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est: et complacui in veritate dia, e mi compiaccio della

tua.

4. Non sedi cum concilio vanitatis : et cum iniqua gerentibus non introibo.

5. Odivi ecclesiam malignantium: et cum impiis non sedebo.

6. Lavabo inter innocentes manus meas : et circumdabo altare tuum, Domine:

7. Ut audiam vocem laudis, et enarrem universa mirabilia tua.

tua verità.

4. Non mi posi a sedere nell' adunanza di uomini vani, e non converserò con coloro, che operano iniquamente.

5. Ho in odio la società de' maligni, e non mi porrò a sedere cogli empj.

6. Laverò le mani mie tra gl'innocenti, e starò intorno al tuo altare, o Signore:

7. Affine di udire le voci di laude, e raccontar tutte le tue meraviglie.

permetterai, che io sia tentato oltre le forze mie, compiacenze ho poste nelle verità, che tu m' hai legge e nella tua parola, che è verità.

e perchè tutte le mie insegnato, nella tua

cercai, anzi fuggii la com

Vers. 4. Non mi posi a sedere ec. Non pagnia, il convitto, la familiarità degli uomini, che amano la vanità, la superbia e il fasto.

Vers. 6. 7. Laverò le mani mie ec. Il senso di questi due versetti egli è tale. Viverò con gl' innocenti, e con essi, lavate le mie mani, starò attorno al tuo altare. I Giudei prima dell' orazione si lavavano le mani lavanda iustituita a figurare la mondezza e purità interiore necessaria per accostarsi a Dio e alle cose sante. Hieron. Dice adunque, che laverà le sue mani co' giusti, e con essi si accosterà all' altare di Dio, all' altare, sopra di cui farà offerire i suoi sacrifizj. Nel tempo, che si sacrificavau le vittime offerte dai laici, i sacerdoti e i leviti con Salmi e cantici spirituali lodavano Dio; quindi dice, che udirà le voci di laude, e celebrerà unendosi co' sacerdoti le meraviglie del Signore. Posta questa assai semplice sposizione sembrami, che non resti alcuno appiglio per ricavare da questo luogo (come alcuni han preteso), che il Salmo si debba attribuire a qualche Levita, che lo scrivesse nel tempo della cattività di Babilonia; mentre a ciò il titolo ripugna.

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Vers. 8. Signore io ho amato lo splendore della tua casa. Quanto alla lettera Davidde ebbe una somma premura, perchè tutto quello, che riguardava il culto di Dio, fosse fatto con bell' ordine, e con ogni splendidezza e decoro. Egli eresse nella città di David il tabernacolo, dove fece portare l'arca del Signore, ed ebbe anche gran desiderio di edifi care a lui il tempio, ma Dio gliel proibì, riserbando questo onore al suo figliuolo Salomone. Vedi II. Reg. VI. VII. Quanto al senso spirituale, la casa spirituale, il vero tempio, in cui Dio abita, ella è la Chiesa di Gesù Cristo. L'amare questa sposa dell'agnello, il bramare ardentemente e chiedere a Dio, che in essa conservi la purità della fede, la santitå della morale, i buoni esempj e le virtù degne del nome cristiano, tutto questo conviene al carattere di vero fedele.

Vers. 9. Non isperdere, o Dio, cogli empj ec. Salvami dalla sciagurata funesta morte di coloro, che sono empj verso di te, e crudeli verso

de' loro fratelli.

Vers. 10. Nelle mani loro sta l' iniquità. Espressione di somma energia per significare un uomo malvagio, le opere del quale son tutte inique. La loro destra ec. Parla della corruzione de' giudici, i quali per amore dei donativi e del vile guadagno pervertono la giustizia, e opprimono il povero .

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Vers. 12. Te io benedirò, o Signore, nelle adunanze. Renderò a te, o mio Dio, pubbliche laudi nelle adunanze de' tuoi fedeli. Il Caldeo: nelle adunanze de' giusti. Ivi celebrerò co' miei cantici i tuoi benefizj e la mia liberazione. Un greco interprete osserva, che in queste pa role sembra aversi una profezia di quello, che è avvenuto nella Chiesa cristiana, la quale de' Salmi di Davidde si è servita e si serve per benedire e lodare Dio, e rendergli grazie delle sue misericordie.

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Dice, che egli è sicuro da qualunque possanza dei nemici, stando egli nella casa di Dio, cioè nella Chiesa, e purchè Dio lo custodisca dagli attentati delli stessi nemici.

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Prima ch' ei fosse unto. Queste parole aggiunte dai LXX. Interpreti, secondo le tradizioni ricevute da' loro maggiori, s'intendono comunemente della seconda unzione di Davidde, la quale seguì in Hebron dopo la morte di Saulle, essendo egli stato in quella città riconosciuto per re, e fatto ungere dagli uomini della tribù di Giuda. Egli fu unto la prima volta da Samuele, e la terza volta fu unto parimente in Hebron, allorchè fu riconosciuto anche dalle altre tribù. Vedi I. Reg. XVI. 13., II. Reg. II 4., V. 3. Così questo Salmo sarà stato scritto nel tempo, in cui Davidde soffriva la cruda persecuzione di Saulle.

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Vers. 1. Mia luce. Mia consolazione nelle tenebre delle afflizioni, e ne' più grandi pericoli ed ancora luce, che illumina ogni uomo che viene nel mondo, luce, senza di cui non altro è l'uomo se non tenebre e debolezza e miseria.

Vers. 2. Per divorar le mie carni. Per isbranarmi e divorarmi a guisa di lupi affamati.

Qui tribulant me inimici mei, ipsi infirmati sunt, et ceciderunt.

3. Si consistant adversum me castra, non timebit cor

meum.

Si exurgat adversum me praelium, in hoc ego sperabo.

4. Unam petii a Domino, hane requiram, ut inhabitem in domo Domini omnibus diebus vitae meae:

Questi nemici miei, che mi affliggono, eglino stessi hinno inciampato, e sono caduti.

3. Quando io avrò contro di me degli eserciti attendati, il mio cuore non temerà .

Quando si verrà a battaglia contro di me, in questo io porrò mia speranza .

4. Una sola cosa ho domandato al Signore; questa io cercherò: che io possa abitare nella casa del Signore per tutti i giorni della mia

vita.

Vers. 3. Quando io avrò contro ec. Nè la violenza di tutti gli uomini, nè la guerra di tutto l'inferno non dee poter toglierci la nostra speranza in Dio, speranza, che è specialissimo dono di lui non, men che la la quale Cristo pregò, che non venisse meno giammai ne'suoi eletti. Luc. XXII.

fede e ,

In questo io porrò ec. In questo io porrò mia speranza, mia luce e per mia salute il Signore .

di aver per

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Vers. 4. Che io possa abitare nella casa del Signore ec. Era cosa più dura per Davidde il non potere presentarsi al tabernacolo di Dio, e trovarsi alle sacre funzioni, che l'esser esule dalla casa paterna, separato dalla sua famiglia, dagli amici, e andar ramingo or qua or là per fuggire la persecuzione, vivendo frattanto negli stenti e nella miseria. Io non altro bramava (dice egli), e altra cosa a Dio non chiesi, e non chiedo, che di star sempre dinanzi al mio Dio, dinanzi al suo tabernacolo e gustar la dolcezza e il gaudio santo, che un'anima pia sperimenta nel rendere a Dio il suo culto e le sue adorazioni nelle adunanze di religione, nella società del popolo del Signore. Da questa società avevan voluto escludere Davidde i suoi perversi nemici, come egli stesso se lagna, I. Reg. XXVI. 19. dove parla in tal guisa a Saulle. « Ascolta di «< grazia, o re Signor mio, le parole del tuo servo : se il Signore ți spinge contro di me, gradisca egli l'odore del sacrifizio, ma se (sono) << i figliuoli degli uomini, e' son maledetti dinanzi al Signore, eglino «< che mi hanno oggi discacciato, pe ch' io non abbia luogo nell' eredi

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