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63. Ma qui giova il rimemorare piuttosto gli antichi esempi di atti collettivi di Vescovi: e specialmente di lor protestazioni e richiami contro i potenti invasori della ecclesiastica disciplina. Di cotali atti ci è pria d'ogni altro notabile quella forte ammonizione che i Vescovi delle provincie di Reims e di Rouen indirizzaron per loro lettera l'anno 858 a quel re Lodovico, che cominciava a dimenticare verso la Chiesa gli esempi del padre e dell'avo, cioè di Lodovico Pio e di Carlo Magno (1). I detti Vescovi congiuntamente gli scrivon di richiamarsi a mente quegli esempi: praecepta et immunitates earum (delle Chiese), sicut avus et pater vester conservaverunt, conservare curate. E passano in rassegna le varie parti della ecclesiastica giurisdizione e autorità, nelle quali non può il principe, senza biasimo e censura, ingerirsi; e non tacion quelle a cui è tenuto soccorrere coi mezzi di sua autorità. Ut praesbiteris honor congruus et iura debita quae canones et capitula avi et patris vestri statuerunt, conserventur, satagite. Ut episcopi quietam libertatem suas parochias circumeundi, et praedicandi ac confirmandi atque corrigendi habeant, ordinate. E indi vengono a toccare delle possessioni ecclesiastiche quae sunt vota fidelium, pretia peccatorum, stipendia ancillarum et servorum Dei; cose che un principe cristiano deve tutelare e difendere, e non

(1) Lodovico, fratello di Lotario imperatore dopo la celebre battaglia di Fontenai, pel trattato di Verdun dell'848, ebbe la Germania nella divisione che fecesi dell'Impero cogli altri fratelli Lotario e Carlo il Calvo. Quelle guerre di ambiziosi fratelli, mal frenati o mossi dalla debolezza del padre, distrussero in breve tempo l'opera di Leone III e di Carlo Magno.

lasciar depredare e scindere da chicchessia. Giacchè i sacri canoni, dettati dallo Spirito Santo, fanno simili a Giuda traditore di Cristo tutti coloro che usurpano i beni della Chiesa; e i Santi che regnano con Cristo in Paradiso, e splendon per miracoli in terra, divino judicio, li escludono dalla Chiesa e dal Cielo, tanquam necatores pauperum. E di tal guisa è il rimanente. Però, tra tante altre che sarebbe lungo a qui riferire, è questa più grave sentenza che dice a un Cesare, di riconoscere ciò che è di Dio e insieme ciò che è dei sudditi in aequitate et justitia populi christiani. Rendete, gli dicono, quae sunt Dei Deo, et sicut Caesar equus quae subditorum sunt, subditis reddite. Chiunque voglia riscontrare questi documenti troverà un esempio di quella potenza e altezza di rettitudine, onde la Gerarchia cattolica venne edificando gli ordini e le norme della società cristiana su le ragioni della Chiesa, e costituendo il vero diritto politico secondo ogni equità e giustizia, con abbassare l'orgoglio invasore e conculcatore nei dominanti e prepotenti a norma delle umane politiche.

64. Noi, entro i limiti prefissi al presente discorso, ci contentiamo di riferire di cotai atti collettivi che la storia possiede qualche quarcio di quello dei Vescovi d'Ungheria dell'anno 1318, per l'importanza speciale ch'esso ha d'una dichiarazione circa il valore della stessa collettività. Tredici Vescovi, ivi nominati in principio, ad certitudinem praesentium et memoriam futurorum volentes de communi utilitate et libertate Ecclesiarum et bono statu Regni opportunis remediis providere, vocatis omnibus qui adesse commode potuerunt,

congregati in unum Colocae in Ecclesia Metropolitana ad tractandum communiter, placuit (son essi che scrivono ) inter nos primum firmare faedera unionis. E vi adducono il motivo del lor venire a tal patto: nam triplex funiculus difficile rumpitur, et virtus unita agit fortius quam divisa in partes. E il solenne patto si versa in ciò, che: ut autem bonum unionis seu unitatis inter nos in prosperis et adversis inviolabiliter perseveret, promisimus, assumimus et obligavimus nos (praestito super hoc ad sancta Dei Evangelia corporaliter juramento) quod unus alterum juvare debeat vicissitudine relativa, ut omnes unanimiter injuriam unius nostrum nostram debeamus reputare; et contra invasores, spoliatores, detentores, seu occupatores bonorum ecclesiasticorum, et decimarum, quicunque fuerint, cujuscunque status, conditionis, praeminentiae et dignitatis existant, PARI ET COMMUNI VOLUNTATE MUNITI UTROQUE GLADIO CONSURGAMUS, etc. Di ugual tenore è tutto il documento. Ma quel che di più solenne ci par da notare è questo passo che segue: Si vero ex nobis aliquis, vel aliqui spiritu proditionis inducti, ab huiusmodi iuramento et obligatione resilire fuerint ausi, et unitatis firmatae relicta observatione se retrahant, et causa adhibitionis, favoris, gratiae, vel timoris, aut alicuius praemii sperandi, persecutoribus Ecclesiarum adhaeserint, et eis consilium, auxilium, vel favorem praestiterint clam vel palam, eos aut eum eo facto reputamus periuros et infames, et scribemus contra eos Sedi Apostolicae (1).

(1) Si per questo, come pel precedente documento, vedi l'Op cit. del ROSKOVANY, tom. I, pag. 134, Mon. 152, tolto dal GOUSSET, Les Actes de la province Eccles. de Reims, tom. I, pag. 247; e il secondo a pag. 144, Mon. 159, tolto dal FEJER, Codex dipl. Hung. T. 8, vol II, pag. 444.

65. Ci passiamo dal ricordare le cagioni che fecero nascer cotesto patto dei Vescovi Ungheresi. Si può rilevare dalla necessità in cui venti anni appresso trovossi quello Episcopato ungaro, di ricorrere collettivamente alla suprema autorità della Santa Sede contro le invasioni dispotiche del Re Carlo, al quale il Papa Benedetto XII scrisse una epistola di esortazione, che leggiamo tra' medesimi documenti in discorso, dietro il richiamo fatto al Pontefice da'Vescovi. Le invasioni della politica vi sono come dappertutto le stesse, e sempre intese ad assoggettare e usurpare. E allora si spingevano dalle teoriche del Gianduno e dell'Occamo, che gittarono i primi semi di queste moderne e mostruose dottrine su la Chiesa e lo Stato. Però si noti il commendevole avviso dei Vescovi che si stringono in quella concordia di difesa che è più consentanea al criterio dell'unità e alla ragione della indipendenza, e porgono un sì luminoso documento di atti collettivi, da non incontrarne un altro di maggior forza di esempio. Talchè a noi basta lo aver allegato i predetti due esempi, e massimamente il secondo, per dimostrare come nella Chiesa di Diosiesi usato dai Vescovi il richiamarsi collettivamente a protestare e opporre tutte le loro forze della sublime autorità contro gl'iniqui invasori dei loro diritti. E la ragione della collettività è apertamente significata nel detto documento dei Vescovi ungheresi di cinque secoli e mezzo addietro. La qual ragione si è vista a' dì nostri più splendidamente riconfermata per gli atti de' Vescovi italiani a fronte e in mezzo de' maggiori pericoli e dei più perfidi inganni di questa rivoluzione cotanto propaginatasi per trisecolare opera di perfidia e di violenza contro la Chiesa di Gesù Cristo.

66. Non è lontano il giorno in cui la storia farà universale l'ammirazione della Gerarchia cattolica sulle cattedre, sulle tribune e ne'gabinetti de'moderatori civili, nell'osservare com'essa sia rimasta più forte e ritemprata all'antica virtù con tante guerre e ruine; e come farà d'uopo che le società conquassate e perdute in un grande abisso di desolazione, per rialzarsi a ordine e dignità levino alla Chiesa viva e potente le mani e le braccia, esecrando i tempi della rivoluzione, e sospirandone nuovi dalla fede cattolica. Intanto noi toccheremo nel seguente articolo de' buoni effetti di questi Atti collettivi dello Episcopato italico, che saranno il libro del senno e della virtù vera del tempo migliore in Italia.

ARTICOLO NONO

Importanza della raccolta di essi atti.

Si desume dalli proficui effetti da essi recati.

67. La politica usurpatrice dei diritti e assoggettativa dei poteri religiosi per sistema di apparente protezione, fa alla Chiesa quel che una malattia cronica a un corpo organizzato: ne logora a poco a poco le forze, magagnandone lentamente i tessuti, e invadendone gli apparecchi dalle periferie ai centri organici. Un corpo soggetto alla morte, sotto l'azione perseverante e progressiva del morbo, giunge finalmente a non aver più forza da reagirvi, e quindi a breve andare ci soccombe e perisce. Però, nella similitudine,

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