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centrale per gli alti studi da giovarsene tutte le diocesi continentali di quel reame. Nè in Sicilia si stette inoperoso lo zelo dei Vescovi, come si dimostra per quei dodici articoli che la Congregazione Episcopale, avutasi in Palermo nel 1850, diresse al Re per far sì che togliendo certi abusi e certe ingerenze governative tutte proprie del così detto diritto pubblico ecclesiastico siculo, si tornasse ai vescovi libero il poter provvedere a molti bisogni disciplinari e amministrativi delle loro Chiese. Dapertutto fu mostrato dai vescovi italiani il medesimo sentimento e la medesima sollecitudine circa quelle cose che facea d' uopo opporre al fiero tempo gravido di tutti questi mali e danni che già sono piombati e imperversano orribilmente in Italia (1).

(1) Una istoria documentata di tutte queste pratiche e cure, alle quali si accenna qui, fornirebbe un assai importante lavoro alla giusta estimativa degli accorgimenti della prudenza e dello zelo dei Vescovi italiani. Noi affermiamo di tutti la medesima sentenza, sapendo con tutta certezza come le specialità locali abbiano fatto variamente apparire la latitudine e l'indole dei loro alti e divisamenti.

Chi scrive ha ben conosciuto da vicino taluni dei più conspicui Prelati delle varie regioni d'Italia, pei quali si è mosso l'operare degli altri; e come nel Piemonte, così nell'estreme parti meridionali, ossia nel Napolitano l'ammirazione dello zelo e della prudenza gli ha fatto e fa venerare ugualmente i sacri Pastori, conscio dell' animo e dei pensieri e degli atti di tali che poscia han suggellato colla maggiore fermezza il loro sublime dovere.

Epperò, ove un giorno venisse a luce la narrazione di tutti quei provvedimenti ai quali si pensava e operava innanzi al 60, si vedrebbe come gli infausti avvenimenti del Piemonte, di che fu detto di sopra, e il conosciutone scopo abbia mosso nei Vescovi d'altre parti le più gravi sollecitudini e cure di premunire e di riparare per molti versi.

81. Pertanto, è da sperare e augurarci, mediante la divina grazia, ogni buon volere per questa parte, e in un col volere la necessaria cura di adempierlo per tutte quelle istituzioni che già in molte guise si sono iniziate e portate avanti ne' paesi ove ne fu prima il bisogno. Dai piani infatti di studi stabiliti da' Vescovi di Piemonte e di Napoli e di altre provincie rilevasi come da' medesimi siasi sapientissimamente provveduto alla ristaurazione degli studi biblici, storici e canonici. Coi primi il giovine clero renderassi capace di difendere la Chiesa dalle inique aggressioni degli eterodossi che per ogni dove infestano la penisola, con satanico còmpito di volerla scattolicizzare, se fosse possibile; con quelli di diritto canonico, si rende atto a combattere ed a trionfare contro l'idea della rivoluzione in permanenza.

Noi siamo d'avviso, e ne abbiamo notata la prova di esperienza, che non pochi errori e disbrigliamenti di ccclesiastici avrebbero avuto qualche ritegno per le migliori e pure cognizioni di diritto canonico. Fra' preti fuorviati ce n'è da non potersi credere la ignoranza di cotai infelici nelle materie ecclesiastiche. E parecchi, benchè istruiti in altre parti della scienza teologica e filosofica, nondimeno per niuna o qualche falsa cognizione di diritto canonico si son fatti più dure pietre d'inciampo con quell' aria di saccenti che li ha fatto passare per informati anche nel diritto canonico. E quindi assai spropositi orpellati di scienza speculativa e vaga di fantasie e astrazioni filosofiche si son messi innanzi come dottrine nelle varie questioni delle attinenze tra Chiesa e Stato, e delle competenze giurisdizionali dell' una e dell' altro.

82. Lo studio del diritto canonico si è conosciuto più che mai di necessità somma in questi tempi che hanno recato tanto dissidio e arbitrio di pensiero e di azione in ciò che tocca proprio i cardini della Chiesa e dello Stato. La rivoluzione, che ne ha proclamato l'assurdo del loro divorzio e separazione assoluta, non mira che a distruggere e Chiesa e Stato. Quindi le false teoriche intorno agli enti morali, aʼ privilegi ecclesiastici, alle competenze disciplinari della Gerarchia, e a ogni altra spettanza giuridica del Sacerdozio, da una parte han manifestato a che mirassero i rivoluzionari alterando criterì di autorità, e i principii di giustizia; e dall'altra hanno fatto conoscere ad evidenza la necessità di forti studi del diritto canonico negli uomini di Chiesa, ai quali nei tempi che volgono, occorre ben sovente che non solo nell' esercizio del loro ministero, ma anco fuori di esso sian costretti di rispondere a obbiezioni che toccano i diritti più sacrosanti della Chiesa, e, che è più, la radice medesima dei poteri ecclesiastici e de' civili (4).

(1) Per questa parte alla polemica cattolica è aperto un vastissimo campo da quella che ora denotiamo e va della eresia sociale. Il prestigio dei teoremi liberaleschi orpella i più rei sistemi di diritto pubblico e privato, dei quali la dolorosissima esperienza ha mosso a far ricercare e mettere a nudo i falsi e assurdi principii in cui hanno il loro fondamento. Di molto avrà a esercitarsi lo studio a far cadere sì rei principii.

A ciò si richiede, nella scienza migliore che dee sfolgorarli, una esatta cognizione di esse discipline che dicon moderne per le opere dei pubblicisti dalla rivoluzione, e una profonda perizia della dottrina verace della Chiesa intorno a tutto ciò che offre da considerare e oppugnare il Sillabo che segue l'Enciclica Quanta cura dell'invitto Pontefice Pio IX.

83. Mirando intanto alla immensa sovversione che la rivoluzione ha gettato nelle Chiese d'Italia, non possiamo far altro che ripetere con cuor contrito: quel che Dio ha permesso bisogna pigliarci dalla sua mano adorabile, e farne frutto di nuovi tempi. La qual cosa importa la necessità di far que' medesimi divisamenti, de' quali qui sopra dicemmo, venire ora a più larga e più ferma esecuzione, e con maggior possa di zelo, dovendo la Chiesa lottare in aperto conflitto colle opposte e avverse dottrine signoreggianti e imperanti per gl' istituti e le leggi di questo che chiaman lo Stato moderno. E tanto più alla Chiesa è d'uopo il lottare pel vero e pel bene, quanto meno ad essa è consentita quella libertà che le teoriche turbolente concedon piena a ogni sorta di mal talento di vizi e di sciagure morali e politiche.

84. Per divina grazia, la fede in Italia ha profonde radici che non può giungere a sbarbicare e a svellere qualunque potere di fazioni avverse. Quindi una ben fondata speranza debb' essere in tutti i buoni sopra ciò che dopo la cruda tempesta è da aspettarsi da quelle forze di fede, le quali dalle compressioni avranno preso energia alla loro virtualità e coscienza, e vorran l'opera del ministero sacro proporzionata al bisogno in tutta la cerchia della morale privata e pubblica. Ancora un poco; e i terribili guasti della rivoluzione, come in un campo sul quale è passato il sifone, faranno da tutti i lati alzare sospirando e gemendo le braccia alla virtù ristoratrice e vitale del ministero cattolico. Ogni ramo di privata e pubblica beneficenza, ogni istituto di carità, ogni norma di buona e saggia educazione, ogni disciplina

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e istituzione che formi davvero l'animo e l'intelletto, domanderà alla virtù della fede tutto quello che vediamo essere in questi anni avvenuto, e or progredire meravigliosamente, altrove, e rialzarvi di giorno in giorno e diffondervi quella sana e legittima opinione fondata sul vero e sul buono, al cui sfolgorare va facendo gli ultimi languenti sforzi quella malvagia e ribalda opinione, la quale ormai non può più illudere nessuno circa alle sue intenzioni ladre e tiranne, che non posson volere nè fede, nè religione, nè Chiesa, nè Dio.

85. Sì, la speranza del bene dee poter assolutamente ne' cuori dei fedeli; e tutto ciò che i più degni di questo nome han sofferto, e tuttavia soffrono congiuntamente al vero Clero e a' sacri Antistiti delle Chiese italiane, vedranno rifulgere di gran luce per la virtù della edificazione e del merito che produrrà i più belli e nobili effetti di fede e di carità. Le vere vocazioni al Sacerdozio comincian da ora ad accendere animi nobilissimi che lascian la civile palestra delle laiche professioni, nelle quali potrebbero aver dallo ingegno e dall'animo onore e lucro, e abbracciano lietamente lo stato ecclesiastico, sì strapazzato e perseguitato al presente. La sublime virtù del ministero sacerdotale in mezzo alla lotta si mostra in tutta la sua luminosa potenza, e irradia, e prende, e conquista i migliori petti che sdegnano le abbiettezze, le iniquità e le sozzure de' nemici di Dio e della sua Chiesa. E gli studi della Fede divina ripigliano tutta la loro importanza, che non potrà fallire alle applicazioni di ogni specie per opera del Sacerdozio novello, il quale strenuamente che si educa in mezzo all'impeto degli odii nemici

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