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na, insegna in quarant' ore circa, quel che finora costava mesi interi di pena e all' istitutore e agli allievi.

Così, ricercando nelle idee e negli esempi degli uomini che furono, quanto v' ha di più pratico, di più fecondo, e si rende al lor nome il più degno onore che render si possa, e s'impara a superarli, quasi di necessità, perfezionando que' trovati e que' principii, ch'essi potean bene vaticinare, o proporre, che solo il tempo può condurre a maturità, e propagare.

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Questa grande opera della biografia universale è già felicemente compiuta; e il Veneto editore s'affretta anch' egli con la traduzione alla meta. De' pregi e de'difetti di un tal monumento, che noi crediam più utile, nel suo genere, della stessa Enciclopedia, fu già detto altra volta. Molto s'è fatto; moltissimo vi resta a desiderare; e la natura stessa del libro, come abbiamo altrove accennato, lo condanna a rimanere imperfetto. Havvi degli articoli, che non solo in nessuna Biografia, ma in nessun altro libro di letteratura non trovano paragone. Havvene (e non sono i meno) di quelli che avrebber bisogno di modificazioni, d' aggiunte importanti. Noi citeremo fra' primi gli articoli Pooch, Pompeo Trogo, Poellnitz, Poro, Possidonio, Potemkin, Potter, Poivre, Pomponne, Polibio, Poncet, Pope, Policleto, Pommereul, Pompignan, Poussin, Poupliniere, che por tano sottoscritti i nomi di Eyriés, Daunou, Sevelinges, Délambre, Duvau, Monmerqué, Emeric-David, Gence, Villemain, Dégerando. Fra i secondi, citeremo gli articoli Poleni, Policrate, Poliziano, Polo, Pompei, Pompeo, Pontano, Porfirio ec.

L'edizione Veneta, in questo tomo altre aggiunte non offre che due o tre articoli tolti dal Dizion. di Bassano, uno dal giornale di Padova, e tre note bibliografiche dell' erudito Gamba, agli articoli Polemone, Polibio, Polieno. Lo stile della traduzione, noi dobbiamo ripeterlo, ha bisogno urgentissimo di migliorare. Ondeggiando tra i francesismi più chiari, e certe affettazioni d'italiano, od antico o troppo illustre, non ha nè l'evidenza francese, nè l'italiana eleganza. Uno straniero non s' accorgerà del ridicolo del presidente da berretta a mortajo, delle poesie fuggevoli, del comico sublime; ma quando leggerà Commendon, Pleto, Crassipe, per Commendone, Pletone, Crassipede ? Questa troppo fedele traduzione dal francese indica per lo meno una negligenza che noi non possiamo dissimulare.

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In una prefazione ch'è in fronte al volume, il benemerito Editore si rivolge di nuovo ai Dotti italiani, perchè vogliano delle loro correzioni ed aggiunte arricchir l' appendice ch'egli stà pre

parando all'opera intera. E noi le nostre preghiere congiungiamo alle sue. Un'edizione italiana dove tanti nomi italiani non indegni di nota fosser taciuti, tanti onorati con ingiusta liberalità, tanti trattati con leggerezza soverchia, sarebbe, più che onorevole, vergognosa all'Italia. Questa nazione, nelle sue sventure ancor fortunata, può in ogni provincia, in ogni città quasi, vantare uomini attissimi a trarre da' monumenti della patria storia quelle notizie che valgano a porre in luce nuova, e la vita e gli scritti de❜lor più celebri concittadini. Deh non rifiutino le cure loro a quest'opera di patria carità: l' utile che può seguitarne, è più grande forse ch'essi medesimi non osino nella modesta lor solitudine immaginare.

K. X. Y.

L' Aguzza Ingegno. Almanacco per l'anno 1829 consistente in 224 Sciarade. Num. III. Milano Tip. Silvestri.

Noi parliamo d' almanacchi e di sciarrate, perchè gli almanacchi sono i libri ch'hanno più spaccio in qualche provincia d'Italia; perchè le sciarrate paiono ancora a taluno tanto importanti da doverle collocare anche in fondo a' giornali politici. Ecco il terzo almanacco di sciarrate che stampa il Silvestri, affermando che agli altri due il pubblico ha fatta buona accoglienza. Quest' è che ci spiace, quest'è che ci sforza a parlar di sciarrate. Il benemerito stampatore di tanti libri utili, non s'offenderà certo della preghiera che a nome di tutti gl'italiani di senno noi gli facciamo, di non istampar più sciarrate, e molto meno di non le diffondere col mezzo degli almanacchi nelle mani del volgo.

Noi leggevamo, tempo fa, con piacere grandissimo, l'annunzio d'un almanacco inglese, compilato da Brougham e da altri dotti amatori della pubblica civiltà; e dicevamo: perchè dunque anche in Italia non sorge, consigliato o da qualche saggio libraio, o dalla pubblica autorità, o dal più efficace de'consiglieri, l'amor del pubblico bene, un uom dotto, che per la via degli almanacchi incominci a insegnare a chi più d'insegnamento abbisogna taluna di quelle tante verità che son pure essenziali al ben essere morale, domestico, economico, civile dei più, e che la mente de'più o non conosce del tutto, o rende inefficaci e nocive con isconci pregiudizi, con errori che non è lecito chiamare ridicoli, quando si deplorabile n'è l'effetto? Questo dono prezioso, questa innovazione,

che tale può dirsi anche dopo gli esempi di Carlo Verri e di Filippo Re, giova sperarla, ed è lecito richiederla da un uomo in cui la bontà dell'animo è in armonia con la rettitudine della? mente, dal benemerito compilatore del Giornale Agrario Toscano, Raffaello Lambruschini.

Che se a taluno paresse ancor utile e bello l'esercitare l'ingegno proprio ed aguzzare l'altrui con gli enimmie con le sciarrate, noi gli consiglieremmo quel che abbiamo altra volta proposto, e che prima in Francia dal Signor Levy, poi in Italia da un anonimo è stato tentato non so con qual esito: gli enimmi storici. La novità, la varietà, la bellezza quì si concilia con la utilità di diffondere per tal via le notizie della patria storia più importanti e feconde, d'insegnare per modo di scherzo una scienza, e a' fanciulli, e a que moltissimi che nella cognizione delle vicende degli avi loro e della terra che coltivano e calcano, sono men che fanciulli. Invece di dar a indovinare che sia il primo, il secolo, il terzo d'un tutto, il qual tutto è una parola del dizionario, non sarebb' egli miglior cosa proporre o per via d'interrogazione in prosa, o (se ad alcuno pur piace a questi umili uffizi destinare la poesia) per via di descrizione poetica, un fatto notabile, un carattere grande, tacendone il nome, acciocchè l'uditore o il lettore, messo al punto d' indovinarlo, si richiami alla mente e s'imprima con più di forza che mai quant' ha la storia di memorando e di bello? È egli più dilettevole indovinare aprimento, aquilotto, armeria, che trovare qual sia colui che per avere saltato un fosso perì quasi colpevole di tradimento; o colui che, dopo squartato, fu adorato qual Dio; o colui che insegnò a troncare i papaveri più rigogliosi; o colui che fingendosi stolto rinsavì un popolo intero? Molti, dirà qualche indovinatore malizioso, furono traditori per aver saltato un fosso; molti furono divinizzati e squartati; molti insegnarono a mietere i papaveri più belli; a molti il simulare stoltezza fu senno e gloria. Ognun sente che in quelle dimande sarebbe rinchiusa una lezione utilissima, quand'anche chi risponde, non sappia pronunziare i nomi di Remo, di Romolo, di Tarquinio, di Bruto.

F. X. Y.

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Voci e modi Toscani raccolti da V. ALFIERI, con le corrispondenze de' medesimi in lingua francese ed in dialetto Piemontese. Pubblicati da Luigi Cibrario. Torino Tip. Alliana. Editore il Libr. dell' Acc. delle Scienze 1827.

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Quella nazione che prima ebbe ed in maggior numero vol,, gari scrittori, impresse alla lingua da loro adoperata un carat,, tere, un suggello suo proprio; e fece in guisa, che, ne'tempi che vennero poi, chi volea mirar per entro le segrete ragioni della lingua o per ingentilirla, o per ripurgarla, o per ampliarla, nelle antichissime scritture de' suoi anche più rozzi cittadini e nell' ignobile dialetto del volgo dovesse attentamente studiare, a fine, non d'imitarli, ma di scoprire entro a quelle "" rozzezze il segreto di fare che una lingua studiata abbia morbidezze e colori e sembianti e fattezze di lingua succhiata col latte del seno materno. Vano ed ingiusto sarebbe negare alla nobilissima nazione toscana le prerogative acquistate col numero e con la qualità degli scrittori. Vano ed ingiusto l'affermare ,, che la popolare favella in sull' Arno non avanzi in bellezza e ,, dignità tutti i dialetti d'Italia. Però, senza torre affatto a questi il privilegio di contribuir dove possono a crescere di qualche » rara aggiunta la ricchezza e maestà della lingua, diremo che nel popolo di Toscana son da cercare principalmente le fogge con cui vestire i nuovi pensieri e le novelle cose, le quali o fra noi nascono, o ci son d'oltremonte giornalmente recate; ,, e che nel popolo di Toscana sono eziandio da cercare quelle ,, locuzioni, le quali, perchè destinate esclusivamente a significare ,, certe particolarità della vita domestica, s'incontrano troppo di rado ne'libri, e sono generalmente ignorate, nè dai dialetti ond' usano le altre provincie, si potrebbero laudevolmente derivare

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Così, con imparziale saggezza, toccando il punto pratico, ch'è il solo importante di questa misera questione, l'elegante e dotto Editore. Il quale ottimamente fece ad offrirci questo quadernuccio de'privati studi d'un ingegno potente, offrircelo e per esempio e per saggio: per esempio di ciò che gl'italiani tutti, desiderosi di condurre la lingua a proprietà e unità vera, dovrebbon fare; e per saggio delle ricchezze di questa favella Toscana, ignote ancora all' Italia e nel dizionario non registrate. Registrarvele, quest'è il benefizio che dall'Accademia aspettano tutti i saggi ItaT. XXXIII. Febbraio.

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liani; ed è insieme la più eloquente risposta che possan fare i Toscani alle grida di que' pochi avversari di mala fede che si compiacessero in una controversia oziosa e importuna.

Si noti che alcune frasi dall'Alfieri segnate, non son colte nel vero lor senso; equivoci non infrequenti in chi non è nato toscano; equivoci de' quali le fronde dell' insalata possono essere un saggio, e il far del seco è l'ideale supremo.

K. X. Y.

Dell' origine de'Cognomi. Lettera del N. U. LUIGI CIBRARIO al cav. GIUS. MANNO. Torino Tip. Alliana 1827.

Notizie di FILIBERTO di PINGONE, Barone di Cusi, Cons. di stato. Del medesimo.

Lezione sopra un maraviglioso sonetto di Dante. Del medesimo. Tutte e tre in un volume.

I cognomi incominciarono a diventare una quasi proprietà personale, allorchè, cominciatasi ad abolire con la politica servitù la domestica, l'esistenza sociale cominciò a calcolarsi per individui e non per masse; quando cioè il cristianesimo venne con quel suo principio di nuova eguaglianza a penetrare di fatto e non di nome nella società. Questa frase da noi adoprata, due anni sono, e che godiamo ora rincontrare nella seconda lezione che tenne Guizot in Parigi quest'anno, parve sacrilega alla Quotidienne, a cui piace un cristianesimo che si possa conciliare con tutti gl' invidiabili privilegi del dispotismo pagano.

Il dotto A. di questi tre opuscoli, da dieci diverse origini fa derivare i varii cognomi; e sono. i nomi antichi Romani conservati o risuscitati verso il mille, come Fabii, Massimi ec. ; e i rari cognomi ch' erano in uso fra' Barbari che invaser l'Italia. II. La patria; come Alamanni, Candiani. III. Le singolarità della persona; come Belvisi, Boccaneri. IV. I soprannomi dati per celia o per onta, o per lode; come Cavalcabò, Buoncompagni, Baratta. V. I soprannomi o titoli d'onore accozzati al cognome; come Serristori, Serangeli. VI. I nomi de' genitori, delle mogli, de' zii; come Alessandri, della Bella, del Vescovo. VII. I titoli, le dignità, il mestiere; come Visconti, Ferreri. VIII. Le sovranità, le terre possedute, le case abitate; come Saluzzo, Brayda, Solari, del Pozzo. IX. Le insegne ed imprese; come Carretti, Tizzoni, Grilli. X. Le singolarità della vita, l'eccellenza in qualch' arte; come d'Avila, delle Corniole. Ma l'indovinare da qual di codeste origini tale o tal cognome discenda, quest' è 'l

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