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difficile; giacchè le alterazioni dal tempo fattevi, son sì strane, e i nomi stessi sì ambigui, che, o a troppe congetture dan luogo o a nessuna. Ad ogni modo l'opuscolo è dettato con grazia, con erudizione, con senno.

Le notizie di Filiberto di Pingone, storico Piemontese, contengono alcune cose da altri non dette; e son utili principalmente, perchè fra le opere ancora inedite di questo elegante cinquecentista, ci danno a conoscere non solamente un volume delle antichità romane, ma gli annali di Chamberì, d'Aosta, di Vercelli, d'Asti, di Nizza; e le storie di Savoia in XXX libri, che sono ne' regi archivi; e le antichità allobrogiche, delle quali il sig. Cibrario non dice dove sia il manoscritto. O tutte o parte di quest' opere storiche, sarebbe utilissimo pubblicare: nè, per la scelta o per la illustrazione, più esperto editore potrebbe assumersene la cura, del dotto autore delle storie di Chieri.

La lezione sul sonetto di Dante onora l'eleganza e il delicato gusto del chiariss. Allobrogo. Basta confrontare questa con le lezioni che gli uomini più famosi del cinquecento sciorinavano nelle accademie sui sonetti del Petrarca e del Casa, per sentire gli effetti della civiltà anche ne' piccoli uffizi della critica letteraria. Non è già che a noi paia uso accettabile questo d'inter> pretare con una lezione un sonetto; dove assai spesso segue che dopo palpate di verso in verso le parziali bellezze, e l'autore e il lettore si scordino di giudicare l'idea dominante della composizione, e vagheggiare l'immagine dell' intero.

K. X. Y.

Iconografia moderna contemporanea, ovvero collezione di ritratti de' più celebri personaggi della Toscana, attualmente viventi: Accompagnata da notizie biografiche letterarie e eronologiche. Editore e incisore FRANCESCO VENDRAMINI. Disegnatore PIETRO ERMINT, professore nell'Accademia di belle arti in Firenze. Firenze 1829.

Il signor Vendramini promette i ritratti di tutti gli uomini che nelle scienze, nelle arti, nelle lettere, illustrano la Toscana. Bella è l'impresa, onorevole e alla Toscana, e all' editore che n'ha concepita l'idea. E sarà degnamente eseguita, come pro→ mette il ritratto di G. B. Niccolini, dato per saggio; dove la fedeltà e la bellezza del disegno, l'accuratezza e l'eleganza dell'incisione, rendon testimonianza del valore dei due chiarissimi artisti. Le notizie biografiche stese da un illustre Toscano, compro

vano l'affermazione dell' editore nel prospetto: che la compilazione delle notizie biografiche è stata affidata a' più rinomati scrittori.

riesce scarsa,

Bella, noi ripetiamo, è l'impresa: ma troppo difficile a ben compirsi. Se il titolo d' uomini che illustrano la Toscana, il signor Vendramini intende darlo a soli que' toscani che godono d'una fama europea, la sua raccolta dovrà dunque escludere tanti bei nomi, degnissimi d'esser più noti all' Europa, ma che la loro mʊdestia e le sorti dell'Italia han sottratti finora alla meritata luce d'una celebrità più diffusa: se poi l'editore vorrà de' nomi men famosi trascegliere i più meritevoli, per quanto d' imparzialità e d'avvedimento egli adoperi in sì delicato giudizio, egli dee inevitabilmente aspettarsi molte contradizioni e censure che detrarranno all'utilità e alla bellezza della sua veramente patria intrapresa . Se troppo egli restringe i limiti alla scelta, oltrechè la raccolta è scarso il tributo pagato alla gloria Toscana; se troppo gli allarga, quanto sarà più liberale il suo voto, tanto più cresceranno i romori della rivalità, dell' invidia. Quello, si dirà, meritava d'esser ritratto, per la moltiplicità de' lavori, quell' altro per la pratica loro utilità; l'uno per la dottrina, un' altro per l'eleganza, un terzo per la energia dell'ingegno. Ma, risponderà l'avversario, fra que' molti lavori non ve n'ha uno di classico; ma quella utilità non è tanto dovuta all' uomo, quanto alle circostanze, e agli apparecchi già fatti da molti che lo precedettero ; ma quella dottrina è ispida; ma quella eleganza è ciarliera ; ma quell' ingegno è negletto. E così, col crescere delle pretese, cresceran le querele: e tal forse ambirà di vedersi onorato della scel ta del signor Vendramini, che poi, trovatosi scopo alla maldicenza inquieta, desidererebbe non essere aggregato agli uomini che illustrano la Toscana. S'avvererà insomma or l'una or l'altra di quelle note dimande: perchè colui non c'è egli posto? Perchè c' è egli posto costui?

Ad uscire da questo ginepraio, il signor Vendramini s'è aperta una comoda via nella nota che appone al Programma, ove promette d'estendere il suo lavoro col tempo a tutti i più celebri viventi d'Italia. Noi gli proponiamo una cosa quel ch' egli pensa di fare col tempo, lo faccia or tosto ed egli avrà meglio servito all' onore della nazione, alla dignità dell' impresa, al suo proprio lucro. Dalla Toscana, dalla Lombardia, dal Piemonte, da tutte le parti d'Italia, scelga egli i nomi veramente Europei, veramente Italiani; e guida sicura siccome gli fu alla scelta del primo, così gli sarà a quella degli altri ritratti il pubblico grido. Apra un' associazione generale; e gl' Italiani tutti, che in que

sta promessa di restringersi alla sola Toscana potrebber temere un non so che di parzialità municipale, allettati da una più larga promessa. soscriveranno di buon grado al Programma: vi soseriveran gli stranieri: e i bei disegni del signor Ermini, e le belle incisioni del signor Vendramini orneranno i più illustri gabinetti d'Europa. Se il ch. Ed. amasse di ringrandire ancor più il suo disegno, io gli proporrei di prescegliere il titolo di Iconografia e biografia contemporanea, omettendo quel moderna che già nel contemporanea è compreso; e così promettere insieme con un degno ritratto una degna vita degli italiani più celebri. Noi consigliamo al signor Vendramini questo partito men arduo e più nobile, e in nome della sua utilità, e, ciò che è a lui ben più caro, in nome dell' Italia e dell' arte.

K, X. Y.

Alla memoria di S. E. il principe Niccolò di DEMIDOFF. Ode elegiaca del dot. ANTONIO CONSANI.

Fra tanti argomenti di simulato compianto e di encomio smodato, ch' esercitarono ne'tempi andati l'ingegno ma non il cuore de' poeti d'Italia, questo, trascelto dal signor Consani, crediamo meritevole di commemorazione e di lode. Havvi in Firenze non pochi che rammentano con istima le splendide beneficenze del principe di Demidoff. Migliore interprete della riconoscenza degl'infelici non potea desiderare alla sua memoria questo straniero ricchissimo, d'un uomo modesto, leale, benefico y che nel meritare la riconoscenza degl' infelici ripone l'onor del suo nome, e la felicità del suo cuore.

Il sig. dott. Antonio Consani, amico già di Labindo, ritiene anche ne' versi suoi un non so che di quella maniera franca, che il Monti mostrava di non prezzare, ma che in più d'una delle sue odi, forse senza volerlo, imitava. Chi leggerà questi versi, non riconoscerà certamente nel loro Autore un uomo tutto dato alle cure d'una professione nobilissima, ma piena di dolori, e talor anco di pericoli; non riconoscerà, dico, il medico laborioso, assennato, pietosissimo, sicuro nelle sue induzioni non men che prudente, e più prudente appunto perchè più sicuro. Altre cose direi di quest' uomo, se la stima e l'affetto che ad esso mi legano, non mi facessero riguardar le sue lodi come mie proprie.

K. X. Y.

Opere d'ALESSANDRO MANZONI, prima edizione completa, con osservazioni critiche. Firenze, Batelli 1828, tomo primo in 8.o

All'annuncio or d' una or d' altra edizione completa dell'opere di scrittori anche celebri, non è raro che venga voglia di dire: mi accomoderebbe meglio incompleta. Di questa, che si fa ora dell' opere del Manzoni, chiunque non è preoccupato da spirito di parte domanderà con desiderio, se sia per riuscire completa abbastanza ? Manzoni (ormai ne siamo ben sicuri) non può aver scritte cose che ci sieno indifferenti. Il suo carattere, il suo ingegno, la missione ch' egli ha data a sè medesimo come scrittore, ci sono pegno del valore intrinseco di quanto è uscito dalla sua penna.

Il sig. Tommaseo, il qual dirige l' edizione che qui si annuncia, le ha premesso un discorso notabile, in cui il Manzoni è considerato specialmente qual ristoratore o rigeneratore dell' arte poetica. Essa, come suonano le prime sentenze del discorso, si era quasi allontanata affatto dal suo principio; e il Manzoni ha cercato di ricondurvela. A ciò egli è stato indotto così dal candore del suo animo che dal vigore del suo ingegno, l' uno e l' altro veramente mirabili. Quali mezzi egli abbia impiegati all' nopo, e con quale riuscita, si esamina partitamente nel discorso, di cui recherò a saggio alcuni periodi applicabili al primo componimento, con cui il Manzoni ha cominciato a rinnovare l'arte tragica, e dal quale comincia l' edizione delle sue opere.

"L'opinione generalmente diffusa, che la verità de'caratterie delle azioni non solo si potesse, ma, per distinguere la poesia dalla prosa, si dovesse alterare, cangiando, a libidine, le circostanze più vitali de' fatti, congiungendo in matrimonio i vivi e i defunti, obbligando a cacciarsi un pugnale nel petto chi non ne aveva gran voglia, e soprattutto portando i caratteri e buoni e tristi a un certo estremo di bontà o di malizia che si chiama ideale ; quest'opinione, io dico, scioglieva affatto il poeta da ogni dovere di rispettar la natura, la verosimiglianza, la stessa convenienza del bello. Non potendo o non volendo alterar tutto intero il fatto, cioè creare di pianta un fatto nuovo, il poeta teneva del vero le circostanze che a lui paressero più poetiche, le altre mutava in diverso aspetto o in opposto vale a dire, da una cagione, che ha potuto produrre un tale effetto e non più, egli facea derivare un effetto maggiore, un effetto contrario. Questo sistema nuoce non solo alla verosimiglianza del fatto, ma alla moralità stessa dell' opera ; giac

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chè non presentando gli uomini che da un lato o tutto buono o tutto perverso, ne veniva di conseguenza che le azioni loro fossero o tutte lodevoli o detestabili tutte, ec. ec.

"Il Manzoni, sebbene anch'egli talvolta si lasci andare all' affetto di presentare gli uomini migliori di quel che portino le circostanze, pur con arte e con senno notabilissimi sa cansare ogni eccesso: sebben talvolta precipiti le gradazioni dell' affetto per giugnere al fine, il più delle volte le osserva con sapiente rispetto, e sulle orme della natura pon l'orme sue

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Le idee espresse qui sopra vengono più particolarmente spiegate in altro scritto non men notabile, che si aggiunge al Carmagnola, e serve in parte di commento ad un giudizio di Goëthe qui riportato con quelli d'altri critici, fra i quali Chauvet, a cui Manzoni risponde colla famosa lettera sulle unità. In questo scritto il carattere del protagonista della tragedia è considerato sotto alcuni punti di veduta, che a me sembran nuovi, e trovato, quale dall' autor dello scritto non si amerebbe, un carattere di genere medio, cioè se non del tutto ideale, nemmeno del tutto istorico. Ma Goëthe, parlando in quel suo giudizio della distinzione fatta dal Manzoni di caratteri storici e di caratteri ideali, disse che in poesia non vi hanno propriamente caratteri storici, ma soli nomi tratti dalla storia e dati ad esseri, in cui il poeta vuol personificare qualche suo concetto o qualche veduta del mondo morale. Una tal sentenza, ben singoJare in bocca di Goëthe, dà motivo ad una discussione ingegnosa, in cui l'autore dello scritto, di cui rendo conto, va forse al di là di tutte le conseguenze che possono dedursi dalle dottrine teatrali del Manzoni, ma dice pur cose degne di molta considerazione.

Ei comincia dall'osservare che il critico alemanno ha non rettamente attribuita la distinzione di caratteri storici e di caratteri ideali ai pregiudizi della letteratura italiana, giacchè il pregiudizio, com' ei s'esprime, sta piuttosto dal lato contrario, cioè nell' ammettere lecita anzi necessaria la piena alterazione de' fatti e de' caratter: storici, per accomodarli ad un' idea, ad un sentimento, che il poeta s'è proposto d'esprimere o di trasfondere. Egli però non sa indursi a credere che un sì gran critico abbia voluto dire che sia impossibile il conciliare coll'esattezza storica il bello poetico, ma pensa che abbia soltanto voluto far intendere che la trasformazione della storica verità sia conciliabile coll' espressione della verità universale, e quindi conducente allo scopo dell' arte. Or egli si mostra intorno a ciò molto dub

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