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vrebbero avuta da questo papa o da questo concilio (1).

Dai passi sopra citati si vede che essi porgendo dimanda al рара, il richiesero della facoltà di predicare. Questo per certo non era lo scopo unico nè principale. Da queste lettere si conosce altresì che i Valdesi pretendevano di predicare in ogni luogo senza averne autorità dai vescovi. Ma tanto manca che Innocenzo III l' approvasse, che anzi espressamente gli condanna sottoponendo in ogni luogo i nuovi convertiti all' autorità dei vescovi. « Co« mandiamo, dice questo pontefice, che non « presumano di arrogarsi l'officio di andar « qua e là predicando, e che i rettori delle « chiese dieno licenza di esortare nelle ore e << ne' luoghi competenti solo a coloro (dei Po« veri Cattolici) i quali conosceranno che sono << provati e di retta e sana fede e dottrina (2). »

Il somigliante avea raccomandato allo stesso. Durando e a' suoi fratelli, poichè di ciò avevano menato lagnanze presso di lui gli arcive

della domanda; e questo è quel che ci fa credere che il suo racconto non sia esatto in questa parte.

(1) Pare che Moneta dica pure la stessa cosa (Summ., lib. 5, c. I, § 4) ed attribuisca questa domanda e questa ottenuta facoltà allo stesso Valdo. L'editore dell'opera di questo domenicao, pretende che Moneta, in questo passo, narri soltanto quale fosse la credenza o pretensione degli stessi Valdesi.

(2) Lib. XIII, epist. 94, p. 460.

ין

scovi di Narbona e di Bezières e i vescovi di Uzès, di Nîmes e di Carcassona. «< Ed acciocchè << voi possiate senza alcun sospetto trarre fuori << dalla vagina la spada spirituale, che è la parola << di Dio, contro agli eretici, vogliamo ed ordi<< niamo che vi congiungiate con gli altri pre<«<dicatori cattolici nel magistero della predica«<zione, contra queste volpi che si travagliano « nel rovinare la vigna del Signore, ad esema pio di colui che comandò che fossero tratti « a parte Barnaba e Saulo per opera alla << quale gli aveva destinati, affinchè, siccome << per comando dello Spirito Santo un antico <«<< apostolo si congiunse con un nuovo, pur « testè da persecutore convertito alla fede, << così anche con voi novellamente dall' errore << alla verità convertiti si congiungano predi<< catori di conosciuta e provata dottrina, affin«< chè essi con voi e voi con essi, senza alcun << sospetto, seminiate la parola di Dio, agli ar<<< civescovi e vescovi ed altri prelati ubbi<< dienza e rispetto umilmente prestando; ac«< ciocchè possiate fabbricare edifizio di opera << buona sopra il fondamento dell'umiltà, imi«tando la dottrina di colui che dice: Impa« rate da me che sono mite ed umile di « cuore (1). » Quest' erano le savie e prudenti

(1) Epist. Innocentij III, lib. XII, epist. 69, p. 339.

cautele prescritte da questo gran papa al nuovo corpo dei Poveri Cattolici. E dalle differenti professioni di fede si vede che questi aveano solennemente promesso di uniformarvisi (1).

CAPITOLO XVIII.

Fonti da cui derivano gli errori di Valdo.

desimi. Loro carattere.

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Grande opposizione sopra molti

punti tra gli errori antichi, e le pretensioni e gli usi de' Valdesi moderni. Due parole ai partegiani delle Società bibliche ed a quelle del senso privato nell'interpretare la sacra Scrittura. Epilogo e conclusione.

Dalle relazioni fatte nel capitolo precedente, si vede manifesto che Valdo nel riunir discepoli e farsi capo di setta volle fondare un istituto religioso che dovesse rinnovellare tra' cristiani la vita degli apostoli. Nè in ciò, come sopra detto abbiamo, non v'è nulla che non torni a sua grande lode. Se a questo cominciamento poniamo mente, dice Bossuet, pare che in sulle prime Valdo accennasse a baon fine. Se non che, pure soggiunge questo gran vescovo, ne'suoi principü, questa setta oscura e timida o non aveva ancora alcun dogma

(1) Id., lib. XI, epist. 196, p. 240, e lib. XV, epist. 137, pag. 657. Veggansi tutte queste citazioni delle lettere d'Innocenzo III al n.o XXXIII de' Documenti.

particolare, o se alcuno ne aveva, non lo manifestava (1).

Ma questo stato non potea durar lungamente. Siccome Valdo uomo presuntuoso era, e pigliava consiglio solo da sè stesso nello interpretar le sacre Scritture, così passò dal leggerle egli stesso in lingua volgare all' interpretarle a' suoi seguaci. Questa fu adunque la cagione de' suoi errori, la colpevole presunzione congiunta con una grande ignoranza ed invincibile ostinazione.

Il credere che i semplici laici potessero esercitare il ministero della predicazione fu uno de' suoi primi errori. Quando alcuni suoi discepoli andarono a Roma per ottenere da Lucio III l'approvazione del loro nuovo istituto, il papa gli ripigliò altresì come stranamente dediti alle superstizioni, poichè pretendevano imitare gli apostoli persin nella foggia loro di vestire che veramente era singolare. Un altro rimprovero fece loro questo papa, come dice Corrado di Ursperg. L'andare che facevano attorno e abitare con donne, mettendo in altrui sospetto di sè, ed essendo pietra di scandalo ai fedeli i quali questo vedevano fare a uomini che affettavano grande santità e pretendevano di essere i soli imitatori del

genere (1) Bossuet, Hist. des Variat., lib, XI, S LXXXIX € LXXIII,

di vita che gli apostoli avevano menato. Queste furono, come pare, le principali, per non dire le sole cagioni, per cui furono da questo papa condannati.

Veggiamo negli scrittori di que' tempi che. per questi medesimi errori erano già stati condannati da alcuni vescovi di Francia. Questi settarii ne avevano aggiunti de' nuovi ai tempi in cui Bernardo arcivescovo di Narbona gli citò a comparire innanzi a sè. Non solo i semplici laici senza missione e senza dottrina predicavano, ma le donne altresì si erano arrogate questo ministero. Negavano oltre a ciò di prestare ai vescovi la dovuta obbedienza; negavano le indulgenze e le preghiere pei morti. Del resto Valdo, non avendo voluto stare al divieto fattogli di non interpretare la sacra Scrittura e predicare ai fedeli la parola di Dio, se non voleva sè stesso dannare come usurpatore del

ministero ecclesiastico, faceva pure ď uopo che negasse di essere soggetto ai vescovi, e attribuisse ai laici la facoltà di predicare.

Non contenti a ciò i suoi discepoli più oltre andarono. Dopo il predicare vollero- udire le confessioni, i peccati perdonare e l'Eucaristia consacrare, semprechè avessero i sandali ai piedi e innanzi a Dio, si potessero in istato di grazia e santità riputare. Perciò ancora mantenevano dover essere migliore la confessione

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