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condo la divina giustizia, la pena per pena per lo peccato essere eterna, e sanza fine. Ma la divina pietade, benignamente sguardando l'umana fragilità, mitiga la severità e rigore della giustizia colla dolcezza della sua misericordia: e la pena eterna la scambia in pena temporale a coloro, che si pentono d'avere mal fatto, e peccando avere offesa la divina bontade. 7 Onde ha proveduto del sacramento della penitenza, la quale ha vertù infinita dallo infinito merito della passione di Cristo. E puniscesi il peccato temporalemente: e l'uomo si riconcilia a Dio per la penitenza, che, con vertù infinita, la colpa e la pena infinita dall' uomo rimuove e toglie: e questa è la giustizia, che 'l peccato punisce, la quale noi dobbiamo amare, prendere, e tenere, avvegnachè pochi amatori truovi. Onde il Profeta Jeremia se ne rammarica, dicendo: Non est qui poenitentiam agat super peccato suo: Non è chi faccia penitenzia del peccato suo. Or che pietà è questa, che cordoglio, qual vergogna, che non si truovi chi per amore della giustizia si guardi di peccare, o si penta dell'avere peccato? Almeno quello, che non si fa per amore, si faccia per timore della severa giustizia di Dio.

Leggesi, ed è scritto dal venerabile Dottore Beda, che negli anni domini ottocento sei un uomo

I qual confusione, qual vergogna. S.

passò di questa vita in Inghilterra, e anzichè fosse soppellito, l'anima tornò al corpo. E spaurito è sbigottito per le pene, e per gli gravi tormenti, che avea veduto sostenere a' peccatori nell'altra vita, faccendogli i parenti e gli amici carezze e festa, non si rallegrava neente; ma subito tutto spaventato si fuggì nel diserto. E faccendo allato a uno fiume una picciola cella, ivi abitò infino alla morte: dove s'afflisse in penitenzia in tal maniera, che vestito intrava nel fiume insino a gola, quando era il maggiore freddo, e uscendone fuori, stava co' panni in dosso così molli al vento, ed al freddo, e al sereno, e facevaglisi 1 ghiacciare alle carni. E poi scaldava una grande caldaja d'acqua, nella quale bogliente entrava colle carni, e con quegli panni ghiacciati . E poi anche rientrava nel fiume, e poi nella caldaja: e così facea tutto giorno, e perseverò infino alla fine. E quando era domandato perchè così crudelmente 8 si tormentava: rispondea, che se eglino avessono veduto quello, che vide egli, farebbono il somigliante, e più, che non facea egli e che volea temporalmente fare giustizia di se, innanzichè altrove gli convenisse sostenere quello, ch' egli avea veduto sostenere ad altrui sanza fine: e che la sua pena, per rispetto di quella che veduto avea, era leggiere, e

I agghiacciare. E. M.

Tom. I.

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anche dovea aver tosto fine. E di questo si parlerà più propiamente nel seguente Capitolo .

CAPITOLO SECONDO.

Ove si dimostra, come la paura del Divino Giudicio c' induce a fare penitenzia .

La seconda cosa, che c'induce a penitenza, è il

timore e la paura del Divino Giudicio, il quale aspro e duro avrà a sostenere dopo la morte, chi non si provederà di purgare li suoi peccati, I mentrechè dura la presente vita. Quello, che purga i peccati è la penitenza, per la quale l'uomo se medesimo giudica, e fa giustizia di se, punendo i mali, ch' ha fatti. E per tal modo scampa l'uomo, e non ha a temere altro giudicio; che come dice la Scrittura, Dio non punisce una medesima cosa due volte. Anzi dice l'Appostolo Messer Santo Paolo: Si nosmetipsos judicaremus, non utique judicaremur: Se noi judicassimo noi medesimi, per certo non sarem9 mo poi judicati. Onde dice Santo Gregorio: L'onnipotente Iddio e misericordioso giudice, ricevendo volentieri la nostra penitenzia, nasconde dal suo giudicio li nostri falli. E però ci 2 ammaestra Santo Agostino, e dice: Sali nella mente tua, quasi in una

■ in mentre. E. 2 ammonisce. E. S.

sedia judiciale, e poni te malfattore davanti da te: judice di te, non volere porti dietro a te, acciocchè Dio non ti ponga 1 avanti a se. Vuole dire, che l'uomo giudichi se medesimo col giudicio della penitenza, acciocchè Dio nol giudichi colla severa et aspra giustizia. Onde il savio Ecclesiastico dice: Si poenitentiam non egerimus, incidemus in manus Domini: Se noi non faremo penitenza, cadremo nelle mani di Dio: delle quali dice Santo Paolo, che cosa paurosa et orribile è cader nelle mani di Dio vivente, cioè nelle mani della sua giustizia. Onde Gesù Cristo dicea nel Vangelio: Nisi poenitentiam habueritis, simul omnes peribitis: Se voi non avrete penitenza, tutti insieme perirete. E però dice Santo Agostino: Colui, che fa veracemente penitenzia, non fa altro, se non che non lascia impunito il male, ch'ha fatto e così non perdonandosi, Iddio gli perdona: il cui judicio, niuno, che 2 lo spregi, potrà scampare. O peccatori, non abbiate di voi così crudele misericordia, che per rispiarmarvi di non sostenere un poco di disagio qui, vi conduciate ad esser condannati per justo judicio di Dio all' eterno fuoco dello 'nferno.

Leggesi nel libro di Septem Donis, che uno nobile giovane, il quale era stato molto dilicatamente nodrito, entrò nell'Ordine de' Frati Predicatori; 3 10

1 innanzi. E. M. 2 lo dispregi. E. 3 donde. M.

onde in padre suo co'parenti e con gli amici volendonelo 1 trarre, con promesse e con lusinghe s'ingegnavano d'ingannare l'animo del giovane. E tra l'altre cose diceano, che non potrebbe sostenere l'asprezze dell'Ordine; conciossiacosachè fosse molto tenero, e morbidamente allevato. A'quali egli rispose 2: E questa è la cagione, perchè io sono entrato all'Ordine; che veggendo io, come io era tenero e dilicato, e che neuna cosa aspra o malagevole potea sostenere, pensai, come potrei io sofferire le gravissime pene dello 'nferno, sanza fine? E però deliberai, e cosìi voglio tenere fermo, di volere an zi sostenere qui un poco di tempo l'asprezze della Religione, che avere poi a sostenere quelle intollerabili eeterne pene. Alla quale risposta non sappiendo apporre il padre e' parenti, lasciarollo in pace.

CAPITOLO TERZO.

Ove si dimostra, come la incertitudine della morte c' induce tosto a fare penitenza.

La terza cosa, che c'induce a fare penitenza, e a

non indugiarla, è la incertitudine della morte; che niuno è certo, quando ella debba venire. Niuna cosa è più certa, che la morte: nè è più incerta, che

I trarre dell'Ordine, con promesse. E.
2 rispose e disse. E. M. S.

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