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mo esser queste unità fittizie e propostere dei recenti sistemi politici e nazionali; ma bensì economia di poteri coordinati sulle ragioni della fede e della carità, ossia di tutte le discipline canoniche: ond'è che non può esser scismatica senza perire o perdersi, nè aliena dal conservarsi senza negare e toglier se stessa. E in questo è conspicua la vera indipendenza dell'Ordine che tiene una siffatta unità. Non soggiace a veruna forza straniera giacchè i refrattari o scismatici non portan seco l'Ordine vivo e cattolico, ma se ne spoglian di tutta la dignità ministeriale e giuridica ; e benchè serbino il carattere, non ne hanno più la vita apostolica e religiosa, che non può esser di tronchi, o di statue mitrate, in faccia al potere laico che si fece per essi una vera Medusa, avendone usurpato il diritto e l'impero spirituale e religioso. Miserabile prova di questo vero si son fatti sempre coloro che ne' sollevamenti delle sètte, o in altre esorbitanze politiche dei Sovrani, non hanno avuto ritegno di sommettere la loro sublime autorità al predominio delle varie ambizioni. Il che, pur sopra gli altri esempi ricordatici nelle istorie, ci è stato evidente nei pochissimi prelati che in queste vicissitudini italiane sono stati un' assai deplorabile eccezione. E diciamo assai deplorabile, appunto dal grande opposto in cui ha dovuto versare il loro operato di fronte ai magnanimi atti di tutti gli altri.

56. E in vero, di più alto e degno di più alto e degno linguaggio per la indipendenza ecclesiastica non potevasi usare in un temperamento grave e prudente qual si addice ai pastori delle anime, chi nota il valore profondo di tutti questi richiami

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e proteste di collettivo indirizzo de'Vescovi italiani, nel tempo istesso che la più parte di essi è trascinata a rinnovellare la testimonianza del ad reges et ad praesides ducemini propter me. La falsa e infelice condizione in cui si posero que' pochissimi postergatori del divino mandato, e lo eccellente e sublime contegno dei veri custodi del gran deposito della fede, ci ha fatto sovvenire di quel paragone antitetico istituito dal Bossuet tra S. Tommaso di Cantuaria e Tommaso Cranmero; l'uno glorioso per aver sostenuto sino al martirio il diritto delle fede e della Chiesa in faccia alla violenza delle passioni politiche, e l'altro infamato per aver prostituita la dignità, la coscienza e ogni ragione giuridica della Chiesa a quelle medesime passioni. "L'uno (rechiamo tradotte le parole del gran Vescovo di Meaux) esiliato, privato de' suoi beni, perseguitato nei suoi e nella sua propria persona, comprò la libertà gloriosa di dire la verità, com'ei credeva, con un coraggioso disprezzo della vita e di tutta la sua comodità; l'altro , per piacere al suo Principe ha passata la sua vita in una ignominiosa dissimulazione, e non ha cessato dall'operare in tutto contro la sua credenza. L'uno combattè fino a versare il sangue per le minori ragioni della Chiesa, e sostenendo le sue prerogative, tanto quelle che Gesù Cristo le avea acquistate col suo sangue quanto quelle che i Re religiosi le avevan concesse, difese fino i recinti esteriori della santa Città; e l'altro diede in potere dei Re della terra il deposito più intimo, la parola, il culto, i sacramenti, le chiavi, l'autorità, le censure, e la medesima fede. Tutto insomma è posto sotto il giogo, e tutta

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la potestà ecclesiastica essendo unita al trono reale, la Chiesa non ha più forza se non quanto piace al secolo di concederne ad essa. L'uno infine sempre intrepido e ,, sempre religioso per tutto il corso della sua vita, lo fu anche più nell'ora estrema; l'altro sempre debole e sempre tremante, lo è stato più che mai nell'avvicinarsi alla morte,

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e in età di sessantadue anni ha sacrificato ad un miserabile avanzo di vita la sua fede e la sua coscienza (1). 37. Questo eloquente squarcio che il Sommo Pontefice Pio VI recar volle in quel suo gran documento contro la Costituzione civile del Clero in Francia (2), ci è parso molto a proposito per qualificare la cattolica indipendenza dello Episcopato italiano ne' suoi atti contro la presente rivoluzione. E se l'applicazione non può esser fatta collettivamente per il medesimo merito onde più Vescovi italiani han reso testimonianza che li ha posti sulla via e sull'orme del santo Vescovo di Cantuaria di contro a qualche infelice messosi in quelle del Cranmero; al certo della collettività dobbiamo giudicare colla medesima lode circa l'onore dell'Ordine. E questo è stato un gran dono di Dio. Forse non tutti avrebbero avuto lo stesso coraggio singolarmente, e per varie condizioni e ragioni si sarebber tenuti in una di quelle passività angosciose che elegge di restringersi al più non posso ne' consigli di quella che non sappiamo sino a qual grado meriti d'esser chiamata prudenza: ma le rimostranze collettive han fatto sì che la ragione del ministero è stata

(1) BOSSUET, Storia delle Variazioni, etc., lib. VII.

(2) CONST. Quod aliquantum an. 1791.

valevole anche nei meno coraggiosi, o necessitati da peculiari abitudini e circostanze a molto soffrire tacendo. Il valore della collettività ha prodotto sì alti documenti che staranno tra i più eccelsi che si ricordan per l'indipendenza della potestà écclesiastica (1).

ARTICOLO OTTAVO

Questi atti consuonano mirabilmente con tutte le serie dei monumenti episcopali e papali per la indipendenza della potestà ecclesiastica da ogni potere laico e civile.

38. Il Signor nostro Gesù Cristo avendo detto ai suoi Apostoli, ad praesides et ad reges ducemini propter me: tradent vos in conciliis, et in synagogis suis flagellabunt vos: eritis odio omnibus gentibus propter nomen meum (MATTH. X, 17, 18, xiv, 9), e molto altro di somigliante; ci prenunziò come la sua Chiesa avesse a combattere perpetuamente colle passioni dispotiche e rivoluzionarie, colle fazioni perverse e co' re iniqui, colle furie demagogiche e colle arroganze cesariane. Ma disse altresì il divino Maestro: ne ergo timueritis eos. Al che fece seguir in parecchie guise la ragione assoluta e sovrana del suo celeste mandato sopra la terra; ecce ego mitto vos: Io vi mando; e non ad altri piegherete

(4) Di atti collettivi di Vescovi, memorabile è uno Ms; allegato nell'Opuscolo La Sicilia e la Santa Sede, di rimostranza dello Episcopato Sicolo al 1809 contro gli enormi abusi del potere laico, che incepparono singolarmente in quell'Isola quasi tutte le giurisdizioni della polizia ecclesiastica.

il magistero e l'impero della mia fede: non temete coloro che uccidono il corpo; giacchè l'anima non la possono uccidere: nolite timere eos qui occidunt corpus; animam autem non possunt occidere (MATTH. x, 28, MARC. XVI, 16) (1). Non fa duopo discorrere del divino impero a tutti noto e chiarissimo in cui è fondata la Chiesa di Gesù Cristo; impero, e per ciò ministero, che non conosce umane e civili legalità, stantechè esso è la giustizia dell'alto che era stata smarrita dalla ragione umana e civile (2). Al suo documento è straniero il criterio della opinione, il che caratterizza la sua divinità. Esso non si è posto per ragion di sistema e di scuola; è alieno da tutti i principii in cui si fondano gl'istituti meramente umani: esso li predomina tutti, li trae sotto il verace lume della rettitudine, li guida, li avvalora, li attua; e per ciò stesso è sovrano e libero in sè, signore e maestro. E la forza del suo magistero è tutta nella indipendenza della sua fede, cioè nel martirio, che il salva da tutte le persecuzioni e pressure a cui il vogliono sempre far soggiacere i poteri di quaggiù.

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(1) Le citate sentenze sono addotte da S. Ilario nel § I del suo libro contra Constantium Imperatorem, e nel Com. al Salmo LII, v. 14; in quello per proprio esempio, in questo per dottrina della libertà della Chiesa.

(2) È stolto il credere a ricognizione politica della Chiesa per parte dello Stato. Questo si subordinò alla Chiesa che imprese a trasformarlo. Le leggi di Teodosio profittano della giurisdizione dei Vescovi e della loro carità (Cod. Theod. IX, 49, ed XI, 3, 7). Lo stesso è da dire di quelle di Giustiniano e di altri.

La libertà esterna della Chiesa venne dal fatto medesimo della vittoria della Chiesa. Gl'istituti civili si mutarono in cristiana forma da Essa.

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