Obrazy na stronie
PDF
ePub

S. Sede; certi, che venuti a capo di ciò, potranno allora soltanto contaminare l'Italia coll' empietà della loro dottrina e colla rea peste dei nuovi loro sistemi ».

Deve tenersi conto dello specioso pretesto, messo innanzi dai panteisti per distogliere gl' Italiani dalla Cattolica Fede. Il Pontefice avvisa i fedeli dell' inganno e porge le armi per combattere la malizia degli avversarii.

« Fra le moltiplici astuzie, che i sopraddetti nemici della Chiesa furon soliti adoperare per alienar gli animi degl' Italiani dall' Apostolica Fede, evvi pur quella di asserire e di spargere sfacciatamente per ogni dove, la Religione cattolica opporsi alla gloria, alla grandezza, alla prosperità dell' Italia, e quindi esser di mestieri che in luogo di quella s'introducano, si stabiliscano e si propaghino le dottrine e le riunioni protestantiche, affinchè l'Italia ricuperar possa il primiero lustro degli antichi tempi, quello cioè dei tempi pagani. Ora in questa loro strana invenzione non si potrebbe così di leggieri giudicare, se sia più da detestarsi la malizia di una folle empietà, o l'impudenza di una malvagità mentitrice. >>

« Imperocchè lo spirituale vantaggio di essere noi trasferiti dalla potestà delle tenebre nella luce di Dio e, giustificati dalla grazia di Gesù Cristo, esser fatti secondo la speranza eredi della vita eterna, certamente questo vantaggio delle anime, a noi derivante dalla santità della Religione Cattolica, è di così alto pregio, da doversi a paragone di esso riputare assolutamente per nulla qualunque gloria e felicità di questa terra. E qual cosa infatti giova all'uomo il guadagnarsi l'intero mondo, se faccia poi perdita della sua anima? E qual cambio potrà mai dar l'uomo per ricuperar l'anima sua? Se non che egli è poi tanto lungi dal vero che gl' Italiani abbiano incorse quelle temporali disavventure a motivo della vera Fede da essi professata, che anzi alla Religione Cattolica va debitrice l'Italia, se in sul declinare del Romano Imperio non fu colta da quegli stessi infortunii, nei quali gli Assirii ei Caldei, i Medi, i Persiani e i Macedoni, dopo lunghi anni di estesa dominazione, mutatesi coll' andar del tempo le sorti, erano precipitati. Difatti non avvi alcun uomo prudente che

ignori, essere avvenuto per opera della Religione santissima di Gesù Cristo, che l'Italia uscisse non solo dalle tante e si folte tenebre di errori da cui era imgombrata, ma che di più tra le rovine di quell' antico impero, e le scorrerie dei barbarí imperversanti per tutta Europa, giungesse ella nulladimeno, a preferenza di tutte le nazioni del mondo, a un grado così eccelso di gloria e di grandezza, che a motivo dell' augusta Cattedra di S. Pietro, per ispecialissimo favore di Dio in essa collocata, dilatasse più ampiamente e più stabilmente il suo principato colla divina religione, di quello che avesse signoreggiato un tempo colla dominazione terrena.

«E dallo stesso singolare privilegio di possedere la Sede Apostolica, e della Cattolica Religione che mise per questo più ferme radici fra i popoli d'Italia, ebbero origine altri moltissimi e sopramodo insigni vantaggi. Conciossiachè la santissima Religione di Gesù Cristo, maestra della vera sapienza, difenditrice dell'umanità, e madre feconda di qualsivoglia virtù, disvolse bensì gli animi degl' Italiani dallo splendore di quella gloria infelice, che i lor maggiori avevano riposto nell' incessante tumulto delle guerre, nell' oppressione degli stranieri, è nell' assoggettare pel diritto di guerra in allora vigente una moltitudine grandissima di uomini a durissima schiavitù; ma illuminando in pari tempo gl' Italiani medesimi colla luce della cattolica verità, li confortò a praticare la giustizia e la misericordia, e quindi a gareggiare ancora in opere insigni di pietà verso Dio e di beneficenza verso degli uomini. Egli è perciò, che nelle principali città dell'Italia si ammirano sagri templi, ed altri monumenti de' tempi cristiani, non fabbricati già col sanguinoso travaglio di uomini gementi sotto la schiavitù, ma eretti per ingenuo fervore di carità vivificante: come pure istituti pii di ogni genere, quali per l'esercizio della religione, quali per l'educazione della gioventù, quali per coltivare a dovere le lettere, le arti, le scienze, quali per conforto degl' infermi, quali a sollievo dei bisognosi. E questa Religione adunque tutto divina, a cui l'Italia va debitrice per tanti capi della sua salute, felicità e grandezza, questa Religione adunque si è quella, che gri

dasi doversi bandire dall' Italia? Noi non possiamo raffrenare le lagrime, Venerabili Fratelli, mentre consideriamo, esservi al presente taluni Italiani cotanto perversi e miseramente ingannati, che plaudendo alle scellerate dottrine degli empii, non hanno ribrezzo di cospirare con esso loro a così grande rovina d'Italia. >>

(m) Pag. 367. Ogni ecclesiastico, anzi ogni semplice fedele dovrebbe avere fra le mani e leggere e meditare sovente questa Enciclica, che combatte gli errori del giorno, svela l'opera dell' uomo inimico, accenna le cause del male avvenuto, presenta pel futuro un efficace rimedio, ricorda i principali doveri, provede con opportune riforme, porge salutevoli avvisi. In questa Enciclica non puoi conoscere, se più si debba ammirare, o la profondità della dottrina, o la sodezza del raziocinio, o la copia dell' erudizione, o la dignità ed unzione dello stile.

La rabbia da cui furon presi nel leggerla i nemici di Dio e dell'umanità, i velenosi loro scritti contro di essa, formano una prova evidente della sua utilità, del molto bene che avrà prodotto, del moltissimo che da essa ne verrà; e questo solo dovrebbe bastare per raccomandarla ad ogni fedele; anche senza la lode che ha meritato in tutto il mondo, senza le apologie che ne hanno fatto i dotti, in tutte le lingue, senza l'assenso ad essa prestato da tutti i Vescovi della Penisola, anzi dell' Universo.

(n) Pag. 367. Riportiamo in ultimo l'animata ed eloquente esortazione dei Vescovi del Belgio.

«Ministri del Signore, che zelate la gloria del nostro divino Maestro, l'onore della santa sua Sposa, e la salute delle anime redente a prezzo del suo sangue, svegliatevi e prendete il cingolo della verità, la lorica della giustizia, accingimini! prendete tutte le armi di Dio, lo scudo della fede, l'elmo della salute, la spada della santa parola: ed invocando in ispirito il suo santo nome con fervide e continue orazioni (Ephes. VI. 13) combattete al nostro fianco, et estote filii potentes per rovesciare le falangi dell'inferno radunate contro di noi ad oggetto di perderci e distruggere la nostra santa Religione, ut

pugnetis adversus nationes has quae convenerunt adversus nos et sancta nostra. Tutti uniti offriamo a Dio uno sforzo di un zelo ardente, le pene e le fatiche di un penoso ministero, le contraddizioni degli uomini, le maledizioni degli empi, le persecuzioni del demonio: offriamogli il nostro tempo, l'uso dei talenti che ci ha confidati, delle forze fisiche di che possiamo disporre, la nostra esistenza e la vita: perchè in questo gran combattimento della fede, meglio sarebbe per noi perire in mezzo alla lotta, che essere tristi testimonii e soprattutto vili complici del delitto che deve immergere il popolo di Dio in un abisso di mali ed operare la rovina delle cose sante. Quoniam melius est nos mori in bello, quam videre mala gentis nostrae et sanctorum » (I. Mach. III. 58). Vedi l'Istruzione Pastorale Sopra i libri cattivi in data 5 Agosto 1843).

-

[ocr errors][ocr errors][ocr errors][merged small][merged small][ocr errors]

RAGGUAGLIO CRITICO

DEL

DISCORSO SOPRA LE ISCRIZIONI CRISTIANE

ANTICHE DEL PIEMONTE

DEL CHIARISSIMO

SIG. CAVALIERE COSTANZO GAZZERA

E DELL'APPENDICE AL DISCORSO MEDESIMO (*).

Il dotto ed indefesso Autore, con queste due

Memorie inserite nel Tomo xi della Serie 1 della R. Accademia delle Scienze di Torino, si è reso grandemente benemerito sì delle patrie antichità e sì dell'istoria ecclesiastica, segnatamente illustrando le serie cronologiche de' Vescovi delle Chiese di Vercelli, di Alba, di Aosta, d'Ivrea, di Acqui, di Torino e d'altre del Piemonte coll'accurato e giudizioso riscontro non solo delle lapidi antiche superstiti o conservate da scrittori precedenti, ma de' codici altresì degli archivi capitolari di Aosta, d'Ivrea, di Vercelli e d'altre città.

(*) Delle Iscrizioni Cristiane antiche del Piemonte e della inedita Epigrafe di Rustico Vescovo di Torino del settimo secolo, Discorso di COSTANZO GAZZERA. Torino, Stamperia Reale, MDCCCXLIX; in 4.o con vIII Tavole.

Appendice al Discorso intorno alle Iscrizioni Cristiane antiche del Piemonte, del Cav. COSTANZO GAZZERA Bibliotecario dell' Università, Segretario della R. Accademia delle Scienze. Torino, Stamperia Reale, MDCCCL; in 4.°

« PoprzedniaDalej »