195 adunque, o uomo, amare i te per te, ma per Dio, I te medesimo. E. M. S. 2 tu bene. E. S. > una medesima carità e uno medesimo amore è. M. 5 il secondo comandamento, e disse, che era simile al primo . cioè ama il prossimo. E. il secondo comandamento, e disse ch' era simile al primo, cioè: Ama il prossimo tuo. M. il secondo comandamento è simile al primo: Ama il prossimo. S. : de il primo comandamento contiene l'amore di Dio, come cosa più degna: il secondo, l' amore del prossimo e di te medesimo. A questi due comandamenti, come seguitano le parole di Cristo, tutta la legge e' Profeti si riducono, siccome Santo Agostino spressamente spone, mostrando ciò e de'dieci comandamenti delle Tavole di Moisè, che si chiama il Decalogo, e dell'altra Scrittura profetica, evangelica, e apostolica. E 1 Rabbano dice nella sposizione del Santo Evangelio: A questi due comandamenti si riduce tutto il Decalogo della Legge i comandamenti della prima Tavola s'appartengono all'amore di Dio : quegli della seconda all'amore del prossimo. Onde Santo Paulo dice, che fine, cioè finale perfezione d'ogni comandamento è la carità. E 2 in uno altro luogo dice: -- Qui diligit proximum, legem 196 implevit: -- Chi ama il prossimo, hae adempiuta la legge. Sopra la quale parola dice Santo Agostino; Conciossiacosachè sia uno medesimo amore quello, con che s'ama Iddio e 'l prossimo; spesse volte la Scrittura prende l'uno per l'altro, come dice l'Appostolo:--Diligentibus Deum, omnia cohoperantur in bonum. E 3 in uno altro luogo: -- Omnis lex in uno sermone impletur: 4 Diliges proximum tuum sicut te ipsum:-- A coloro, che amano Iddio, tutte le cose s'adoperano in bene. E poi: Tutta la legge si - 1 Rabano. E. M. S. 2 in altro E. S. 4 cioè. M. Tom I: 29 - compie in una parola: 1 Ama il prossimo tuo, come te medesimo. E conchiude finalmente l'Appostolo: Plenitudo ergo legis est dilectio: -- Adunque compimento della legge è l'amore, collo quale si dee amare Iddio per se medesimo, come finale e perfetto bene, e 'l prossimo e se medesimo, a Dio, in Dio, e per Dio. E non si schiudono da questo amore i nemici, non in quanto sono nemici, ma in quanto s'appartengono a Dio, e sono creature 2 di Dio, fatte alla sua immagine, e del suo sangue 3 ricomperati; onde per lo suo amore amare si debbono. Tutte l'altre cose, che sono meno che Iddio, e meno che l'uomo, meno si debbono amare; anzi si debbono amare si temperatamente, ch'elle non tolgano e non impediscano o diminuiscano l'amor di Dio, e 'l suo medesimo, e quello del prossimo, ch'è tutto uno. Quando interviene, che l'uomo ami cosa veruna, quanto Iddio, o contro a Dio, o più che Dio; allora perverte l'uomo l'ordine della carità, che si dee avere a Dio: e peccasi mortal mente. Quando l'uomo fa al prossimo, e contra di lui quello, che non vorrebbe, che fosse fatto a se, o contro a se; allora si perverte l' amore della carità del pros197 simo, e peccato mortale si commette. E non è però da intendere, che ogni piccola ingiuria e leggieri offesa, che si facesse verso il prossimo, sia sempre I cioè. M. 2 fatte all' immagine sua. E. M. 3 comperate. S. peccato mortale; ma come si dirà più innanzi. E acciocchè s' intenda hene quello, ch'è detto dell'amore di Dio, e della caritade, che a lui avere si dee, alla quale niuno altro amore si dee pareggiare o agguagliare ; è da sapere ancora, come già in parte è detto di sopra, che Dio è il sommo bene, e l'ultimo fine, et è finale beatitudine della creatura razionale, cioè dell' uomo. E però tutto l'amore, tutto il disidero, tutto l'affetto in lui si dee 2 raunare e porre ogn' altra cosa si dee amare in ordine a Dio, 3 cioè a dire, che le cose s' amino sì e in tanto, in quanto elle ajutino e inducano ad amare Iddio, e a fare la volontà di Dio, la quale ci si manifesta per quelle cose, che ci comanda Iddio; onde l'amore e la finale intenzione si dee tutta porre in lui, come nel fine. L'altre cose si debbouo amare, come cose ordinate al fine: e allora è l'amore e la carità diritta, e bene ordinata. Ma se l'uomo perverte questo ordine dell'amore e seguitando sua concupiscenza, sua cupidità, sua vanità, e 'l piacere della propia volontà, ama le cose, che sono al fine per loro 4 medesimo, come s'elle fossono il fine: e in loro si diletta e si riposa coll'amore e coll'affettuoso desiderio, faccendo di loro suo fine, e pospognendo l' 5 amore e la 'ntenzione dell'ultimo fine; allora mortalmente pecca; perocchè si spegne la carità, I desiderio E. M. S. 2 ragunare. E. M. 3 cioè che le cose s' amino si et in tal modo ch'elle ajutino. S. 4 medesime. E. 5 la 'ntenzione coll'amore. E.M.S. 198 ch' era vita dell'anima, e che l'ordinava all' ultimo fine: e l'amore della propia volontade, che parte l'anima da Dio, e dalle morte, in lui finalmente risiede. E adunque i è manifesto, che cosa è peccato mortale, il quale hae il suo orriginale principio nella volontade, la qual' è perversamente scostata dall' ultimo fine Iddio, amando le creature, che sono al fine, come s'elle fossono l' ultimo fine. Poi procede il peccato 2 dall'atto dentro della disordinata volontà, agli atti di fuori, vedendo, udendo, parlando, toccando, e operando co' sentimenti e co' membri del corpo, secondochè la volontade perversa comanda e muove: e ciascuno atto, al quale tale volontade muove, peccato mortale, come da mortale principio si produce e viene. E quando la mala volontade si congiugne coll'atto di fuori, è pure uno peccato mortale; ma quando tra la mala volontade e l'atto o vero la operazione hae intervallo 3 di tempo, sono due peccati mortali l'uno la mala volontade, con consentimento e diliberazione fermata a volere lo male: l'altro 4 l'atto di fuori, o vero la operazione, alla quale induce e muove la mala volontade. Onde puote intervenire, anzi tutto di interviene, che innanzichè si venga all'atto di fuori d'uno peccato : I manifesto che quella cosa è peccato mortale, la quale E.manifeta cosa, che quella cosa è peccato mortale,la quale M. 2 dell' atto. E. M. S. 3 e spazio. E. M. S. 4 è l'atto. E. S. |