Obrazy na stronie
PDF
ePub

passo nel mondo, schiacciare col forte suo piede la testa a Lucifero; che quindi irritato si rivolgeva a tendere insidie all'innocente e vittorioso calcagno di lei. Ma, imbratterebbe forse con gli aliti dell'avvelenato suo sdegno, almeno i calzari della valorosa celeste Principessa? Ah! no, dice il divino Sposo: anzi, appunto tal lindo e parissimo calzamento di Lei, non macchiato sin da'primi passi della immacolata sua vita, lo rapiva in estasi di maraviglia. Quam pulchri sunt, quindi si esclamava, gressus tui in calceamentis, Filia Principis ! Quanto son belli i tuoi passi in questi tersi e brillanti calzari, o Figlia del Principe! 1 Quasi dicesse: oh come bene hai saputo muovere il piè in su l'entrare della terra immonda! Neppure il tuo calzamento è stato macchiato del fango della comune colpa: e posando per la prima volta il tuo piede sul capo del tuo capitale nemico, gliel' hai schiacciato senza tingere nel sangue il vago tuo calzare, e senza che ne abbia toccata la più leggiera macchia da'velenosi suoi aliti. E ciò perchè sempre sei stata, e sarai Figlia del Principe, primogenita della sua predilezione, e predestinata sua Madre. Eva fu serva del peccato; gli altri, figli d'ira, figli di vendetta, figli della geenna, i quali appena sono conceputi, e muovono il primo passo alla vita, si precipitano alla morte. Ma tu, o Figlia del Principe, nell'ingresso della tua concezione, hai saputo così bene e destramente reggere i tuoi passi, che schiacciando la nemica testa, riportasti vittoria delle sue insidie.

Ma qui prevediamo una obbiezione. Adunque ci si dirà: ma ignorate voi forse che la lettera del testo arabico e caldaico non dice, ipsa conteret, ma ipsum conteret? Ed altresì, che negli esemplari moderni della Versione dei Settanta si legge ipse? Il discendente adunque, o il figlio della Donna è quegli che schiaccerà la testa del serpente. Ciò non ignoriamo, anzi sappiamcelo assai bene: ma diciamo che questo non contrasta in verun modo alla verità che difendiamo. Difatti in tutte le Bibbia latine e nella Volgata, che secondo la definizione del Concilio di Trento, è la canonica, si legge ipsa, e

1 Cantic. c. 7.

non ipse, o ipsum: ella, e non egli, schiaccerà al serpente il capo Il medesimo dice il testo ebreo, come prova eruditamente il dottis simo Cornelio A-Lapide 1. Lo stesso si legge negli antichi esemplar dei Settanta, come nota il savio Tirino. Tuttavia, se così piace, no ammettiamo che i testi arabico, caldaico, e dei Settanta, dicano: ipsum, o sia, semen, o ipse, cioè, Christus, e non ipsa o sia Maria : Cristo, e non Maria, schiaccerà la testa all'infernal serpente. Ma che ne siegue da ciò contra la originale immunità di lei ? niente del tutto; e l'immacolato mistero si prova con la medesima chiarezza. Pognamo il testo qual vuolsi dalla opinione contraria. Inimicitias ponam inter te, et mulierem, et inter semen tuum, et semen illius : ipsum (vel ipse) conteret caput tuum. Porrò inimicizia tra te, e la donna, e tra il seme tuo, e il seme di lei (o sia Gesù Cristo); questi ti schiaccerà la testa. Ben vedo qui che Dio dichiara due parti nemiche guerreggiantisi l'una l'altra. Quinci Maria con Gesù Cristo; quindi il serpente con la sua discendenza. Chi de' due trionferà? Or bene: o sia che Gesù Cristo, tenendo ai suoi fianchi Maria, schiacci col piede del suo corpo (il qual corpo ebbe già da lei) l'altera cervice del serpe di abisso; o sia che gli la schiacci essa proprio Maria assistita dalla grazia del suo divin Figlio, nel nostro caso è una cosa medesima. Conciossiachè in ambedue le condizioni n'esce trionfante Maria; Maria vince il suo avversario, non mai nè per un attimo soggetta al suo dominio. E come è certo che in questa lotta Gesù Cristo riportò vittoria dell'originale peccato; così è del pari indubitato che ne fu vittoriosa Maria, che a lato del Figlio, con lui combatteva il serpente.

[ocr errors]

Un pensiero qui per altro mi occorre, il quale fa vedere, o che il pronome citato deve riferirsi a Maria, o che il testo è viziato, non naturale, e che sentirebbe di assurdo. Fermiamoci pertanto un momento al senso materiale della lettera. Porrò inimicizia tra te, o maligno serpente, e la donna, tra il seme tuo, e il frutto del suo ventre. Ecco qui adunque due lotte distinte: di Mária col serpente;

1 Cornelius A-Lap. in cap. 3. Gen.

et Tirinus in hunc locum.

e del Figlio di lei col seme di quello. Come dunque può dire: ipsum (vel) ipse conteret caput? il Figlio, Gesù Cristo, gli schiaccerà la testa, quando stando alla pura lettera, sola la Vergine combattè col serpente, e Gesù Cristo col seme o discendenza di lui? Per esempio, se io non combatto con una persona, ma co' figli di lei, quantunque io difenda la causa medesima, potrà dirsi che io le schiacci il capo? no certo. E se ella n' esce infranta il capo, ciò sarà non da me, ma da altri co' quali ebbe combattuto. Or dunque se Maria, secondo la pura lettera, dovea lottare da corpo a corpo col serpe di Abisso, Maria, e sola Maria schiacciò il suo capo; e perciò l'espresso pronome non deve dire ipse (vel) ipsum nel mascolino o nel neutro, ma si in femminino ipsa: ella, cioè la donna schiaccerà la testa del serpente, come ha la Volgata, che è quella che forma regola canonica tra' cattolici, secondo il Concilio di Trento; e come hanno tutte le versioni latine, e 'l medesimo testo ebreo, e ammettono i sacri dottori, e la stessa Chiesa universale nelle lezioni del breviario. Valga questo raziocinio per solo provare il nostro intento, senza neppur minimamente sminuire merito alla grazia di Gesù Cristo; chè è da sapere essere questo divin Salvatore stato quegli che unicamente ha combattuto e vinto infernal nemico, e tutta la sua discendenza; egli solo l'autore di tutta la grazia, di tutti i meriti e trionfi; e la vittoria medesima che difendiamo in Maria, e 'l privilegio di sua originale immunità, sono dovuti alla grazia e ai meriti del santissimo suo Figlio.

Qui cadono in acconcio le parole del mellifluo san Bernardo: « Grandissimamente, dilettissimi, ci danneggiarono un uomo e una ◄ donna. Ma, la buona mercè di Dio, per un altr' uomo ed un' al<< tra donna tutte le cose si ristorano, e non senza usura di grandi « grazie; perchè il delitto non fu tanto grande quanto il dono; an« zi la grandezza del beneficio eccede l'estimazione del danno. Così << adunque il prudentissimo e clementissimo Iddio dispose le cose, << che ciò che era guasto non fosse annientato, finchè lo rifece con a maggior utilità, creando un nuovo Adamo dal vecchio e trasmuVol. VIII. 2

Lett.

a tando Eva in Maria 1 ». Ecco che secondo il santo Dottore, Dio ristorò i danni del peccato originale per Gesù Cristo, e per la sua Madre santissima. E in qual modo? Formando un nuovo Adamo e una nuova Eva in santità e giustizia, come furono formati que' primi Padri della umanità. Maria adunque fu formata, egualmente che Eva, nella grazia originale. Perciò dice il medesimo Santo in un altro luogo: « Pura è l'umanità di Maria; e non solo pura da ogni contagio, ma pura altresì per la singolarità della natura 2 ».

Anche ne' Sacri Cantici si trovano parole assai gravi in difesa della immunità originale di Maria. Dove è da sapere, che gli amorosi colloqui registrati in quel libro divino debbono adattarsi letteralmente e principalmente, come dice il dottissimo Cornelio A-Lapide, al celeste Sposo e alla diletta sua Sposa Maria. E tale infatti adoperarono i Padri della Chiesa, dei quali non è pur uno, che non abbia applicato alcuno di que' testi alla Santissima Vergine. La stessa Chiesa universale, giudice competente del senso della divina parola, li appropria alla Vergine benedetta in tutte quasi le sue festività nel divino officio; e in modo speciale adatta quelli che ora citeremo, al privilegio di sua Immacolala Concezione nella preghiera appostatamente consacrata al culto di questo dolce misterio; e perciò queste autorità formano un incontrastabile argomento. Ecco adunque di qual guisa lo Sposo Divino parla alla Santissima Vergine, futura sua Sposa. Come è il giglio tra le spine, così è l'amica mia tra tutte le altre Figlie. Che bella espressione per dinotare il privilegio della grazia originale di Maria! Come dal mezzo delle spine, che pungono chi le tocca, si coglie il giglio, che innamora per la sua bianchezza, morbidezza, bellezza, fragranza, e ammirabile virtù contro il veleno dei serpenti, siccome osserva Plinio; così di mezzo delle figlie di Adamo, ferite dalle punture del peccato originale e convertite in ispine, per cui mezzo si propaga con la generazione la ferita della prima colpa, elegge il Divino Sposo Maria, qual giglio candi

1 D. Bernardus in Serm. de Verb. Apocal. Signum magnum.

2 Idem Bernard, in Serm. de Nativit. Mariae.

dissimo, puro d'ogni macchia, morbido senza l'orrore della spinosa colpa, bello dell' onore della grazia santificante nell' istante di tale elezione, soavissimo per l'odore della santità, e fatto terribile per la sua virtù all'infernale serpente, e antidoto contro le velenose sue ferite. « Per queste spine » dice al nostro proposito C. A-Lapide nella esposizione di questo testo, « fra le quali s'incontra il giglio « e dalle quali trae origine la rosa, i Padri della Chiesa hanno inteso << la prosapia della Madre di Dio, dal cui seme la Vergine Santissi« ma niente ereditò di aspro, niente di orrido; sicchè rimase tutta « soave, tutta bella, niente meno del bianco giglio e della rosa por< porina ». Consuonano a questo testo le parole del Profeta Isaia: nascerà una verga dalla radice di Iesse, e dalla radice di lei s'innalzerà un fiore, e riposerà sopra di lei lo Spirito del Signore 1. « Noi << dice S. Girolamo, intendiamo per questa verga di giglio la san« tissima Vergine Maria, che niun cardo o altro gambo di erba eba be a sè avviticchiato 2 ». E sant' Anselmo diceva: « Pietosissima « Signora, quantunque servo inutile, io credo e confesso che sur« geste bellissima dalla radice di Iesse (discendenza di Davide); e < perciò esente da ogni ferita di peccato, che vi oscuri; e intatta < permanendo, deste a luce il fiore preziosissimo, sopra il quale ri<< posa il settemplice Spirito 3 ». Conchiude con più chiarezza sant'Ambrogio: « Questa è la verga, nella quale mai non fu il nodo del « peccato originale, nè la corteccia della colpa veniale: Haec est « virga, in qua nec nodus originalis, nec cortex venialis culpae « fuit 4. »

1 Isaias c. 11, v. 1.

2 S. Hieron in hunc locum.

3 S. Anselm. lib. 2 de Conceptu Virginali cap. 9.

4 S. Ambrosius Serm. De Gabaonitis explicans eadem Isaiae verba. apud Frassen íbid., qui circa hunc textum haec habet. « Nec refert, quod iste sermo non inveniatur inter opera S. Ambrosii typis excussa; nam plurimi quos laudat noster de Aula in Trituratione pag. 133, cum Michaele de Carchano in Sermone de Poenitentia impresso anno 1496, fidem faciunt se sermonem istum inter Sancti Ambrosii opera legisse: unde etiam praefata verba inserta sunt in Officio Conceptionis; quod ab Ordine Seraphico ex approbatione apostolica recitatur. » Il signor Rocha di

« PoprzedniaDalej »