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me il migliore individuo della sua famiglia, almeno i popoli fidavano in lui. Disgraziatamente però non abbiam fatti bastanti per portare un giusto giudizio del re. Vediamo in lui un uomo avvezzo fino dalla più tenera età a non soffrir contradizioni, educato nelle mollezze di una corte corrotta, mancante delle cognizioni necessarie a governare uno stato e che nondimeno avea una certa ambizioncella di gloria, e forse avrebbe potuto volere il bene dei popoli dove questo si fosse potuto conseguire senza riforma di costumi, e senza diminuzione di dispotismo. A questo re prima colle pratiche secrete, poi con discorsi aperti fu fatta intendere la necessità di assumere le redini dello stato e di licenziare gli zii. Il che esso eseguì al finire del 1388 ringraziando gli zii dell'assistenza che gli aveano prestata, e richiamando i consiglieri del padre al governo de' pubblici affari. I nuovi consiglieri che Carlo Vl si mise d' attorno non erano per certo uomini di specchiata probità, ma sia per contraddire agli zii del re dai quali erano stati maltrattati, sia perchè avessero maggior cognizione dell'arte di governare, essi procedettero a molte utili riforme, fecer cessare le violenze, e stabilirono una certa regolarità nell'amministrazione delle regie entrate. Ma questo bene durò poco, perchè nell'anno 1392 essendosi manifestata la pazzia del re e' furono allontanati dal duca di Borgogna, che impadronitosi della persona del re, ritornò all'amministrazione degli affari.

La pazzia di Carlo VI manifestavasi per accessi di furore ch'eran poi seguiti da lucidi intervalli di ragione, ma di ragione debole perchè d'uomo consumato nella scostumatezza, talchè alfine questo principe infelice si ridusse ad essere or frenetico ed ora imbecille. Non ostante sino quasi all'anno 1403 si videro alcuni utili effetti della ragionevolezza che di tratto in tratto andava riacquistando. Perocchè fu veduto revocare talvolta le ordinanze inique che il duca d'Orleans, succeduto nel governo al duca di Borgogna, gli avea fatte firmare, impedire alcuni atti di crudeltà, adoperarsi per la pace della chiesa, e per mantenere la tregua coll'Inghilterra, che sino dal 1398 avea potuto stabilire. T. XXXIII. Febbraio.

Ciò per altro non toglieva che in alcune provincie fosse sempre la guerra civile, e che i reali di Francia non opprimessero i popoli ne' feudi di loro dominio. Carlo avea un medico che ne curava saviamente la malattia e gli dava buoni consigli, e questo fu dai principi allontanato; trovava qualche sollievo nel conversare con Valentina Visconti sua cognata, ed a poco a poco gli fu impedita anche questa consolazione; insomma fu trattato nel corso della malattia con maggiore acerbità che non si soglia usare coi pazzi. Ciò non per tanto tutte le leggi escivan fuori firmate da lui, e la Francia, che non ne ignorava l'alienazione, per certa finzione di gius dovea reputarlo savio. Pareva forse inconveniente che il re che stimavano maggior delle leggi dovesse poi confessarsi suddito di natura? Comunque sia, non si adunarono gli stati generali per accertare il fatto dell' alienazione di mente del re e provvedere al governo del regno, nè i principi dal canto loro credettero dovere stabilire una reggenza. Sicchè il re pazzo a discorrerla in diritto governava la nazione, ma il governo difatto risiedeva in chi possedeva la persona del re. Insomma la persona di Carlo Vl era un sigillo il cui possedimento fu cagione di sanguinose gare, fra uomini perfidi viziosi e crudeli, e con questo bell'ordine per quasi trent'anni fu governata la Francia.

L'amministrazione del regno, che in principio era caduta in mano del Duca di Borgogna zio del re, passò poi in quella del duca d'Orleans fratello del re, che governò con modi crudeli. Per tre anni la gara del potere se ne stette nei termini dell' intrigo , ma poi nel 1405 scoppiò in aperta guerra civile. Il duca di Borgogna, cugino del re, figlio di quello rammentato di sopra, impadronitosi a forza delle persone del Re e del Delfino, vituperò nel consiglio regio il duca d'Orleans, e poi lo fece uccidere a tradimento (1407). Di che si mossero in principio alte querele, per sedar le quali Giovanni il Piccolo mandò fuori l'apologia del fatto del duca che se ne riconosceva pubblicamente autore; ma poi la famiglia dell'ucciso fece la pace col duca, che ispirava terrore

tutti i reali di Francia, e godeva il favore dell'infima plebe (1409). Nondimeno i semi d'odio fra le due famiglie dovean produrre ben altri frutti, sicchè ad onta della pace fatta si vide presto ricominciare la guerra civile. Conciossiache avendo il giovane duca d'Orleans sposata una figlia del conte di Armagnac, cominciò di nuovo a proceder ostilmente contro il duca di Borgogna. Sorsero allora due fazioni, che si dissero degli Armagnac e di quei di Borgogna, per le quali si mantenne sempre viva la guerra civile per tutto il regno di Carlo VI. Il trionfo per esse consisteva sempre nell' aver piede in Parigi e nel tenere in proprie mani la persona del re; per questo non aveano scrupolo di collegarsi coll'Inghilterra quando facea loro di bisogno, Furon varie le sorti negli anni 1411 e 1412, finchè nel 1413 rimase il duca di Borgogna padrone. Esso pensò a radunare gli Stati pei bisogni del regno, ma da quella adunanza non ne escì alcun effetto. Peraltro ciò che gli Stati non fecero lo tentò l'Università indirizzando al re una rappresentanza, nella quale si notavano gli abusi e si domandavano i rimedii. Quest' atto dette ansa ai beccai di Parigi, secretamente istigati dal duca di Borgogna, a domandare sediziosamente il castigo de' partigiani di Armagnac e degli amici del Delfino, i quali fomentandogli i vizi sembravano voler togliere la sola speranza che rimanesse alla Francia. In questi movimenti sediziosi merita d'esser notato il miscuglio singolare di riverenza e d'amore pel potere e per le persone del Re e del Delfino, colle violenze che si commettevano sotto i loro occhi contro il loro voto, costringendoli sempre ad approvare ed a lodare i più sanguinosi eccessi. Il duca ch'era stato promotore del disordine non vi prendeva parte apertamente, ma figurava piuttosto come mediatore e moderatore; il Re ed il Delfino cedevano alla forza maggiore, ed i borghesi già decimati dai re soffrivano le violenze della plebe senza aver animo di resistere. Si crede che 1500 e secondo alcuni 3000 persone fossero fatte morire in quei giorni di anarchia. Ciò che fosse fatto delle proprietà si può facilmen. te immaginare, considerando in qual sorta di persone fosse

venuto il potere. Ma l'uso della forza suscita le forze, ed alfine i borghesi pensarono a reprimere i beccai; lo stesso fecero i principi che eran fuori di Parigi, talchè convenne al duca di Borgogna ritirarsi ne' suoi feudi, e permettere il ritorno di Armagnac.

La reazione fu violenta, i partigiani di Borgogna furon perseguitati, la memoria di Giovanui il Piccolo condannata, ed il re condusse un esercito contro Borgogna per castigare questo suo perfido cugino (1414). Sarebbe stato un solenne esempio per la Francia il meritato castigo di un principe reale; ma troppa era la venerazione pel sangue regio per che questo si potesse ottenere. Dopo che furono espugnate diverse città, e parve vana la resistenza, Borgogna si mise ai piedi del re e ne ottenne perdono Sicchè un tanto movimento contro un individuo della famiglia reale ebbe il solo effetto di accrescere le miserie de' popoli innocenti. La città di Soissons presa a forza dal re fu teatro d' orrori.

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Quasi tutta la guarnigione fu passata a fil di spada (usiamo le parole dell'A.), un gran numero di borghesi fu ucciso o nelle strade o nelle case, il pudore delle femmine fu violato senza alcun rispetto per le vergini consecrate a Dio. Le ricchezze delle chiese furon preda de' soldati non meno delle ricchezze private; nè mancaron quelli che gettassero nel fango le ostie per impadronirsi de' ciborj d'argento, o le reliquie de'santi per averne le casse. Dopochè il saccheggio cessò, 6 gentil' uomini e 25 borghesi furon condotti al supplizio dagli uomini del re. Quelli infelici erano puniti per essere stati fedeli alla fazione che il re avea abbandonata pochi mesi prima, senz'altro motivo che il caso che gli avea fatto capitar davanti de' visi nuovi.

Ma queste erano conseguenze necessarie del gius pubblico che vigeva allora in Francia.

La guerra che non avea nociuto al duca di Borgogna non dette la pace alla Francia. Il Delfino, finchè visse, disprezzati gli avvertimenti de'principi, crebbe sempre in scostumatezza, e prese in odio i moderatori. Il principe che gli succedette in qualità di Delfino morì in breve con sospetto di veleno. Il terzo Delfino, che non fu men tristo degli altri individui della regia famiglia, sposò la parte del

conte di Armagnae, servì alle vendetto del conte, esiliò la madre da Parigi, e permise che fosse derubata dagli Arma

gnac.

Mentre in Parigi si versava così il sangue de'cittadini, Arrigo V re d'Inghilterra si faceva signore di mezza la Francia, ed il duca di Borgogna si avvicinava ostilmente alla capitale (1414-1417). La crudel tirannia di Armagnac faceva desiderare a molti Borgogna, quasi si potesse avere migliore governo sotto di lui. Ma prima che il duca potesse entrare in Parigi il popolo scosse il giogo di Armagnac e ne fece spietata vendetta. Armagnac fu ucciso dal popolo, molti suoi partigiani furon fatti morire, e per quelli ch'erano ritenuti prigioni il 12 giugno ed il 22 agosto 1418 furono una settembre. La guerra civile crebbe allora in atrocità; per lo più da una parte e dall' altra si uccidevano i captivi, e bastava che un malevolo o un debitore denunziasse taluno come Armagnac perchè il popolo gli togliesse la vita. Borgogna cercò invero di sedare il tumulto e di far pace col Delfino, ma per tutto l'anno 1418 riesciron vani i tentativi. Non ostante il bisogno di pace era tale che i francesi a qualunque costo avrebber voluto che si facesse. Il perchè al principio del 1419 si fece tregua fra gli Inglesi ed i Francesi, i Borgognoni e gli Armagnac. Cogli inglesi alla fin de'fatti riesciron vane le trattative di pace per le loro eccessive pretese; col Delfino si venne ad apparente riconciliazione. Sicchè, e nello stesso anno ricominciò la guerra contro gli inglesi che già si avvicinavano a Parigi, ed il Delfino venuto a nuove contese col duca di Borgogna lo fece uccidere in un abboccamento nel quale si dovea trattare di pace. Questo enorme tradimento suscitò l'indi gnazione de' partigiani di Borgogna, e poco mancò che non decidesse a favor degli Inglesi della successione al trono. Perocchè il nuovo duca di Borgogna intento a vendicare il padre propose di escludere il Delfino dalla successione e di trasferire i diritti di lui nella persona di Enrico V. Su queste basi furono stabiliti i preliminari di un trattato di pace a Troyes nel 1420. Il parlamento condannò in contumacia i Delfino, e Carlo VI fu ridotto a prendersi per

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