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ruzione di corpi celesti, ciò sono i pianeti; e sono di nove maniere, quella per la potenza di Saturno, e quella per la potenzia di Giove o di Marte, e così degli altri pianeti, e tali miste di due pianete o di più. Ma quali che si sieno, ciascuna è segno di futura novità al secolo il più delle volte in male, e talora è segno di morte di grandi signori, o tramutazione di regni o di genti, e massimamente nel climato del pianeta che l' ha criata, e dove stende sua signoria significa più mali, cioè fame, mortalità, novità, e altre gran cose, come leggendo poco appresso si potrà vedere per buono e discreto intenditore.

CAP. LXIX.

Di battaglie che furono in mare tra' Genovesi e' Veneziani.

Nel detto anno e mese di Giugno, dieci galee degli usciti guelfi di Genova armate a Monaco trovandosi in Romania in corso si combatterono insieme con dieci galee de' Viniziani, e le Viniziane furono sconfitte e prese la maggiore parte con grande loro danno d' avere e di persone; ma però i Viniziani non s' ardirono di cominciare guerra scoperta co' Genovesi ch' eran d'entro o con quelli di fuori.

CAP. LXX.

Come la città di Bologna venne alla signoria di messer Taddeo de' Peppoli.

a

Nel detto anno a dì 7 di Luglio essendo i Bologuesi in male ordine e peggiore disposizione di sette e di parti, dappoi che uscirono della signoria della Chiesa e del legato, volendo ciascuna casa di quelle che il cacciarono essere signori, i Peppoli con loro seguito di popolo furono ad arme, e cacciarono di Bologna messer Brandaligo Gozzadini, quegli proprio che fu principale cacciare il legato co' suoi consorti e seguaci. E poi appresso a dì 28 d'Agosto messer Taddeo figliuolo che fu di Romeo de' Peppoli coll'aiuto de' marchesi da Ferrara suoi parenti si fece fare capitano di popolo e signore di Bologna. E poi a dì 2 di Gennaio seguente il papa presso a Vignone fece aspri processi contra messer Taddeo e contra il comune di Bologna, perchè non voleano ubbidire alla Chiesa, nè ammendare il danno fatto al legato, quando il cacciarono di Bologna. E poi appresso all' uscita del mese di Marzo si scoperse uno tradimento d'una congiura nella quale aveano ordinato d' uccidere il capitano e togliere la signoria: e di ciò era caporale Macerello de'conti da Panigo (14) segretale e parente del detto capitano, e di cui più si fidava, con suo seguito e con alcuno de' Ghisolieri e altri Bolognesi. Il quale trattato scoperto, alcuno ne fu preso e tagliatoli la testa. Ma quello Macerello con più altri usci

rono di Bologna e furono rubelli. E messer Taddeo al tutto rimase signore, e fortificossi di stato e di gente d'arme, tenendo ottocento cavalieri alle spese del comune di Bologna, e collegossi co' Fiorentini. E nota lettore, se la cometa, onde dinanzi facemmo menzione, che appari nel segno del Tauro, il quale troviamo in tra l'altre città e paesi essere attribuito alla città di Bologna, mostrò assai tosto le sue influenze di tanta mutazione di signoria alla città di Bologna. Come più addietro facemmo menzione, quando il legato cardinale ne fu cacciato, e poco dinanzi iscurò la luna nel segno del Tauro, e per alquanti intendenti di quella scienza fu pronosticato dinanzi la mutazione della città di Bologna contra il legato; e noi fummo di quelli che lo 'ntendemmo, con tutto che l'operazioni di lui e di sua gente e uficiali assai apparecchiaro l'opera e la materia e costellazione, onde si sperava quella riuscita. Assai avemo detto de'fatti di Bologna, ma énne paruto necessità, come di terra vicina e amica della città di Firenze, considerando l'antica unione e libertà e stato e potenzia del buono popolo di Bologna, tornato aʼnostri tempi per loro discordie a signoria tirannica di singolari cittadini, per dare esemplo alla nostra città e popolo di Firenze a sapere i nostri cittadini guardare la repubblica e libertà della nostra città di Firenze, per non cadere a tirannia di signore per le discordie e mal reggimento de' nostri cittadini: e questo basti a' buoni intenditori.

CAP. LXXI.

Della morte del re Federigo di Cicilia, e di novità che rimasono e seguirono

nell'isola di Cicilia.

Nel detto anno, a dì 24 di Giugno, morì di sua morte donFederigo re, che tenea l'isola di Cicilia, e lasciò più figliuoli; ma il suo maggiore, don Piero, aveva a sua vita coronato re, come addietro in alcuno capitolo si fece menzione, ed era quasi uno mentecatto; per la qual cosa dopo la morte del padre ebbe molte mutazioni nell'isola: che'l conte Francesco di Ventimiglia, de'maggiori baronidell'isola, per soperchio ricevuto dal detto Federigo, prendendo parte contra lui per lo conte di Chiarmonte suo cognato, si rubellò da lui con tutte le sue castella, e cercò trattato col re Ruberto di Puglia, di cui di ragione era l'isola, e mandò a Napoli uno suo figliuolo. Ma per suo poco senno aspettandosi troppo innanzi che cavasse soccorso del Regno, male gli ne venne; che cavalcando l'oste del re Piero, subitamente per iscontrazzi presono due suoi figliuoli, e per simile modo présono lui con uno altro suo figliuolo scontrandosi co' nimici, e combattendo furono morti. E così fu quasi distrutto quello lignaggio, e perderono tutte loro castella, che n' aveano assai, e forti; ma però l'isola rimase in grande tribolazione e sospetto, come innanzi faremo menzione. Lasceremo di ciò, e diremo alquanto dell'opera del re di Francia .

T. VI.

1Q

CAP. LXXII.

Come il re di Francia fece prendere tutti gl'Italiani ch' erano in suo paese, e peggiorò la sua moneta; ecome l' armata del re d'Inghilterra venne in Fiandra.

Nel detto anno 1337, Filippo di Valos re di Francia, lasciando il suo buono proponimento e giuramento del santo passaggio d'oltremare, come addietro facemmo menzione, per seguire la guerra cominciata col re d'Inghilterra, per la sua avarizia cominciò a seguire male sopra male: che in una giornata, a dì 10 d' Aprile, per tutto suo reame subitamente fece prendere tutti gl'Italiani, così mercatanti e le compagnie di Firenze e d'altre parti, come i prestatori a usura, e tutti gli fece rimedire, ponendo a ciascuno certa grave taglia di moneta, e convennela a ciascuno pagare. E fece fare nuova moneta d'oro, che si chiamavano scudi d' oro, peggiorando la lega della buona moneta venticinque per centinaio, e la moneta d'argento (15) all' avvenante. E poi fece un' altra moneta d'oro, che chiamava leoni, e poi un'altra che chiamava padiglioni, peggiorandola ciascuna di lega e di corso per modo, che dove il nostro fiorino, ch'è ferma e legal moneta e di fino oro, valeva alla buona moneta ch'era prima in Francia soldi dieci di parigini, innanzi che fossono gli anni 1339, valse il fiorino dell'oro in Francia soldi ventiquattro danari sei di parigini; il quarto più a tornesi piccioli. E poi l'anno 1340 fece

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