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tre dice Genia seu Furia cum face (1) dimostra pertanto intendere nel suo vero senso che cosa sia questa da esso chiamata Genia. E Furia realmente rappresenta, poichè non essendo Genio per aver fattezze di donna, nè essendo Genia perchè, come osserva il Lanzi (2), gli antichi non le conobbero nè nominarono mai, nè essendo Genio femmineo, perchè per tale arbitrariamente detta soltanto dal nostro A.; dee dirsi Furia perchè ne porta i caratteri distintivi nella face che tiene in mano e nelle ali che ha alle spalle (3). S'io dovessi dire il mio parere sul significato di questo b. r. oserei piuttosto spiegarlo per una qualche cerimonia funebre. Mi è di scorta i Lanzi il quale pensa che i fatti Greci scolpiti nelle urne di Volterra nom servissero di mero ornamento. Fra le varie sue opinioni su tale articolo quella più mi convince, ove dice che, gli Etruschi vollero forse , consolarsi di quel fatale distaccamento col „ rammentarsi, come in epitaffio antico si leg"ge, che niuno de' Semidei andò esente da mor"te; consolazione espressa in tante lapidi ove , leggesi: Confida: niuno è immortale: Confida, ,, l'istesso Ercole è morto, ed altrettali formole,, (4) Anche il Gori pensò che nelle urne vi fossero emblemi ferali misti ad istorie (5). (1) Tom. III, pag. 180.

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(2) Vasi Antichi Dissert. II, p. 125.

(3) V. Rosin. Antiquit. Roman. Lib. II, e III. (4) V. Lanzi Saggio di L. Etr. Tom. II. pag. 188. e not. I. ove cita Morcelli de Stil. Inscrip. Lat. p. 105. Torremozza Inscr. Sicil. p. 190. Marini Inscr. Albane p. 120.

(5) Etruscorum sepulcra feralibus emblematis cum Trojca Historia coniunctis. Gori Mus. Etrusc. Tom. III, Pars I, Clas. III, Cap. X.

Ed infatti se ove non sono istorie Greche si cercan cerimonie ferali, o dottrine di religione spettanti alle anime de' trapassati, allora è che si trova via di spiegare ogni cosa in siffatte sculture. Quelle Furie che sì spesso si vedono fra gli attori dei fatti tragici ivi scolpiti o nei laterali di queste urne o assistenti alle religiose e funebri cerimonie e che poi si trovano ripetute nelle pitture di Tarquinia, ove manifestamente si mostrano ministre della divina giustizia, non ci fan chiaramente vedere che le sculture delle urne han sempre relazione o allusione coi defonti ivi sepolti? Applicando la massima generale al particolare di quest' urna potrei supporre, che la figura nel cocchio fosse l'immagine d'un qualche nobile nell'atto di essere traspor tata con funebre pompa. L'abito l'annunzia per un Magistrato, e l'essere nel cocchio lo manifesta uno dei magistrati di prim' ordine e detti curuli (1) e curuli quadrigali (2), ai quali soltanto era concesso il privilegio di avere statue esposte al pubblico (3): privilegio ch' ebbero alcuni Magistrati anche in Volterra, ai tempi Romani, come lo attestano le statue antiche tuttavia esistenti nelle pubbliche piazze di quell' antica Città. Sappiamo ancora che le immagini degli antenati di alcune illustri famiglie si trasportavano in occasione di funerali (4) della famiglia

(1) Curules magistratus appellati sunt quia curra vehebantur. Fest.

(2) Curules quadrigales Fest.

(3) V. Pitisc. Artic. Magistratus Curules.

(4) Imagines cum illustris vir aliquis ex eadem gente vel familia diem clausit ultimum ad funeris elationem eas proferunt. Polyb. Lib. VI. 51.

medesima (1). Con questi semplici documenti chi può decidere se la statua che vedesi rappresentata nella quadriga sia l'immagine del defonto sepolto nell' urna, o la statua di qualche suo celebre antenato? Si noti che le figure di queste quadrighe nelle urne non prendon mai parte nel governo dei cavalli: altro indizio che rappresentano statue. A me basta in sostanza aver provato che le statue dei defonti portavansi nelle funebri pompe e qualche volta anche in un carro, per poter credere, che la figura espressa nel carro di quest' urna sia l'immagine d'un defonto. La Tav. LII. di quest' opera e le pitture di Tarquinia riportate dal Sig. Seroux d' Agincourt (2) del pari che molte urne di Volterra mi assicurano, oltre gli scrittori (3), essere stato uffizio delle Furie il tradurre le anime da questo all'altro mondo, ed ivi dar loro il meritato destino. Non è dunque fuori di proposito che una Furia preceda l'immagine del defonto Magistrato in questo b. r. Per due motivi può credersi che abbiano luogo in questa pompa funebre i due littori: 1. perchè se l'immagine è d'un Magistrato conviene ch' egli sia accompagnato da essi come da suo particolar, distintivo: 2. perchè nei funerali erano ammessi i littori per una legge che ci ha conservata Ci

(1) Imago autem ejus cerea, habitu triumphali conspiciebatur. Hanc a palatio ducebant Consules designati; altera aurea ex curia; tertia in curru triumphali ducebatur. Post has a vorum ipsius ac cognatorum vita functorum. Dio de August. Lib. LVI. (2) Hist. de l'Art par les Monum. Pl. XI. Arch. (3) V. Rosin. Antiquit. Roman. Lib. II, C. XV.

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cerone (1), colla quale si concedeva a chi faceva i funerali i servirsi dei littori, affine di tenere a freno la moltitudine più insolente. Passando al coro di musica mi si porge opportuna occasione di difendere lo scultore che lo espresse: non fu errore di esso il rappresentare una pompa trionfale con molti suonatori ed un solo soldato che poi neppure è soldato; fu sbaglio bensì del nostro A. di spiegare per pompa trionfale una funebre cerimonia, mentre a questa si convengono quantità di strumenti musicali, e non soldati; nel che Seneca è in difesa dello sculraccontando che al funerale di Claudio erano tanti i tibicini e tubicini ed altri sonatori, e tanto era lo strepito loro, che Claudio stesso benchè morto avria potuto sentire (2). Frattanto apprendiamo dallo stesso Seneca che gli strumenti da fiato erano i più usati nei cori funebri. Si può anche render conto perchè in questo funerale e non in quel de' Carpenti (3) sia introdotta la musica; ed è che gli antichi reputavano a grande onore il suono di tali strumeuti nei loro funerali (4). Se dunque al distinto Magistrato, al cui onore è fatta questa pompa funebre, si conviene la toga, il cocchio,

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(1) Dominus funeris utatur accenso bus. Cic. De Lege. II, 24.

et lictori

(2) Tibicinum cornicinum omnisq. generis aeneatorum turba tanta, tantus conventus ut etiam Claudius audire posset. Senec. in Claud.

(3) V. le Osserv. alle Tav. XXVII, e XXVIII. (4) Temporibus veterum tibicinis usus avorum Magnus et in magno semper honore fuit. Cantabat fanis, cantabat tibia ludis,

Cantabat moestis tibia funeribus. Ovid. Fast. VI.

la quadriga, ei littori, non se gli converrà egualmente l'onore del coro di musica? Il servo dietro il carro spiegato dall' A. per un soldato ha sulle spalle a mio credere un forziere o altro fardello di spoglie del defonto, che nei funerali si portavano (1) per quindi abbruciarsi nel rogo (2) o seppellirsi nell' Ipogeo, o talvolta nell' urna medesima del morto, come si vede alcune volte nell' aprire i sepolcreti Volterrani (3). Il Giovane colla supposta cassetta in mano lo credo uno Scriba che tiene un dittico o pugillare, come già notai all' osservazione 81. La forma di esso è totalmente simile a quei pugillari che ha pubblicati il Gori nella sua grand' opera de' Dittici (4). Essi comprendevano varie tavolette, in cui era distesa la cera ove scrivevasi con uno stile di ferro o d'osso com'è noto agli eruditi tutti. Che tali pugillari o dittici fossero usati dagli Etruschi nelle cerimonie funebri, lo manifestano i molti stili che trovansi nei sepolcreti di Volterra, i quali non vi potevan esser portati e lasciati, ed in sì gran quantità come si trovano, se non fossero stati di qual

(1) Pompa illa quorum sit in semetipsa probat de simulacrorum serie, de imaginum agmine, de curribus, de exuviis. Tertull. Ed il Grisostomo Homil. III. ad popul. Antioch. dice che non solo i servi seguitavano i padroni alla pompa funebre, ma anche i cavalli venivano coi loro sacchi.

(2) Veteres quae pulcherrima et pretiosissima habebant mortuis in honorem inspergebant Auct. Etymol.

(3) Funebris defunctorum supellex inventa in Volaterranis sepulcris quae adservantur in Museo Guarnaccio. Gori Mus. Etrusc. Tom., III. Cap. XVI. (4) Thesaur. Dipticor. Tom. I. pag. 81.

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