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ed (1) ultimo verso, nella quale si vuole (2) l'uomo parlare all'opera medesima, quasi a confortare quella. E (3) queste tutte tre parti per ordine sono, com'è detto di sopra, a dimostrare (4).

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A più latinamente (5) vedere la sentenza litterale, alla quale ora s'intende, della prima parte sopra divisa è da sapere chi e quanti sono costoro che sono chiamati alla udienza mia; e qual è questo terzo cielo, il quale dico loro muovere. E prima dirò del cielo; poi dirò di loro, a cui io parlo. E avvegnachè quelle cose, per rispetto della verità, assai poco sapere si possono, quello tanto, che l'umana ragione ne vede, ha più dilettazione, che'l molto e'l certo delle cose, delle quali si giudica per lo senso (6); secondo la sentenza del Filosofo, in quello degli Animali. Dico adunque, che del numero de' cieli e del sito diversamente è sentito da molti; avvegnachè la verità all'ultimo sia trovata.

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un v in un'r, avranno mutato sentiva in sentirà; altri poi, del tutto ignoranti, ne fecero quello scrittura che sciaguratamente si vede in tanti codici.

(1) Tutti i testi hanno e l'ultimo verso. Ma perocchè la Canzone non è che di cinque versi o strofe, è chiaro che tutti i testi sono sbagliati.

(2) Forse suole.

(3) E tutte queste tre parti, cod. Vat, Urb.

(4) Così correggiamo col Dionisi (Anedd. V. pag. 150). Le stampe ed i codici leggono: com'è detto di sopra e dimostrato; lezione falsa, perchè Dante non ha dimostrate ancora le tre parti della sua Canzone, della quale adesso appunto intraprende l'esposizione.

(5) latinamente chiaro. TAsso.

(6) per lo senso. Di queste parole, o di altre consimili, qui havvi certamente laguna, e si suppliscono col sig. Witte.

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Aristotile (1) credette, seguitando solamente l'antica grossezza degli Astrologi, che fossero pure (2) otto cieli, delli quali lo estremo, e che contenesse tutto, fosse quello dove le Stelle fisse sono, cioè la spera ottava; e che di fuori da esso non fosse altro alcuno. Ancora credette che il cielo del Sole fosse immediato con quello della Luna, cioè secondo a noi. E questa sua sentenza così erronea può vedere chi vuole nel secondo di Cielo e Mondo, (ch'è nel secondo de' Libri naturali (3)). Veramente egli di ciò si scusa nel duodecimo della Metafisica, dove e' mostra bene sè avere seguito pur l'altrui sentenza là dove d'Astrologia gli conviene parlare. Tolommeo poi, accorgendosi che l'ottava spera si muovea per più movimenti, veggendo il cerchio suo partire dal dritto cerchio, che volge tutto da Oriente in Occidente, costretto da' principii di Filosofia, che di necessità vuole un primo mobile semplicissimo, puose un altro cielo essere fuori dello Stellato, il quale facesse quella revoluzione da Oriente in Occidente; la (4) quale dico che si compie quasi in ventiquattro ore (5) e quattordici parti d' un'altra delle quindici,

(1) Dalla parola Aristotile fino a là dove d'Astrologia gli conviene parlare il Tasso, oltre di avere contrassegnato il passo in margine, vi appose il segno N, Nota; ed in seguito interlineò tutte le parole da Tolommeo fino a si compie quasi in ventiquattro ore.

(2) pure per solamente, come già si è notato.

(3) Questo pare un glossema.

(4) Le stampe ed i codici erroneamente lo quale.

(5) Cioè, in ventiquattro ore e quattordici parti delle quindici di un'altra ora; ossia, in ventiquattro ore e quattordici quindicesimi di un'altra ora. Valentissimi Astronomi però da noi consultati su questo passo, sono di parere che v'abbia errore, e che debbasi leggere: in ventitrè ore e quattordici parti delle quindici d'un'altra. Giacchè le 23 ore e 14 quindicesimi farebbero appunto 23 ore e 56 minuti, che è il tempo della rivoluzione siderea espressa in tempo solare.

grossamente assegnando. Sicchè, secondo lui e (1) secondo quello che si tiene in Astrologia e in Filosofia (poichè quelli movimenti furono veduti), sono nove li cieli mobili: lo sito de' quali è manifesto e determinato, secondo che per un'arte, che si chiama Prospettiva arismetica (2) e geometrica, sensibilmente e ragionevolmente è veduto, e per altre sperienze sensibili; siccome nello ecclissi del Sole appare sensibilmente la Luna essere sotto il Sole; (3) e siccome per testimonianza d'Aristotile, che vide cogli occhi, secondochè dice nel secondo di Cielo e Mondo, la Luna, essendo nuova, entrare sotto a Marte, dalla parte non lucente, e Marte stare celato tanto che rapparve dall'altra lucente della Luna ch'era verso Occidente.

(1) Questo e manca in tutti i testi, e l'aggiugnerlo è indispensabile.

(2) arismetrica leggono la pr. ediz. ed il secondo cod. Marc. Il cod. Gadd. 3 porta invece: secondo arte di Prospettiva, d'Arismetrica e di Geometria.

(3) Questo passo nell'ediz. del Biscioni, conforme a tutti gli altri testi, leggesi nel seguente modo: e siccome per testimonianza d'Aristotile, che vide .... la Luna, essendo nuova, entrare sotto a Marte, dalla parte non lucente; e Marte non stare celato, tantochè rapparve dall' altra non lucente della Luna ecc. Sulle correzioni che necessariamente e con sicurezza vi abbiamo fatte vedasi il SAGGIO, pag. 23, ed il passo d'Aristotile ivi allegato, che sarà riportato tra gli altri citati dall'Autore in quest'opera, raccolti dal dottissimo sig, abate Mazzucchelli.

Vol. I.

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CAPITOLO IV.

Ed è l'ordine (1) del sito questo, che 'l primo che numerano (2) è quello dov'è la Luna: lo secondo è quello dov'è Mercurio: lo terzo è quello dov'è Venere: lo quarto è quello dov'è il Sole: lo quinto è quello dov'è Marte: lo sesto è quello dov'è Giove: lo settimo è quello dov'è Saturno: l'ottavo è quello delle stelle: lo nono è quello che non è sensibile se non per questo movimento che è detto di sopra, lo quale chiamano molti Cristallino, cioè diafano, ovvero tutto trasparente. Veramente, fuori di tutti questi, li Cattolici pongono lo Cielo Empireo, che è a dire (3) Cielo di fiamma, ovvero luminoso; e pongono, esso essere immobile, per avere in sè, secondo ciascuna parte, ciò che la sua materia vuole. E questo è cagione al primo mobile per avere velocissimo movimento; chè per lo ferventissimo appetito che ha (4) ciascuna parte di quello nono Cielo, che è immediato a quello, d'essere congiunta (5) con ciascuna parte di quello (6)

(1) L'ediz. Biscioni ed altri testi: Ed è dell'ordine. Leggiamo correttamente l'ordine col primo cod. Marciano, col Barberino, col Gaddiano 134, e colla pr. ediz.

(2) che'l primo connumerano, il Biscioni. Noi correggiamo eol cod. Barberino, col Vat. Urb., coi Gadd. 134, e colle pr. edizioni.

(3) che tanto vuol dire, pr. ediz.

(4) Si è dovuto aggiungere questo ha, senza di cui mancano del verbo regolatore le cose seguenti.

(5) congiunto leggono tutti i testi; ma dovendo questo participio concordare con parte femminino, è manifesto l'errore.

(6) I codici e le stampe leggono: con ciascuna parte di quel lo nono cielo, divinissimo ecc. Ma quel nono è ripetizione viziosamente introdotta dai copisti, poichè vuolsi notare che il cielo divinissimo, quieto, non è già il nono cielo, chiamato da Dante medesimo primo mobile, ma l' Empireo.

Cielo divinissimo, Cielo quieto, in quello si rivolve con tanto desiderio, che la sua velocità è quasi incomprensibile: e quieto e pacifico è lo luogo di quella Somina Deità che sè (1) sola compiutamente vede. Questo luogo è di Spiriti Beati, secondo che la Santa Chiesa vuole, che non può dire menzogna (2): e Aristotile pare ciò sentire, chi bene lo 'ntende, nel primo di Cielo e Mondo. Questo è il sovrano edificio del Mondo, nel quale tutto il Mondo s'inchiude; e di fuori dal quale nulla è: ed esso non è in luogo (3), ma formato fu solo nella prima Mente, la (4) quale li Greci dicono Protonoe (5). (6) Questa è quella magnificenza, della quale parlò il Salmista quando dice a Dio: « Le>> vata è la magnificenza tua sopra li Cieli. » E così ricogliendo ciò che ragionato è, pare che dieci Cieli siano, de' quali quello di Venere sia (7) il terzo; del quale si fa menzione in quella parte che mostrare intendo. Ed è da sapere che ciascuno Cielo, di sotto del Cristallino, ha due poli fermi, quanto a sè: e lo nono gli ha fermi e fissi e non mutabili, secondo alcuno rispetto: e ciascuno, si lo nono, come gli altri, hanno un cerchio, che si puote chiamare Equatore del suo Cielo propio; il quale egualmente in ciascuna parte della

(1) che solo compiutamente vede, i codici Marciani, Barberino, Gaddiani 134, 135 secondo, e pr. ediz. Le prime edizioni poi in vece di compiutamente leggono pienamente. (2) vuole e tiene, che non può per modo alcuno dire menzogna: ed ancora Aristotile ecc., pr. ediz.

(3) e ad esso non è il loco, pr. ediz.

(4) il quale, Biscioni. — la quale leggono correttamente il cod. Barb. ed il Vat. Urb.

(5) Πιοτονούς.

(6) Da queste parole fino a sopra li cieli, tutto il luogo è interlineato dal Tasso. La prima ediz. pone innanzi alla traduzione le parole laține del salmo: Elevata est magnificentia tua super cælos.

(7) è il terzo, cod. Vat. Urb.

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