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da ricusare il nome di Madre, ed il titolo ben meritato di Fondatrice.

Parmi però che non mai meglio premiasse Dio la fortezza di lei che in quel dì fortunato, in cui trovossi presso la tomba del suo amato Padre e Direttore. Sovvengavi di quell' accesa brama che in Lione avea mostrata Giovanna di favellare del suo spirito col santo Vescovo di Ginevra, dopo esserne stata divisa per tre anni: ma vi raccorda eziandio che il Sales con gravità maestosa le impose silenzio e le disse che delle cose sue ne avrebbe parlato in Annisì. Così fu, o Signori, poichè avendo essa a lui come se fosse stato vivo esposta ogni cosa dell' anima sua, il Santo le parlò al cuore con un segreto linguaggio ma chiaro, e di sua grande consolazione. Per tal modo può dirsi avverato di lei: Ridebit in die novissimo. Ma ecco scoprirsi la tomba di Francesco già presso ad essere levato all' onore degli altari. L'umile e forte sua discepola domanda in grazia a' Vescovi commissarii di poter baciare la fredda mano del suo estinto Maestro. S'inginocchia, s' inchina, ed oh maraviglia! Egli così morto alza visibilmente la mano e stesala sopra il capo di lei per tre volte con paterno accarezzamento glie lo stringe in atto di benedirla. Oh mia diletta Giovanna, e quando tu in Lione sentisti dal Sales quelle memorande parole: Madama avete voi ancor desiderj? avresti mai creduto che la tua fortezza nel sottometterti e tacere avesse ad essere premiata così ampiamente?

Ma egli è tempo omai da por fine all'encomio, ed io qui non posso far altro che toccare appena

il più manifesto prodigio che onorò la fermezza di Giovanna, e fu l'essere fatta Madre di un Ordine Religioso, il quale, ad onta di molte difficoltà, com' è consueto, si stabilì, mentr' ella visse, in ottanta case da lei aperte; e i Pontefici l'approvarono, i Cardinali e i Vescovi l' accolsero, e i Re e i Principi lo protessero; e ciò che più importa si mantenne sempre, senza bisogno di riforma, nel suo primiero fervore. Perdonimi la vostra impareggiabile modestia, o elette Spose di Cristo, o illustri Figliuole del Sales e della Chantal, se per la riverenza e per l'amore che vi professo io parlo qui del santo vostro Instituto. L'Ordine della Visitazione è per la sua Fondatrice corona splendente di gloria; poich'esso diffonde per tutta la Chiesa esempli rarissimi delle più sode virtù, quanto men singolari agli occhi degli uomini, tanto via maggiormente care a Dio. Qui scorgesi quella carità paziente, benigna e soave, che tutto soffre con lieto viso. Qui si ammira la semplicità del cuore, la cieca obbedienza, l'esattezza minuta in piccolissime cose; e più si pregia il sacrificio delle passioni che non la volontaria e talvolta sregolata austerezza del cilizio e del digiuno. Qui seguesi la povertà ignuda di Gesù Cristo con tale distacco da ogni cosa, che la semplice masserizia della cella si scambierà lietamente fra le compagne. Dirò da ultimo che l' Ordine della Visitazione non cangia consuetudine col cangiar di paesi; ma ovunque ritiene la stessa partizione delle ore, le stesse regole, la stessa uniformità di usi e pratiche domestiche, per cui porge sempre nuova e maggiore edificazione. Ora non potrò io

chiamar ciò un raro prodigio, degnissimo che presso i popoli più remoti ne giunga la fama, e fino alla più tarda posterità se ne conservi onorevole ricordanza? E non dovremo noi credere che la illustre donna di Chantal esulti ora in Cielo, veggendo che il benedetto Ordine suo prospera e si propaga, serbandosi perfettamente in quello spirito di semplicità, di mortificazione, di carità, di cui, morendo, essa lasciavalo erede?

Ah godi pur dunque ed esulta, o mia Giovanna Francesca, per le sì rare maraviglie onde vedi coronata la tua generosità e fermezza! Ma nella piena di tanta gioja volgi uno sguardo benigno a queste tue amate Figliuole a fine di eccitarle a sempre nuovo fervore di spirito; anzi stendi su di esse la destra per difenderle da quel genio malefico, che furente invade i chiostri per atterrarli o cangiarli in uso profano; e le persone consacrate a Dio vorrebbe non solo disperdere ma sterminare dalla faccia della terra! Volgasi ancora il tuo sguardo e levisi la tua destra su questo popolo che a riverenza ti onora, e raccordati, o Giovanna Francesca, come tu sei la donna della generosità e della fortezza cristiana. Perciò fa che si tolgano dalle menti di tutti le grandi ombre, e le gigantesche fantasime, che ad impedir il ben fare sol dipinge e sol vede la stolta prudenza del secolo, nemica a Dio ed alla vera virtù. Anzi, te ne prego supplichevole, per l'incremento e progresso della Religione, tolgasi dal cuor di tutti quella freddezza, quel timore, quell'avvilimento ch'è il massimo ostacolo alle nobili e generose imprese.

PEL FAUSTO RITORNO

DEL SOMMO PONTEFICE PIO IX.

ALLA SUA SEDE

OMELIA

PRONUNZIATA DA UN PARROCO DI CAMPAGNA DELLA DIOCESI DI BERGAMO IL DÌ 28 APRILE NELLA MESSA IN RENDIMENTO DI GRAZIA (*)

Fratres gaudete.

Nell' Epistola della S. Messa

Se vi ha giorno, o circostanza veruna nella

quale un'anima fedele debba esultare e santamente rallegrarsi, è questo il giorno, la circostanza è questa, mentre festeggiamo il fausto ritorno del Supremo Gerarca della Cattolica Religione, del Vicario di Gesù Cristo in terra, del Sommo Romano Pontefice, il Nono Pio, all' alma Vaticana sua Sede ed al primiero possedimento pacifico de' suoi pontificj temporali dominj. Esulta al lieto avvenimento il nostro zelantissimo Prelato, e colmo di allegrezza é di gioja ne diffonde la consolante nuova, ed ordina a tutti i Parrochi a lui soggetti di farne pubblici e solenni ringraziamenti a Dio. (Esulta il

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(*) Questo zelante Ecclesiastico è il M. R. D. Francesco Maria Adobati, Prevosto di Alzano maggiore, il quale avea già fatto partecipe il suo gregge del suo gaudio per la elezione di Pio IX, con altra Omelía, impressa a Bergamo dalla stampería Sonzogni nel 1846.

(1) Circolare di Monsignore Illmo Reverendissimo Carlo Gritti - Morlacchi, Vescovo di Bergamo, in data 20 aprile 1850, pel fausto ritorno del Sommo Pontefice all' Apostolica sua Sede.

T. XI,

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clero e con inni, con cantici, e con sacrifizj, rende grazie e benedizioni al Signore. Esulta il popolo e accorre con frequenza al Tempio, e spiega sul volto la più sincera letizia. Sebben che dissi il popolo, il clero ed il Vescovo? Tutta la Chiesa Cattolica, dai luoghi ove nasce fin dove tramonta il sole, è in esultanza ed in giubilo, e collo squillo festevole de' sacri bronzi, col giulivo tintinnio degli organi, coll' armonia de' musicali stromenti, loda e benedice l' Altissimo Iddio perchè abbia esaudite le sue preghiere, compiti i suoi voti, col restituire il suo Pastore Supremo al dominio de' suoi Stati, e col ristabilirlo nell' eccelso pontificale suo trono. Che debbo dirvi in tale e sì gioconda occorrenza, o miei cari parrocchiani? Io ben so che a discorrere degnamente su tale argomento si richiederebbero altre cognizioni che io certamente non ho: ci vorrebbe altro tempo che a me non è dato. Ma giacchè l'ordine delle cose esige che io parli, e vi informi di questa straordinaria funzione, io parlerò; e senza offendere veruno, vi esporrò candidamente due miei riflessi, che formeranno la partizione dell' odierna parrocchiale omelia. Vi dirò di quanta importanza sia pel bene della Cattolica Chiesa, che il Papa abbia quì in terra il dominio temporale di uno Stato, e sieda sopra un trono suo proprio, 1. riflesso. Vi dirò poi quanto sia importante pei nostri spirituali vantaggi che il dominio e la Sedia pontificale del Papa sia in Italia, nella città di Roma, 2.° riflesso. Componete ad attenzione i vostri animi, e conoscerete quanto sia sodo il mio ragionare, quanto giusta e ragionevole la nostra presente letizia.

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