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VI. Tributi ed imposte straordinarie. Sebbene consti, che gl' Israeliti pagar dovevano qualche tributo ai loro Re, pure non si può ben definire in che consistesse (v. Ackermann, S. 228), tranne il tributo annuo del mezzo Siclo pel culto del Tempio, ed il Denario del censo dopo che la Giudea fu soggetta ai Romani. D'imposte straordinarie v' ha pure un esempio notevole circa l'anno 760 innanzi l'era nostra (4 Reg. xv, 20). Menahem re d'Israele, dovendo dare a Phul re degli Assiri, che gli porgesse aiuto per consolidare il suo regno, mille Talenti di argento, egli di presente indixit argentum super Israel cunctis potentibus et divitibus, ut daret regi Assyriorum, quinquaginta Siclos argenti per singulos. (141) L'imposta di 50 Sicli a testa sopra i potenti e facoltosi del regno d'Israele torna ragionevole nell'ipotesi che il Siclo fosse fin d'allora semionciale, e d'altra parte troppo tenue riuscirebbe nel supposto di chi pone il Siclo di que' tempi pari ad una Dramma Attica, e quindi 50 Sicli equivalenti a poco più di 6. once di argento.

(141) La tassa di 50 Sicli a testa, per ottenere la somma di 1,000 Talenti, o sia di 3,000,000 di Sicli, mostra che nel regno d'Israele v' avesse un 60,000 persone o capi di famiglia assai facoltosi; lo che non è altrimenti inverisimile.

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INDICAZIONE DELLE MONETE

INCISE NELLA QUI ANNESSA TAVOLA

I.

1. Siclo di Simone Maccabeo, dell'anno II, co' tipi del Calice e del Ramo fiorito (v. Art. 11, S. I, n. 1).

II,

2. Mezzo Siclo dell'anno stesso, co' medesimi tipi (v. l. c. n. 2).

3. Siclo di Simone stesso, co' tipi del Lulav accompagnato da un frutto di Cedro, e della Porta del Tempio (v. l. c. n. 4).

4. Quarto di Siclo, o sia Dramma, di Simeone, dell'anno II, co' tipi del Grappolo d'uva e dell' Orciuolo accompagnato da un ramo di Palma (v. l. c. n. 6).

5. Quadrante di re Agrippa II, co' tipi del Conopeo od Ombrello, e di un cespo di tre Spighe (v. Art. 11, S. 11, n. 11).

6. Quadrante di Agrippa stesso, col tipo di una Mano destra tenente due Spighe e due capi di Papavero (v. l. c. n. 12).

D. C. CAVEDONI

PER LA FESTA

DI S. IGNAZIO DI LOJOLA

ORAZIONE

DEL CANONICO D. CESARE GALVANI *

Ostendam illi quanta oporteat eum

pro Nomine meo pati.

ACT. AP. IX.

Vedete, Uditori riveritissimi, vedete grande e

stranissima differenza fra i giudizj del mondo, e i giudizj della Fede! Il primo chiama beato colui che dai varii diletti terreni sa trarre miglior profitto pel proprio utile e godimento: la seconda chiama beato colui che dalle varie e molte sofferenze proprie ben sostenute sa derivare maggior copia di vero bene al suo prossimo, e di vera gloria al suo Dio. La divisa del mondo è godere e vantaggiare per se: quella della Fede è patir faticando in prò di chi paga il più di sovente con disprezzo e ingratitudine. I figli del secolo si credon felici quando sono o nell'altezza del potere sui loro simili, o nella abbondanza delle delizie: i figli di Dio sono felici quando di mezzo ai loro stenti, ai sudori, alle privazioni, agli oltraggi pos

(*) Fu detta in S. Bartolomeo, di Modena, il 31 luglio 1850, nel qual giorno vi rientrarono i Padri della Compagnía di Gesù.

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