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riprovava, se portare il potesse: e non potendolo, anoora taglava delle legue, e arrogea al fascio, 1 onde ne dorea wemare, e portare lo volea. E pure accrescendo del peso, e a ponendolosi addosso, vi cadera sotto. E disse la voce: Questi sono coloro, che arrogendo 3 i peccati, vivendo, vi periscono

actto.

4 Anche vide due uomini a cavallo, i quali portavano due grandi legni attraverso, e volevano 23 entrare per la porta d'un tempio, e non potevano. E di costoro disse la voce, che significavano coloro, che portano la giustizia delle buone opere colla superbia.

Anche vide uno, che stava alla riva d'uno lago, e traevane con uno vasello dell'acqua, e mettevala in una cisterna forata e rotta, si che non ne ritenea niente. E disse la voce: Questi significa coloro, che avendo alcune buone opere, hanno tante delle ree, che fanno perire le buone. Ingegnanci adunque, di non 5 crescere, ma di scemare il grave peso del peccato. Il quale peso sentiva David Profeta, il quale si rammaricava, e dicea : Quoniam iniquitates meae supergressae sunt caput meum, et sicut onus grave gravatae sunt super me :Le mie

I dove. E. donde. M. 2 ponendolsi. M.

3 i peccati a' peccati. E.

4 Ne: MS. Guadagni manca questo esempio,
5 accrescere. E. M.

iniquitadi mi sono salite in capo, e come uno grave peso sono aggravate i sopra di me. Ma l'uomo stolto, la maggiore soma serba alla vecchiezza, e alla infermità: la quale piccola non puote portare giovane, e sano. L'altro inconveniente si è, che quanto l'uomo più pecca, più si torce, e più indura: e però poi più malagevolmente 2 si piegherà, o dirizzerà, come il legno vecchio e torto più tosto si rompe o arde, che 3 non si dirizza. Tegnamo adunque il consiglio di San Piero, il quale dice: Poenitemini igitur, et convertimini, ut dėleantur peccata vestra: Pentetevi, e convertitevi, acciocchè i vostri peccati vi sieno perdonati. E ciò si vuole fare tosto, 4 come ci ammaestra il Profeta Joel, che dice: Nunc converti mini ad Dominum Deum vestrum : quoniam benignus et misericors est: Ora sanza indugio vi convertite al vostro Signore Iddio, perocch' egli è benigno e misericordioso. Onde Santo Agostino spogne ndo il Salmo, dice: La penitenzia tua, non sia serotina e tarda, acciocchè sia fruttuosa. Og- 24 gi ti correggi tu, che se peccatore; perocchè colui, che 4 sarà tuo giudice, oggi è tuo avvocato: sicco+ me dice Santo Jovanni Evangelista: Advocatum habemus apud patrem Jesum Cristum justum ; Noi abbiamo appo 'l padre per avvocato nostro Jesù

1 sopra me. E. S. M.
2 si piega e dirizza. E,
3 si dirizza o piega. E. 4 siccome. E.
4 sarà giudice, cioè Cristo Giesù. E.

t

Cristo giusto; nel quale dobbiamo avere fidanza che ci darà vinto il piato. E però, dolci fratelli, sappianlo usare ora per favorevole avvocato, che scusi li nostri falli: che alleghi la naturale fragilitate: che accusi gli nostri avversarj: che interponga il merito della sua Passione, per la quale tutte le cose ci sono donate: e non indugiamo tanto, che cel convenga avere giudice de' nostri peccati, e delle nostre colpe duro e giustissimo punitore.

CAPITOLO SESTO.

Dove si dimostra, chè a fare penitenzia c'induce: che non faccendola, si fa ingiuria a Dio.

La sesta cosa, c'induce a fare penitenzia tosto,

si è, che non faccendola, o indugiandola si fa offesa e ingiuria 2 a Dio. In prima, che l'uomo è infedele e 3 disleale a Dio, in ciò, che 'l tempo, che gli ha dato, acciocchè lo spenda nel suo servigio, egli lo spende in servigio del suo avversario: e dà al Diavolo il fiore della sua 4 gioventù, e a Dio serba la morchia 5 della vecchiezza. E se al servo, che nascose il talento del suo Signore, perchè non guadagnò con es

I l'offese ci sono perdonate E.

2 a Dio in ciò che il tempo, che li e dato non adopera bene. In prima. M.

3 isleale. E M. 4 gioventudine. E. M. S.

5 della sua vecchiezza. E.

so, fu tolto il talento, e giudicato infedele e isleale; quanto maggiormente sarà judicato infedele e isleale servo colui, che il talento perderà: e vie più colui, che lo spenderà in offesa e disonore del suo Signore? E intendesi per lo talento commesso al ser

vo,

col quale Iddio vuole, che si guadagni, e facciasi pro, la grazia, il conoscimento, il tempo, il buono volere, che Dio dà all'uomo, acciocchè l'usi bene, e i vertudiosamente, sempre meritando ad onore e gloria del Signore, 2 che dà, e a sua propia utilitá. Il cui contrario fa il peccatore indurato, del quale dice Santo Job: Dedit ei Dominus locum poenitentiae, et ipse abutitur eo in superbiam ; Iddio dà all'uomo luogo di penitenza: et egli per contrario l'usa in superbia. Vuole dire, che Dio dà all'uomo tempo, nel quale egli possa fare penitenzia , e tornare a lui: et egli l'usa superbamente, peccando, e disubbidiendo a Dio. Or non è egli grande superbia e presunzione, che quello, che è propio di Dio, cioè il tempo, che ha venire, l'uomo lo dispone e ordina, promettendosi lunga vita, e la buona morte, conciossiacosachè egli se ne sia fatto indegno? Or come puote l'uomo ragionevolmente sperare, che Dio gli conceda il tempo, ch'è a venire, graziosamente; conciossiacosachè quello, che gli ha dato, l'abbia usato viziosamente, e contra lui oltraggiosa

virtuosamente. E. M. S.

2 che'l da E. M. S.

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mente? Non è speranza, ma cieca presunzione, che quello, ch'è del tempo, ch'ha venire, l'uomo vanamente disponga. Contra questi cotali mostra Dio spesse volte giudicio visibile di giusta vendetta, togliendo loro il tempo, che superbamente usavano contra Dio, e che presuntuosamente speravano di lunga vita.

Leggesi scritto da Elinaldo, che in Matiscona
fu uno Conte, il quale era uomo mondano, e gran-
de peccatore, contro a Dio superbo, e contro al pros-
simo spietato e crudele. Ed essendo in grande sta-
to con signoria, e colle molte ricchezze sano e for-
te, non pensava 1 di morire, nè che le cose di
que-
sto mondo gli dovessono venire meno, nè di dovere
essere judicato da Dio. Un di di Pasqua, 2 essendo
nel palazzo propio 3 attorneato da molti cavalieri
e donzelli, e da molti onorevoli cittadini, che pa-
squavano con lui; subito uno uomo sconosciuto, in
su uno grande cavallo, 4 entrò
per la porta del pa-

lazzo, sanza dire a persona neente: e venendo infi-
no dov'era il Conte colla sua compagnia, veggen-
dolo tutti, e udendolo, disse al Conte: Su, Conte,
lievati su,
su, e seguitami. Il quale tutto spaurito, tre-
mando si levò, e andava dietro a questo sconosciu-
to cavaliere, al quale 5 niuno era ardito di dire nul-

I di dover morire. E. ■ essendo egli. E.

3 attorniato. E. M.

4 entroe subito dentro per la porta. E.

5 nullo era ardito di dire alcuna cosa, venendo. E.

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