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inganno, sono Reinero Sacco, un altro Reinero, cui danno il nome di dottore alemanno e Polichdorf.

,

Abbiamo già notato come gli storici valdesi nell' appoggiarsi che fanno (non importa se a torto od a ragione) all' autorità di questi tre scrittori, avrebbero dovuto avvertire i lettori, che esiste un gran numero di altri autori, de' quali molti sono anche più antichi di questi tre, i quali espressamente e formalmente contraddicono all'antichità, di cui si pretende di trovare le prove in questi ultimi. Aggiungeremo ancora che, dopo questa confessione che per amor di verità doveano fare, avrebbero anche dovuto cercare di dichiarare le contraddizioni che pareva dovessero risultare dalla pretesa opposizione di questi diversi testimonii, col raffrontare le une con le altre testimonianze, e ponderarne il numero ed il valore, e così decidere dopo l'esposizione di testimonii in numero maggiore e più uniformi, e meglio istruiti della verità dei fatti.

Ma così non adoperarono. Siccome i testimonii che lasciavano nell' obblio loro erano tutti direttamente opposti, e non era verso da poterne spiccare pur una parola in favore dell' antichità che cercavano gli storici valdesi, con la buona fede che gli fa da ogni altro singolari, non dubitarono di appigliarsi ai trę

che allegano, gli altri sotto silenzio passando. Loro tornava pure utile far valere l'autorità di quelli che essi ci oppongono, affinchè essa sola potesse stare di rincontro all'autorità di tutti gli altri. Cominciamo da Reinero, e veg giamo in prima come sul fatto suo ragionino i nostri avversarii.

Secondo Léger, all'inquisitore Reinero « non « basta l'animo di negare che i Valdesi non « esistano insin dai tempi degli apostoli..... E «< certamente questo celebre Reinero non era dai << tempi di Valdo di Lione (i cui discepoli egli <«< chiama Leonisti, e vuole che sieno i mede«simi che i Valdesi) non era, dico, così lon« tano che, se questo Valdo stato fosse l'autor « primiero di questa pretesa setta, non lo po«tesse molto bene notare senza darsi briga, « per ritrovarne l'origine, di discendere in« sino al tempo di san Silvestro o di Costan«tino il Grande primo imperator cristiano, o « al tempo degli apostoli, poichè egli fioriva << verso l'anno 1254, ottanta o novant' anni « solo dopo Valdo (1). >> Peyran milita per la stessa opinione, e per dare maggior forza alla testimonianza di Reinero, soggiunge altresì che questo testimonio dovea essere meglio che niun altro istruito su l'origine dei

(1) Léger, liv. I, ch. XXVIII.

Valdesi. Si l'un che l'altro citano il passo che noi fra breve esamineremo, é rinforzano questa citazione con quella di un dottor ale, manno chiamato altresì Reinero, il quale dice assolutamente le stesse cose, a un dipresso coi medesimi vocaboli (1).

Lowther e Bert si appoggiano del pari alla testimonianza di Reinero, e ne traggono presso a poco le medesime conclusioni, quantunque il primo ci avesse detto chiaramente, duc pagine prima, che v' hanno di tali «< che pen«sano con molta probabilità che i Valdesi « ebbero loro origine, in qualità di setta reli«giosa, ne' tempi di Claudio di Torino nel se« colo IX, e che gli stessi Valdesi con po« chissimo divario fanno risalire a quest'epoca « la loro origine (2). »

Prima di esporre il sentimento di Muston citeremo il passo in questione, che forma il capitolo IV del libro di Reinero contra i Valdesi.

« Delle sette degli antichi eretici.

« In quarto luogo notate che le sette degli «eretici furono più di settanta, le quali tutte « per grazia di Dio distrutte sono, tranne « quelle de' Manichei, degli Ariani, dei « Roncari, e dei Leonisti, che infettarono. <«< l'Alemagna. Tra tutte queste sette che ora (1) Peyran, p. 45, 44,

(9) Lowther, Brevi osservaz., p. 5, 3,

« sono o furono, niuna è che sia alla Chiesa << di Dio più perniciosa dei Leonisti. E ciò « per tre cagioni. La prima, perchè è più an«tica; poichè alcuni dicono che durato abbia << insin dal tempo di Silvestro, alcuni da quello degli apostoli. La seconda, perchè più ge« nerale; poichè non è quasi alcuna terra in <«< cui questa setta non vi sia. La terza, perchè <«< tutte le altre sette per l' enormità delle loro << bestemmie contra Dio inducono orrore ne«< gli uditori, laddove questa dei Leonisti fa. << pompa di grande pietà, perchè innanzi agli <«< uomini vivono secondo giustizia, credono <«< bene ogni cosa di Dio e tutti gli articoli «< che nel simbolo si contengono, fuor solo «< questo che contra la Chiesa romana be<< stemmiano, ed il clero; a cui la moltitu-« dine pecorona dei laici è facile a credere. E << siccome nel libro de' Giudici si legge che « le volpi di Sansone, l' una contrariamente «< all'altra avea la testa rivolta, ma le code <«< intra loro vicendevolmente legate, cotale << questi eretici nelle loro sette sono tra sè <«< divisi, ma si mostrano uniti nell' impugnare « la Chiesa. Quando in una casa sono questi <«< eretici, ciascuna setta condanna l'altra, e << tutte combattono la Chiesa romana: e così « queste astute volpicelle la vigna del Signore,

cioè la Chiesa, rovinano coi loro errori. »

Dopo questo passo vi si legge immediata

mente il seguente :

« Delle sette degli eretici moderni. Cap. V.

« Notate che la setta dei Poveri di Lione, «<i quali sono detti eziandio Leonisti in tal « modo nacque. Essendo in Lione alcuni dei

più agiati cittadini, avvenne che uno di <«< questi morì di subita morte, loro disteso <«< cadendo ai piedi. Ond' è, che in un di loro << entrò così grande spavento, che inconta«nente donò a' poveri un gran tesoro. E per«< ciò a lui trasse grandissima moltitudine di « poveri, ai quali egli insegnò a seguitare « volontaria povertà, ed essere imitatori di << Cristo e degli apostoli. Ed essendo un tal << poco intinto di lettere, loro insegnò in lin«gua volgare il testo del nuovo Testamento. << Per la quale temerità ripreso essendo, dell' «< ammonizione si fece beffe, e perseverò nella «<,sua dottrina (1). »

Per questi due passi che si succedono immediatamente nell' opera di Reinero, Muston fa la seguente riflessione : « Alcun credette << di ravvisare in quest' opera una strana con«traddizione per ciò che l'autore ne dà l'o<<rigine de' Valdesi, ora facendone una setta

(1) Ved. la continuazione di questo passo in uno dei capi precedenti, dove noi abbiamo già fatte alcune osservazioni intorno alla presente questione. Si trova ai nn. VII e XIII dei Documenti,

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