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matori del cristianesimo, che noi chiameremmo radicali, poichè toccano l'essenza medesima della dottrina del Vangelo. Nè osano però farlo palesemente, comechè veramente il facciano. Imperocchè, se vogliamo stare a quanto dicono, pare che vogliano il cristianesimo rifor mare in quella parte soltanto che mutabile o transitoria è da lorò chiamata. Per ottener questo fine loro, di necessità convenne abbattere due verità fondamentali del Vangelo. Primieramente la divinità del suo autore, poi la instituzione egualmente divina di un ministero formante una gerarchia destinata a conservare la dottrina evangelica, senza alterazione e senza interruzione insino alla fine dei secoli. E sì il fecero. E se il protestantesimo oggimai più non sa nè quel che ritener debba, nè che rigettare della rivelazione di Gesù Cristo, altro non fa ora che ricogliere i frutti di questo sistema, che, nato in Germania e di là portato in Francia nel principio del presente secolo, (1) si chiamò il Cristianesimo progressivo.

(1) Ved., fra le altre opere, la collezione delle pubblicazioni periodiche del giornale Le Globe, e l'opera di B. Constant: De la Religion considérée dans sa source, dans ses formes et dans ses développemens. Trovasi una confutazione del sistema di questo protestante nell'opera di uno de'suoi correligionarii. Vedi la lezione quinta De l'histoire générale de la civilisation en Europe, di Guizot. Riguardo a tal questione i cattolici confessano

Possiamo di leggieri comprendere come siffatti cristiani che non dubitarono di cancellare queste due verità dal codice del Vangelo, si possano altresì arrogare il diritto di riformarlo nella sua essenza o almeno distinguere, come fanno, e ritenere per intiere certe dottrine buone per tutti i tempi, e rigettarne certe altre che, dottrine di contingenze essendo state solamente, come essi dicono, cangiar doveano di necessità e cader nell' obblivione. Certamente se Gesù Cristo ai loro occhi è un puro uomo, un altr'uomo come lui può fare altrettanto, o meglio per avventura. Se poi il cristianesimo solo per accidente è stato ridotto a società; se Gesù Cristo volle solo fondare una scuola, e lasciare discepoli come gli antichi filosofi facevano; se nè a un suo vicario qualche si sia, nè a verun corpo particolarmente confidò il deposito e la conservazione delle sue dottrine; se infine non titolo, non carattere, non autorità speciale si richiede per annunziarle ed interpretarle, allora libero è a chicchessia l' intenderle a suo talento, e pigliarne quel più che gli aggrada. E ciò è quello appunto a cui mi

senza difficoltà, che in maniera di religione può cangiare quello che veramente alla sola forma pertiene; ma sostengono che alla Chiesa, che dee conservarne l'essenza, appartiene anche regolare la forma.

rano i seguaci del sistema del Cristianesimo progressivo. (1)

Ci verrà fatto di dimostrare altrove come il primo abbozzo di questo sistema è più antico che altri non crede, e come un monaco napolitano, un frate del secolo XIII può contenderne la gloria dell' invenzione ai moderni facitori di sistemi.

Applichiamo ora ai Valdesi e Protestanti queste riflessioni. Nei secoli in cui apparvero queste due sette non si era progredito così smisuratamente nel purgare il cristianesimo, come da poi si fece. Massima ferma era che per favellare di riforma o immischiarsi nel farla da maestri in religione, religione, si doveva appartenere alla società stabilita da Gesù Cristo, averne ricevuto la missione dai capi che dal divino suo fondatore l'avevano ricevuta. Ond' è che queste sette dovettero necessariamente cercare antenati e procacciarsi una genealogia spirituale, perchè

(1) Quest'è il sistema di Muston. Ti proverà (p. 204-5) che tutto ciò che v' ha di buono nel sistema del signor Fourrier, nelle massime di un San-Simoniano e anche in quelle dell'abate Châtel, fu tolto dal codice dei Valdesi. Seguita quindi sua professione di fede in questi termini espressa: « Sì, il ripeto, tutto « quel che di bello è, di puro, di progressivo nelle teorie mo» derne, rinchiudesi nei precetti del Vangelo. Non è questo un « vecchio, disusato sistema, immobile, ma sì principii sempre « universali in faccia dell'umanità. »

potessero dimostrare sè appartenere alla società che Gesù Cristo e gli apostoli suoi aveano fondato (1). E qui appunto stava l'impiccio. Però da questo travagliarsi che fecero nacquero coteste mostruose riunioni, o di nome soltanto, o di fatto, procacciando le sette nuove di innestarsi sui vecchi e corrosi tronchi delle antiche, o vive puranco, o spente. Di qui l' ingombro di tanti sistemi strani, assurdi, contraddittorii e mostruosi, introdotti e rigettati, rifabbricati e distrutti a vicenda.

Quando il protestantesimo levò il capo, i Valdesi scemati, e pressochè al nulla ridotti, temendo non dovessero spegnersi interamente, come suole alle sette intervenire, si mossero incontanente e tennero pratiche coi capi delle differenti sette, che d'intorno cominciavano a romoreggiare nella Svizzera, nella Francia e nell'Allemagna, per trovar modo di congiungersi con alcuna di esse ed averne quindi, ove fosse mestieri, sostegno e protezione. Dopo

(1) Affine di procacciare alle sette protestanti questa genealogia antica, Basnagio compose appunto la sua Histoire de l'Eglise. Questa è l'idea madre dell'opera sua. O bene o male bisogno coordinare a questo fine i suoi racconti, ed appiccarvi il significato che esso Basnagio voleva. Magni passus, sed extra viam. Se egli avesse subodorato quai nuovi sistemi di religione avrebbero fabbricato i protestanti odierni, si sarebbe passato via di sì laboriosa ed inutile opera. La vera religione, dice Fleury, è la sola che, sopra le altre, è d'origine certa,

varie inutili pratiche aperte presso molte altre sette, si appigliarono a quella di Calvino, e insino a'dì nostri serbano co' suoi discepoli stretta fratellanza. E perchè, vicini di luogo, erano pronti all'uopo ad assisterli, di leggieri si appianarono le difficoltà intorno ai punti in cui gli uni dagli altri discrepavano, e intorno l'opposizione manifesta tra le antiche loro dottrine e le nuove della setta a cui si aggregavano. (1) Certamente questa opposizione di dottrine era tanto grande che sarebbe stato più facile, starei per dire, conciliare i Valdesi coi Cattolici, che non era di accordare i Valdesi con i Calvinisti. Ma purchè non fossero cattolici, ogni condizione loro sembrava comportabile. Poco loro caleva poi cessare di essere Valdesi e unirsi a questa più che a quell' altra setta, purchè i loro nuovi fratelli fossero animati dal medesimo odio contro della Chiesa cattolica, e pronti a prestar loro forza e sostegno. Quest' è il principale, e oseremmo dirlo francamente, l'u

(1) Ved. il num. XI dei Documenti. Se i Valdesi vogliono a viva forza risguardarsi della medesima religione che gli eretici chiamati i Fratelli di Boemia, i quali si dicono pure Valdesi, convien pur credere che essi si sieno offerti a Lutero per abbracciare la setta di lui. Lutero con isgarbato modo e con rabbuffo, in sulle prime si saria mostrato ripugnante, ma infine gli avrebbe ammessi, e conchiusa sarebbe stata l'unione. Se non che di lì a poco i Valdesi, dando volta, si sarebbero congiunti con Calvino.

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