trice e Dante penetrarono nel lucente pianeta senza offesa di quel corpo, come nell'acqua, senza offesa, entra il raggio della luce; e ciò perchè Dante aveva acquistato già le proprietà dei corpi gloriosi, una delle quali è la sottigliezza. Di queste proprietà egli si era reso capace mediante la sottrazione degl' impedimenti, che sono il peccato e le reliquie dei peccati e la memoria di essi, e questo ottenne colla bevanda e col lavacro nei fiumi Lete ed Eunoè, che gli diedero nuova virtù (1). (1) La Divina Commedia col commento cattolico. Paradiso. Nota al Canto II, v. 35. entra con Beatrice nel ciel di Mercurio Senz' avvedersene si trovano in quello di Venere Non si accorgono di essere entrati nel ciel del Sole · Dante entra in Marte, e se ne accorge - per l'affocato riso della stella, che parvegli più roggio · Sale in Giove in brevissimo tempo · La crescente bellezza di Beatrice lo fa accorto di essere nel ciel di Saturno Ad un cenno di lei si trova nella costellazione dei Gemini - Un solo sguardo di Beatrice lo sospinge al Primo Mobile Finalmente, passando di cielo in cielo, si trova all'Empireo dinanzi al trono dell'Uno e Trino Osservazioni sui mezzi delle stupende ascensioni dantesche, in cui o era senza corpo o con un corpo, per così dire, spiritualizzato - Non osta l'argomentar del Picone può dubitare della vita o della morte di un uomo Che cosa sono le ombre? Quando si Esempio Ma le sublimi ascensioni dell' Alighieri, sgombro dell'involucro materiale, per le regioni del Paradiso, meglio e più distinte ci si manifestano nei Canti susseguenti. Seguiamo dunque trepidanti e meravigliati questo nuovo e più eccelso Pindaro nei suoi ingegnosissimi voli: seguiamolo fedelissimamente Siccome cieco va dietro a sua guida (1). 1. Dante, secondo le meraviglie che va scorgendo, propone a Beatrice nuovi dubbî, a cui la donna risponde con sapienza divina. Finalmente, come saetta scoccata dall'arco, cogliendo nel segno, prima che cessi di oscillare la corda, l'una e l'altro entrano nel secondo regno dei Beati, nel Cielo di Mercurio : E siccome saetta, che nel segno Percuote pria che sia la corda queta, Così corremmo nel secondo Regno (2). In questo fulmineo volo che fa Dante, come saetta, al cielo di Mercurio, è chiaro ch'ei non doveva né poteva essere ingombro del corpo. 2. Quindi, senz' avvedersene, sale al cielo di Venere, e con un volo cosi rapido, che il Poeta non si accorse com'ei ci fosse arrivato, e solo viene assicurato di esservi dentro dalla bellezza di Beatrice : sempre crescente Io non mi accorsi del salire in ella; Ma d'esservi dentro mi fece assai fede La Donna mia, ch'io vidi far più bella (3). (1) Purg., XVI, 10. 3. Nė si accorge punto del suo salire nel ciel del Sole, perchè tanto fu ratta e repentina la sua salita, ch'ei non avverti quell'istante, alla stessa guisa che un uomo non si accorge di un nuovo pensiero nella sua mente, se non dopo che vi è entrato. Fin qui i passaggi da stella a stella sono stati di sempre crescente velocità, e ben prodigiosa; ma ora si viene alla istantaneità del pensiero, e da Venere ei si trova nel Sole per un atto, che non si misura col tempo. E si che lo spazio percorso doveva computarsi dal Poeta per più di tre milioni di miglia; perciocchè nel Canto precedente c'indicava non esser Venere, allora, più remota di 288 semidiametri terrestri dalla terra, la quale mi non giunge bene ad un milione di miglia; e dal quinto libro dell'Almagesto, o anche da Albategno e da Alfragano, sapeva che la distanza del Sole da noi era stimata circa 1210 semidiametri terrestri, il che vale oltre a quattro milioni di miglia: Ed io era con lui; ma del salire Non m'accors'io, se non com'uomo s'accorge 4. A soddisfare la santa brama di Dante, Bea (1) Parad., X, 34-36. trice muove qualche dubbio ai Beati del quarto cielo. Il Poeta si riempie sempreppiù di maraviglia e di stupore alla vista delle novelle alme beate. I suoi occhi ne restano abbarbagliati; ma Beatrice, la gloriosa donna, la quale, secondo che si saliva su in un altro cielo, vieppiù si faceva bella, talmente ora gli si mostra vestita il volto di riso e di leggiadria, che il Poeta qui la lascia tra le altre cose che non può descrivere, perchè la fantasia non può andare, quando la memoria non ritiene. La vista intanto del misterioso viaggiatore si rischiarò; ed ei si accorse di essere salito ognor su a più alta salute per mutato splendore di cielo, che gli pareva più fiammeggiante di quel di prima. Egli era nel cielo di Marte, e vi si trovò sensa saperlo, e si accorse che era più levato per l'affocato riso della stella, che parvegli più roggio che l'usato : Quindi ripreser gli occhi miei virtute A rilevarsi, e vidimi traslato Sol con mia Donna a più alta salute. Ben m'accors'io che i' era più levato, Per l'affocato riso della Stella, Che mi parve più roggio che l'usato (1). 5. Entra quindi nella stella di Giove, e come (1) Parad., XIV, 82-87. |