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INTENTO DELL' OPERA

I.

Ľintento di quest' opera è di far ve

dere che la Chiesa cattolica Romana è fra tutte le altre Chiese Punica vera; dimostrandosi la cura che Dio ne ha tenuta, facendola sempre restar vittoriosa contro tutte le persecuzioni de' suoi nemici. Pertanto da essa debbono tutti dipendere, come dal fonte e dal capo, secondo scrisse S. Ireneo: Omnes a Romana Ecclesia necesse est ut pendeant, tanquam a fonte et capite (1). Questa già è quella Chiesa che fu fondata da Gesù Cristo e poi propagata dagli Apostoli; e quantunque sin dal principio fosse stata da per tutto perseguitata e contraddetta, come opposero i Giudei a S. Paolo in Roma: De secta hac, così chiamavano essi la religion cristiana, notum est nobis quia ubique ei contradicitur, Actor. 28. 22.; nondimeno ella si mantenne sempre stabile, a differenza delle altre Chiese false, che a principio ebbero molti seguaci, ma poi col tempo restarono

(1) S. Iren. lib. 3. cap. 3. num. 2.

dissipate; come si vedrà nell' opera, quando parleremo degli Ariani, de' Nestoriani, Eutichiani, Pelagiani e simili. E se qualche setta è rimasta numerosa, come quella de' Maomettani, de' Luterani e Calvinisti, da ognuno tuttavia si scorge che non già l'amor della verità la sostiene, ma o l' ignoranza de' popoli o la licenza de' costumi. Dice S. Agostino che le eresie non sono abbracciate, non da coloro, i quali, se fossero restati nella Chiesa, si sarebbero perduti egualmente per la perversità de' loro vizj : Non ex aliis hominibus fiunt hæretici, quam ex iis, qui, si in Ecclesia permansissent, propter vitæ turpitudinem nihilominus periissent (1).

se

non

2. La nostra Chiesa all' incontro, ostante che ella insegna a' suoi figli una legge contraria alle inclinazioni della natura corrotta, non solamente non mancò in mezzo alle persecuzioni, ma con quelle più crebbe; onde potè asserire Tertulliano che il sangue de' martiri era come una seconda semenza che moltiplicava i cristiani, di cui quanti più ne erano uccisi, tanto più ne cresceva il numero: Sanguis martyrum semen christianorum; quoties metimur, plures efficimur (2). E prima nel capo 20 avea

(1) S. Aug. de vera Relig. cap. 8.
(2) Tert. Apol. cap. ult.

scritto: Christi regnum et nomen ubique creditur, ab omnibus gentibus colitur. E ciò si conforma a quel che scrisse Plinio il giovine nella sua celebre lettera a Trajano, dicendo venirgli riferito dall' Asia che ivi regnava da per tutto la religion cristiana, in modo che si vedeano abbandonati tutti i templi degli idoli: In Asia prope jam desolata esse templa Deorum, eo quod christiana religio non tantum civitates, sed etiam vicos. occupasset.

3. Ciò non potea certamente avvenire senza la forza dell' onnipotente mano divina, trattandosi di fondare in mezzo all' idolatria una nuova religione, che distruggea tutte le superstizioni di quella e la credenza così invecchiata di tanti falsi dei, comunemente prima adorati da' gentili e dai loro antenati ed anche da' magistrati e dagli stessi imperatori, che con tutto il loro vigore la proteggeano: e ciò non ostante la fede cristiana da molti popoli fu abbracciata, passando essi da una legge rilassata ad un'altra dura, che vietava il secondare gli appetiti del senso. Chi mai potea condurre a fine una tale impresa, se non la potenza di un Dio?

4. Grandi pertanto furono le persecuzioni che pati la Chiesa dall' idolatria; ma più terribili furono quelle che ebbe a soffrire dalle eresie uscite dal suo medesimo seno

per mezzo di uomini malvagi, che mossi dalla superbia, o dall' ambizione, o dalla libertà de' sensi, impresero a lacerar le viscere della stessa lor madre. L'eresia dall' Apostolo fu chiamata Cancer ( ut cancer serpit, 2. Tim. 2. 17.); perchè siccome il canchero infetta tutto il corpo, così l'eresia infetta tutta l' anima, infetta la mente e il cuore, l'intelletto e la volontà. Ella si chiama ancora peste, perchè non solo infetta la persona che n'è contaminata, ma ancora gli altri che a lei si accostano. Ed in fatti avvenne che, dilatandosi questa peste nel mondo, è stato mol to maggiore il danno recato alla Chiesa dall' eresia, che dall' idolatria; si che questa buona madre è stata più maltrattata dai figli, che dagli stessi suoi nemici. Nulladimanco ella è restata sempre superiore in tutte le tempeste che gli eretici le han suscitate contro. Parve un tempo che l'eresia dell' empio Ario avesse oppressa la Chiesa, precisamente quando per le frodi di Valente e di Ursacio vescovi perversi fu condannata la fede del Concilio Niceno; onde scrisse San Geronimo che allora il mondo gemendo si vide fatto Ariano: Et ingemiscens orbis terrarum se Arianum esse miratus est (1). E la stessa oppressione par che avesse sofferta

(1) S. Hier. Dial. advers. Lucifer.

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