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E ciò nell' ipotesi, che il Siclo prima dell' eccidio di Gerusalemme fosse, come in appresso, semionciale. Per l'opposito, ponendo che il Siclo in allora fosse pari ad una Dramma Attica, o poco più, il vitto quotidiano da Dio concesso al suo Profeta si ridurrebbe a circa due once e mezzo, che certo non bastano a sostentare la vita di un uomo neppure per pochi dì, non che nel lungo decorso di 390 giorni. Ancora la misura dell' acqua, concessa da Dio al Profeta, dovea stare in certa ragione col peso del pane. Or bene un sesto d' HIN risponde a circa 3 Libbre ed once 4 d'acqua, che ben si convengono ad uomo che si cibi di una libbra scarsa di pane, e soverchie sarebbono per chi non prendesse che sole due once e mezzo di cibo solido. (125)

I. Prezzo delle terre. Abramo comperò da Efron un campo, cui era cui era annessa una doppia spelonca,

mensum dicebatur. È questa la tritici mensura (Gr. oitoμεtpov, Luc. x11, 42), che davasi, come pare, anticipata alle calende d'ogni mese (Plaut. in Stich. 1, 2, 3: cf. la seg. not. 128). A' miseri Ateniesi rinchiusi nelle latomie di Siracusa davansi per alimento quotidiano due cotile di frumento, ed una di acqua (Thucyd. vii, 87); vale a dire due libbre scarse di pane ed una d'acqua. Così il cibo concesso da Dio al suo Profeta era a pena la metà di quello che davasi a'miseri Ateniesi fatti cattivi; eppure molti di questi morivansi di fame.

(125) L' HIN degli Ebrei, per fede di S. Girolamo (in Ezech. l. c.) e di Flavio (Ant. Iud. 111, 9, 4), era pari a due Xoεs Attici, o sia a due congii Romani; onde conteneva circa 20 libbre di liquido (cf. Gesenius, Thesaur. p. 372), ed un sesto di esso rispondeva ad una misura di libbre 3, once 4.

pel prezzo di 400 Sicli (Genes. XXIII, 15, 16). Giacobbe fece acquisto di una porzione dell' agro, ove ebbe piantata la tenda sua pastorale, dai figliuoli di Emor, pel prezzo di 100 Agnelle, oppure pel corrispondente peso di buono Argento (Genes. XXXIII, 19).(126) E vuolsi avvertire, che que' Patriarchi erano assai ricchi d'argento e d'oro (Genes. XIII, 2; XXIV, 35). Amri, re d'Israele, emit montem Samariae a Somer duobus talentis argenti; et aedificavit eum, et vocavit nomen civitatis Samariam (3 Reg. XVI, 24). Due Talenti Ebraici, o sia 3,000 once d'argento, non sono prezzo altrimenti soverchio per la compera del suolo ove fu edificata quella metropoli. (127) Geremia, durante l'assedio di

(126) Gl'interpreti, per la più parte, suppongono che questa compera sia la stessa che quella accennata da S. Stefano (Act. v11, 16): in sepulcro, quod emit Abraham pretio argenti a filiis Hemor, congetturando che quivi in vece di Abraham abbia a leggersi lacob (v. la prec. not. 7); ma la compera fatta da Giacobbe, per potere avere la tenda in terra sua ed erigervi un altare, non ha che fare con la compera di un sepolcro. E pare più verisimile, che S. Stefano appelli ad una seconda compera fatta da Abramo, non ricordata nel Genesi, ma che doveva essere in allora ben nota a' Giudei per semplice tradizione patriarcale, del pari che i nomi de' maghi Egizii Iannes e Mambres, memorati soltanto da S. Paolo (2 Timoth. 111, 8).

(127) Davide comperò l'aia di Ornan o sia Areuna per 50 Sicli d'argento (2 Reg. XXIV, 24); ma nel luogo parallelo de' Paralipomeni leggesi, che Davide per l'acquisto di quel suolo diede 600 Sicli d'oro (1 Paralip. xx1, 25). Per conciliare insieme questi due luoghi, in apparenza contrarii, pare doversi intendere, che Davide diede 50 Sicli di argento per

Gerusalemme, compera da Hanameele, suo cugino, un campicello pel prezzo di 17 Sicli di Argento (Ierem. XXII, 9). I principi de' sacerdoti co' 30 Sicli d'argento, gettati dal disperato Giuda, comprar poterono un campo, per la sepoltura de' peregrini, presso Gerusalemme, in luogo probabilmente sterile dopo esausta l'argilla tolta dal figulo (Matth. XXVII, 7). Tutti i sovra indicati prezzi sono modici e ragionevoli nell'ipotesi, che il Siclo fosse fin da principio semionciale; e d'altra parte tornano troppo bassi e vili per chi pone il Siclo primitivo pari ad una Dramma, o di poco maggiore. (128)

II. Prezzo delle vittovaglie. Il profeta Eliseo, rinchiuso in Samaria assediata dai Siri e ridotta all'estremo per la fame, predice (4 Reg. VII, 1, 17): In tempore hoc cras modius similae uno statere erit, et duo modii hordei uno statere in porta Samariae. Fatta ragione del SEÀH Ebraico, tradotto

la sola aia e pe' bovi da offerire in sacrificio, e 600 Sicli d'oro per l'acquisto dell' intero monte Moria, ove destinava di edificare il Tempio.

(128) Più di tutte fruttifere, e perciò altresi più di tutte costose erano le terre piantate a viti, sì che estimar solevansi in ragione della rendita di un Siclo per ogni vite (Isaiae VII, 23): Omnis locus, ubi fuerint mille vites mille argenteis, in spinas et in vepres erunt (cf. Cantic. vIII, 11). Le vigne del Libano, anche al dì d' oggi, vengono estimate in ragione di una piastra per ogni vite (Burckhardt apud Rosenmüller, Schol. in Isaiae l. c.); e sì che ora le inchieste del vino sono assai minori, per l'astenersi che fanno da esso i Mossulmani. A Iohannisberg, in sul Reno, una vigna si stima tanti ducati, quante ne sono le viti (Rosenmüller l. c.).

per Modius da S. Girolamo, e dello Statere o sia Siclo tetradrammo, il frumento veniva a costare un po' meno di una Dramma il Modio, che torna prezzo assai modico. (129) L' estatico di Patmos, in segno di grande carestia avvenire, vide un cavaliere, che con bilancia in mano, gridava (Apocal. VI, 6): Bilibris tritici denario, et tres bilibres hordei denario. Nel testo Greco alla voce Bilibris risponde χοινιξ, che dicevasi anche ημερησια τροφή, vitto per un giorno (v. Boeckh, Econ. des Athen. I,

(129) I Settanta tradussero l' Ebraico SEAH per μeτpov ed anche per usτρnτns, che risponde a quattro Modii e mezzo, o sia a 72 libbre all'incirca. In Sicilia, provincia frumentaria de' Romani, un Modio, contenente circa 16 libbre di frumento, estimavasi tre Sesterzi, o sia del Denario (Cic. in Verrem 111, 75); sì che in Roma d' ordinario dovea vendersi per un Denario il Modio (c. f. Tacit. Annal. xv, 39). In Fossombrone, a' tempi dell'Impero, L. Messio Rufo si meritò l'onore della statua, QVOD ANNONA KARA FRVMENT · DENARIO MODIVM PRAESTITIT (Gruter. p. 434, 1). La celebre tavola alimentaria Velleiate assegna a titolo di alimenti mensuali 4 Denarii ad ogni fanciullo e 3 Denarii ad ogni fanciulla; e l'iscrizione di Terracina 5 Denarii ai fanciulli e 4 Denarii alle fanciulle (Borghesi, Bull. arch. 1839, p. 155): i quali assegni suppongono che il frumento valesse un Denario al Modio, poco più poco meno; poichè anche ai servi davansi ogni mese 4 Modii di frumento a titolo di alimento (v. la prec. not. 123). Del resto, la sovrabbondanza dell'orzo ed il minore suo nutrimento faceva sì che in molti luoghi non valesse che la metà del prezzo del frumento, ed anche meno (v. Boeckh, Econom. des Athen. 1, 15, not. 422. Letronne, Considerat. p. 114: cf. Peyron, Accad. di Torino, Ser. 11, T. XXXIII, p. 23; Ser. 11, T. 111, p. 77: C. I. Gr. T. 111, p. 300).

T. XI.

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15, not. 411, 422). (130) Il prezzo ordinario del Modio del frumento, del peso di 16 libbre, sendo in allora di un Denario, o poco meno, nella prenunciata carestia veniva pertanto ad essere ottuplo del consueto, (131)

III. Prezzo degli Animali. A' giorni felicissimi del pacifico Salomone, che praebuit argentum et

(130) Quindi si pare la ragione, per la quale, anzi che altro peso o misura di grano, quivi ricordasi la xowi, che bastava a sostentare per un giorno la vita (v. la prec. nota 123). Da simile ragione vuolsi probabilmente ripetere il determinato peso AIAEITPON ITAAIKON di un antico piombo del Museo Kircheriano (Secchi, Campione d'antica Bilibra Romana. Roma, 1835).

(131) Al tempo delle contese dei due fratelli Ircano ed Aristobulo, pel regno della Giudea, fu tale carestia di viveri, che il frumento costava undici Dramme il Modio, o sia circa una Dramma e mezzo la Choenice (Flav. Ant. Iud. xiv, 2, 2). Di simili grandi rincari del grano non mancano esempi anche nelle istorie Greche e Romane (v. Boeckh, Econ. des Athen. 1, 15, not. 430; cf. C. I. Gr. T. 111, p. 300).

Il prezzo dell'olio, di che non trovasi indizio ne' Libri Santi, raccogliesi da un luogo classico di Giuseppe Flavio (B. Iud. 11, 21, 1; De vita sua §. 13). Egli narra come il suo emulo Giovanni Giscala vendeva in Cesarea l'olio per una Dramma ogni due Sestarii, mentre che lo comperava in patria per uno Statere, o sia quattro Dramme, ogni 80 Sestarii. In Galilea pertanto con una Dramma potea comperarsi una misura d'olio del peso di 20 Sestarii, o sia di circa 400 once Romane. Un sì basso prezzo parer potrebbe quasi incredibile; ma vuolsi considerare, che tanta si era l'abbondanza dell'olio in Palestina, che talora un solo olivo ne dava circa 1,000 libbre (Ackermann, Arch. §. 71), e che quello poteva essere un anno di abbondanza straordinaria.

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