de Tolentino: « La démarche que François N. a fait faire au frère d'Elisabeth N. lequel a notifié des interrogatoires pour NN. montre clairement son intention d'entrer en lutte avec la cour épiscopale pour écarter la suspense a divinis qui lui a été infligée pour sa longue et scandaleuse amitié avec Elisabeth. Il faut donc le prévenir; et puisque la peine de la suspense a divinis qu'il supporte depuis si longtemps n'a pas suffi pour le ramener, il est à propos de le secouer par des mesures plus efficaces. C'est pourquoi, le chancelier devra dresser une enquête extrajudiciaire sur requête du procureur fiscal sur la surprise que produit dans la population de N. la longue relation et amitié qui existe entre François et Elisabeth; le réquisitoire fiscal pourra détailler les me

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sures que V. S. a prises, ainsi que la décision de la S. Congrégation, ut consuleret conscientiae suae, laquelle fut rendue le 23 août dernier. Ces dispositions n'ayant amené aucun bon résultat, le procureur fiscal pourra présenter requête pour des mesures plus efficaces. A la suite de ce réquisitoire, on pourra rendre le décret pour la triple monition formelle. Ces monitions devront se faire par écrit, et être jointes au dossier, avec le rapport de l'huissier. Suivant les circonstances, vous procéderez au précepte formel; supposé que François se mette en contravention, vous le poursuivrez conformément au droit. »

Dal tentativo che Francesco N. ha fatto fare al fratello della Elisabetta N. nel dare gli articoli ai parrochi N. N. apparisce assai chiara la di lui intenzione di voler venire alle prese colla curia vescovile per rimuovere da se la sospensione a divinis cui è stato sottoposto per la lunga e scandalosa sua amicizia con Elisabetta. Convien dunque prevenirlo, e giacchè la pena della sospensione a divinis che da tanto tempo soffre non è stata sufficiente a richiamarlo dal suo traviamento, convien scuoterlo con più efficaci rimedj. Che però, previo un incarto stragiudiziale che dal suo cancelliere potrà farsi ad istanza del procuratorc fiscale in comprova dell' ammirazione che al popolo di N. arreca la lunga prattica ed amicizia tra Francesco ed Elisabetta, cui non han posto termine le provvidenze prese da V. S. le quali potranno essere dettagliate nella comparsa fiscale nella quale fatta menzione della risoluzione presa da questa S. Congregazione sotto il dì 23 agosto p. p. affinchè consuleret conscientiae suae che non ha prodotto alcun buon effetto, potrà farsi istanza per un efficace provvedimento. In conseguenza di questa comparsa potrà farsi il decreto per la trina formale ammonizione. Queste ammonizioni dovrebbero esser fatte in iscritto, e relazionate dovrebbero annettersi nell'incarto fatto. In proporzione delle circostanze proceda poi al formale precetto, e qualora Francesco incorra nella contravvenzione, proceda contro di lui come è di ragione. Roma 14 gennaro 1817.

VI.

L'accusateur s'expose à la réclamation de dommages-intérêts si la preuve du délit n'est pas complète. La S. Congrégation écrit à un évêque: « Le procès et les actes communiqués par V. S. sur la prétendue relation scandaleuse entre le chanoine Nicolas N. et Séraphine, épouse de Jean-Baptiste N., signalent quelques traces de relations illicites, mais ils ne contiennent pas de preuve vraiment directe et concluante. La S. Congrégation, considérant que la poursuite du procès produirait les désordres précédemment notifiés dans plusieurs plaintes et perpétuerait les rivalités entre les deux familles - veut que V. S. faisant appeler le mari, tâche de lui faire entendre qu'il peut être sûr de l'honnêteté de sa femme, et que, malgré cela, V. S. ne manquera pas d'aviser à la conduite du chanoine, laquelle, sans ètre criminelle, a été imprudente et équivoque, et propre à faire naître des soupçons sur son compte. Si le mari persiste dans son idée, témoignez-lui que vous poursuivrez activement le procès mais en même temps faites lui entendre dans son propre intérêt qu'il pourrait s'exposer à des récriminations si le délit n'était pas prouvé; s'il s'obstine, intimez-lui que la S. Congrégation veut

que sa femme Séraphine soit placée dans un lieu sûr, aux frais du mari, parce qu'il ne convient pas de la laisser chez ses parents où elle endure des reproches et de mauvais traitements quotidiens. Puis, ordonnez la continuation du procès, en obligeant le chanoine de se retirer dans un couvent que vous désignerez. L'enquête terminée, rendez la sentence, et communiquez le procès à la S. Congrégation; et laissez le chanoine ou son avocat pleinement libre d'intenter un procès de récrimination contre ses adversaires. Rome, 13 septembre 1817. »

La procedura, e gli atti trasmessi da V. S. alla S. Con-gregazione de'VV. e RR. sulla supposta scandalosa corrispondenza avuta dal canonico Niccola N. con Serafina N. unita in matrimonio con Giovanni Battista N. sebbene facciano ravvisare una traccia d'illecita corrispondenza tra loro, nulladimeno non contengono una prova veramente diretta a concluderla. Conoscendo pertanto la stessa S. Congregazione che inoltrandosi questa procedura, sarebbero inevitabili dei disordini minacciati in varii ricorsi presentati in Sacra Congregazione e si perpetuerebbero le rivalità fra queste due famiglie, vuole che V. S. chiamato a se il marito, procuri di fargli intendere che può essere sicuro dell'onestà della sua consorte, ed assicurarlo che ciò non ostante Ella non tralascerà di provvedere alla condotta del canonico, la quale sebbene non sia criminosa, nulladimeno è stata imprudente ed equivoca per far sinistramente pensare sopra di lui. Che se si trovasse pertinace il marito nel suo pensiero gli mostri di avere ella tutto l'impegno di andare avanti nella causa e nello stesso tempo gli si faccia intendere per suo bene, che potrebbe soggiacere a qualche ricriminazione ove il delitto non fosse provato, e qualora egli persista in voler progredire in causa, gl'intimi esser ordine della S. Congregazione che sul momento la di lui moglie Serafina sia collocata in luogo sicuro a tutte sue spese, mentre non conviene ritenerla in casa de'suoi parenti a soffrir de' giornalieri rimproveri non disgiunti anche da strazj. Ordinerà quindi l'ulteriore prosecuzione del processo, previa però la ritenzione del canonico Niccola in un convento da destinarsi da V. S. e terminata la causa, ne pronuncii la sentenza inclusivamente, e trasmetterà alla S. Congregazione il processo, del quale a tale effetto ne respinge gli atti, lasciando la libertà al canonico, o al suo procuratore d'istituire un processo di ricriminazione alli suoi contradittori. Tanto potrà servirle di regolamento in quest'affare del cui esito si attendono da V. S. i riscontri. Roma 13 settembre 1817.

VII.

Les évêques entretenaient des gardes pour faire exécuter leurs ordres. Les saints canons mentionnent le baroncellus et ses hommes. En 1815, le Cardinal Consalvi crut devoir supprimer cette sorte de gendarmerie épiscopale, et la remplaça par la force militaire, seule chargée d'opérer les arrestations. En 1817, la S. Congrégation des Evêques et Réguliers écrit à l'évêque de Todi: « Le promoteur fiscal a representé que le désordre s'augmente chaque jour dans la ville et dans le diocèse par l'incurie des gouvernants, parce qu'on ne peut charger la force armée d'opérer une arrestation personnelle sans lui payer les émoluments de ces arrestations. On ajoute que les prisons épiscopales n'ont pas le moyen de nourrir les détenus. Par conséquent l'exercice

de la justice exige qu'on se serve des modiques amendes l'on encaisse de temps à autre, lorsqu'il n'y a pas que moyen de faire payer aux inculpés la taxe qui est due soit aux exécuteurs, soit aux gardiens des prisons et pour l'entretien des prisonniers. La S. Congrégation suppose que le promoteur, a fait sa demande de concert avec V. S. Elle a ordonné de vous écrire que par le passé vous avez toujours veillé aux bonnes mœurs, et que dans ce but vous avez payé et dû payer le sergent et ses hommes et pourvoir à l'entretien des prisons. Vous devriez donc supporter la dépense que la force armée actuelle exige pour l'exécution des ordres. La caisse des amendes étant à votre disposition, vous pourrez en faire usage dans le cas de vrai besoin, en vous conformant en tout et pour tout à ce que les autres ordinaires ont coutume de faire en pareil cas. Rome, 27 novembre 1817.

È stato rappresentato alla S. C. dal suo promotor fiscale che in cotesta città e diocesi si accresce di giorno in giorno il mal costume per l'indifferenza di chi presiede, non potendosi commettere arresto personale se alla forza armata non si pagano gl'emolumenti per detti arresti, e si aggiunge che non vi esiste nelle carceri vescovili il necessario mantenimento per la sussistenza dei detenuti. Che però per continuare l'esercizio della giustizia convien dare libera facoltà di servirsi delle poche multe che si vanno incassando, tutte le volte che non possa esigersi dai rei quella tassa dovuta agl'esecutori e custodi delle carceri e manutenzione delle medesime. Supponendo la S. C. che questa istanza presentata alla medesima da soggetto autorevole sia stata fatta coll'intelligenza di V. S. ha ordinato di scriverle che conforme per lo passato ha sempre invigilato sul buon costume, e per tale oggetto ha sempre pagato ed ha dovuto pagare il suo bargello e birri, ed invigilare alla manutenzione delle carceri, così al presente dovrebbe subire le spese che esige l'attual forza armata per l'esecuzione de' suoi ordini, essendo questa a quelli succeduta, ed essendo a sua disposizione la cassa delle multe, potrà di quella servirsi nei casi di vero bisogno, ed uniformandosi in tutto a quanto gli altri ordinari sogliono pratticare in simili casi. Roma 27 novembre 1817.

VIII.

L'exclusion du concours n'est pas toujours motivée par la mauvaise conduite en matière de mœurs. En 1815, le tribunal abbatial de Farfa infligea à un prêtre l'inhabilité perpétuelle aux concours. L'affaire fut revisée en appel devant la S Congrégation des Evêques et Réguliers; Pie VII modifia la sentence, et voulut que l'ecclésiastique pût, après un an, concourir aux paroisses hors du territoire abbatial.

In causa criminali verten. inter fiscum curiae abbatialis nullius S. Salvatoris Majoris, ejusque adhaerentes, et sacerdotem Antonium N.

S. Congregatio, audita relatione a judice relatore, consideratis juribus considerandis, re mature perpensa et partibus tam in voce quam in scriptis auditis, rescribendum censuit prout rescripsit: Male appellatum per sacerdo<< tem Antonium et bene judicatum a curia abbatiali Far<< fen, ideoque ejus sententiam esse confirmandam et ad « D. secretarium cum Ssmo. Romae 27 februarii 1818. » Et facta relatione de praemissis Ssmo D. N. ab infrascripto domino secretario in audientia diei 6 martii, idest tam sententiae a curia abbatiali Farfen editae sub die 9

novembris 1815 quam etiam rescripti in gradu appellationis a sacerdote Antonio interpositae a S. Congregatione editi die 27 proxime elapsi februarii, Sanctitas sua praevia absolutione et relaxatione suspensionis a celebratione cerdotis a quovis concursu ad beneficia cum cura animamissae declaravit inhabilitationem perpetuam ejusdem sa

rum observandam fore et esse pro ecclesiis abbatialis Farfensis jurisdictioni subjectis; quo vero ad concursum ad paroecias extra fines territorii abbatialis Farfae, eadem sanctitas sua benigne indulsit, ut sublata clausula perpetuitatis, idem sacerdos, quatenus post annum a suo ordinario, vel ab illo sub cujus jurisdictione vixerit testimoniales litteras obtinuerit, possit et valeat arbitrio S. Congregatione denuo ad illas habilitari, exclusis semper ecclesiis jurisdictioni Abbatis Farsensis subjectis et propterea juxta hunc modum praefatam sententiam curiae abbatialis et rescriptum S. Congregationis de quibus supra, observari voluit et mandavit, quibuscumque contrarium non obstantibus etc.

IX.

La formule des jugements varie selon le degré de culpabilité et la nature des preuves recueillies au procès. L'acquittement tamquam non repertus culpabilis, ne peut s'appliquer au prévenu dont la conduite demeure suspecte, quoique les accusations ne soient pas légalement prouvées. Voici ce que la S. C. écrivait à l'évêque de N. en 1818 « Si les accusations portées contre le chanoine N. eussent correspondu aux preuves contenues dans le procès formé par la cour épiscopale et le fisc au sujet de plusieurs manquements en matière de mœurs, il aurait mérité un ehâtiment exemplaire; mais puisque ces accusations n'ont pas été prouvées, ou qu'elles sont surannées et périmées, la cour épiscopale a bien fait de ne pas lui infliger de peine. En examinant les actes judiciaires, la S. Congrégation s'est aperçue que la plupart des accusations dérivent d'une animosité scandaleuse et d'un esprit de parti qui règnent parmi quelques ecclésiastiques qui prennent plaisir à se déchirer l'un l'autre. L'ensemble des faits montre que, si le chanoine n'est pas un bazar d'iniquité comme ses accusateurs prétendent, d'autre part il montre un caractère peu digne d'un ecclésiastique qui doit être fourni de mœurs irréprochables et zélé pour la gloire de Dieu. Votre seigneurie ayant pressé la S. C. de reviser la sentence rendue le 20 juillet de l'année courante, la S. C. a été d'avis, qu'au lieu de prononcer le renvoi du prevenu tamquam non repertus culpabilis, il faut dire: Non esse ulterius molestandum ex hactenus deductis. Un décret formulé de la sorte n'inflige aucune peine au chanoine; d'autre part, la formule établit que le chanoine n'est pas positivement innocent, mais qu'il s'est simplement disculpé des accusatious formulées contre lui. Afin d'imposer un éternel silence sur l'affaire, V. S. défendra au chanoine et à son avocat de divulguer et de faire lire l'allégation présentée en sa faveur; car les imputations déshonorantes qui s'y trouvent contre plusieurs personnes pourraient avoir des conséquences, augmenter les haines entre les familles et faire mépriser le clergé. Rome 11 septembre 1818. » Voici le texte de la lettre :

Se le incolpazioni date a carico del canonico di Bolseno Angelo N. avessero' corrisposto alle prove incartate nel

di lui processo formato per la curia e fisco vescovile nell'agosto del 1817 sopra più delinquenze in materia di costumi, sarebbe stato Egli suscettibile del più esemplare gastigo; ma subitochè desse o non si sono verificate nella loro entità, o si sono riconosciute antiquate, e prese già altre volte in considerazione, bene ha proceduto cotesta curia vescovile nell' astenersi dall' infligergli la menoma pena.

Nello scorrer però gli atti dell' intraprese inquisizioni è venuta a cognizione la S. Congregazione che l'accuse nella massima parte traggono l'origine da un scandaloso livore e da un spirito di partito, che regna fra alcuni ecclesiastici di Bolseno, i quali a vicenda vanno a lacerarsi la propria estimazione.

È ben vero nel complesso delle cose, che se il canonico non è l'emporio delle iniquità come si dipinge da suoi accusatori, mostra ciò non ostante un carattere poco degno di un ecclesiastico, che deve essere fornito d'illibati costumi, ed amante della gloria d'Iddio.

Avendo pertanto V. S. eccitata la S. Congregazione a rivedere la sentenza emanata li 20 luglio del corrente anno 1818, la prelodata S. Congregazione è stata di parere, che invece di pronunciare tamquam non repertum culpabilem, debba rescriversi : Non esse ulterius molestandum ex hactenus deductis. Decreto che lungi dall'imporre alcuna pena al canonico mostra soltanto che non è un positivo innocente, ma che si è purgato semplicemente dalle macchie con cui voleva ricoprirsi.

Siccome però non tanto da detto processo, come ancora da altre sicure relazioni pervenute alla S. Congrega

zione si raccoglie che molti del clero di Bolseno uniti a parecchi secolari a vicenda si lacerano con animosità, ed alcuni di essi non menano una vita degna di vero ecclesiastico, perciò la S. C. invoca il noto suo zelo pastorale per riconciliare gli animi, ed ammonirli a tenere in appresso una condotta degna del sacrosanto ministero, non incorrere nell'indignazione della stessa S. Congregazione la quale da qualche tempo viene inquietata da tante denunzie e che dovrà prendere nella loro contumacia delle provvidenze estraordinarie.

per

A porre un perpetuo silenzio a questa causa del canonico fino a che non vengano dedotte delle nuove imputa zioni non allegate nel sudetto processo, proibirà V. S. tanto al canonico che al di lui difensore di non propagare o far leggere l'allegazione prodotta a suo favore, la quale essendo diretta in disdoro di molti potrebbe produrre delle conseguenze, aumentare il livore nelle famiglie, ed eccitare infine il disprezzo del clero in quei terrazzani. Roma 11 settembre 1818.

X.

Les accusés doivent jouir d'une liberté complète pour choisir leurs défenseurs et avocats. Aucune loi n'exige que les plaidoiries soient signées par les avocals attachés à l'assistance judiciaire. En 1819, la S. Congrégation écrit à un évêque: « Si les faits exposés par N. sont réels, et sauf obstacle imprévu, Votre Seigneurie peut accueillir la plaidoirie souscrite par l'avocat que le recourant a choisi, car tout accusé a la liberté et le droit de faire présenter et signer sa défense par la personne en laquelle il a placé sa confiance; et il n'y a aucune nécessité et aucune obligation de faire signer les défenseurs publics; on reçoit ainsi les plaidoiries dans tous les tribunaux ordinaires. Rome, 3

janvier 1819. »

Se intieramente sussiste quanto viene esposto alla S. Congregazione de'Vescovi e Regolari con le annesse preci a nome di Felicissimo N. processato da cotesta curia ecclesiastica ne si frapponga qualche impreveduto ostacolo, riceva pure V. S. la scrittura defensiva del supplicante sottoscritta da quel causidico, che ad esso è piaciuto di scegliere senza curarsi, che resti la medesima firmata da cotesto avvocato dei rei, mentre ogn'altro ha il libero diritto di far dedurre le proprie ragioni, e firmarle dalla persona su cui ha fissata la sua fiducia, senza che vi sia alcuna necessità, e obligo della sottoscrizione de' pubblici difensori, e così tuttogiorno ricevonsi le allegazioni liberamente in tutti i tribunali ordinarj. Roma 3 gennajo 1819.

XI.

Le cardinal Consalvi avait pour principe d'éloigner le supérieur spirituel ou temporel qui devenait en butte à l'hostilité des sujets: Quem mala plebs odit. En 1819, la S. Congrégation adresse au secrétaire d'Etat la dépêche suivante: « Après un mûr examen, et prenant l'avis de l'avocat Ruffini juge rapporteur des causes criminelles etc, la S. Congrégation des Evêques et Réguliers a reconnu exagérées les inculpations portées contre l'archiprêtre, et spécialement inspirées par une animosité ouverte des principaux du pays pour des intérêts purement municipaux. Quoique ces accusations ne méritassent que peu et aucune considération, cependant, pour suivre la maxime formulée par votre éminence dans une dépêche, que lorsque mala plebs odit une autorité spirituelle ou gouvernementale, la prudence ou nécessité de gouvernement conseille d'éloigner la personne, la S. Congrégation a pris des mesures pour que l'archiprêtre se démît spontanément de sa cure. Puis, on a remarqué dans cette procédure que le gonfalonier (maire) a dépassé les bornes d'une simple remontrance; plutôt fomentée par l'esprit de parti que par le zèle chrétien, la plainte, peu véridique dans ses accusations, devient encore plus coupable lorsqu'elle en vient à des injures et à des sarcasmes contre la personne sacrée de l'évêque, au point de dénigrer la cour épiscopale. C'est pourquoi la S. Congrégation a pensé qu'il y avait lieu de mander le gonfalonier à la cité épiscopale et de l'y retenir huit jours, en l'obligeant de faire publiquement des excuses à Mgr l'évêque, qui lui fera une monition paternelle et l'autorisera à rentrer chez lui etc. Rome, 10 janvier 1819. »

Dopo un maturo esame, e preso il voto del giudice relatore delle cause criminali, il sig. avvocato Gio: Ruffini rimesso per ordine dell'emo signor card. prefetto per la revisione a M. -fiscale generale Giovanni Barberi, la S. Congregazione de'VV. e RR. ha rilevato esagerate le imputazioni date a carico del sacerdote Luigi N. arciprete attuale di N. prodotte specialmente da una decisa animosità dei principali di quel luogo per meri interessi communitativi. Sebbene tali imputazioni meritassero poco, o verun peso, nulladimeno inèrendo alla massima esternata dall'E. V. R. in un suo dispaccio, che quando mala plebs odit una potestà, o spirituale o governativa, è prudenza, e necessità del principato di allontanarne il soggetto, perciò la prelodata S. Congregazioue ha dato delle provvidenze, acciò il sopradetto arciprete di sua spontanea volontà rinunciasse a quell'arcipretura.

In questa procedura hanno in seguito rilevato tanto

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