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me l'amore del Signore fecemi marito il tuo diletto fratello, così il disprezzo che tu dimostri avere per gli idoli ti ha fatto divenire mio carissimo cognato perlocchè essendo tu per la divina grazia ben disposto a credere, va col tuo fratello a purificarti, e così sarai fatto meritevole di vedere l'angelo di Dio, e potrai ottenere il perdono di tutte le tue colpe.

Allora rivoltosi al fratello disse Tiburzio: pregoti o fratello ad indicarmi chi è colui, al quale sei per condurmi affinchè io sia purificato ? Rispose Valeriano; ti condurrò al grande uomo per nome Urbano, nel quale risiede un aspetto veramente angelico, ed una veneranda canizie, ed ha un parlar veritiero e di sapienza condito. Soggiunse Tiburzio Forse cotesto Urbano è quet desso che i cristiani chiamano loro Papa? (xv) ho sentito che

:

XV.

Il titolo di Papa che si da ora esclusivamente al sommo Pontefice romano non conta una data così tarda rispetto agli antichi tempi come io credeva. Imperciocchè in una preziosa

morte perdurant, quia numquam nec vixisse, nec posse videre comprobantur. Tunc cum omni alacritate Tiburtius ait: Qui ita non credit pecus est. Haec dicente Tiburtio, S. Caecilia osculata est pectus ejus, et dixit: Hodie meum te fateor vere esse cognatum; sicut enim mihi amor Domini fratrem tuum conjugem fecit, ita te mihi cognatum contemptus faciet Idolorum :

unde quia paratus es ad credendum, vade cum fratre tuo, ut purificationem accipias, per quam merearis angelicos vultus aspicere, et omnium tuarum veniam invenire culparum.

Tunc dicit fratri suo Tiburtius: Obsecro frater, ut dicas mihi ad qnem me ducturus es. Respondit Valerianus: Ad magnum virum Urbanum nomine, in quo est aspectus

costui è stato già condannato alla morte per la seconda volta, e di nuovo per questa causa si tiene nascosto non so in qual luogo, ma se sarà il misero rinvenuto senza dubbio lo daranno alle fiam

Epigrafe scritta sopra una transenna rinvenuta dalla nostra commissione di sagra archeologia l'anno 1858. nello sterrare e ristaurare uno dei cubiculi del cimiterio di Callisto in prossimità del sepolcro di s. Eusebio viene chiamato il pontefice Marcellino Papa. Ecco l'iscrizione :

CVBICVLVM DVPLEX CVM ARCISOLIIS ET LVMINARE
IVSSV PP. SVI MARCELLINI DIACONVS ISTE

SEVERVS FECIT MANSIONEM IN PACE QVIETAM

SIBI SVISQVE MEMOR QVO MEMBRA DVLCIA SOMNO
PER LONGVM TEMPVS FACTORI ET IVDICI SERVET
SEVERA DVLCIS PARENTIBVS ET FAMVLIS QVE

REDDIDIT VIII FEBRARIAS VIRCO (a) KALENDAS
QVAMDOMS (6) NASCI MIRA SAPIENTIA ET ARTE

IVSSERAT IN CARNEM QVOD CORPVS PACE QVIET
HIG EST SEPVLTVM DONEC RESVRGAT AB IPSO
QVIQVE ANIMAM RAPVIT SPIRITV SANCTO SVO
CASTAM PVDICAM ET INVIOLABILE SEMPER

......

QVAMQVE ITERVM DOMS (c) SPIRITALI GLORIA REDDET
QVAE VIXIT ANNOS VIIII ET XI MENSES

XVQVOQVE DIES SIC EST TRANSLATA DE SAECLO

VM

Il Papa Marcelliuo governò la Chiesa quando infieriva la persecuzione di Diocleziano e Massimiano dall'anno 296. al 304. (a) Virgo. (b) Dominus. (c) Dominus.

Angelicus, et veneranda canities, sermo verus et sapientia conditus. Dicit ei Tiburtius. Tu illum Urba

num dicis, quem Papam suum Christiani nominant? hunc ego audivi jau secundo damnatum, et iterum

me, e così come suol dirsi pagheralle tutte: (xvi) e noi se per mala ventura saremo con lui trovati, non potremo scampare il fuoco; e così mentre andiamo in cerca di una divinità nascosta nei cieli, daremo nel furore del fuoco che abbrucia in terra. Cecilia compassionando il cognato per si fatto modo di parlare, disse: se vi fosse solamente questa vita caduca, ed altra non ve ne fosse, dovremmo avere questo timore di perderla; ma se poi una vita vi è di questa migliore, e che mai non finisce, e perchè aver timore di perdere questa, quando perdendola noi arriveremo ad acquistare l'altra ? Rispose Tiburzio pien di meraviglia: oh si, che questa cosa io non l'ho mai sentita ; dunque fuori di questa vi è un altra vita? Soggiunse Cecilia e questa che in questo mondo vivesi è vita? Vita può dirsi quella cui gli umori ingrossano, cui i dolori debilitano, disseccano gli ardori, l'arie infettano, i cibi gonfiano, i digiuni macerano, consumano le tristezze, i giuochi rilas

XVI.

Questo è uno dei modi di dire, che il ch. Mazzocchi mostra essere antichissimo.

pro ipsa re, qua damnatus est latebram sui (a) praecavere fovendo ; Iste si inventus fuerit, sine dubio atrocibus dabitur flammis, et ut dici solet, centenas exolvet, et nos simul cremabimur, si ad illum fuerimus

(a) praedicare.

inventi, et dum quaerimus divinitatem in caelis latentem, incurrimus furorem exurentem in terris. Dicit ei Caecilia: Si ista una esset vita et non esset alia, juste istam perdere timeremus; si autem, est

sano, la sollecitudine stringe, la sicurezza intorpidisce, le ricchezze innalzane, la povertà abbatte, la gioventù estolle, la vecchiezza incurva, fiacca l'infermità, la mestizia consuma? e a tutti questi mali la morte furibonda succede, che pone termine ai carnali diletti, i quali quando finiscono si han come non fossero mai esistiti; imperciocchè in conto di niente hassi quel che più non è; ma quella vita poi che a questa vien dietro, o a perpetua tribulazione consegna gl'ingiusti uomini, o gaudj eterni offre a' giusti. Soggiunse Tiburzio e fuvvi mai alcuno che venendo da quest' altra vita abbia potuto indicarci tutto ciò con verità da potergli prestar fede? Allora Cecilia levandosi di nuovo dalla sua sedia, e stando in piedi con molta forza d'animo così favellò il Creatore del cielo, della terra, dei mari, e degli animali tutti sia rettili, sia quadrupedi pria che ogni cosa creasse, di se stesso generò il Figlio ed ispirò di

vita satis ista melior, et quae numquam finiri potest, ut quid istam perdere timeamus, quando per ejus perditionem, ad illius acquisitionem attingimus? Respondit Tiburtius: Adhuc hoc numquam audivi: ergo est alia vita praeter istam? Dicit ei Caecilia: Et hoc, quod in isto mundo vivitur, vita est? quam humores tumidant, dolores extenuant, ardores exsiccant, aeres morbidant, escae inflant, jejunia macerant, joci sol

vunt, tristitiae consumunt, sollicitudo coarctat, securitas hebetat, divitiae jactant, paupertas deicit, juventus extollit, senectus incurvat, frangit infirmitas, maeror consumit; et his omnibus mors furibunda succedit, et ita universis gaudiis carnalibus finem imponit, ut cum esse desierit, nec fuisse putetur; pro nibilo enim computatur jam omne quod non est illa autem vita, quae isti vitae succedit, (a) aut perpetuis tri

(a) aut perpetuis tribulationibus datur injustis, aut aeternis gaudiis iustis offertur.

propria virtù lo Spirito Santo, (xv) il primo che agli esseri desse esistenza, l'altro che vita infondesse al creato ogni cosa che esiste il Figlio generato dal Padre trasse dal nulla; e lo Spirito

XVII.

Una Vergine illibata com'era Cecilia non poteva più chiaramente contemplare la divina generazione del Verbo eterno, e con termini più esatti di quelli che usa, dimostrarla. Difatti le stesse espressioni sono usate dall' ispirato reale profeta quando nel salmo 2. v. 7. ripete le parole di Dio Padre verso il suo Unigenito Figlio Filius meus es tu, ego hodie genui te: e nell'altro salmo 109. v. 4. Ex utero ante Luciferum genui te. Nè di minor forza sono le altre parole et protulit ex virtute sua Spiritum Sanctum; dove il verbo proferre sta per indicare lo stesso che l'inspiravit virtute sua Spiritum Sanctum. Ne deve quivi tenersi il concetto teologico meno esatto quasi si dovesse intendere che lo Spirito Santo procedesse dal solo Padre; come l'intendono i Greci; imperciocchè gli stessi santi padri di quella nazione intendono con quel concetto che il Padre come fonte della divinità ispira lo Spirito Santo, e che questi procede dal Padre per mezzo del Figlio ex virtute sua di quella stessa virtù di cui parla l'apostolo delle genti agli Ebrei cap. 1. portans omnia verbo virtutis suae. Così le parole che seguono negli atti. Filius ut faceret omnia corrispondono a quello che dice s. Giovanni nel suo vangelo cap 1. v. 6. della generazione del Verbo omnia per ipsum facta sunt; oppure ciò che sta scritto nel salmo 32. Verbo Domini coeli firmati sunt; non che le ultime Spiritus ut vivificaret universa corrispondono alle parole di Cristo nel vangelo di Giovanni cap. 6. Spiritus est qui vivificat, oppure

bulationibus dat injustos, aut aeterna gaudia iustis offert. Respondens ad haec Tiburtius dizit: El quis ibi fuit, et inde huc veniens vobis potuit in

dicare, ut merito possimus ista asserentibus credere? Tunc Beata Caecilia erigens se stetit, et cum magna constantia dixit: Caeli, terrae

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