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haeresum omnium confutatio; quest'opera si attribuisce ad Origene, o ad Ippolito, oppure alla scuola di Tertulliano, lo che sembra più probabile; appartiene però certamente ad uno scrittore del principio del III. secolo come risulta dall'insieme dei fatti. Questi appella scuola (scholam) il luogo ove Callisto raccoglieva i fedeli pei sagri convegni, ed asserisce che in questa scuola vi accorrevano i fedeli in gran numero. L'eretico scrittore da questo lato presenta alla storia ecclesiastica un nuovo argomento di autenticitàpel racconto di Lampridio.

Cionondimeno non mancarono dei martiri sotto l'impero di Alessandro; n'ebbe l'oriente, e l'occidente ancora. I famosi giureconsulti Giulio Paolo, Claudio, Pomponio, Alfeno, Africano, Florentino, Marziano, Callistrato, Ermogene, Venulejo, Trifonio, Meziano, Celso, Proculo, e Modestino alla testa de'quali era Domizio Ulpiano furono gli autori di questa persecuzione. Costoro chiamati a consiglio successivamente dall'imperatore per il buono andamento della cosa pubblica, nemici com'erano del nome cristiano, approfittando della loro influenza se non direttamente per non dispiacere all'imperatore, e alla sua madre Mammèa, indirettamente però procuravano di sagrificare delle vittime innocenti alle loro idee anticristiane. Fra le vitti

me che furono sagrificate nella nostra Roma tiene il primo luogo l'illustre Cecilia con i suoi compagni. Gli atti del loro martirio furono subito raccolti dai Protonotarî, e serbati negli scrinj della chiesa romana per leggerli annualmente nella ricorrenza del martirio ai fedeli raccolti intorno ai loro santi sepolcri, per eccitarli a seguirne l'esempio. Questi atti pervennero interi fino a noi. Qual conto debba farsi di essi lo diremo dopo di aver passato in rivista il giudizio che ne formarono parecchi ipercritici, fra i quali campeggia il Tillemont, che aprendo la via allo scetticismo, hanno ritenuto questi atti come apocrifi.

Il Tillemont trova negli atti di questa Santa una difficoltà insormontabile per crederli autentici, quando cioè narrano che il prefetto tutt'i giorni faceva morire dei cristiani, e non permetteva che fossero sepolti i loro corpi ; il qual genere di persecuzione non può comporsi coll'impero pacifico d'Alessandro Severo (1). A tale

(1) Tillemont Memoires pours servir a l'histoire ecclesiastique des six primiers siecles. Tom. III. pag. 689. Note IV. Sur l'histoire de sainte Cecile.« Mais cela nous forme une « grande difficulté. Car on lit dans ces actes quae s. Urbain « avoit déja esté condanne deux fois, ce qui l'obligerit a de<< meurer caché hors de Rome, paceque si on l'eust trouvé << on l'euste fait bruler: et cela alloit jusq'à faire punir ceux

difficoltà ho risposto di sopra che non ostante la mitezza di Alessandro, e il suo buon animo verso i cristiani, non furono revocati gli editti di persecuzione degli antecedenti imperatori, i quali stando in pieno vigore somministravano ai magistrati più fieri ed avversi ai cristiani il pretesto di vessarli. E perciò a buon diritto il prefetto Turcio Almachio secondo gli atti si appellava agli editti dei nostri Principi invittissimi, e non del principe invittissimo, col quale modo di dire intendeva di parlare non dell'imperatore Alessandro Severo, ma dei suoi antecessori. Lo stesso contegno di fare uccidere Tiburzio, Valeriano, e Massimo in un pago lungi da Roma quattro miglia, e Cecilia privatissimamente entro il bagno della sua abitazione, indica che la persecuzione non era pubblica e violenta, ma arbitraria e vessatoria, mossa solo dalla brama che aveva il prefetto d'impossessarsi delle grandi ricchezze di Cecilia e di Valeriano, come si raccoglie dall'eccitamento che

« qui eussent esté le voit. Ou y voit encore que le Prefect de « Rome faisoit tous le jours mourir des cretiens, et ne permet<< toit pas seulement, qu'on enterrast leurs corps en sorte qu'on << arrestoit mesme des persones dé qualité pour l'avoir fait. Et << enfin on y trouve que les empereurs avoient ordonné que << tous ceux qui ne renonceroient point aù christianisme seroient « punis.

facevagli il suo assessore di presto disbrigarsi dei martiri, per non vedere passare le loro sostanze in mano dei poveri, e dal motivo della chiamata di Cecilia al suo tribunale. Un uomo di tal tempera avrà usato modi più violenti verso persone d'inferiore condizione, lasciando ancora i loro corpi insepolti dopo d'averli fatti uccidere; i quali trattamenti erano purtroppo ordinati in quelli editti di persecuzione. Inoltre ci fa avvertiti Lampridio che Alessandro occupato interamente degli affari della guerra, aveva delegato i più ampli poteri sull'amministrazione dello stato a quei famosi giureconsulti di sopra menzionati (1). Fra questi uomini

(1) Lamprid. pag. 220: . . . . Negotia et causas prius a scrinorum principibus, et doctissimis juris peritis, et sibi fidelibus, quorum primus tunc Ulpianus fuit, tractari ordinarique, atque ita referri ad se praecepit.

Idem pag. 223. . . . . Nam et consiliarius Alexandri et magister scrinii Ulpianus fuisse perhibetur, qui tamen ambo assessores Papiniani fuisse dicuntur Paulum et Ulpianum in magno honore habuit.

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Idem pag. 229. .

... •

Ulpianum pro tutore habuit, primum repugnante matre, deinde gratias agente, quam saepe a militum ira ab jactu purpurae summae defendit; atque ideo summus imperator fuit, quod ejus consiliis praecipue rempublicam

rexit.

Idem pag.

233.

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Et ut scias, qui Viri in ejus consilio fuerint: Fabius Sabinus Sabini insignis viri filius Cato temporibus suis, Domitius Ulpianus juris peritissimus, Aelius Gor

specialmente si distinsero Domizio Ulpiano, e Giulio Paolo; quest'ultimo in una sua risposta, poscia passata in legge (lib. 5. sent. tit. 21.) disse qui novas, et usu, et ratione incognitas religiones inducunt, ex quibus animi hominum moveantur, honestiores deportentur, humiliores capite puniantur. E l'altro cioè, Ulpiano secondo Lattanzio (lib. 5. cap. 11.) scrisse un libro de officio Proconsulis, ove raccolse tutti gli editti degli imperatori con i quali si stabilivano le pene punitive per punire i cristiani. E sebbene un tal libro siasi perduto, purnondimeno nel corpo delle leggi rimasero alcuni frammenti per farci conoscere di qual tempra fosse. Come a cagione d'esempio (L. congruis ff. de officio Praesidis) prescrive, che un nuovo preside entrando nella sua provincia, prima d'ogni altra cosa ordini

dianus Gordiani imperatoris pater, et ipse revera vir insignis. Julius Paulus juris peritissimus, Claudius Venatus orator amplissimus, Pomponius legum peritissimus, Alphenus, Africanus, Florentinus, Martianus, Callistratus, Hermogenes, Venulejus, Triphonius, Metianus, Celsus, Proculus, Modestinus: hi omnes juris professores discipuli fuere splendidissimi Papiniani, et Alexandri imperatoris familiares et sociï . . Catilius Severus cognatus ejus vir omnium doctissimus, Aelius Serenianus omnium vir sanctissimus, Quintilius Marcellus, quo meliorem ne historiae quidem continent. His tot atque aliis talibus viris, quid mali potuit cogitari, vel fieri, cum ad bonum consentirent Hi sunt qui bonum principem suum fecerunt. etc.

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