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vediamo che sono sassi, rame, e piombo. Almachio riprese ho sopportato da filosofo le ingiurie che mi hai dette, ma non posso soffrire le ingiurie che sono dirette agli Dei. Cecilia disse: da che tu apristi bocca non dicesti parola che io non potessi censurare come ingiusta, stolta e vana; e perchè nulla mancasse vedo che ancora ti mostri cieco, e di non vedere cogli occhi esteriori, perchè quello che noi tutti vediamo essere un sasso inutile, tu attesti ch'è un Dio; ricevi da me un consiglio, stendi la mano e toccalo, e toccando chiarisciti che quello è un sasso, se pur col vederlo non sei giunto ancora a a conoscere ch'è tale : perchè non conviene che si rida di te tutto il popolo, sapendo tutti che Iddio stà ne'cieli, e che meglio sarebbe di queste figure di sasso farne calcina, le quali così ora periscono inutilmente; e nè a te se perisci, nè a se medesime, ove siano gettate nel fuoco, potranno recare ajuto; il solo

tu Deos dicis, ego et omnes, qui oculos sanos habemus saxa videmus esse, et aeramentum, et plumbum. Almachius dixit meas iniurias philosophando contempsi, sed Deorum ferre non possum. Caecilia Sancla dixit: Ex eo quod os aperuisti non fuit sermo, quem non probarem injustum, stultum, et vanum; sed ne quid deesset, puto etiam exterioribus oculis te caecum ostendis, ut quod omnes lapidem videmus esse,

saxum inutile, hoc tu Deum esse testaris; do, si jubes, consilium, mitte manum tuam, et tangendo disce saxum hoc esse, si videndo non'nosti; nefas est enim, ut totus populus de te risum (a) habeat, cum omnes sciant Deum in coelis esse; (b) istas autem figuras saxeas per ignem melius in calcem posse converti, quae modo sui olio pereunt, et neque tibi pereunti, neque sibi, si in ignem mittantur, poterunt subve

fa) facial. (b) maleficos autem ac Idolarios ignis consumet istas autem.

Cristo toglie dalla morte, ed egli solo può liberare dal fuoco eterno. Allora Almachio gravemente adirato comandò che fosse Cecilia ricondotta nella sua abitazione, e che ivi nel bagno domestico fosse soffocata dai vapori gravemente addensati: (xx)

XXIII.

Grande era l'uso dei bagni presso gli antichi romani, questi o erano pubblici, o privati; gli uni si trovavano negli edifizj destinati all'uso pubblico, gli altri nelle abitazioni dei cittadini specialmente nobili e ricchi, e nelle loro ville. Il primo che facesse il bagno nella sua casa fu Sergio Orata come descrive Macrobiolib. 3. c. 16.) di cui l'esempio ebbe moltissimi seguaci, imperciocchè spesso Tullio ne fa menzione (ad Terentiam lit. 15, ad Atticum lib. 1. et lib. 1. de orat.) Plinio ancora (lib. 2. epist. 17. ad Gallum) e molti altri degli antichi scrittori, che stimo superfluo il ricordarli. Or questi bagni a norma dei pubblici dividevansi in più celle pe' diversi usi a norma dei precetti Vitruviani; ( Vitruv. 5. 10.) le principali erano la cella frigidaria, tepidaria, e calidaria, così disposte che dalla frigidaria passavano le acque alla tepidaria riscaldata con poco fuoco, e da questa passavano alla calidaria riscaldata da un fuoco maggiore. In ciascheduna di queste celle poteva bagnarsi chi il bramasse. Eranvi poi le celle minori per riporvi le vestimenta, durante il bagno, e per ungersi coll' essenze odorose quando uscivasi dal bagno. Alle tre prime associavasi eziandio il Laconicum o Cella assa che corrisponde alla nostra stufa. Il primo che costruisse nelle sue terme questa cella, secondo Dione (1. 53. ) fu Marco Agrippa sotto Augusto così appellandola dagli Spartani, i quali solevano spogliarsi interamente delle vesti, ed un

nire; solus Christus eripit de morte, et de igne ipse valet liberare. Tunc iratus vehementer Alma

chius Praefectus jussit eam in domum suam reduci, et in sua ibi domo flammis balnearibus concremari;

ed essendo stata difatti rinchiusa nel bagno caldo, e al di sotto posta quantità grande di legna per alimento del fuoco, tutto un dì intero, ed una intera notte, come se in un fresco luogo rimanesse, così se ne

gersi coll' olio. Questa era costruita a volta secondo i precetti Vitruviani, e gli esempli che ci rimangono nelle terme, ed aveva una figura rotonda, oppure rettangolare in modo però che uno dei lati in lunghezza s'incurvasse nel mezzo ad emisfero più o meno profondo secondo l'oppurtinità del luogo. Quivi gli antichi deposte le vesti promovevano nelle loro membra il sudore per l'asciutto calor del fuoco. Imperciocchè sotto il pavimento della cella ch'era vuoto trovavasi una fornace chiamata hypocaustum ove alimentavasi il fuoco; quindi la fiamma e i calori di questo fuoco ascendevano dal basso dell' hypocausto per mezzo di tanti piccoli canaletti quadrati di terra cotta pratticati nelle pareti della cella superiore fino all'estrema altezza del volto; nel mezzo del quale eravi un foro rotondo chiuso da una piastra di bronzo, che Vitruvio per la forma chiama Clipeus (scudo), e che era assicurato con delle catene per mezzo delle quali veniva o alzato o abassato per effettuarne oppure impedirne l'uscita del calorico secondo la varia temperatura che volevasi mantenere nella cella. Vitruvio (loc. cit.) chiama il Laconico assam sudationem, Celso ( 3. 27, n. 3.) siccum calorem, Columella in Proemio ), Cicerone (4. Attic. 10. ), e così presso altri scrittori viene appellato. Colui che voleva procurare alle sue membra un sudore più o meno abbondante dava al Laconico quella temperatura che credeva opportuna, e si poneva seduto o giacente su dei piccoli letti a sperimentare l'effetto

cumque fuisset in calore balnei inclusa, et subter incendia nimia lignorum (a) pabula ministrarent die

(a) pabulo. (b) in frigidario

integra, et nocte tota quasi (b) in frigido loco illibata perstitit sanitate, ita ut nec una pars membro

stette Cecilia senza nocumento alcuno ; sicchè neppure segno di sudore apparì in veruna parte del corpo suo. Ciò risaputo Almachio mandò chi gli recidesse il capo nel bagno stesso: recossi colà il mi

del calorico. Della sotterranea fornace od hypocaustum fa menzione Lampridio nella vita di Commodo quando narra che quel Principe crudele vi fece cacciare colui che aveva cura di preparare il bagno.

Ciò posto l'abitazione di Valeriano ch'era pur di Cecilia aveva il suo bagno come che appartenente a famiglia patrizia; questo bagno doveva estendersi in quell'area della basilica Transtiberina oggi occupata dalla cappella del Crocifisso, dalla sagrestia, e d'altri vicini ambienti; i quali tutti trovansi uniti alla cella detta in antico oratorio di s. Cecilia. Nè sapevasi la ragione perchè questo luogo doveva essere in modo peculiare a lei consagrato; e solamente per una tradizione ritenevasi come luogo del suo martirio. Ma quando il cardinale Sfrondati, come vedremo più a basso, sulla scorta di Bosio risarciva quest' oratorio, si rinvenne esser quella la cella del Laconico di quel bagno domestico. Imperciocchè oltre la forma rettangolare di essa con una delle pareti in lunghezza che secondo i precetti di Vitruvio incurvavasi ad apsida, vi furono trovati l'hypocaustum intero sotto al pavimento ed i tubi quadrati nelle pareti, pe'quali spandevasi il calore nella cella; la copertura era a volta da cui in qualcheduno dei restauri era stata tolta la piastra metallica, e chiuso il foro rotondo per l'evaporazione. E quel che destò la più grave ammirazione di chi trovossi presente a tale scoperta, si fu l'aver rinvenuto la cenere di sostanze vegetali bruciate nell' hypocausto; erano questi probabilmente i resti del

rum ejus saltem sudoris signo lassaretur: Hoc cum audisset Almachius misit, qui eam in ipso Balneo

decollaret ; quam cum spiculator tertio ictu percussisset, caput ejus amputare non potuit; sic autem se

nistro di giustizia, ed avendo per tre volte scaricato il colpo sul collo della vergine donzella, non potè riuscire a spiccarne il capo; e così mezza morta il crudele carnefice lasciolla, (perchè era

gran fuoco alimentatovi nella passione di s. Cecilia; imperciocchè subito dopo la morte della santa quell'abitazione fu convertita ad uso sagro, e specialmente il luogo ove cessò essa di vivere, che al certo non fu più adoperato ad uso profano. In questa cella dunque del Laconico fu rinchiusa l'illustre Cecilia affinchè per l'aere riscaldato all'ultimo grado pei vapori di un fuoco incessante che alimentavasi con molta legna nell' hypocausto rimanesse soffocata. Le parole degli Atti non ammettono verun dubbio, et in sua ibi domo flammis balnearibus jussit concremari (cioè nel Laconico); cumque fuisset in calore balnei inclusa, et subter (vale a dire nell' hypocausto) incendia nimia lignorum pabula ministrarent. La beatissima Cecilia invece come fosse nella cella Frigidaria non ebbe a sperimentare sudore alcuno nelle sue membra dopo esservi stata un giorno intero ed una notte. Ancor qui le parole degli Atti sono chiarissime, perchè l'effetto di quel grande riscaldamento del Laconico doveva portare per inevitabile conseguenza nella martire da primo un abbondantissima traspirazione, quindi l'asfisia, e poscia il soffocamento. In alcuni esemplari leggesi in Frigidario invece di in frigido loco, ed ancora questa espressione sta in relazione colle altre celle di un bagno, fra le quali eravi, come vedemmo, la Frigidaria. Presso i Romani un tale genere di supplizio soleva darsi a persone di alto rango; imperocchè Costantino imperatore in età più tarda di Cecilia fece uccidere la sua seconda moglie Fausta coi calori del Laconico, come ne attestano gli sto

minecem eam cruentus carnifex dereliquit (nam apud veteres lex erat eis imposita, ut si in tribus per

cussionibus non decollaretur amplius percutere non audebat.) Cujus sanguinem omnes bibulis lintea

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