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il dotto accorgimento del Paoli di ciò che vediamo nell'opera stessa: dove con una serie di fatti luminosi ed incontrastabili, con un ragionato ed immenso novero di scientifiche dottrine, è dato di affermare sempre più quell'interno movimento universale che tutti i corpi sublunari posseggono, del quale ebbero opinione con assai fondamento i più dotti fra i fisici da Talete ed Empedocle, a Berzelins a Davy ed a Maclure.

Un' opera di tanta importanza, della quale st compiace a giusto titolo il nostro paese e l'italiana scientifica società, volea pure che alcuna cose se ne avesse a dire (benchè in termini o troppo scarsi, o non molto rispondenti al soggetto) in questo nostro giornale; e ciò studieremo di fare col seguente estratto, colla mira d' invogliare qualsiasi veramente filosofo alla lettura ed alla meditazione dell' originale originale che certamente verrà in grande applauso de'fisici nazionali ed esteri, non senza merito ed onor vero dell'Italia a nessuna altra nazione seconda sì nelle lettere sì nelle scienze.

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Dimostra l' A. nel primo articolo come del moto molecolare de' solidi o accennassero o estesamente favellassero, per tacer di molti altri, Aristotele, Strabone, Teofrasto, Lucrezio, Seneca, Plinio, Aulo Gellio: e fra i meno antichi Bacone, Boyle, Turnefort, Linneo, Vallerius, Boscovich, Baglivi : e fra i moderni, moltissimi che andremo di tratto in tratto nominando. Laonde si fa il Paoli a conchiudere che una tale credenza sia nata piuttosto dall' attenta osservazione de'fatti, che dalla pura, ideata, sistematica supposizione. E perchè l'aspetto de' corpi solidi pare che imponga a'nostri sensi onde non credere possibile il moto intestino nell'interno di quelli, si fa l'autore a chiarire come lo stato soli

do ne'corpi sia, anzi che assoluto, relativo; come si vinca la coesione de'più duri; come le varie e dissimili definizioni date dagli antichi e da' moderni della solidità debbano convincere i più renitenti sull'inutile tentativo fatto per segnare quella linea precisa di separazione fra i corpi solidi ed i liquidi. E qui si ajuta della sapienza di un La Place, il quale mostrossi facile ad accettare la progressione continua dai liquidi ai solidi, evitando di dare alcuna definizione degli ultimi; e si giova altresì della teoria luminosa di Fresnel, per la quale volendo e dovendo l'intima costituzione de' corpi discuoprire, non sia pervenuta a fissare i limiti della mollezza e quelli della solidità ne'medesimi. Ond' è, che qualunque prima maraviglia cede poi alla sola considerazione che quel moto, il quale noi con tanta facilità ammettiamo ne' liquidi, con molta libertà può avvenire ne'solidi, relativamente allo stato loro proprio di separazione in cui pur sempre gli tiene la validissima forza ripulsiva del calorico. Per la qual cosa non potrà dirsi impossibile il moto intestino delle parti, eccetto che nei corpi perfettamente duri, o vogliamo dire nelle loro molecole primitive. Tale opinione è convalidata dalle esperienze di Pictet, che provò ne'solidi l'azione del peso delle proprie parti se non uguale, almeno del tutto simile a quello de'liquidi: nei quali corpi come ne' gaz agisce la forza di coesione a gradi a gradi maggiore, secondochè tende a portare i corpi alla relativa loro solidità. Nè minor forza acquista l'idea di facile movimento intestino da quella generale se non essenziale porosità de'corpi, la quale il Paoli argomenta con Newton, La Place, Hauy Lavoisier, Herschel, Berthollet, Biot, a petto dei contrappositori Prevost, Nobili, e Belli: invittamente

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provando la non densità de'corpi solidi, ed il non assoluto contatto delle malecole loro. È dunque non ripugnante al moto intestino delle parti la solidità dei corpi, guardando principalmente a ciò, che non esistono in essi quelle invariabili posizioni di equilibrio da taluno immaginate; ed il ragionamento dell'A. viene fatto più certo da quello di Fresnel (1) e soprattutto dall' altro di Boscovich (2) quando parla sui limiti delle attrazioni e delle ripulsioni. Quindi ci si affacciano i corpi elastici, duttili, e pieghevoli, che portano ad asserire non esservi corpo del tutto inelastico o elastico pienamente, e dovere perciò le molecole di tutti i corpi addattarsi alla varia posizione ch' esigono le proprietà sopraddette; ma esistere anzi in loro una forza insita che vale a portare le parti a quello stato, a quelle posizioni di equiliario che loro si conviene (3). Così l'apparente riposo delle loro molecole sta veramente nell'equilibrio o nella collisione delle forze opposte; il che per una parte combina coi principj di Lagrangia riguardo all'equilibrio delle potenze, che in tal caso si trovano in ragione inversa delle velocità virtuali; e per l'altra col turbamento dell' equilibrio prodotto dalle azioni sempre rigorose dell'affinità, del calorico, e dell'elettricismo. Onde nasce che il nisus esistente nelle molecole de'corpi anzichè parere un paradosso, bene si accorda con la teoria di Leibnizio e di Lugrangia su le forze morte, con la gravità di Newton, e con la inerzia del Boscovich; il quale ultimo ce

(1) Suppl. au syst. de. chim. par Thomson, pag. 34. (2) Phil. nat. theor. §. 79.

(3) Vedi l'opera del Paoli alla pag. 44. §. 39.

scat.

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lebratissimo matematico asserì doverci noi assolutamente convincere del continuo moto delle parti della materia, conchiudendo: Ego conchiudendo: Ego quidem censeo nullum esse materiæ punctum, quod perfecte quieInterea hic illud adnotato tantummodo numerandam non esse, exclusa possibilitate quietis puncti cujusvis materiæ, quiescibilitatem inter naturales materiæ ipsius proprietates (1). Che se le forze attrattive e ripulsive, che esistono in tutti i corpi, richiedono una specie di moto per esercitarvi la loro potenza, non la esigono meno i supposti di Poisson e di Navier su le forze che stabilisconsi in un piano elastico, e la teoria ondulatoria (che ebbe sempre ed ora ha fortissimi sostenitori) pel calorico, la luce, il suono, e la recente teoria magnetica, che infine si riduce alla supposizione di un moto nelle parti de'corpi soggetti ai fenome ni di questa specie (2).

La capacità al moto nelle parti de' solidi è una conseguenza delle nuove teorie sui fenomeni del suono, della luce, de' cangiamenti di temperatura, dell' elettricità, e dell' affinità. Ciò viene dal chiarissimo A. esposto in quattro separati articoli (dal 5° al 9°o) che noi brevemente, o come si possa il meglio in tanta fecondità di fatti e d'idee, andremo accennando.

Per incominciare dal suono, quello che già ne disse il nostro sommo Galileo, e che poscia fu tanto ampliato da Chladni, da Paradisi, e da Bernoulli circa le figure regolari secondo cui si dispongono i corpi polverulenti sulle lamine di vetro, rendea

(1) Loc. cit. lib. 1. Supp. 11. De motu materiæ necessario.

(2) Paoli alla pag. 52. S. 48.

manifesto ciò essere un effetto di moto molecolare; al che si univano le considerazioni di Poisson lette all' instituto reale di Francia nella seduta del 1 di agosto 1814; e gli esperimenti di Biot, d'Hassenfratz, di Gay-Lussac su la trasmissione del suono più celere pel ferro che per l'aria; e gli ultimi asserti di Biot sul cangiamento che durante le oscillazioni avviene nella facoltà polarizzante del vetro (1); e la legge di propagazione scoperta da Poisson uniforme ne' fluidi elastici, e nei corpi liquidi o solidi (2). Ma le esperienze di Savart, delle quali si fece relatore alla accademia di Francia il Dulong (3), tolgono ogni dubbio riguardo al moto molecalare ne' corpi sonori, che l'osservazione ha scoperti, e direi quasi, involati al dominio dell' analisi matematica. Il moto delle parti, nel fenomeno riportato da Biot, che nasce dalle vibrazioni sonore è tale, che si comunica con facilità al vetro, dotato di tanta coesione, e lo rende capace di agire in faccia alle onde luminose come un corpo regolarmente cristallizzato. Quindi passando ai fenomeni della luce, mostra il Paoli che Fresnel ed Arago hanno già fatto palese come l'azione della luce sui corpi consista veramente in un fenomeno dinamico dell'etere, mediante il quale accadono ne' corpi gli spostamenti di molecole atti a far cangiare talvolta, come nel cloruro d'argento, la loro chimica costituzione; e tanto nei liquidi quanto nei solidi; come Sennebbier (4) lo mostrava per l'imbiancamento della ce

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(1) Ann. de chim. et de phys. t. 13 p. 51.

(2) Id. mars 1823. p. 254.

(3) Bull. de Ferussac; chim. mars 1824. p. 181.
(4) Ann. de chim. t. 12 pag. 6o.

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