Obrazy na stronie
PDF
ePub

Verona; e al cominciamento quelli della Scala osservaro largamente i patti a' Rossi di Parma infino ch' ebbono la possessione di Lucca. Essendo renduta la città di Parma à messer Mastino, poco appresso i signori da Fogliano, che teneano la città di Reggio, per non avere addosso l'oste della lega, cercarono trattato con messer Mastino, e con certi patti renderono la città di Reggio a dì 4 di Luglio del detto anno a messer Mastino, il quale incontanente la rinvestì e diede a quelli da Gonzaga signori di Mantova, com'era in patti della lega, riconoscendola da lui per omaggio, dandogliene ogni anno uno falcone pellegrino, il quale gli doveano mandare a Verona.

CAP. XXXI.

Come messer Azzo signore di Milano ebbe a patti la città di Piacenza e di Lodi, e' Marchesi Modana.

E poi per simile modo, a dì 27 di Luglio del detto anno, si rendè la città di Piacenza a messer Azzo signore di Milano; ma poi gli Scotti di Piacenza la rubellarono con certi altri a messer Azzo; e per più tempo stettono in trattato col re Ruberto di dargli la terra. Il re per sua lunghezza, ovvero per tema di fare sì grande impresa contra messer Azzo, non gli soccorse; per la qual cosa sotto certi patti s'arrenderono a messer Azzo a di 15 di Dicembre 1335. E poi all' entrante di Settembre 1335, s'arrendè la città di Lodi al detto messer Azzo; e così fu a ciascuno de' collegati

della lega di Lombardia osservati i patti del conquisto fatto, che a'marchesi da Ferrara, dopo molto stento avutasi la città di Modana per messer Mastino, la diede loro a dì 8 di Maggio 1336, salvo che al comune di Firenze non furo attenute le convenenze della città di Lucca, onde poi tra'l comune di Firenze e messer Mastino ne seguiro grandi novità, siccome appresso per gli tempi faremo menzione. Lasceremo alquanto de'fatti di Lombardia, e diremo di quelli di Firenze e d'altre parti che furono in que' tempi.

CAP. XXXII.

Come i Fiorentini presono in guardia il castello di Pietrasanta, e con vergogna il lasciaro.

Nel detto anno, a dì 9 di Luglio, tenendosi il castello di Pietrasanta del contado di Lucca per Niccolaio de'Pogginghi, che l'avea avuto in pegno dal conestabile di Francia, al tempo che venne in Lucca col re Giovanni, per diecimila fiorini d'oro che gli avea prestati, non potendo di suo podere guardare la terra, la diede in guardia al comune di Firenze, salvo si ritenne la rocca ; i quali vimandaro cento cavalieri e trecento pedoni, capitano messer Gerozzo de'Bardi. Per la qual folle baldanza due dì appresso certi usciti di Lucca, in quantità di dugento pedoni, presono il poggio della Pedona ch'è tra Pietrasanta e Camaiore, e quello intendeano d'afforzare: incontanente vi cavalcò messer Piero Rosso colle masnade di Lucca a cavallo e a piede, e quello poggio assediaro;

e non essendo forniti di vittuaglia nè soccorsi s'arrendero, e furo menati a Lucca presi; de' quali caporali ne furo impiccati diciotto, in tra' quali ebbe due de'Pogginghi. Ma poi l' Aprile vegnente il detto Niccolaio de' Pogginghi rendè Pietrasanta a messer Mastino della Scala, che tenea già Lucca, per undicimila fiorini d'oro, mandandone fuori le masnade de'Fiorentini; ma non compiè l'anno appresso, che messer Mastino fece pigliare il detto Niccolaio in Lucca, opponendogli che trattava co'Fiorentini, e tolsegli i detti danari e più; e così il traditore dal traditore fu tradito giusta

mente.

CAP. XXXIII.

Di grande corruzione di vaiuolo che fu in
Firenze.

Nel detto anno e istate, fu in Firenze una grande corruzione di male di vaiuolo, che tutti i fanciulli di Firenze e del contado ne furo maculati diversamente; per la qual malattia più di duemila ne falliro per morte in Firenze tra maschi e femmine. Dissesi per alcuni strolagi e naturali, che la congiunzione di Marte e di Saturno nel segno della Libra, e il Giove a loro opposizione nell'Ariete, ne fu cagione.

CAP. XXXIV.

Come si rubellò Grosseto a'Sanesi, e poi il riebbono per danari.

Nel detto anno, a dì 28 di Luglio, essendo Batino signore di Grosseto, per tirannia, siccome il più possente cittadino di quella, stato più tempo in Siena a'confini e quasi in cortese pregione (perocchè i Sanesi gli aveano tolto Grosseto tortevolemente e a inganno, e in Siena il teneano per paura) il detto Batino si partì celatamente di Siena, e rubellò Grosseto. Per la qual cosa a'Sanesi surse assai guerra in picciol tempo, che incontanente feciono oste a Grosseto con molto dispendio e mortalità di loro gente per lo pe stilenzioso luogo. Ed essendo ad oste infino a dì & di Novembre, per certo falso trattato di que'd'ent ro, fu data a'Sanesi una porta della città, e ro tto alquanto del muro; e entrato dentro il cor ite Marcovaldo de' conti Guidi loro capitano di guerra con più di trecento uomini, com'era ordinato, furo rinchiusi e quasi tutti presi; e e di gran de avventura scampò il conte. E rafforzata l'oste de'Sanesi, Batino essendo andato a Pisa per scccorso, da'Pisani ebbe aiuto di cavalieri, e anco ra per suoi danari soldò cavalieri, sicchè menò in Maremma cinquecento cavalieri, e francamen te levò da oste i Sanesi e villanamente, che lascia ro tutto il loro campo e arnesi, e misonsi in fug a. E poi co'detti cavalieri corse Batino tutte le te rre de'Sanesi di Maremma infino al bagno a Petriu›lo,

levando grandi prede; e ciò fu a dì 26 di Novembre del detto anno. Ma poi i Sanesi trattarono accordo col detto Batino, e promisongli diecimila fiorini d'oro, ed egli rendesse loro Grosseto; a dì 26 di Luglio 1336 lasciò la signoria, ma ruppongli dislealmente la 'mpromessa, che non gli pagaro che la prima paga di cinquemila fiorini d'oro; e così fu ingannato il tiranno tirannescamente.

CAP. XXXV.

Come i Sanesi per inganno presono la città di Massa, e ruppono pace a' Pisani.

Ancora nel detto anno tegnendo i Fiorentini la città di Massa in Maremma per l'accordo fatto da' Pisani a' Sanesi per lo vescovo di Firenze, come addietro facemmo menzione l'anno 1333, ed essendovi per podestà Tegghia di messer Bindo de' Bondelmonti e per capitano Zampaglione de' Tornaquinci, la setta de' cittadini ch'amavano i Sanesi, e per loro trattato, cominciarono il romore e battaglia nella città, e abbarrarsi nella terra; e la parte de' Sanesi s'accostaro col detto Zampaglione loro capitano, e dissesi per corruzione di moneta. Incontanente vi cavalcaro i Sanesi popolo e cavalieri, e entraro nella terra dalla parte di sopra ov' era la forza della loro setta. I Fiorentini vi mandarono allora il loro vescovo e altri ambasciadori per racquetare la terra, ma niente v' adoperaro per la forza de'Sanesi ch' aveano presa gran parte delle fortezze della città; e convenne per forza ch' al tutto fos

« PoprzedniaDalej »