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luoghi della sua opera a questa giusta massima, e specialmente nei seguenti periodi.

TESTO Tom. IV. pag. 247. La conquista di tutta Italia produsse inoltre l'effetto di allargare e rendere più agevole la via alle scambievoli comunicazioni de' popoli, fino allora limitate dalla gelosia e dalla politica di tanti stati divisi, laonde se si consideri bene, per opera dei Romani veramente si diffusero in ogni luogo idee corruttrici di lusso e nuovi costumi.

OSSERV. 92. Queste idee di lusso e nuovi costumi introdotti una volta dai Romani in Etruria non potevano certamente essere aboliti dal tentativo della guerra sociale.

TESTO Tom. IV. pag. 256. Dalla Magna Grecia e dalla Sicilia egualmente provennero i primi lumi della nuova letteratura, la qual compì la total rivoluzione dell' intendimento umano nelle nostre contrade.

OSSERV. 93. Nuovi costumi idee di lusso e nuova letteratura introdotti in un popolo rozzo e semplice, il quale si pone in una totale rivoluzione di spirito, non deon formare nuova epoca nella sua storia fino da quel momento?

TESTO Tom. IV. p. 261. Così il gusto della filosofia e della greca letteratura distese la sua influenza in tutta l'ampiezza dell' Italia, la qual da ora innanzi cessò d'avere in pregio le serie e circospette dottrine de' Toscani.

OSSERV. 94. Quì non cade dubbio che l'A. non riconosca l'introduzione della Greca letteratura e filosofia in Italia, come termine preciso di tutto il periodo della filosofia Etrusca. TESTO Tom. II. pag. 176. Non sì tosto i Romani dettero ospizio alle arti Greche, singolarmente

dopo la presa di Siracusa, par che sì bella emulazione facesse germogliare in Etruria un nuovo stile.

OSSERV. 95. Introdotto una volta in Etruria. il nuovo stile appreso dai Greci, potea forse la guerra sociale, ancorchè avesse avuto un felice successo, farlo sparire? Si vuole un' epoca precisa della caduta dell'antica mitologia dataci dall' A.? Eccola nelle sue seguenti parole.

TESTO Tom. II. pag. 8o. La superiorità che le dottrine forestiere acquistarono fra noi, non può adunque ragionevolmente fissarsi prima del quinto o sesto secolo della Repubblica : quando le aquile Romane s'introdussero nella Magna Grecia, ed in Sicilia .... Finalmente il gusto della letteratura e de' poemi Greci che si divulgò tra gi' Italiani intorno all' istess' epoca, non poteva andar diviso dalle curiose indagini della mitologia; onde è troppo naturale il credere, che allora soltanto si propagasse con più fervore la conoscenza dei Numi e degli Eroi della Grecia.

OSSERV. 96. In tutti questi articoli c'istruisce l'A. che in un istesso tempo furono introdotti in Italia quovi costumi, nuove idee di lusso, nuove arti, nuova letteratura, nuove dottrine, Buova filosofia e nuova mitologia, il che compl la total rivoluzione dell' intendimento umano ; che più vi restava da rinnovare perche quella nazione fosse del tutto rigenerata e modificata con fogge tutte straniere, avendo abbandonate in tutto le proprie e nazionali? Se ne concluda pertanto che ogni monumento, ogni costume, ogni dottrina dei Toscani posteriore alla conquista della Grecia e della Sicilia c' istruirà

sulle pellegrine maniere apprese da essi, e non altrimenti sugli usi, sulle dottrine ed arti antiche e nazionali d'Italia. Il solo governo tentò di ripristinarsi dopo quest' epoca mediante la guerra sociale, sebbene infruttuosamente, ma intanto le arti toscaniche, l'antica mitologia, la filosofia degli Etruschi ed i nazionali costumi andarono da quel momento in dimenticanza, lasciando libero il campo ad un nuovo ordine di cose tútte straniere. Le urne cinerarie di Volterra, Perugia, Todi, Chiusi e Tarquinia riferite dall' A. ad un' epoca posteriore alla presa di Siracusa (1), non potranno per le surriferite osservazioni essere addotte in prova delle arti, de' costumi, della religione, e delle dottrine della nazione Etrusca, essendo esse il resultato di quanto l' Etruria ebbe a quell' epoca da estere nazioni. Così mi pare abbastanza provato anche per mezzo delle dottrine dello stesso A. che più della metà dei monumenti contenuti nell' Atlante sono affatto inutili alla sua opera, per esser d'un' epoca posteriore alla libertà degli Etruschi.

Sarà dunque erronea ogni applicazione che l' A. farà di tali monumenti al soggetto ch' egli ha preso a trattare, come anche in particolare fo osservare nell'esame di questi monumenti (2).

TESTO Tav. XXXI. Altro combattimento sotto Tebe, ov'è rappresentato un assalto. Dall' alto della porta vedonsi i difensori che tirano, dardi e sassi contro i nemici: da un lato della. medesima scorgesi certa finestra guardata da

(1) Vedi l'osserv. 89. e 91. (2) Vedasi l'osserv. 65.

una sentinella del genere di quelle che i latini chiamavano mine. Nella parte opposta si vedono le mura guarnite da una torre quadrata con merli. Può notarsi negli assalitori l'elmo di bronzo allacciato al mento, lo scudo rotondo, la spada breve, il pilo, e la clamide o sopravveste militare ampia, allacciata col mezzo di una fibbia alla spalla. Nel Museo pubblico di Volterra vedasi Tom. II. pag. 120-125, e 129, not. 3.

OSSERV. 97. Siamo spesso invitati dall' A. a notare non poche cose dei monumenti ch'egli presenta nelle sue tavole, ma quasi mai ci viene indicato qual conseguenza se ne debba dedurre. Infatti in tutto il corso dell' opera non si rammenta più l'elmo di bronzo allacciato al mento, nè quant' altro ei ci fa notare in questa spiegazione. Il dire che questo è un altro combattimento sotto Tebe, non è spiegare il soggetto che rappresenta il monumento, come l' A. ci promette nella prefazione. Io credo potersi dire che Periclemene getta un sasso sopra il giovane Partenopeo figlio di Meleagro e l'uccide: così verrebbe spiegato il principale tra i difensori; e dove l'A. vi scorge la sentinella mina affacciata alla finestra, più verisimilmente vi si ravvisa Antigone, che secondo Euripide (1) ivi stava annoverando i guerrieri dell'oste nemica. Il guerriero a cavallo che forma quì uno dei principali soggetti merita di essere considerato, potendosi tenere per Polinice, il quale essendo a cavallo mentre scorreva attorno le mura di Tebe, percuotendo coll' asta le caiuse

(1) Phoeniss. v. 185.

porte di essa, ebbe luogo di parlar con Antigone (1). Gli altri eroi non han particolari caratteri per poter essere spiegati.

TESTO Tom. II. pag. 120. Una spada breve cinta in sul fianco sinistro (1] Vedi i monumenti Tav. XXXI. XXXII. XXXIII. ) era l'arme più comunemente usata da que'di grave armatura, insieme col formidabil pilo ed altre specie di aste armate di punta di ferro, che scagliavansi con incredibil forza da lontano innanzi di venire alle spade.

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OSSERV. 98. Quest' armi furono comuni ai Greci e agl' Italiani tutti nel settimo ed ottavo secolo di Roma. Anche lo scudo rotondo (2) fu comune egualmente ai Greci ed agl' Italiani ed il Clipeo usato in Roma era d'egual figura (3). Lo scultore volle dunque dare a questo bassorilievo un carattere non Etrusco ma Greco come conveniva al soggetto. (Vedi Osserv, 89. 92.)

TESTO Tom. II. pag. 124. Non altrimenti le corazze, i corsaletti, gli stinieri, ed altre consimili salde difese di arme, facevano parte della grave armatura dei Toscani; (6) La statua di un guerriero ( Tav. XXI. ) dà una bell'idea. dell'armatura Etrusca. I b. r. delle urne citati dal Bonarroti (ad Dempster. c. 27.) sono una scorta meno sicura. Vedi i monumenti. Tav. XXIX. XXX. XXXI. XXXII. XXXIII.)

(1) Stat. Thebaid. Lib. XI. v. 360.

(2) Omnium Graecorum scuta rotunda cum umbonibus fuisse. Scholiast. Thucydid. ad l. 1. De bell. Peloponn.

(3) Clypeum antiqui ob rotunditatem etiam corium bovis appellarunt, in quo foedus Gabiorum cum Romanis fuerat descriptum. Festus.

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