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sentenza del Volgare, e non viceversa; perchè in fine il Latino sarebbe stato insufficiente pei non litterati, e quanto ai litterati avrebbe esposto le Canzoni a più genti anche straniere, che esse Canzoni non vogliono. p. 25.

CAPITOLO VIII. A provar maggiormente che il Comento latino non sarebbe convenuto alle Canzoni volgari premette che il suo Convito è frutto di una compiuta liberalità, la quale ricerca che si dia a molti, che si dieno cose utili, e che si doni senza essere domandato. p. 29.

CAPITOLO IX. Prova in conseguenza che il Comento latino non avrebbe giovato a molti; non sarebbe stato datore d'utile dono; non sarebbe stato inatteso e non domandato quanto il volgare. p. 34.

CAPITOLO X. Confessa nullameno l'Autore, che è gran novità dar il Comento delle sue Canzoni in Volgare; e però, chiesta scusa della troppa, ma necessaria, digressione, mostra come a ciò lo condusse amor naturale della propia lingua, desideroso di magnificarla, geloso di sua interezza, e vago di difenderla dalle taccie ingiuriose che le si appongono da molti. p. 36.

CAPITOLO XI. Entrando quindi a sostener le difese del Volgare, accenna cinque cagioni abbominevoli del disprezzo in che lo tengono alcuni. La prima è mancanza di discrezione nel maggior numero, che, come volgo, segue ciecamente l'errore altrui. La seconda è maliziata scusa di alcuni che vogliono attribuire a difetto del Volgare il difetto della mente propria. La terza è vanagloria di sapere il Latino, che altri non sa. La quarta è invidia pel non saper far l'uso del Volgare, che altri fa. La quinta è viltà d'animo, per cui alcuni temono che il proprio Volgare non arrivi all'altrui. p. 41.

CAPITOLO XII. Svelate queste turpi cagioni, passa a dimostrare com'egli (l'Autore) siasi fatto amico del Volgare, e siasi quest' amistà confermata. Ciò per prossimità del Volgare, ch'è il proprio; per consuetudine nell'adoperarlo; per bontà che il Volgare ha in sè stesso. p. 46.

CAPITOLO XIII. Conchiude che ha preferito il Volgare per forza di amistà confermata, e questa per beneficj ricevuti la mercè del Volgare; lingua che parlavano i suoi genitori; lingua che gli fu scala al Latino; lingua che Dante portò a stabilità di numero e rime; lingua di cui si valse in tutto il tempo della sua vita. p. 50.

ARGOMENTI

DELLI TRATTATI E CAPITOLI COMPONENTI IL CONVITO

DI DANTE ALLIGHIERI

TRATTATO I

Introduzione al Convito: difesa del vulgare eloquio,
in cui è scritto.

CAPITOLO I. L'uomo è mosso naturalmente a sapere: non tutti possono ottener questo fine: chi sa, deve altrui liberalmente largire il cibo della Sapienza: è di questo cibo che s' imbandisce il convito mediante la sposizione di quattordici Canzoni. pag. 1.

CAPITOLO II. Si scusa l'Autore del dover parlare di sè, e troppo a fondo del suo argomento: mostra quando e con qual fine sia permesso parlare di sè, e dà gli esempi di Boezio e di S. Agostino: accenna che la sostanza delle sue Canzoni, mosse da virtù, non da passione amorosa, sta nascosta sotto figura di allegoria ignota a tutti, s'egli non la dichiara. p. 7.

CAPITOLO III. Si scusa l'Autore per quel po' di durezza che si troverà nel Convito: ne accenna la causa nel suo infortunio; colpito dal quale, mostra come possa essere diminuita a suo scapito la stima di taluni, sebbene a torto. p. 13.

CAPITOLO IV. Aggiunge che procurò di scrivere con più di gravità il Convito, a compenso di quello che, per essersi fatto conoscere di persona a tutti quasi gl' Italici, può avere discapitato nella loro opinione, p. 16.

CAPITOLO V. Entra a provare che in questa sua opera doveva far uso del Volgare e non del Latino, per convenienza di ordine, essendo le Canzoni scritte in Volgare; ond'è che un Comento latino sarebbe stato superiore ad esse per nobiltà, virtù e bellezza di lingua. p. 19.

CAPITOLO VI. Aggiunge che il Latino sarebbe stato come servo non conoscente del suo padrone e degli amici suoi, perchè il Latino non comprende la cognizione del Volgare, e non è comune a quanti parlano il Volgare. p.

23.

CAPITOLO VII. Segue a mostrare che il Latino a gran pena s'avrebbe potuto accomodare al Comento delle Canzoni volgari, perchè il superiore mal segue il comando dell'inferiore; perchè il Latino ha già nelle sue scritture molte parti delle

sentenza del Volgare, e non viceversa; perchè in fine il Latino sarebbe stato insufficiente pei non litterati, e quanto ai litterati avrebbe esposto le Canzoni a più genti anche straniere, che esse Canzoni non vogliono. p. 25.

CAPITOLO VIII. A provar maggiormente che il Comento latino non sarebbe convenuto alle Canzoni volgari premette che il suo Convito è frutto di una compiuta liberalità, la quale ricerca che si dia a molti, che si dieno cose utili, e che si doni senza essere domandato. p. 29.

CAPITOLO IX. Prova in conseguenza che il Comento latino non avrebbe giovato a molti; non sarebbe stato datore d'utile dono; non sarebbe stato inatteso e non domandato quanto il volgare. p. 34.

CAPITOLO X. Confessa nullameno l'Autore, che è gran novità dar il Comento delle sue Canzoni in Volgare; e però, chiesta scusa della troppa, ma necessaria, digressione, mostra come a ciò lo condusse amor naturale della propia lingua, desideroso di magnificarla, geloso di sua interezsa, e vago di difenderla dalle taccie ingiuriose che le si appongono da molti. p. 36.

CAPITOLO XI. Entrando quindi a sostener le difese del Volgare, accenna cinque cagioni abbominevoli del disprezzo in che lo tengono alcuni. La prima è mancanza di discrezione nel maggior numero, che, come volgo, segue ciecamente l'errore altrui. La seconda è maliziata scusa di alcuni che vogliono attribuire a difetto del Volgare il difetto della mente propria. La terza è vanagloria di sapere il Latino, che altri non sa. La quarta è invidia pel non saper far l'uso del Volgare, che altri fa. La quinta è viltà d'animo, per cui alcuni temono che il proprio Volgare non arrivi all'altrui. p. 41.

CAPITOLO XII. Svelate queste turpi cagioni, passa a dimostrare com'egli (l'Autore) siasi fatto amico del Volgare, e siasi quest' amistà confermata. Ciò per prossimità del Volgare, ch'è il propria; per consuetudine nell'adoperarlo; per bontà che il Volgare ha in sè stesso. p. 46.

CAPITOLO XIII. Conchiude che ha preferito il Volgare per forza di amistà confermata, e questa per beneficj ricevuti la mercè del Volgare; lingua che parlavano i suoi genitori ; lingua che gli fu scala al Latino; lingua che Dante portò a stabilità di numero e rime; lingua di cui si valse in tutto il tempo della sua vita. p. 50.

TRATTATO II.

Dichiarazione della Canzone I. intorno all'amore
della Filosofia sotto l'immagine di Beatrice.

CAPITOLO I. Purgato il pane del Convito da ogni sua macchia, avverte che nel comentare le sue Canzoni ne spiegherà il senso litterale e l'allegorico, e toccherà incidentemente del morale e dell'anagogico. p. 56.

CAPITOLO II. Accenna l'argomento, e dice divisa in tre parti principali la Canzone: Voi, che, intendendo, ec. p. 60.

CAPITOLO III. Pone le notizie necessarie a conoscere di qual Cielo egli parli. p. 63.

CAPITOLO IV. E dimostra ch'egli parla del Cielo di Venere. p. 66.

CAPITOLO V. Poi dell'Intelligenze celesti, delle quali prova che i Gentili avevano idee imperfette. p. 70.

CAPITOLO VI. E dice che le Intelligenze particolari, cui rivolge la sua Canzone, sono li Troni, ordine d'Angeli motori del terzo Cielo, che è cielo di Venere, cielo d'Amore. p. 76.

CAPITOLO VII. Dichiara quindi il testo della prima parte della Canzone dal v. 1. al v. 13., che è un'apostrofe alle Intelligenze suddette, onde l'ajutino nell'interno contrasto che prova per degnamente commendare Beatrice. p. 80.

CAPITOLO VIII. Continua la spiegazione del testo dal v. 14al 26., e dimostra qual sia il contrasto sofferto dentro a sẻ per un pensiero che lo spinge dolcemente a contemplare la gloria della sua donna nel regno dei Beati; e per un altro contrario che gliene rappresenta la beltà corporea e terrena, e tutta vince l'anima sua. p. 85.

CAPITOLO IX. Scioglie da prima un obbietta che potrebbe esser mosso sulla contrarietà di due pensieri, che sono entrambi figli d'Amore, e quindi derivazione delle medesime Intelligenze; ond'è che non dovrebbero esser opposti fra loro. Mostra pertanto come il pensiero d'indole superiore e celeste sia condotto a trasmutarsi in uno d'indole inferiore e terrena; senza di che al pensiero principale mancherebbe l'effetto. E qui, toccato del corpo congiunto all'anima, e dell'anima separata da questo, discorre dell'immortalità di quest'ultima. p. 89.

CAPITOLO X. Continua a dichiarare la Canzone dal v. 27. al 39., e la qualità della battaglia internamente sofferta per li due opposti pensieri mossi dall'amore della sua donna. p. 93. CAPITOLO XI. Continua nella dichiarazione dal v. 40. al 52. sull'argomento medesimo. p. 96.

CAPITOLO XII. Dichiara l'intendimento della tornata della Canzone, che comincia dal v. 53. e termina col v. 61. p. 99.

CAFITOLO XIII. Dimostrata la sentenza litterale della Canzone, procede alla sposizione dell'allegoria, che si riferisce

all'amore della sua donna, ed alla tristezza in cui rimase dopo la morte di quella. p. 102.

CAPITOLO XIV. Prosegue a dichiarare l'allegoria della Canzone per conto del terzo Cielo, alle cui Intelligenze è indiritta; e dimostra come i Cieli corrispondono alle Scienze per l'ordine e numero in che convengono. Per ordine: se i Cieli si avvolgono intorno al proprio centro, le Scienze intorno al proprio soggetto; se i Cieli rischiarano le cose visibili, le Scienze le intelligibili; se i Cieli inducono la prima nostra perfezione di esistenza, le Scienze la seconda nella speculazione del vero. Per numero: i Cieli sono sette, e sette sono le Scienze del Trivio e del Quadrivio; all'ottava sfera corrispondono la Fisica e la Metafisica; alla nona la Scienza morale; al Cielo empireo la Teologia. Questo premesso, dimostra le relazioni che passano tra li primi sette Cieli (Luna - Mercurio - Venere Sole Marte Giove prime sette Scienze (Gramatica - Dialettica metica - Musica - Geometria - Astrologia). p. 104.

Saturno) e le Rettorica - Aril

CAPITOLO XV. Continua a ragionare la similitudine_dei Cieli superiori colle Scienze che vi corrispondono. p. 113.

CAPITOLO XVI. Dimostrato, in virtù delli due precedenti Capitoli, che il Poeta parla alle Intelligenze del terzo Cielo, assomigliato alla Rettorica, dichiara come la dolcezza degli insegnamenti di Boezio e di Tullio l'abbia indotto all'amore della Filosofia, e come di questa donna egli parli in senso anagogico nella proposta Canzone. p. 119.

ne,

TRATTATO III.

Dichiarazione della Canzone II. intorno alle lodi
della Filosofia.

CAPITOLO I. Espone l'argomento della sua seconda Canzoch'è lodare quanto più gli sarà possibile l'eccellenza e virtù della donna segno del suo secondo amore, ch'è la Filosofia. Mostra come da forte amore fu mosso, e da tre motivi con esso: il primo di onore a sè per li pregi dell'amor suo; l'altro di buon volere per adoperarsi in onore di lei; il terzo di previdenza onde fuggire la taccia di aver mutato amore, e scambiato all'amor di Beatrice quello di un'altra donna. Divide poi essa Canzone in tre parti: la prima dal V. 1. al 18.; la seconda dal v. 19. al 54.; la terza dal v. 55. al 72. p. 127:

CAPITOLO II. Suddivide la prima parte in tre, cioè dal v. 1. all'8., dal v. 9. al 13., dal v. 14. al 18.; e in questo Capitolo dichiara la prima, mostrando la sublimità dell'argomento preso a cantare, ed è questo: che l'amore di cui ragiona è quello

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