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di adoperare de' suoi primi predicanti; le variazioni cui andò soggetta col progresso del tempo; l'opposizione delle sue antiche credenze con alcuna delle sue moderne pretensioni fanno vieppiù vivo nascere il desiderio di studiarla nelle sue vere sorgenti. E più cresce ancora questo desiderio quando si perviene al secolo della Riforma. Diffatto, quale scena non si presenta allora innanzi agli occhi? Di qua le

relazioni che i Valdesi cercano di stabilire coi capi delle nuove sette le quali si veggono sorgere; di là le condizioni a cui si sottopongono per accettare l'unione che vanno sollecitando, e mendicando da ogni parte. Da un lato i cangiamenti in maniera di credenze e di disciplina a cui il calvinesimo gli costringe prima di prenderli diffinitamente sotto la sua protezione e riconoscerli quali suoi discepoli; dall' altro le trasformazioni a cui è forza che si sottomettano nello strascinarsi che fanno a fatica dietro questo nuovo alleato. Si arroge la condizione equivoca in cui di presente si trovano tra le credenze proprie e quelle del corpo insegnante; la ripugnanza loro nell'adottare liberamente le dottrine dell' arianesimo e del socinianesimo, per non dire del deismo, che regnano in Ginevra. Aggiungasi il loro non potersi facilmente tenere fuori del moto eccentrico, il quale spinge il protestantesimo fuori delle

orbite antiche, senza vedersi perciò sforzati a far ritorno ai principii cattolici, che altamente condannano il fatto della loro separazione, e si avrà in compendio l'immagine delle lotte e degli sforzi a cui doveva soggiacere la setta valdese; e in singolar modo manifesta parrà eziandio l'importanza della loro istoria.

pure

A queste differenti specie di utilità che abbiam mentovate, un'altra si vorrebbe aggiungere più generale e più sublime, se vogliamo credere ai moderni istorici di questa setta. Secondo che essi affermano « l'istoria dei «valdesi è forse il più importante monumento « dell'istoria del cristianesimo. Perocchè con<< finati nelle montagne del Piemonte, conter« mini col Delfinato, conservarono il culto e << la dottrina cristiana in tutta la purezza e << semplicità evangelica, intantochè le più dense << tenebre coprivano il rimanente dell' Europa. « Dagli apostoli o dai loro primi successori << ricevettero il Vangelo, nè da quel tempo « in poi la fede loro cangiò, ed è a' dì nostri « la stessa, come era pur la stessa prima della <«< riforma. Di guisa che l'esistenza di questo << piccolo popolo è da tenersi in grandissimo << pregio dalle nazioni cristiane, e non può fare << che a tutte sommamente non importi (1). »

(1) Hist. des Vaud., etc. Paris 1796, préf. p. XII, XIII.

Ove se ne eccettui il monte Ararat, cui solo fu dato di accogliere l'unico avanzo del genere umano sfuggito alle acque sterminatrici del diluvio, o il monte Tabor che risplendette della chiarezza di colui che venne a disgombrar lè tenebre ond'era avvolta la terra, mal si potrebbero trovare altre più beate montagne di quelle che stanno a cavaliere delle valli dei Valdesi. Però noi possiamo di certo affermare che ogni giudizioso lettore ci saprà grado, se abbiamo saputo richiamare la sua attenzione su questa nuova terra di Gessen che sola ed in ogni tempo potè godere la luce più pura, mentre che il rimanente dell' Europa giaceva fra le più fitte tenebre.

E questa è, senza nulla aggiungere nè levare, come giudica uno de' più gravi istorici di questa setta, l'utilità che si può ricavare da tutti i cristiani dall' istoria dei Valdesi. Ora è da vedersi ciò che, secondo questo medesimo scrittore, appartiene specialmente ai protestanti.

Se essi credessero di essere stati i primi autori dello straordinario movimento che scrollò

l'Europa nel secolo xvi, ben potranno tôrsi d'inganno facendosi a leggere l'istoria de' Valdesi. Poichè vi scorgeranno che «<da queste valli « mossero le prime scintille di questa riforma, «che la maggior parte de' popoli dell' Europa

« ravvicinò, se non per intiero, in parte al<< meno (1). >>

Ond' è che questo nostro istorico per tanta gloria e per si grandi prerogative proprie soltanto della sua setta non potendo ormai più in se stesso capire, dà finalmente sfogo alla piena de' suoi affetti di ammirazione, e riconoscenza, e prorompe in un inno di gioia e di congratulazione misto di solenne rendimento di grazie a colui che si degnò di fare dei Valdesi un popolo prediletto, e starei per dire il popolo ebreo della nuova legge (2) dicendo: « Noi, e con noi i maggiori nostri, ci van<< tiamo e rendiamo grazie a Dio che abbia << sempre conservato nelle nostre valli la dot<< trina evangelica in tutta la sua purità, scevra « dai mescolamenti delle opinioni umane che << per si lunga stagione contaminarono e con<<< taminano pur di presente si gran parte del << mondo cristiano. Ci vantiamo di aver perse« verato dai primi secoli del cristianesimo in

(1) Hist. des Vaud., préf. p. XXII.

(2) Per convincere il lettore che noi parliamo da senno solo recheremo la seguente citazione di Muston: « Dall'antico popolo « Ebreo in fuori niuno, dalla creazione insino a’dì nostri, vanta « un'istoria che contenga maggiori maraviglie di quella de'Valdesi • del Piemonte (Boyer, Avis au lecteur, p. 1).............. » Ma è da temersi forte che il paragone tra queste due istorie non possa reggere, poichè Muston aggiunge: « Il popolo ebreo vanta miracoli, dovechè noi eroici e sublimi fatti abbiamo.» Liv. I, p. 40.

« sino a' di nostri nella medesima fede, avve«gnachè travagliati da molte e crudeli perse«< cuzioni. Ci vantiamo che la ineffabile beni<< gnità dell' Essere supremo ci abbia trascelti « a conservare accesa la fiaccola della verità nella «< nostra patria, e che essa sia stata l'unico « fanale, da cui tutti i popoli in ogni tempo « vennero a ritrarre la luce onde sono stati << illuminati. Ci vantiamo di aver, per quanto << era in noi, conservato la semplicità della « dottrina cristiana nella maggior parte delle «< contrade d'Europa, dove i nostri maggiori << mandarono i loro ministri. Ci vantiamo di << non essere stati riformati mai, quantunque << alla scuola nostra si sieno informati i ri«< formatori, siccome eglino stessi non dubi« tano di confessare. Ci vantiamo finalmente <«< che la chiesa delle valli nostre è la madre « di tutte le chiese riformate o protestanti. << Ecco quali sono le glorie nostre (1). »

Difficile è, di verità, aggiungere nuovi tratti a quelli che Brez seppe adunare nelle sue pitture per far viemeglio spiccare l'utilità della storia de' Valdesi. Però Muston veggendo rivendicato ogni antico e nuovo privilegio, citato ogni fatto, se ne stette in sul ridir lo stesso, non già in modo volgare, ma con quella dovizia di locu

(1) Brez, 1.re part., chap. II, p. 43.

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