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Quantunque questi scrittori generalmente concordino nell' assegnare alla setta loro origine in tutto diversa da quella che il vescovo di Meaux le attribuisce, conformemente all' istoria contemporanea, non sarebbe però d'uopo rifarsi da troppo alti principii per trovare negli scrittori stessi della setta, anteriori a quelli di cui par liamo, opinioni e sistemi tutto affatto differenti. Noi gli andremo esponendo nella presente opera per modo che il lettore potrà giudicare, che, dopo che Bossuet ci ha dato l'Istoria delle variazioni delle chiese protestanti, starebbe bene che alcun nuovo scrittore, alla sua scuola informato, pigliasse a' di nostri a trattare delle Variazioni della loro istoria.

Tra gli autori moderni due sono sopra cui abbiamo posto gli occhi specialmente, avvisando che, ampia tela avendo essi preso a ordire, avrebbero alla perfine potuto dilucidare l'origine della setta dei Valdesi, e mostrare al Pubblico i monumenti su cui l'istoria loro è fondata. Ma nè l'uno, nè l'altro corrispose alla nostra aspettazione. Veramente il primo (1) si sforza di

(1) Histoire des Vaudois ou des habitans des val

persuadere al lettore che i Valdesi non ammettono per capo della loro setta Pietro Valdo. Ma non si travaglia gran fatto per provare con veri documenti storici l'origine da lui immaginata. Il secondo (1), scrittore nuovissimo, formato alla scuola de' romantici, e digiuno d'ogni nozione di critica istorica, fece sembiante di raccogliere nella sua opera tutti i documenti che i ricordi dell' istoria e della tradizione hanno, come egli crede, conservato intorno a quest'origine. Ma la sua istoria, opera infor

me, in cui pare che abbia voluto dar corpo al sozzo mostro che Orazio delineò nel principio dell'Arte poetica, oltrechè niuna prova contiene che possa dimostrare l'origine che e' volle dare alla sua setta, è, per giunta, mancante d'ogni testimonianza e prova istorica, la cuí semplice citazione avrebbe bastato a rovesciar la vana erudizione ond'ebbe ingombrato il suo primo volume. Sì l'uno che l'altro poi in questo concordano di sopperire alle prove ond' è spoglia la narrazion loro con declamazioni

lées occidentales du Piémont.... Parigi 1796. Și attribuisce a un Brez, già ministro di questa setta.

(1) Histoire des Vaudois des vallées du Piémont, par A. Muston. Paris 1834.

di pessimo gusto, e riempire le loro omelie sul fatto della tolleranza e della carità, di vocaboli tali da soffocare per sempre, se si potesse, questi sentimenti nel cuore dei loro avversarii.

Mestieri sarebbe soltanto aprire le opere loro per trovarne prove pressochè ad ogni pagina. Noi staremo contenti a questi passi. In conseguenza, e quasi facendo l'epifonema di una filatessa molto sentimentale sopra la carità, Brez, parlando dell' orribile tirannia che Roma esercitava sul cristianesimo, delle atrocità le quali, come egli dice, sono state poste in opera per disperdere i Valdesi, soggiunge: Questa pittura è senza dubbio commovente. Nel porvi gli occhi su l'uomo crede di essere trasportato infra le tigri e le iene, in mezzo a quanto la natura ha prodotto di più feroce. E come se tali botte di pennello non fossero abbastanza risentite, per dipingere i sentimenti che lo esasperano contro del papa, dei vescovi, dei sovrani e dei loro ministri, egli trova verso di fiorire due pagine intiere con i gentili vocaboli di fanatismo feroce, di sangue che grida vendetta...., di carnefici...., di antri spaventevoli....., di mostri che spacciandosi

sangue

per successori di san Pietro, inondarono l'Europa dei loro delitti, e la terra di di tiranni........ e di una certa città (Roma) il cui nome non sopravviverà nell'istoria se vogliam crederla a Brez, che per essere esecrato in tutti i secoli (1).

Cade qni in acconcio osservare che l'epoca (1796) in cui quest' istorico ha pubblicato il suo scritto, avendogli permesso, secondo che portavano i tempi, di manifestare liberamente i suoi sentimenti, possiamo con ogni fondamento credere che questo sia una specie di manifesto della setta a cui l'autore apparteneva.

Questo vezzo d'inveire furiosamente con modi non so se più ingiusti o più villani, non è cessato con Brez. Pure ai dì nostri è usato con la stessa veemenza dagl' istorici valdesi e da alcuni scrittori stranieri altresì; e non che contra i cattolici i quali scrissero della loro setta, ma contra tutti coloro che, o laici essendo o ecclesiastici, per cagione di carica dovettero in alcuna maniera trattare delle cose che le appartengono. Prova ne sieno gli opuscoli di un Peyran, di un Lowther e di alcuni

(1) Hist. des Vaud., etc., préf. p. ix, xxvi, xxvII.

altri (1). Lowther precipuamente potè la

sciar libero il corso alle sue invettive. Inglese di patria, e forse anco anglicano. di religione, niuno ostacolo trovò nel gittar calunnie contro ai cattolici nelle Osservazioni da lui pubblicate intorno ai Valdesi; e perchè niuno ignorasse il fonte d' onde egli le aveva attinte, ci informò che egli stesso se ne è ito colà nelle valli raccogliendovi appunto le notizie che presenta al pubblico. Per dimostrare il bene che i Valdesi vogliono agli abitanti di queste contrade i quali non sono della loro setta, e come con equità e benevolenza gli dipingano agli occhi degli stranieri che vanno a visitare le loro valli, citeremo un esempio più recente. Questo è tolto da una Notizia di una gita fatta nel 1832 nelle tre valli valdesi, e inserita negli Annali de' viaggi. Ecco ciò che vi si legge: « Que<< sto popolo (dei Valdesi) è per ogni

(1) Tali sono i titoli di questi opuscoli, quali che sieno i veri autori che gli hanno compilati : Brevi osservazioni sullo stato presente dei Valdesi... scritte da G. Lowter. Ginevra 1821 Notice sur l'état actuel des Églises vaudoises. Paris 1822 — Considérations sur les Vaudois, par T, Peyran. Genèvą 1825,

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