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che uso in quelle cerimonie, come erano in uso le patere ritrovate in quei sepolcreti, con altri vasi sacri serviti per i sacrificj Acherontici. Non è a mia notizia che negl' Ipogei siasi riuvenuto veruno di tali dittici o pugillari, ma bensì si son trovate lamine di piombo, ove erano stati scritti con punta di ferro i nomi dei sepolti: donde è da arguirsi che la scrittura ed alcuni registri non fossero affatto stranieri in tali cerimonie. Che poi li Scribi avesser parte ne' funerali non è stato a notizia di coloro che han no scritto dei funerali degli antichi (1). Il solo Svetonio par che accenni quest'uso nell' esequie di Druso, ove racconta che,, Il corpo di lui fu "pei principali dei municipj e delle colonie "trasportato nella Città, facendosi incontro a

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riceverlo gli ordini degli Scribi „ (2). Il vedere così spesso ripetuta nei sarcofagi e cinerarj la figura di questo giovane col pugillare in mano (3) e per lo più presso il ritratto o la statua del defonto, mi assicura infine ch'essa appartien più alla pompa de' morti che de' trionfanti. Mi trattenni forse più del dovere nella dichiarazione di questo monumento per convincere il mio lettore che cercando nell'urne di Volterra cose funebri e religiose piuttosto che costumi civili, si trova il modo di spiegare ogni soggetto in esse rappresentato.

TESTO Tom. II. pag. 132. anche il trionfare

(1) V. Meurs. De Funer. Dempster. Paralip. ad Rosin. Antiq. Rom. Kirchm. de Fun. Rom. cc. (2) Sveton. in Claud. C. I. n. S.

(3) Suppl. au Liv. de l'Antiq. Expliq. par Montfaucon Tom. V.

in cocchio dorato, tirato a quattro cavalli, fu · praticato in Roma ad esempio dei Toscani (2). Vedi l'apparato d'un trionfo, 'Tav. XXXIV, e d'un' ovazione Tav. XXXV. }

OSSERV. 109. La prima volta che in Roma si vide trionfare in cocchio fu nell'anno 140. dopo la fondazione di essa, allorchè Tarquinio Prisco v'introdusse quest' uso; e per provare coi monumenti che il trionfo era praticato in Toscana prima che in Roma dovea l''A. servirsi di monumenti anteriori a quell'epoca, e in quella vece ei si serve d' un' Urna Volterrana di buona scultura che ha dimostrata esser posteriore all'anno di Roma 545. Inoltre l' A. pone per esempio d'un trionfo Etrusco una scultura eseguita dopo il 544. di Roma, mentre gli Etruschi avean già perduta la lor libertà, ed erano per conseguenza fuori del caso di poter trionfare fino dall' anno 474.

TESTO. Tom. II. pag. 210. Veramente le trombe e i corni furono invenzione degli Etruschi, nella cui musica ebber luogo anche le cetre e le lire, che vedonsi spesso figurate su i monumenti dell' arte (31. Vedi i monumenti Tav. XVII. XVIII. XIX. XXXV. XXXVIII.)

OSSERV. 110. Giustissima è l'applicazione che l'A. fa dei corni del monumento ai corni del testo. Ma da' corni in poi non vi è altra relazione fra il monumento, il testo e la spiegazione. TESTO Tav. XXXV. Ovazione o trionfo minore. Precedono i soldati: i cittadini vengono a salutare, e porgono la mano in abito togato. Il condottiere che mena il cavallo tiene nella de tra i vessio trionfale mancante in parte nei monumento: seguono i buccinatori e altri

soldati. Esiste nel museo di Volterra. Vedi Tom. II. pag. 132, 210.

OSSERV. III. E' difficile analizzare la spiegazione del presente soggetto, perchè manca di alcuni nominativi: precedono i soldati, dice l' A. ma non si sa chi precedono. I cittadini vengono a salutare: ma nell' ovazione chi deve essere il salutato? Il b. r. ci presenta un uomo vestito di tunica e manto, e non in abito togato. Esso porge la mano in atto di congedo ad un guerriero che precede altri quattro similmente armati un de'quali ha avuto un vessillo almeno così ha supplito il Gori, dal quale il nostro A. ħa toita la notizia) ed un altro, e non il vessillifero regge un cavallo. Succedono due buccinatori, e due littori. Ecco la prima volta che sentiamo nominare il Vessillo trionfale. Gli antichi, al ri ferir di Vegezio (1), prevedendo il caso di essere sbaragliati in battaglia, affine di potersi facilmente riunire e riordinare, divisero le Coorti iu centurie, e ad ogni centuria fu dato un Vessillo con segni o lettere che la indicavano, affinchè ogni soldato vedutolo si potesse ad esso ravvicinare. Qual relazione dunque può avere il vessillo col trionfare? Dice Dionisio che il trionfante dell' ovazione entrava in città dopo l'esercito (2); e quì il militare che dà la mano al Cittadino si vede stare avanti agli altri soldati. Di più abbiamo da Sabino Masurio, come ne fa fede Gellio, che coloro che ovanti entravano, erano seguiti da tutto il Senato, e non

(1) Rosin. Antiq. Roman. Lib. X, c. V. (2) Dion. Halicar. V. p. 314.

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da' Soldati (1) soggiunge Plutarco (2) che nell' ovazione non si suonavano tube ma bensì le tibie, e nel b. r. le tibie non compariscono. Il trionfante deve inoltre secondo Plutarco stesso avere una corona di mirto in testa e le scarpe in piedi, e nel monumento il supposto trionfante non ha nè scarpe nè corona. 1o credo ch' esso rappresenti la partenza d'un qualche capitano per la guerra, dalla quale forse non più tornato fecero i suoi rappresentare l'ultimo suo addio nell'urna delle di lui ceneri. Tali congedi son frequentissimi nelle sculture dell' urne di Volterra come noto all' osservazione 118. Allorquando un militare avea ricevuta dal popolo la potestà del comando delle armate o delle particolari Legioni o Coorti, portavasi al Campidoglio, ove fatti i solenni consueti voti, riceveva quei littori e quelle insegne che gli si competevano; quindi partitosi colla sua truppa, era accompagnato dagli amici per lungo tratto di strada e dipoi salutato e congedato da essi (3) Intanto i tubicini o buccinatori suonavano per convocare i Soldati ed intimare la partenza per la guerra (4). Anche un guerriero Etrusco militando sotto le armi Romane potè avere simili onori. Dal Vessillo e dal cavallo che vediamo espresso nell' urna se ne potrebbe argomentare esser quello un centurione che parte per la guerra e non che entra Ovante in Città. Ma

(1) V. Polid. Virgil. Lib. II, c. XVI.

(2) Nec tubis concinentibus sed pedibus, et calseis myrtea redimitum tibiis modulantibus urbem iniisse. Plutarc. in Marc. così Plin. Test. Agell. (3) Rosin. Antiquit. Roman. Lib. X. c. XI. (4) Tubicen ad bellum vocat milites. Veget. II. 25.

quel congedo, quella musica, quel cavallo non men che l'essere tutto ciò espresso in un cinerario mi fan sospettare che ciò appartenga a funebre pompa di un qualche militare morto in battaglia (1).

TESTO Tom. II. pag. 132. anche il trionfare in cocchio dorato, tirato a quattro cavalli, fu praticato in Roma ad esempio dei Toscani. (2) Vedi l'apparato d'un trionfo, Tav. XXXIV, e d'un' ovazione Tav. XXXV.

OSSERV. 112. L'Ovazione non ha nessun rapporto col trionfo degli Etruschi, tanto più che Plinio ci avverte essere stata istituita in Roma l'anno 250. della sua fondazione da Postumio Tuberto Console (2); oude gli Etruschi non vi ebbero parte veruna.

TESTO Tav. XXXVI. Scena domestica. Vedesi una matrona adagiata sopra un letto in atto di acconciarsi: più ancelle le sono intorno, una delle quali le presenta uno specchio: la porta potrebbe indicare una divisione fra l'appartamento delle donne e quello degli uomini. Esiste nel Museo pubblico di Volterra. Vedasi Tom. II. pag. 86, 87.

OSSERV. 113. Dissi nella mia osserv. 14. alla prefazione, che queste mi pajono descrizioni e non già spiegazioni. Dimostrerò adesso la differenza che passa fra la descrizione che di questo monumento ha data l'A. e la spiegazione che

(1) Può consultarsi la bella spiegazione data dal Ch. Visconti all'urna di Protesilao (Mus. P. Clem. T. V. Tav. XVIII, XIX, p. 38.) ove pare che in simili casi non pensi diversamente da me .

(2) Plin. Lib. 15. cap. 29.

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