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DELL'ORIGINE E DELLA NATURA

DEI DIALETTI

COMUNEMENTE CHIAMATI ROMANICI

MESSI A CONFRONTO

COI DIALETTI CONSIMILI

ESISTENTI NEL TIROLO

DISSERTAZIONE

ESPOSTA E CORREDATA D'UN TRIPLICE VOCABOLARIO SANSCRITO,

CELTICO, ED OSCO, D'UN POLIGLOTTO DELL' ORAZIONE DOMINICALE IN CENTO LINGUE,
E D'UN QUADRO SINOTTICO D' ALFABETI COORDINATI A SECONDA DEL LATINO

dal sacerdote

PROF. GIUSEPPE GIORGIO SULZER

c.

TRENTO

Tipogr. fratelli Perini

1955.

1876, Nea:ch 24 Minst Fund,

Quantum intersit etymologiam alicujus rei evolvere, manifestum esse autumo; neglecta enim nominis significatione, caetera omnia erunt obscura. Daniel Classenius theol. gentil. c. I. apud Gronov. antiq. graec. Thes.

PREFAZIONE

Già nel procinto di pubblicar la dissertazione presente ci giunge l'opera recentissima del dott. Lodovico Steub (1): opera, che combina colla nostra e nell' oggetto di cui tratta, e nel soggetto che la provocò. Se il consultarla fosse perciò un vivissimo nostro desiderio, lo potrà argomentare tanto più sicuramente chi sa, esser noi del numero di coloro, i quali nelle opere precedenti di questo autore (2), ad onta delle opposizioni, che incontrarono, ebbero ad ammirare molte cose, perchè nuove, come ad apprezzare molťaltre, perchè sode. La scorremmo diffatti sull'istante, parte sperando di ritrovar nuova materia, e parte temendo di riscontrar causa d'emenda per noi. Ma non ci fu dato nè l'uno nè l'altro, a motivo che quest'ultimo lavoro del prelodato autore altro non è che una riproduzione accresciuta e corretta (e quindi ciò non per tanto accettissima) delle sue indagini e

(1) Zur rhätischen Ethnologie von D.r L. Steub. Stuttgart. Gebrüder Scheitlin. 1834.

(2) Die Urbewohner Rätiens. München. 1843. Tirol. München. 1846.

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Drei Sommer in

viste su quest'argomento altre volte già fatte e pubblicate. Il medesimo cioè passa a nuova rivista gli antichi nomi topici o locali come de' Grigioni così del Tirolo, ne esamina e ne contesta più diligentemente la rispettiva loro natura, e poi arruola questi al corpo de vocaboli retici, quelli agli etruschi, i restanti ai romanici, non serbando pei celtici che i soli terminanti in acum.

Seguendo noi l'opinione di coloro, i quali stimarono i suddetti nomi in complesso d'origine celtica, sembrerebbe, che l'ultima delle suddette circostanze dovesse per avventura farci cambiare idea, non che distoglierci dal nostro divisamento. Mai no; conciossiachè se al dire dei Classici e Galli ed Umbri, e Tirreni ed Etruschi, non che i Raseni o Rezii derivano da' Celti, forza è ammettere, che anche il linguaggio di questi ultimi fosse in essenza eguale a quello de' primi. Perchè adunque stimare il Celtico, chiave non atta per disserrare i reconditi sensi di quelle voci, delle quali parliamo? Ma a questo fine

necessita

1. di studiare il Celtico più diligentemente e sott'altri riguardi di quello si facesse per lo passato ; 2. fa d'uopo pigliarlo in senso più lato, e comprendervi anche il Gallico ed il Vallico (Vallese);

3. fa di mestieri ridurre ad unità d'essenza la detta triade linguistica, e perciò ammettere pel Celtico, Gallico, e Vallico un solo ed il medesimo elemento, senza lasciarsi frastornare dalla diversità della forma ortografica, colla quale questi tre rami d`una sola famiglia esprimono i loro accenti se non affatto isofoni, almeno non essenzialmente diversi ;

4. bisogna perciò al dialetto vallico, ossia italiano

volgare, dar una parte più degna e più rilevante, che non gli fosse data finora, essendo il medesimo il rappresentante generale di tutti i suoi fratelli, il Romancio, il Francese, lo Spagnuolo, il Portoghese, e simili; e finalmente

5. convien capacitarsi d' avere fin qui argomentato contro natura, se il frutto selvaggio si tenea per figlio dell'ingentilito, vale a dire se si traeva il linguaggio italiano senz'altro dal latino; mentre conveniva poggiare più alto, e risalire ad epoche anteriori al Latino non solo, ma ben anche al Greco.

Dilucidare d'avvantaggio questi punti è in fondo l'assunto della presente dissertazione, la quale per questo mezzo dai rozzi massi de dialetli volgari non meno che da prischi parlari cerca di cavar delle scintille per ischiarare il buio dell'antica nostra terminologia locale. A quest'ultimo fine appunto vi farem seguire un sufficiente numero di voci sanscrite, celtiche ed osche, onde con ciò appoggiare il nostro convincimento, che per abilitarsi a fare intorno al senso de' ridetti termini un giusto giudizio, convenga innanzi tutto stabilire le necessarie due premesse, cioè a) uno studio confrontativo intorno ai detti antichi linguaggi, e

b) una lessicografia possibilmente perfetta delle voci volgari di nostra Provincia.

Al primo di questi due bisogni si va da'moderni autori continuamente provvedendo; non così al secondo. Manchiamo cioè tutt'ora d'una lessicografia delle voci, usate neʼvarii dialetti volgari del Tirolo italiano, e quindi non ci è dato di mirarle a colpo d'occhio, e di confrontarle colle celtiche, le quali senza dubbio lor servon di base. A questo desiderio,

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